La voce di Carlotta [parte 2]

di
genere
saffico

L'interfaccia di una chiamata in arrivo si presentò sullo schermo e lo squillo non durò che un istante.
«Ehi» fece Giordana, ancor timidamente.
«Ehi… Come va? Alla fine ti sei decisa a chiamare.»
«Non resistevo più. Vorrei che fossi accanto a me e, dato che non si può, questa è una buona via di mezzo, no?» argomentò convintamente.
«Giusto!» Carlotta rise amichevolmente e poi incalzò:
«Anch'io vorrei che fossi qui, magari provocherei per mano mia i gemiti che mi hai fatto sentire…»
Udire l'intraprendenza che traspariva da quel concetto espresso in poche parole colpì l'immaginazione della giovane donna, imprimendo ancor di più la voglia di saperne ancora. Abbozzando delle frasi mentalmente, ad una sola diede spazio, cercando di non far trasparire la sua insicurezza:
«Sarebbe bellissimo, è da tutto il giorno che ci penso. Anzi, da quando mi hai mandato la foto in bagno i miei pensieri sono ancora più vivaci.»
«Ti eri masturbata guardandomi?»
«Sì, la tua foto mi ha aiutata molto. Menomale che avevi disattivato l'autodistruzione!»
Carlotta rise e, con non poca malizia, rispose:
«Mi piace farmi guardare da te, per questo ti ho inviato delle foto. Ma sapere che ti ci masturbi sopra mi eccita… Infatti, ti dirò, in questa telefonata starò solo ad ascoltare.»
«Ah, sì? A metà tra l'esibizionismo e il voyeurismo, o sbaglio?»
«Non sbagli, non sbagli.»
«Non ti tocchi nemmeno un po'?»
«La prima volta preferisco così, voglio concentrarmi sull'altra persona.» disse Carlotta come se lo avesse già fatto più volte.
Ovviamente Giordana non lo aveva previsto. Avrebbe voluto fosse diverso, ma ormai era così motivata che non insistette.
Ci fu un breve silenzio contemplativo, poi la giovane e inesperta Giordana si rivolse alla donna che guidava il dolce districarsi delle sue fantasie:
«Sei bellissima. Ti vorrei a letto con me.»
«Cosa vuoi che faccia?»
«Vorrei averti sulle gambe… E guardarti il seno mentre ti muovi in modo lento e sensuale…»
Il suo timbro vocale era leggermente cambiato. Più basso, quasi come se volesse nascondersi sotto al cuscino, ma al tempo stesso desideroso di attenzioni e smancerie. Carlotta colse tale desiderio con una confortante pacatezza:
«Lo faccio. Vuoi che mi spogli per te?»
«Sì, ma fallo con calma. Vorrei che restassi in reggiseno. Ondeggia su di me… Come se volessi… strusciarti.»
L'ultima frase sciolse i primi freni inibitori di Giordana, che la proferì quasi tremando.
«Va bene, mi sto levando il pezzo di sopra…»
«Toccati il petto… Muoviti sopra di me… E guardami… Non smettere…»
Ad ogni pausa Giordana inspirava. Il suono della sua voce tremava, si distaccava sempre più dalla ragione e seguiva le sensazioni del suo corpo. Ogni risposta di Carlotta aumentava l'eccitazione. Si lasciava avvolgere, respirava profondamente. Era evidente che avesse cominciato a masturbarsi.
«Ti stai toccando?» chiese Carlotta.
Rispose sinceramente.
«Come ti tocchi? Da fuori o dentro?»
«Fuori.»
«E sei bagnata?»
«Tantissimo… Lo senti?»
Le mostrò il rumore del suo piacere, avvicinando il microfono.
«Sei fradicia…»
«Esatto.»
Lo ammise quasi sofferente.
«Ti chiedo solo una cosa: avvisami quando stai per venire, ok?»
«Va bene.»
«Quindi, sono su di te… Sto per togliermi il reggiseno… Mi tocco i capezzoli, mi struscio…»
«Sì, strusciati sopra di me… Strofinati sul mio pelo, lo senti? Ti piace?»
Carlotta confermò con enfasi, un'enfasi della quale Giordana godette con orgoglio:
«Mmm sì… Da morire!»
«Sì, dimmelo… Dimmelo…» disse eccitata.
«Mi piace il tuo pelo. Mi piace da morire.»
Seguirono gemiti dalla gola di Giordana che, se prima erano accennati, ora si intensificavano. Un dito trastullava energicamente il clitoride, poi si immergeva all'ingresso della vagina e risaliva su. Il bacino si muoveva seguendo il movimento immaginario della sua amante. Dei freni inibitori e della timidezza ormai restava ben poco. Gemeva, ansimava e lo faceva senza pudore, mentre la sua donna incitava e assecondava la narrativa delle sue pulsioni senza scomporsi minimamente. Il suo atteggiamento destò perplessità in prima istanza, ma al crescere del godimento Giordana lo trovò comodo, giacché fu proprio quella voce pacata a prendere le redini della chiamata, non appena Giordana ebbe un'improvvisa brama di sesso orale.
«Leccamela.»
Nell'avanzare questa richiesta, espirò profondamente, come a voler liberare un grosso accumulo di tensione tanto fisica quanto psicologica. Voleva godere.
«Adesso?» esordì sorpresa Carlotta, poiché forse non si aspettava un cambio così repentino.
«Sì, ti prego… Ti prego… Voglio sentirti tra le mie gambe… Ti prego…»
La pregò smaniante, ansimando, soffocando tra i lamenti, come se avesse urgenza di essere salvata dal turbine di emozioni che stavano crescendo dentro di lei, nella mente, nel corpo, nel tono sempre più irregolare della sua voce. Nel farlo, cedette tutta se stessa alla dominanza della femme fatale che avrebbe presto narrato in prima persona le successive azioni.
«Allora scendo lentamente… Dal seno alla pancia… Ti bacio l'ombelico… i fianchi… l'inguine… ti faccio dispiegare le cosce…»
Ad ogni descrizione Giordana avvertiva un brivido. Si masturbava sulla vivida immagine dell'amante; sul pensiero di mani e baci lungo le sue zone erogene ella gemeva di un godimento addolorato. Il piacere di ascoltarla, il dolore di non scoparla.
«Vado sempre più giù, ti accarezzo l'interno coscia, lo bacio… Ti accarezzo il pelo… Vado giù con la testa, ma subito mi allontano… Ci giro intorno e continuo a baciarti l'inguine…»
Carlotta la teneva volutamente sulle spine. Giordana moriva di impazienza, così esclamò:
«Ti stai facendo desiderare! Ho troppa voglia di te… Ti prego, leccami.»
Carlotta soddisfece la sua lussuria e proseguì con i dettagli.
«Poggio la lingua sul clitoride e la muovo su e giù… Lecco…»
«Oh, sì… Lecca tutto… Guardami negli occhi mentre lo fai.»
«Certo che ti guardo negli occhi. Ti guardo dritta negli occhi mentre muovo su e giù la lingua tra le labbra, metto il clitoride in bocca e…»
«…Oh, sì, succhialo.»
Giordana perse definitivamente il controllo.
«Succhio… Lecco… E di nuovo lo succhio forte tra le mie labbra…»
«Mi stai facendo impazzire.»
Godeva della sua lingua, ma soprattutto del ritmo della sua voce: calmo, lento, eppure passionale, puntuale. Più la incitava a succhiare quel piccolo lembo di carne sensibile, più il volume dei gemiti e dei respiri aumentava.
«Continua.»
«Continuo.»
«Così. Ancora.»
«Continuo.»
«Voglio venirti in bocca.»
«Sono qui.»
«Voglio venirti in bocca.»
«Sono qui.»
«Sì. Sì. Sì… Succhia. Succhiami il clitoride… Ancora. Ancora. Così. Voglio venire nella tua boc-»
«Sono qui. Sto succhiando.»
«Sto per venire! Sto venendo! Sto venen-»
«Vieni. Sono qui, vieni nella mia bocca. Ti sto aspettando.»
Carlotta si ripeté ancora, incitandola. Giordana era in ipnosi, in un crescendo di sensazioni intense che la possedevano. Giunse all'apice del godimento liberandosi in un grido di qualche secondo e fu come perdere coscienza. L'orgasmo fu così sonoro e il trasporto così grande che Carlotta, che fino a quel momento era rimasta quasi inamovibile, reagì alzando la voce, incredula:
«Eh però se vieni così mi fai andare via di testa!»
Giordana rise, ansimando ancora.
«Veramente, così mi fai diventare matta!»
«Ahahah, è quello che voglio! Tu perché non ti tocchi?»
«Wow!»
Risero entrambe e scherzarono un po', stuzzicandosi a vicenda. Poi Carlotta si congedò e si salutarono dandosi la buonanotte.
di
scritto il
2024-04-27
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