La storie inedite di Adelchi
di
Jacopo Maria De Robilland
genere
bisex
Le storie inedite di Adelchi
Di Jacopo Maria De Robilland
- Non conosco storie da raccontare o forse non mi è mai piaciuto raccontarle, decidi tu. –
Laura non rispose.
Se ne stava in silenzio, rotto ogni tanto da qualche mugolio che si palesava con qualche piccola smorfia che le costringeva le labbra a stringersi forte una contro l’altra. Era davanti a lui, seduta in una poltrona di pelle non troppo in arnese con la gonna leggera di chiffon sollevata fin sul bacino, le cosce si aprivano e si chiudevano ritmicamente con improvvisi sussulti che la facevano sobbalzare tutta. Come in un infinito gioco di prestigio la sua mano spariva e appariva con le dita che, prima lente e poi frenetiche, danzavano sul suo sesso. La lampada da studio poggiata sul tavolino dietro la sua spalla destra era complice per il gioco delle ombre e lasciava spazio al brillio della sua eccitazione che ormai le imperlava tutte le dita.
Laura guardava Adelchi dritto negli occhi, con le pupille nocciola che sembravano ansiose di non smettere mai di godere.
- Quanta voglia hai di farmelo succhiare? –
Stavolta fu lui a non rispondere. Le si avvicinò con la patta dei pantaloni a pochissimo dal viso, aprì la cerniera e con un gesto rapido della mano lasciò libero il suo sesso già impaziente e con la punta rilucente di tutti i suoi pensieri più peccaminosi. Avide le labbra di Laura non si fecero pregare e ne percorsero l’intera superficie gustando appieno le sue dimensioni e la forma che s’irrigidiva sempre di più. Non passò molto per far sì che il calore dello sperma le riempisse il palato. Il fiotto abbondante le sollecitò ancor di più la voglia di non sprecare niente, di ingoiare, leccare e ingoiare ancora.
Attraversando a passi rapidi Corso Cavour, Adelchi faticava a sottrarre alla sua espressione il perenne insorgere di un sorriso. Era una lotta impari nella quale la sua attitudine seriosa era destinata, inevitabilmente, a soccombere.
Il pensiero della sfida che con Laura s’erano lanciati non riusciva a farsi da parte, anzi. Più c’era modo di pensarci e più s’instillava nella sua mente come punto d’arrivo di una rotta ancora tutta da seguire.
- Occhio a non barare che altrimenti si paga pegno doppio. –
Laura lo aveva congedato così baciandogli poi le labbra appena sull’uscio di casa, prima di chiudere la porta d’ingresso e dare il via alla competizione.
Non era la prima volta che si sfidavano in scommesse legate al loro gusto per l’erotismo. Anzi, era proprio in questo modo che s’erano conosciuti, in una calda primavera di un paio d’anni prima. Lei allora si era appena laureata ed era vicina alle nozze con il suo storico fidanzato, il suo relatore di tesi di quasi venti anni più grande con il quale da tempo intavolava una relazione segreta. Laura e Adelchi erano stati introdotti al gioco da Carla Lattes, un’amica comune poco più che quarantenne dotata di un grande talento artistico. Prima di trasferirsi a Bari aveva insegnato pianoforte per diversi anni nel conservatorio di Napoli. Ad Adelchi Carla era stata presentata nel bel mezzo di un noioso party elettorale con molte facce di sussiego e poche di talento.
La si notava subito con la sua silhouette formosa dall’incedere elegante, fasciata in dei pantaloni neri alla moda, stretti sul fondo schiena e larghi alle caviglie con la camicetta beige che evidenziava l’esuberanza dei suoi seni imprigionati in un leggerissimo reggiseno bianco. La lunga e folta chioma bionda contribuiva all’effetto “impossibile non guardarmi”.
La passione per la pittura di De Chirico era il punto in comune che univa entrambi. Ed effettivamente era di quello che avevano iniziato a conversare, soprattutto fintanto che restava con loro la padrona di casa, nonché candidata al Consiglio comunale, cardiologa a cui spesso Adelchi non era riuscito a distogliere lo sguardo dalle belle gambe affusolate e geometricamente perfette che non tradivano affatto i suoi cinquanta passati già da qualche anno.
- Lo sa cosa mi piacerebbe ? –
- No, cosa? –
- Farmi scopare da uno come lei. –
Senza mostrare alcun particolare cambio d’espressione Adelchi le rispose secco:
- Perché da uno come me ? –
Per l’occasione Carla aveva sfoggiato uno dei suoi sorrisi migliori:
- Perché dietro quell’aria riservata e forse anche un po’ timida penso si nascondano le voglie di un porco. –
Di nuovo Adelchi non aveva battuto ciglio, le aveva preso discretamente la mano e l’aveva condotta nel giardino antistante la villa.
Altri ospiti passeggiavano, bevevano, gruppetti intenti a promuovere chissà quale accordo elettorale con altri ancora che si offrivano da intermediari. Verso la fontana di pietra, vaga e stentorea imitazione della Barcaccia del Bernini, era nascosta una coppia che non faceva nulla per celare la propria ardente passione. Non avevano sicuramente più di vent’anni e lei, una mora non molto alta dal fisico sottile e gli occhi neri come il carbone, era intenta a masturbare il sesso del suo ragazzo già tirato come un’asta dalle dimensioni notevoli.
Adelchi fece per tirare via Carla ma lei lo fermò
- Aspetta, voglio vedere quando viene. Sarà un’esplosione di sperma, è eccitante, non trovi? –
Adelchi colse la palla al balzo.
- Può essere, proviamo a imitarli? –
Carla lo guardò sorpresa con un’espressione del tipo “come mai non ci ho pensato subito io” e con le mani si gettò verso i pantaloni dell’uomo.
Il suo sesso era già con la punta bagnata di voglia, lei apprezzò molto e cominciò a sbatterlo con maggior frenesia mentre le labbra e la lingua si incontravano avide.
- Fammi venire nelle tue mani e poi asciugatele sui tuoi capezzoli. –
La richiesta di Adelchi incontrò un bellissimo sorriso di soddisfazione di Carla, felice di non essersi sbagliata sulla sua natura e desiderosa di accontentarlo in tutto.
Da quell’incrocio improvviso e tumultuoso ne seguirono molti altri e la loro amicizia si cementò e l’arrivo della presenza di Laura nella vita di Adelchi non cambiò affatto la natura del loro rapporto.
La scommessa
- Sia chiaro, solo 5 minuti di tolleranza, altrimenti si paga pegno. –
In genere utilizzavano 10 minuti stavolta invece Laura aveva voluto rendere la cosa più intrigante e aveva spostato il limite a ritroso fino a 5. Chi avesse ricevuto lo squillo whatsapp dell’altro con la foto del profilo poco vestita sarebbe stato costretto, in qualsiasi posto si trovasse, a masturbarsi entro il tempo limite di 5 minuti inviando poi la relativa immagine di conferma.
Chi saltava il turno doveva pagare un pegno che consisteva nell’essere costretto a scopare un’amica dell’altra, nel caso di Adelchi, ed entrambi i sessi nel caso di Laura.
Giochi da trentenni annoiati avrebbe potuto pensare qualcuno, non di certo loro e gli amici che ogni volta finivano per esserne coinvolti con notevole gradimento e godimento.
La bellezza di Laura era nota, il suo metro e 75 ben proporzionato non lasciava mai indifferenti, così come i suoi occhi azzurri che non davano scampo all’interlocutore di turno. I capelli tendenti al rossiccio, poi, escludevano ogni dubbio sulla sua natura impetuosa, al contrario di Adelchi che dall’alto del suo metro e 88, nascosto dietro i suoi occhiali da miope spesso sembrava voler mascherare il suo fisico da ex atleta.
Seconda parte
Una mattina un inaspettato e significativo diversivo.
Adelchi era in casa di una sua vecchia amica di liceo che aveva organizzato una piccola riunione informale per fargli conoscere due sue cugine candidate al Comune per le imminenti elezioni amministrative. Nonostante la loro giovane età, non superavano i 26 anni, erano già sposate e una delle due, la bruna, Vittoria, aveva un figlio di quasi 3 anni. Lisa, l’altra, fisicamente era la sua nemesi perfetta: bionda con i capelli corti a caschetto e la fama di impenitente “mangiatrice di uomini”, senza distinzione di età. Questo a voler seguire la definizione data una volta da Maria Grazia, l’amica in questione di Adelchi. “Ninfomane” a voler spingere l’intenzione su basi più scientifiche.
Quell’anno, come del resto molti altri, le due cugine avevano deciso di tentare l’ingresso nell’agone politico, spinte più dall’idea di infrangere la routine quotidiana che da una improvvisa vocazione d’impegno pubblico.
Niente di nuovo sotto il sole, non erano le prime a mutuare quest’aspetto in politica e sicuramente non sarebbero state le ultime. Rampolle di una delle famiglie più in vista della Bari bene, per loro quello non era altro che un gioco che poteva portare a risvolti divertenti e magari, chissà, anche eccitanti.
Uno smartphone si mise a squillare insistentemente, era quello di Adelchi. Era Laura. Quando il trillò si arrestò l’uomo alzò lo sguardo verso il suo pubblico tutto al femminile.
- Scusatemi, Maria Grazia ti dispiace indicarmi dov’è i bagno?-
- Certo Adelchi, ti ci accompagno, seguimi. –
Lasciarono il grande salotto fittamente arredato in stile tardo Impero e imboccarono un corridoio fin troppo stretto se rapportato alle dimensioni delle stanze. Le pareti erano adorne di piccole tele ovali che raffiguravano l’arte dell’amare in tutte le sue declinazioni. Giunti in prossimità della porta del bagno Maria Grazia arrestò il suo passo con abilità tale che il nuovo settore di luci non si accese mentre quello precedente si spense. Poi sorridendo, con una mano tesa a spostare i lungi boccoli biondi che le incorniciavano il volto si rivolse ad Adelchi:
- Ecco, così non mi potrai più guardare il culo. –
- Un bel problema. – ribatté lesto l’uomo.
- Non ti preoccupare caro, un rimedio si trova sempre.-
Forse il tempo di un istante e il fondoschiena della donna già si strofinava sulla patta di Adelchi.
- Ti sei mai segato per me? –
- Mi fai domande di cui sai già la risposta. –
- Mi piace sapere che ti viene voglia di venire ogni volta che mi vedi. –
Le mani della donna si erano infilate nei pantaloni di Adelchi e rapidamente s’erano imbattute nella carne che già dura sbatteva e si bagnava in un connubio unico con i sensi dell’uomo.
Maria Grazia aveva cominciato a segarlo ed era diventata evidente la sua voglia di essere al centro della sua attenzione più animalesca.
- Scopiamo? –
Lei s’era girata di scatto e gli aveva posto la questione con estrema naturalezza come si chiede un passaggio per il centro o si decide di prendere un caffè insieme da qualche parte.
Adelchi non aveva risposto. L’eloquenza delle parole aveva lasciato spazio a quella dei gesti con il dettaglio delle sue mani che già armeggiavano sui pantaloni di lei, li sfilavano sui fianchi e prendevano possesso del suo perizoma nero. Le dita di Adelchi strusciavano sul suo sesso e si bagnavano con lui.
- Senti come sei eccitata. –
Sulla soglia delle labbra di lei rilucevano della poca luce di quel meandro, quel tanto per far brillare l’eccitazione di Maria Grazia che fluida ne aveva avvolto l’epidermide. Cominciò a succhiarle avida.
- Fammi sentire il tuo cazzo, dai, sennò impazzisco. Sbattimi ora! –
Adelchi sentiva il suo corpo fremere in ogni muscolo e il sesso che bagnato si dimenava e induriva in tutta la sua essenza. Fu lesto a rimanere nudo dalla cintola in su e ancora più deciso nel girare Maria Grazia di spalle reclinandola fino a portare il suo fondoschiena a formare dei geometrici novanta gradi con le gambe da fenicottero da sempre protagoniste delle sue masturbazioni più intense. Lei si poggiava con le mani su un settimino sistemato poco prima di arrivare all’antibagno, i bei seni a forma di mela, con i capezzoli in mostra come chiodi d’autore, penzolando verso il basso sfioravano il ripiano facendola bagnare ancora di più. I sessi entrarono a contatto ognuno desideroso dell’altro e cominciarono una danza istintiva e animalesca che donava loro frenesia e godimento crescente.
Maria Grazia gemeva forte e sembrava non bastarle mai, voleva sentirsi penetrata, sbattuta il più forte possibile, voleva essere l’animale che accoglieva l’altro animale, voleva essere scopata, voleva essere la troia di quell’uomo.
Nel salotto un cellulare aveva preso a suonare insistentemente.
Le due sorelle erano rimaste lì, silenziose, orfane della padrona di casa e del suo ospite sul quale qualche pensiero malizioso non erano riuscite a meno di fare.
- Sta suonando lo smartphone di Adelchi . –
- Guarda un po’ se ha salvato il numero.-
- Vittoria, noi non facciamo queste cose.-
Lisa si mise a ridere.
- Ok, è vero, le facciamo. –
Le due giovani donne scoprirono che il numero era quello di Laura. Loro tre si conoscevano bene, prima per essersi passate i servigi di qualche uomo e poi perché con Lisa erano finite occasionalmente a letto.
- Laura, sono Lisa. –
- Ciao Lisa, cercavo Adelchi. Deduco che sia lì con voi. –
- Era con noi. In questo momento è in qualche parte della casa con Maria Grazia. -
- E voi non andate a controllarli? -
- Dobbiamo? -
- Si, dovete. -
- Non cominciare a fare così con la voce che già mi fai eccitare. Aspetta che metto la chiamata video così scopriamo insieme quello che stanno facendo. –
Lisa e Vittoria si avviarono verso lo stretto corridoio da dove Adelchi e Maria Grazia non avevano più fatto ritorno. Camminavano e scherzavano con Laura.
- Ti piacciamo sempre? -
- Fatevi vedere bene -
Vittoria aprì la camicetta di Lisa e con un gesto dolce con le mani le liberò i procaci seni dalla prigione di stoffa dell’intimo.
- Ti piacciono sempre le tette di mia sorella? -
- Mi fanno venire voglia di mettermi le dita in figa. -
- E allora fallo Laura! Se lo fai ora davanti a te mi scopo mia sorella. -
La voglia delle due donne era diventata irrefrenabile tale da non far caso ai rumori che provenivano in prossimità del bagno.
Continua…
Di Jacopo Maria De Robilland
- Non conosco storie da raccontare o forse non mi è mai piaciuto raccontarle, decidi tu. –
Laura non rispose.
Se ne stava in silenzio, rotto ogni tanto da qualche mugolio che si palesava con qualche piccola smorfia che le costringeva le labbra a stringersi forte una contro l’altra. Era davanti a lui, seduta in una poltrona di pelle non troppo in arnese con la gonna leggera di chiffon sollevata fin sul bacino, le cosce si aprivano e si chiudevano ritmicamente con improvvisi sussulti che la facevano sobbalzare tutta. Come in un infinito gioco di prestigio la sua mano spariva e appariva con le dita che, prima lente e poi frenetiche, danzavano sul suo sesso. La lampada da studio poggiata sul tavolino dietro la sua spalla destra era complice per il gioco delle ombre e lasciava spazio al brillio della sua eccitazione che ormai le imperlava tutte le dita.
Laura guardava Adelchi dritto negli occhi, con le pupille nocciola che sembravano ansiose di non smettere mai di godere.
- Quanta voglia hai di farmelo succhiare? –
Stavolta fu lui a non rispondere. Le si avvicinò con la patta dei pantaloni a pochissimo dal viso, aprì la cerniera e con un gesto rapido della mano lasciò libero il suo sesso già impaziente e con la punta rilucente di tutti i suoi pensieri più peccaminosi. Avide le labbra di Laura non si fecero pregare e ne percorsero l’intera superficie gustando appieno le sue dimensioni e la forma che s’irrigidiva sempre di più. Non passò molto per far sì che il calore dello sperma le riempisse il palato. Il fiotto abbondante le sollecitò ancor di più la voglia di non sprecare niente, di ingoiare, leccare e ingoiare ancora.
Attraversando a passi rapidi Corso Cavour, Adelchi faticava a sottrarre alla sua espressione il perenne insorgere di un sorriso. Era una lotta impari nella quale la sua attitudine seriosa era destinata, inevitabilmente, a soccombere.
Il pensiero della sfida che con Laura s’erano lanciati non riusciva a farsi da parte, anzi. Più c’era modo di pensarci e più s’instillava nella sua mente come punto d’arrivo di una rotta ancora tutta da seguire.
- Occhio a non barare che altrimenti si paga pegno doppio. –
Laura lo aveva congedato così baciandogli poi le labbra appena sull’uscio di casa, prima di chiudere la porta d’ingresso e dare il via alla competizione.
Non era la prima volta che si sfidavano in scommesse legate al loro gusto per l’erotismo. Anzi, era proprio in questo modo che s’erano conosciuti, in una calda primavera di un paio d’anni prima. Lei allora si era appena laureata ed era vicina alle nozze con il suo storico fidanzato, il suo relatore di tesi di quasi venti anni più grande con il quale da tempo intavolava una relazione segreta. Laura e Adelchi erano stati introdotti al gioco da Carla Lattes, un’amica comune poco più che quarantenne dotata di un grande talento artistico. Prima di trasferirsi a Bari aveva insegnato pianoforte per diversi anni nel conservatorio di Napoli. Ad Adelchi Carla era stata presentata nel bel mezzo di un noioso party elettorale con molte facce di sussiego e poche di talento.
La si notava subito con la sua silhouette formosa dall’incedere elegante, fasciata in dei pantaloni neri alla moda, stretti sul fondo schiena e larghi alle caviglie con la camicetta beige che evidenziava l’esuberanza dei suoi seni imprigionati in un leggerissimo reggiseno bianco. La lunga e folta chioma bionda contribuiva all’effetto “impossibile non guardarmi”.
La passione per la pittura di De Chirico era il punto in comune che univa entrambi. Ed effettivamente era di quello che avevano iniziato a conversare, soprattutto fintanto che restava con loro la padrona di casa, nonché candidata al Consiglio comunale, cardiologa a cui spesso Adelchi non era riuscito a distogliere lo sguardo dalle belle gambe affusolate e geometricamente perfette che non tradivano affatto i suoi cinquanta passati già da qualche anno.
- Lo sa cosa mi piacerebbe ? –
- No, cosa? –
- Farmi scopare da uno come lei. –
Senza mostrare alcun particolare cambio d’espressione Adelchi le rispose secco:
- Perché da uno come me ? –
Per l’occasione Carla aveva sfoggiato uno dei suoi sorrisi migliori:
- Perché dietro quell’aria riservata e forse anche un po’ timida penso si nascondano le voglie di un porco. –
Di nuovo Adelchi non aveva battuto ciglio, le aveva preso discretamente la mano e l’aveva condotta nel giardino antistante la villa.
Altri ospiti passeggiavano, bevevano, gruppetti intenti a promuovere chissà quale accordo elettorale con altri ancora che si offrivano da intermediari. Verso la fontana di pietra, vaga e stentorea imitazione della Barcaccia del Bernini, era nascosta una coppia che non faceva nulla per celare la propria ardente passione. Non avevano sicuramente più di vent’anni e lei, una mora non molto alta dal fisico sottile e gli occhi neri come il carbone, era intenta a masturbare il sesso del suo ragazzo già tirato come un’asta dalle dimensioni notevoli.
Adelchi fece per tirare via Carla ma lei lo fermò
- Aspetta, voglio vedere quando viene. Sarà un’esplosione di sperma, è eccitante, non trovi? –
Adelchi colse la palla al balzo.
- Può essere, proviamo a imitarli? –
Carla lo guardò sorpresa con un’espressione del tipo “come mai non ci ho pensato subito io” e con le mani si gettò verso i pantaloni dell’uomo.
Il suo sesso era già con la punta bagnata di voglia, lei apprezzò molto e cominciò a sbatterlo con maggior frenesia mentre le labbra e la lingua si incontravano avide.
- Fammi venire nelle tue mani e poi asciugatele sui tuoi capezzoli. –
La richiesta di Adelchi incontrò un bellissimo sorriso di soddisfazione di Carla, felice di non essersi sbagliata sulla sua natura e desiderosa di accontentarlo in tutto.
Da quell’incrocio improvviso e tumultuoso ne seguirono molti altri e la loro amicizia si cementò e l’arrivo della presenza di Laura nella vita di Adelchi non cambiò affatto la natura del loro rapporto.
La scommessa
- Sia chiaro, solo 5 minuti di tolleranza, altrimenti si paga pegno. –
In genere utilizzavano 10 minuti stavolta invece Laura aveva voluto rendere la cosa più intrigante e aveva spostato il limite a ritroso fino a 5. Chi avesse ricevuto lo squillo whatsapp dell’altro con la foto del profilo poco vestita sarebbe stato costretto, in qualsiasi posto si trovasse, a masturbarsi entro il tempo limite di 5 minuti inviando poi la relativa immagine di conferma.
Chi saltava il turno doveva pagare un pegno che consisteva nell’essere costretto a scopare un’amica dell’altra, nel caso di Adelchi, ed entrambi i sessi nel caso di Laura.
Giochi da trentenni annoiati avrebbe potuto pensare qualcuno, non di certo loro e gli amici che ogni volta finivano per esserne coinvolti con notevole gradimento e godimento.
La bellezza di Laura era nota, il suo metro e 75 ben proporzionato non lasciava mai indifferenti, così come i suoi occhi azzurri che non davano scampo all’interlocutore di turno. I capelli tendenti al rossiccio, poi, escludevano ogni dubbio sulla sua natura impetuosa, al contrario di Adelchi che dall’alto del suo metro e 88, nascosto dietro i suoi occhiali da miope spesso sembrava voler mascherare il suo fisico da ex atleta.
Seconda parte
Una mattina un inaspettato e significativo diversivo.
Adelchi era in casa di una sua vecchia amica di liceo che aveva organizzato una piccola riunione informale per fargli conoscere due sue cugine candidate al Comune per le imminenti elezioni amministrative. Nonostante la loro giovane età, non superavano i 26 anni, erano già sposate e una delle due, la bruna, Vittoria, aveva un figlio di quasi 3 anni. Lisa, l’altra, fisicamente era la sua nemesi perfetta: bionda con i capelli corti a caschetto e la fama di impenitente “mangiatrice di uomini”, senza distinzione di età. Questo a voler seguire la definizione data una volta da Maria Grazia, l’amica in questione di Adelchi. “Ninfomane” a voler spingere l’intenzione su basi più scientifiche.
Quell’anno, come del resto molti altri, le due cugine avevano deciso di tentare l’ingresso nell’agone politico, spinte più dall’idea di infrangere la routine quotidiana che da una improvvisa vocazione d’impegno pubblico.
Niente di nuovo sotto il sole, non erano le prime a mutuare quest’aspetto in politica e sicuramente non sarebbero state le ultime. Rampolle di una delle famiglie più in vista della Bari bene, per loro quello non era altro che un gioco che poteva portare a risvolti divertenti e magari, chissà, anche eccitanti.
Uno smartphone si mise a squillare insistentemente, era quello di Adelchi. Era Laura. Quando il trillò si arrestò l’uomo alzò lo sguardo verso il suo pubblico tutto al femminile.
- Scusatemi, Maria Grazia ti dispiace indicarmi dov’è i bagno?-
- Certo Adelchi, ti ci accompagno, seguimi. –
Lasciarono il grande salotto fittamente arredato in stile tardo Impero e imboccarono un corridoio fin troppo stretto se rapportato alle dimensioni delle stanze. Le pareti erano adorne di piccole tele ovali che raffiguravano l’arte dell’amare in tutte le sue declinazioni. Giunti in prossimità della porta del bagno Maria Grazia arrestò il suo passo con abilità tale che il nuovo settore di luci non si accese mentre quello precedente si spense. Poi sorridendo, con una mano tesa a spostare i lungi boccoli biondi che le incorniciavano il volto si rivolse ad Adelchi:
- Ecco, così non mi potrai più guardare il culo. –
- Un bel problema. – ribatté lesto l’uomo.
- Non ti preoccupare caro, un rimedio si trova sempre.-
Forse il tempo di un istante e il fondoschiena della donna già si strofinava sulla patta di Adelchi.
- Ti sei mai segato per me? –
- Mi fai domande di cui sai già la risposta. –
- Mi piace sapere che ti viene voglia di venire ogni volta che mi vedi. –
Le mani della donna si erano infilate nei pantaloni di Adelchi e rapidamente s’erano imbattute nella carne che già dura sbatteva e si bagnava in un connubio unico con i sensi dell’uomo.
Maria Grazia aveva cominciato a segarlo ed era diventata evidente la sua voglia di essere al centro della sua attenzione più animalesca.
- Scopiamo? –
Lei s’era girata di scatto e gli aveva posto la questione con estrema naturalezza come si chiede un passaggio per il centro o si decide di prendere un caffè insieme da qualche parte.
Adelchi non aveva risposto. L’eloquenza delle parole aveva lasciato spazio a quella dei gesti con il dettaglio delle sue mani che già armeggiavano sui pantaloni di lei, li sfilavano sui fianchi e prendevano possesso del suo perizoma nero. Le dita di Adelchi strusciavano sul suo sesso e si bagnavano con lui.
- Senti come sei eccitata. –
Sulla soglia delle labbra di lei rilucevano della poca luce di quel meandro, quel tanto per far brillare l’eccitazione di Maria Grazia che fluida ne aveva avvolto l’epidermide. Cominciò a succhiarle avida.
- Fammi sentire il tuo cazzo, dai, sennò impazzisco. Sbattimi ora! –
Adelchi sentiva il suo corpo fremere in ogni muscolo e il sesso che bagnato si dimenava e induriva in tutta la sua essenza. Fu lesto a rimanere nudo dalla cintola in su e ancora più deciso nel girare Maria Grazia di spalle reclinandola fino a portare il suo fondoschiena a formare dei geometrici novanta gradi con le gambe da fenicottero da sempre protagoniste delle sue masturbazioni più intense. Lei si poggiava con le mani su un settimino sistemato poco prima di arrivare all’antibagno, i bei seni a forma di mela, con i capezzoli in mostra come chiodi d’autore, penzolando verso il basso sfioravano il ripiano facendola bagnare ancora di più. I sessi entrarono a contatto ognuno desideroso dell’altro e cominciarono una danza istintiva e animalesca che donava loro frenesia e godimento crescente.
Maria Grazia gemeva forte e sembrava non bastarle mai, voleva sentirsi penetrata, sbattuta il più forte possibile, voleva essere l’animale che accoglieva l’altro animale, voleva essere scopata, voleva essere la troia di quell’uomo.
Nel salotto un cellulare aveva preso a suonare insistentemente.
Le due sorelle erano rimaste lì, silenziose, orfane della padrona di casa e del suo ospite sul quale qualche pensiero malizioso non erano riuscite a meno di fare.
- Sta suonando lo smartphone di Adelchi . –
- Guarda un po’ se ha salvato il numero.-
- Vittoria, noi non facciamo queste cose.-
Lisa si mise a ridere.
- Ok, è vero, le facciamo. –
Le due giovani donne scoprirono che il numero era quello di Laura. Loro tre si conoscevano bene, prima per essersi passate i servigi di qualche uomo e poi perché con Lisa erano finite occasionalmente a letto.
- Laura, sono Lisa. –
- Ciao Lisa, cercavo Adelchi. Deduco che sia lì con voi. –
- Era con noi. In questo momento è in qualche parte della casa con Maria Grazia. -
- E voi non andate a controllarli? -
- Dobbiamo? -
- Si, dovete. -
- Non cominciare a fare così con la voce che già mi fai eccitare. Aspetta che metto la chiamata video così scopriamo insieme quello che stanno facendo. –
Lisa e Vittoria si avviarono verso lo stretto corridoio da dove Adelchi e Maria Grazia non avevano più fatto ritorno. Camminavano e scherzavano con Laura.
- Ti piacciamo sempre? -
- Fatevi vedere bene -
Vittoria aprì la camicetta di Lisa e con un gesto dolce con le mani le liberò i procaci seni dalla prigione di stoffa dell’intimo.
- Ti piacciono sempre le tette di mia sorella? -
- Mi fanno venire voglia di mettermi le dita in figa. -
- E allora fallo Laura! Se lo fai ora davanti a te mi scopo mia sorella. -
La voglia delle due donne era diventata irrefrenabile tale da non far caso ai rumori che provenivano in prossimità del bagno.
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