Senza Rete
di
Jacopo Maria De Robilland
genere
etero
Racconto senza rete
- L’hai fatto anche stasera? –
- Sì, come mi avevi chiesto. –
- Brava, dimmi esattamente come hai fatto. –
- Tu che fai mentre te lo dico? –
- Mi sego immaginandoti. –
- Sei nudo? –
- Sì. –
- Allora ti racconto. –
- Dai, forza, dimmi tutto che me lo sto già sbattendo. –
- Mmmm … allora, sono andata in bagno. Mi sono messa davanti allo specchio. Ho aperto la camicia, ho tirato fuori le tette dal reggiseno, senza toglierlo. Ho fatto cadere la gonna e ho lasciato che la mano destra penetrasse nel mio perizoma. –
- Sì, che brava che sei, continua. –
- Aspetta, dimmi come ti stai segando, quant’è bagnata la punta del cazzo. –
- Completamente, peccato non possa poggiarsi tra le tue labbra e scoparti la bocca. –
- Mmmm … ho continuato fino a bagnarla completamente, a farla aprire del tutto. Allora mi sono chinata in avanti, giusto per sentire i capezzoli a contatto con il lavabo, e con il culo bene in fuori, con due dita dentro, mi sono scopata fino a venire. –
Era appena il secondo giorno che c’eravamo conosciuti in chat, io e Lori, e già non riuscivamo a contenere le nostre fantasie. Eravamo di due città differenti, ma vista la piega che aveva preso il nostro interagire avevamo subito trovato intrigante organizzare un incontro al buio, segreto, come due assoluti sconosciuti.
- Troviamoci in una libreria, la più grande che c’è nella tua città. –
Lori aveva accettato entusiasta. La intrigava molto quell’incontro al buio, la trovava una cosa super eccitante.
C’era una Ubik in pieno centro, abbastanza grande per mescolarsi tra la gente, con al contempo degli angoli tali da potersi appartare. Era perfetta.
- Va bene, ci vediamo lì. Dimmi come mi devo vestire. –
Maggio era partito già abbastanza caldo, c’era modo di apprezzare meglio le sue morbide e sinuose forme di donna.
- L’intimo bianco, molto leggero, quasi trasparente. Una camicia color panna, quando saremo a contatto aprirai un bottone in più in modo che possa guardarti bene le tette. Poi dei jeans, non troppo attillati, ma con gli stivali disegneranno bene il tuo fondoschiena. –
- Va bene, mi piace. La trovo un’idea molto eccitante. Mi fa venire voglia di toccarmi già prima di vederci. –
- Allora fallo. Mi dirai di persona come ti sei sentita. A domani. –
Il giorno dopo la giornata era come speravo, molto bella, ma non caldissima. Il giusto per ammirare il suo metro e settanta slanciato sui tacchi dei suoi stivali. Le avevo detto che sarei stato nell’ala est della libreria, quella del piano di sopra, solitamente non frequentata e dedicata ai libri di filosofia.
Avevo un giubbotto leggero e una camicia chiara per lasciare la pelle libera di sentire l’eventuale muoversi delle sue mani o la sensibilità delle sue tette, magnifiche e già ammirate in foto.
Accadde mentre in mano avevo un libro di Hegel, da sempre uno dei miei preferiti. Una donna mi urtò, con delicatezza, in due tempi. Cercando di affondare il più possibile il suo seno nella mia schiena. Mentre mi giravo, nel chiedermi scusa, abile lasciò scivolare la mano nei miei pantaloni. Fu un attimo. La ritrasse subito, il tempo di riempirla dell’odore del mio cazzo che già la desiderava. Aveva i capelli castani che le avvolgevano le spalle, degli occhialoni scuri le nascondevano il viso. Se li tolse.
- Così eccoci qui. Fa uno strano effetto vederti dopo tutto quello che abbiamo fatto in questi due giorni. –
Lo disse guardandomi con un sorriso dolce e malizioso. Era vestita esattamente come le avevo chiesto. Senza smettere di guardarmi si slaccio un bottoncino della camicia. Potevo vedere ancora meglio le sue tette avvolte in un reggiseno leggero che le lasciava una certa facilità di movimento.
- Hai un buon sapore. –
Me lo disse succhiando lentamente tra le sue labbra le dita che s’erano bagnate sulla punta del mio cazzo.
Arrivava gente. Facemmo finta di niente, lei mi sussurrò a un orecchio
- Mi fai venire voglia di succhiartelo e ingoiare tutto. –
Le strinsi delicatamente la mano e la portai nell’angolo più oscuro, quello nel quale nessuno poteva vederci mentre noi potevamo controllare i movimenti della sala. Ironia della sorte, gli scaffali erano dedicati ai fumetti di Milo Manara e di Crepax. Lori poggiò le mani sugli scaffali e con il culo cominciò a strofinarsi sulla patta dei miei pantaloni.
- Vuoi sapere quanto sono eccitata? –
- No, lo scopro subito. –
Infilai la mano nei suoi jeans, il perizoma era umido, con le dita mi feci strada nella figa. Al tatto si bagnava sempre di più e si apriva. Ero sicuro che sarebbe stata molto gustosa da leccare.
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