Nel collegio romano, il professorino da lezione di sesso
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incesti
Insomma, sei un disgraziato, un maniaco erotico, cerchi di farti tutte le vicine, questo è un paese di campagna, qui ti becchi una coltellata, mo ci provi pure con le tue zie, basta vattene di casa.
Mia madre e mia nonna, avevo 26 anni era laureato da un po, facevo supplenze nelle scuole, erano stufe del fatto che mi scopavo qualche vicina e non cercavo mai delle ragazze fisse.
Proprio non mi interessavano le ragazze, ma loro avevano anche capito che avevo cominciato a far sesso con una zia con cui loro avevano litigato, un po cicciotta ma zoccola, sorella di mio padre e loro nemica, di 25 anni più grande di me.
Ormai cercavo donne da 50 anni, e lasciavo perdere le ragazze.
E poi saranno cazzi miei, mi incazzai con mia madre, e me ne andai di casa accettando un incarico di insegnamento in un collegio femminile di Roma, che mi dava anche l’alloggio, sia pure non nella stessa struttura, e uno stipendio buono.
L’incarico mi venne da una nipote di mamma, 50enne, nubile, considerata una donna molto severa, che era una dirigente di una organizzazione cattolica che si occupava dell’educazione delle ragazze e gestiva anche quel collegio.
Insegnavo materie scientifiche nel liceo femminile di quel palazzo antico nel centro di Roma, e c’erano anche ragazze molto belle, tutte di ottima famiglia, c’erano delle insegnanti femmine per lo più, ed anziane, il personale era quasi tutto femminile, c’erano un paio di professori maschi più anziani.
La cugina era la preside e direttrice del complesso, mi ricevette, brusca, e severa, e mi disse che sarei stato cacciato al minimo tentativo di provarci con le ragazze.
Con lei c’era un cardinale che era l’autorità dell’Ente morale.
Poteva star tranquilla, avevo già adocchiato certe bidelle di mezza età, qualche professoressa, ero un maniaco delle donne mature, quindi ero già interessato a tutt’altro che le ragazze liceali.
Però la cugina, vestita tutta accollata e con gonne sotto il ginocchio, non era male, le forme prorompevano sotto il vestito, ma si diceva che fosse una santa che aveva rinunciato al sesso.
Iniziai il mio lavoro, e mi feci ben volere, le ragazze erano contente di vedere un giovane, e le colleghe e i colleghi, iniziarono a stimarmi.
Avevo poi il consenso del personale di servizio, bidelle, ed altre addette alla mensa ed al convitto, all’epoca avevo appena smesso di fare attività di atletica, ero ben messo fisicamente e certamente a qualcuna piacevo.
La cugina preside e dirigente, si convinse che ero a posto, e che l’aria del collegio era migliorata.
Durante il primo mese, feci molta attenzione a non fare avances a nessuna, ero sempre gentile, anche se con una bidella che mi portava il caffè, e mi sistemava lo studio ed i libri, cominciava qualche battuta.
Era una 50enne ben messa certe coscione arrapanti, un bel culo, non grande di seno, ma con una faccia da troia, mi disse di essere separata dal marito.
Un pomeriggio era intenta a pulire le scale, nel collegio non c’era quasi nessuno ed io rientrai per recuperare delle cose.
La vidi con le cosce aperte, calze autoreggenti, che puliva gli scalini, e rimasi subito eccitato.
Lei si accorse dello sguardo ma non si coprì, e mi disse, professore, ma se vuole passare, vada pure vuol dire che dopo ripulisco. Ah, io starei qui ore a guardare, dissi, e lei rispose con lo sguardo furbetto, a guardare cosa? E si tirò ancora più su la gonna aderente.
Mi guardai attorno, non c’era nessuno mi avvicinai, lei li tosta, le abbassai un po la maglietta, belle tette, non grandissime, ma perfette, e la baciai in bocca,
Non si fece pregare, mi prese per la mano e mi portò in uno stanzino dove aveva il materiale di pulizia , c’era un divanetto, giocammo di mano e di bocca, poi di mise sul divano a cosce larghe, io in piedi la infilai e la facemmo durare un po, e fu molto calda lei e forte io, il che le procurò un bell’orgasmo.
Io non ero ancora venuto, lei si meravigliò, lo prese in bocca, e mi fece sborrare in due colpi.
Stai attento, mi disse, la preside ci ha detto di non fare niente con te, ci vediamo fuori da qui da ora in poi.
Dissimulammo tutto, e poi ci vedemmo a casa mia, lei aveva i figli a casa ed un amante, ma preferiva i giovani come me.
Cominciò a farmi delle confidenze sulle varie donne del palazzo, mi disse che delle professoresse erano lesbiche e ci provavano con le studentesse, e mi disse di aver visto in sottoveste la mia cugina preside e dirigente, e che secondo lei era una bomba sexy che si reprimeva, ma certo non era vergine il cardinale ci dava.
In effetti una delle professoresse vicina al mio studio mi dava da pensare, ogni tanto sentivo sospiri e mugugni dalla sua stanza, quando riceveva delle studentesse dell’ultima anno.
Intanto avevo la mia bidella, che mi faceva fare belle scopate tranquille, e quindi non mi muovevo molto.
Ma c’era una collega di 52 anni, un po segaligna, alta, magra, anche se aveva le forme a posto.
Dovevo preparare con lei delle esercitazioni, lei si trovava in difficoltà, non era aggiornata, ed anche se non era la mia materia, mi sforzai di dargli degli spunti che lei adottò, facendo una gra bella figura, e ricevendo i complimenti di tutti.
Mi invitò a pranzo insieme per ringraziarmi era molto contenta, mi fece dell confidenze, aveva un voto di verginità, ma non ci credeva più molto.
Si era molto ammorbidita, e le feci bere del vino, e lei si riscaldò molto, tanto che mentre la riportavo a casa in macchina era illanguidita.
Non mi aspettavo che mi invitasse a salire da lei, viveva con un’altra prof, che era in viaggio.
Si diceva che fossero amanti lesbiche, ma a me non interessava, ma fu-bello quel momento.
Ci abbracciammo subito, baciandoci con foga, e dopo un po facevamo l’amore nel più classico dei modi, non mi sarei mai aspettato tanto calore, ma non era vergine?.
Ebbe vari orgasmi la mia era proprio una perversione, far avere orgasmi a quelle donne mi eccitava, e non persi l’occasione.
Piano piano ogni tanto qualcuna di loro capito che ero ben disposto con le mature, ci provava.
Ma ormai, dopo le descrizioni della bidella sulla mia cugina preside e dirigente, volevo lei.
Sembrava impenetrabile, e non avevo la minima idea di come cominciare.
La seguii in una chiesa di Roma, a messa, ero in un altro banco, lei pregava con gli occhi chiusi, come se fosse passione, intensamente.
Si accorse che ero anche io nel banco vicino, ed alla fine della messa, mi disse di aspettarla.
Finiti i saluti con i sacerdoti ed altre autorità religiose, mi concesse di accompagnarla fino al’Ente, chiedendomi come mai uno scomunicato come fosse andato a messa.
Le risposi che ero incantato a vedere con quanta passione lei pregasse, e che questo mi commuoveva. Le dissi che l’ammiravo con tutto il cuore, e che per me lei era un modello.
Non fu indifferente ai complimenti anzi, sorrise.
Era domenica e le dissi che sarebbe stato bello andare al mare in quella primavera in un buon ristorante.
Non me l’aspettavo, accettò.
Mi disse di passare più tardi sotto il palazzo della scuola, e così feci, e quando la vidi rimasi sorpreso.
Si era messa una gonna più corta, non aveva panciona, anzi e un bel petto, aveva cambiato reggiseno ed era anche un po scollata.
A pranzo fu di poche parole, più che altro mi ascoltava, io le feci dei complimenti, che gradiva.
Le proposi una passeggiata sul lungomare, ma lei non voleva farsi vedere con uno più giovane, così mi disse di tornare a casa, lei abitava nel palazzo della scuola.
Non le chiesi niente, ma fu lei a dirmi di parcheggiare salire in casa.
Era domenica il palazzo era vuoto, quando entrai nel suo appartamento con focolare, quadri storici, un p severo, ma molto ricco, rimasi stupito da tanto lusso.
Lei mi lasciò ad ammirare, e mi disse che si ritirava un momento per mettersi comoda, e io aspettai, quando arrivò, dopo una venina di minuti, era nella famosa sottoveste di cui mi aveva parlato la bidella.
Scollata, le ginocchia scoperte, si indovinavano tutte le forme, ne rimasi estasiato, e mi venne durissimo, tanto che dovetti sistemarmi il pantalone.
Lei era fiera dell'effetto che mi aveva fatto,e aspettava la mia mossa, mi accostai e la baciai in bocca, lei non solo non mi respinse, ma sentivo le sue tettone che mi premevano sul petto.
Le dissi se fai l’amore come preghi, mi farai morire, ti desidero troppo.
Voleva la mia veemenza virile e giovanile, lo capii, e non mi feci pregare, aveva bisogno di un maschio come me , i cardinali anziani e barzotti che aveva avuto le avevano solo fatto il solletico.
Fui un amante focoso e deciso, e con l’esperienza che avevo di donne mature, le procurai vari orgasmi.
Quando di calmò un po mi accarezzò il viso, e fu molto tenera.
Nel pomeriggio, riuscii a provare ancora quella bella figona calda e scivolosa, ma provò anche a lanciarsi nel prenderlo in bocca, voleva fare esperimenti era curiosa.
Le sue tettone mi facevano impazzire, ci stavo ore.
Alla sera ritrovò il suo equilibrio, mi disse che avrebbe deciso solo lei se potessimo avere altri rapporti, e che non dovevo mai prendere l’iniziativa.
E, ricordati, ti sei fatto l’harem qui dentro, ma solo perché io te l’ho permesso.
Indovina perché?
Capii.
Avevano ragione la mamma e la nonna, sono un oggetto sessuale per donne mature.
Mia madre e mia nonna, avevo 26 anni era laureato da un po, facevo supplenze nelle scuole, erano stufe del fatto che mi scopavo qualche vicina e non cercavo mai delle ragazze fisse.
Proprio non mi interessavano le ragazze, ma loro avevano anche capito che avevo cominciato a far sesso con una zia con cui loro avevano litigato, un po cicciotta ma zoccola, sorella di mio padre e loro nemica, di 25 anni più grande di me.
Ormai cercavo donne da 50 anni, e lasciavo perdere le ragazze.
E poi saranno cazzi miei, mi incazzai con mia madre, e me ne andai di casa accettando un incarico di insegnamento in un collegio femminile di Roma, che mi dava anche l’alloggio, sia pure non nella stessa struttura, e uno stipendio buono.
L’incarico mi venne da una nipote di mamma, 50enne, nubile, considerata una donna molto severa, che era una dirigente di una organizzazione cattolica che si occupava dell’educazione delle ragazze e gestiva anche quel collegio.
Insegnavo materie scientifiche nel liceo femminile di quel palazzo antico nel centro di Roma, e c’erano anche ragazze molto belle, tutte di ottima famiglia, c’erano delle insegnanti femmine per lo più, ed anziane, il personale era quasi tutto femminile, c’erano un paio di professori maschi più anziani.
La cugina era la preside e direttrice del complesso, mi ricevette, brusca, e severa, e mi disse che sarei stato cacciato al minimo tentativo di provarci con le ragazze.
Con lei c’era un cardinale che era l’autorità dell’Ente morale.
Poteva star tranquilla, avevo già adocchiato certe bidelle di mezza età, qualche professoressa, ero un maniaco delle donne mature, quindi ero già interessato a tutt’altro che le ragazze liceali.
Però la cugina, vestita tutta accollata e con gonne sotto il ginocchio, non era male, le forme prorompevano sotto il vestito, ma si diceva che fosse una santa che aveva rinunciato al sesso.
Iniziai il mio lavoro, e mi feci ben volere, le ragazze erano contente di vedere un giovane, e le colleghe e i colleghi, iniziarono a stimarmi.
Avevo poi il consenso del personale di servizio, bidelle, ed altre addette alla mensa ed al convitto, all’epoca avevo appena smesso di fare attività di atletica, ero ben messo fisicamente e certamente a qualcuna piacevo.
La cugina preside e dirigente, si convinse che ero a posto, e che l’aria del collegio era migliorata.
Durante il primo mese, feci molta attenzione a non fare avances a nessuna, ero sempre gentile, anche se con una bidella che mi portava il caffè, e mi sistemava lo studio ed i libri, cominciava qualche battuta.
Era una 50enne ben messa certe coscione arrapanti, un bel culo, non grande di seno, ma con una faccia da troia, mi disse di essere separata dal marito.
Un pomeriggio era intenta a pulire le scale, nel collegio non c’era quasi nessuno ed io rientrai per recuperare delle cose.
La vidi con le cosce aperte, calze autoreggenti, che puliva gli scalini, e rimasi subito eccitato.
Lei si accorse dello sguardo ma non si coprì, e mi disse, professore, ma se vuole passare, vada pure vuol dire che dopo ripulisco. Ah, io starei qui ore a guardare, dissi, e lei rispose con lo sguardo furbetto, a guardare cosa? E si tirò ancora più su la gonna aderente.
Mi guardai attorno, non c’era nessuno mi avvicinai, lei li tosta, le abbassai un po la maglietta, belle tette, non grandissime, ma perfette, e la baciai in bocca,
Non si fece pregare, mi prese per la mano e mi portò in uno stanzino dove aveva il materiale di pulizia , c’era un divanetto, giocammo di mano e di bocca, poi di mise sul divano a cosce larghe, io in piedi la infilai e la facemmo durare un po, e fu molto calda lei e forte io, il che le procurò un bell’orgasmo.
Io non ero ancora venuto, lei si meravigliò, lo prese in bocca, e mi fece sborrare in due colpi.
Stai attento, mi disse, la preside ci ha detto di non fare niente con te, ci vediamo fuori da qui da ora in poi.
Dissimulammo tutto, e poi ci vedemmo a casa mia, lei aveva i figli a casa ed un amante, ma preferiva i giovani come me.
Cominciò a farmi delle confidenze sulle varie donne del palazzo, mi disse che delle professoresse erano lesbiche e ci provavano con le studentesse, e mi disse di aver visto in sottoveste la mia cugina preside e dirigente, e che secondo lei era una bomba sexy che si reprimeva, ma certo non era vergine il cardinale ci dava.
In effetti una delle professoresse vicina al mio studio mi dava da pensare, ogni tanto sentivo sospiri e mugugni dalla sua stanza, quando riceveva delle studentesse dell’ultima anno.
Intanto avevo la mia bidella, che mi faceva fare belle scopate tranquille, e quindi non mi muovevo molto.
Ma c’era una collega di 52 anni, un po segaligna, alta, magra, anche se aveva le forme a posto.
Dovevo preparare con lei delle esercitazioni, lei si trovava in difficoltà, non era aggiornata, ed anche se non era la mia materia, mi sforzai di dargli degli spunti che lei adottò, facendo una gra bella figura, e ricevendo i complimenti di tutti.
Mi invitò a pranzo insieme per ringraziarmi era molto contenta, mi fece dell confidenze, aveva un voto di verginità, ma non ci credeva più molto.
Si era molto ammorbidita, e le feci bere del vino, e lei si riscaldò molto, tanto che mentre la riportavo a casa in macchina era illanguidita.
Non mi aspettavo che mi invitasse a salire da lei, viveva con un’altra prof, che era in viaggio.
Si diceva che fossero amanti lesbiche, ma a me non interessava, ma fu-bello quel momento.
Ci abbracciammo subito, baciandoci con foga, e dopo un po facevamo l’amore nel più classico dei modi, non mi sarei mai aspettato tanto calore, ma non era vergine?.
Ebbe vari orgasmi la mia era proprio una perversione, far avere orgasmi a quelle donne mi eccitava, e non persi l’occasione.
Piano piano ogni tanto qualcuna di loro capito che ero ben disposto con le mature, ci provava.
Ma ormai, dopo le descrizioni della bidella sulla mia cugina preside e dirigente, volevo lei.
Sembrava impenetrabile, e non avevo la minima idea di come cominciare.
La seguii in una chiesa di Roma, a messa, ero in un altro banco, lei pregava con gli occhi chiusi, come se fosse passione, intensamente.
Si accorse che ero anche io nel banco vicino, ed alla fine della messa, mi disse di aspettarla.
Finiti i saluti con i sacerdoti ed altre autorità religiose, mi concesse di accompagnarla fino al’Ente, chiedendomi come mai uno scomunicato come fosse andato a messa.
Le risposi che ero incantato a vedere con quanta passione lei pregasse, e che questo mi commuoveva. Le dissi che l’ammiravo con tutto il cuore, e che per me lei era un modello.
Non fu indifferente ai complimenti anzi, sorrise.
Era domenica e le dissi che sarebbe stato bello andare al mare in quella primavera in un buon ristorante.
Non me l’aspettavo, accettò.
Mi disse di passare più tardi sotto il palazzo della scuola, e così feci, e quando la vidi rimasi sorpreso.
Si era messa una gonna più corta, non aveva panciona, anzi e un bel petto, aveva cambiato reggiseno ed era anche un po scollata.
A pranzo fu di poche parole, più che altro mi ascoltava, io le feci dei complimenti, che gradiva.
Le proposi una passeggiata sul lungomare, ma lei non voleva farsi vedere con uno più giovane, così mi disse di tornare a casa, lei abitava nel palazzo della scuola.
Non le chiesi niente, ma fu lei a dirmi di parcheggiare salire in casa.
Era domenica il palazzo era vuoto, quando entrai nel suo appartamento con focolare, quadri storici, un p severo, ma molto ricco, rimasi stupito da tanto lusso.
Lei mi lasciò ad ammirare, e mi disse che si ritirava un momento per mettersi comoda, e io aspettai, quando arrivò, dopo una venina di minuti, era nella famosa sottoveste di cui mi aveva parlato la bidella.
Scollata, le ginocchia scoperte, si indovinavano tutte le forme, ne rimasi estasiato, e mi venne durissimo, tanto che dovetti sistemarmi il pantalone.
Lei era fiera dell'effetto che mi aveva fatto,e aspettava la mia mossa, mi accostai e la baciai in bocca, lei non solo non mi respinse, ma sentivo le sue tettone che mi premevano sul petto.
Le dissi se fai l’amore come preghi, mi farai morire, ti desidero troppo.
Voleva la mia veemenza virile e giovanile, lo capii, e non mi feci pregare, aveva bisogno di un maschio come me , i cardinali anziani e barzotti che aveva avuto le avevano solo fatto il solletico.
Fui un amante focoso e deciso, e con l’esperienza che avevo di donne mature, le procurai vari orgasmi.
Quando di calmò un po mi accarezzò il viso, e fu molto tenera.
Nel pomeriggio, riuscii a provare ancora quella bella figona calda e scivolosa, ma provò anche a lanciarsi nel prenderlo in bocca, voleva fare esperimenti era curiosa.
Le sue tettone mi facevano impazzire, ci stavo ore.
Alla sera ritrovò il suo equilibrio, mi disse che avrebbe deciso solo lei se potessimo avere altri rapporti, e che non dovevo mai prendere l’iniziativa.
E, ricordati, ti sei fatto l’harem qui dentro, ma solo perché io te l’ho permesso.
Indovina perché?
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