Riscopro l'attrazione per gli uomini
di
Gio_25
genere
bisex
Ho sempre preferito le donne, la grazia delle loro curve mi ammalia, la loro voce dolcemente acuta mi coccola. Ultimamente però ho iniziato ad avere per la prima volta delle fantasie nelle quali ho rapporti con uomini e, poiché le trovo piacevoli, ho deciso di darmi una possibilità e ampliare i filtri sulle app di incontri, con l'intenzione di relazionarmi all'altro sesso come mai prima d'ora. Sono uscita con due ragazzi della mia età. Uno mi piaceva fisicamente ma non trovavo stimolanti le nostre conversazioni, perciò non ci siamo più visti, mentre con l'altro è avvenuto l'esatto opposto e siamo rimasti amici. Poi ho iniziato a scrivermi con un terzo, più grande di me di sette anni. Sembra rappresentare la sintesi tra i due e suscita in me quei desideri eterosessuali che erano a lungo sopiti. Eccoci allora, finalmente ci siamo incontrati.
Siamo seduti su una panchina, il sole primaverile ci spia tra le fronde degli alberi, vige la quiete dei silenzi impegnati, le opinioni ragionate, le battute spensierate. D'un tratto mi rendo conto di essere accanto a lui, all'uomo che ho desiderato tanto, e che sia la mia mente sia il mio corpo stanno cercando di comunicarmi qualcosa da dieci minuti. Finalmente li ascolto e chiedo:
«Posso baciarti?»
Tento invano di mantenere il contatto visivo. Due parole, due semplici parole che però mi intimidiscono perché mi fanno sentire già nuda, nell'anima, di fronte al suo sorriso. Mi sento vulnerabile, eppure mi piace.
Io rido, lui sorride:
«Certo.»
«Ahahah, davvero?»
So che gli piaccio, eppure ho bisogno di conferme.
«Perché no?»
Mi avvicino con fare timido alle sue labbra. Ci baciamo lentamente, perché voglio immergermi nel suo odore, nel suo sapore. È la prima volta che bacio un uomo, i peli che circondano la sua bocca mi accarezzano il mento. Credevo fosse fastidioso, invece è una sensazione bella. È nuova, ma è bella. La barba è morbida ed è il primo assaggio della sua mascolinità. Incastro lo sguardo nel suo, come a voler dirgli quello che provo, e lo bacio una seconda volta, stampando le mie labbra sulle sue. Dei brividi intercorrono nel mio basso ventre, vorrei fare di più, ma non posso. Non qui. Non possiamo fare a meno di ridere e sorridere, perché è l'unico modo che abbiamo per scaricare parte della tensione, perché non abbiamo più tempo.
Tornata a casa, rimugino. L'indomani mi scrive e inevitabilmente il discorso va a parare lì. Gli scrivo sinceramente:
«Sono stata bene. Mi piace come ragioni, mi piace come ti presenti. Il nostro incontro non ha fatto altro che confermare i miei sospetti, il fatto che sì, mi piaci e vorrei che ci rivedessimo. Anche soli.»
L'interesse è reciproco. Ci mettiamo d'accordo per un secondo appuntamento, stavolta facciamo in modo di essere soli e andiamo nel primo b&b economico della zona.
Entriamo in una sorta di bolla spazio-temporale, dove solo una finestra bassa e rettangolare ci separa dalla frenesia delle strade del centro. L'arredamento minimale, in legno; il bagno striminzito con una doccia dai vetri trasparenti, brillanti, e un tappetino azzurro, in coppia con le piastrelle perfettamente quadrate; il letto a due posti dalle coperte a strisce nere. Le lenzuola bianche, come la mia innocenza. "È come avere 15 anni" penso. "Lui non lo sa, ma non importa." Qualche frase di circostanza, perifrasi varie per cercare di mascherare la mia inesperienza e poi il silenzio. Ci guardiamo.
Io lo guardo intrappolata nel suo fascino. Penso: "Dio, è così carino… Ho voglia di abbracciarlo, eccitarlo..." Poi rivolgo lo sguardo verso il pavimento e di nuovo sul suo viso. Cammino verso di lui, tenendo fissi gli occhi sulla sua giacca. Spengo la luce e con essa anche i pensieri.
Lo spingo alla porta con una tempesta di ormoni in circolo. Ansimiamo. Ci baciamo. Ci tocchiamo ovunque. Finiamo sul letto trascinandoci poco alla volta mentre le nostre lingue schioccano baci ritmati. I miei sospiri rispondono alla musica delle sue carezze, quando mi alza la maglia e cerca il mio seno. Di nuovo la sua barba morbida e i miei capezzoli godono della sua lingua. Le mie mani tra i suoi capelli bianchi, sulla sua nuca sensibile. Mi arrampico su di lui facendolo sdraiare, le mie mani ancora tra i suoi capelli, poi il petto… poi la pancia… il ventre… il cavallo dei jeans… Mi fermo lì, premendo sul pacco con una mano, strofinandoci il mio sesso. Anche se siamo ancora vestiti, avverto il suo piacere crescere. Anch'io ho voglia, come lui, una voglia matta.
Abbasso la cerniera dei jeans, indugio con la mia mano sugli slip, percepisco il suo membro crescere nel mio palmo finché non diventa duro, lo tiro fuori e inizio a masturbarlo. So che i maschi sono molto sensibili in cima, quindi mi concentro lì. Non sono sicura di farlo benissimo ma sembra che lo gradisca. Poi ci spogliamo, lui mi bacia e mi tocca dappertutto e io cerco di fare lo stesso, curiosa delle sue zone erogene, affamata dei suoi gemiti. Poi mi metto sopra, sulle sue cosce, spalanco l'ingresso della mia vagina con le dita, abbasso il bacino in modo da sentire il pene in profondità, in tutta la sua larghezza. Gemo. Non è molto diverso dal dildo che uso per masturbarmi, le dimensioni sono più o meno quelle. Quasi 16 cm per 4 di larghezza. L'ho cavalcato spesso immaginando che fosse lui, ho avuto orgasmi stupendi, sia davanti che dietro. Finalmente ce l'ho in carne e ossa davanti a me, attaccato a un corpo con tante altre qualità da apprezzare. Le spalle larghe, i fianchi stretti, la barba, l'addome, la peluria, il collo… le mani… Le sue mani, le sue dita così pulite.
Ondeggio sopra, le mani sui miei fianchi le trovo così sensuali che aumentano il piacere di questo amplesso. Mi tocco il seno e nel culmine del godimento salto su e giù, lo cavalco velocemente, lo prendo tutto dentro mentre mi masturbo il clitoride provando delle sensazioni intense ogni volta che la sua asta attraversa il mio tunnel e più in fondo lo spingo, più mi piace. Mi piace sentirmi invasa così.
In me cresce ora il desiderio di offrirmi a lui in maniera più docile, perciò gli chiedo di scambiarci le posizioni. Ora voglio che sia lui a gestire, a dare libero sfogo alla sua lussuria. Lui gioca con me, strofinando il glande sul mio clitoride, mentre con una mano mi accarezza il busto e massaggia uno dei miei seni. I miei gemiti lo invitano a continuare. Chiudo le gambe per intrappolarlo e il mio bacino si muove a un ritmo incessante, che brama l'incastro perfetto dei nostri sessi. Eccolo finalmente: l'estasi dei sensi. Divarico le gambe per spianargli la strada e la mia vagina si contorce internamente per le piacevolissime sensazioni cui va incontro. Lo sento come il marmo dentro di me e mi eccito sempre più per questa mia sottomissione a cosce aperte e ginocchia in aria. Lo abbraccio con le gambe. Sono bagnata come un lago, pronta a farmi possedere dalle sue mani, dalle sue spinte, dai suoi baci, dal suo affaticato ansimare. Gemiamo insieme, il mio sesso si allarga quanto basta per inghiottire l'ospite nella sua interezza ed esso scivola indisturbato tra le piccole labbra. Lo incito con i miei sì, anche se non ce ne sarebbe bisogno: gli spasmi del mio corpo nudo sono già un grande assenso.
Scopiamo un po' così, poi capovolgiamo nuovamente i ruoli. È così che voglio farlo, guidare la penetrazione tramite i miei movimenti istintivi mentre sono seduta su di lui, di fronte e di spalle. Di spalle lascio che gratti lentamente e con maestria la mia schiena, attraversando la colonna vertebrale da su a giù. Sussulto inarcando la schiena indietro, provocandogli un gemito giacché così facendo ho stretto ancor di più il suo membro nelle mie viscere. Poi mi riposo un po' le ginocchia piegandomi in avanti per qualche secondo. Sollevo il bacino in modo che il mio uomo possa avere una visione chiara e completa della vulva pulsante e pelosa che ho allargato per lui. Allargo le natiche con le mani in modo da esibire anche il buco più piccolo. Nel compiere questo gesto, mi sento così vulnerabile e al tempo stesso così dominante. So che la mia provocazione sta facendo effetto, perché sta avvicinando le dita. La sua carezza nella mia intimità mi fa contorcere di nuovo. Gemo mentre riprendo a muovermi avanti e indietro, su e giù, mi svuoto e mi riempio di quel pezzo di carne eretto che scivola sul mio copioso nettare. Sono quasi arrivata all'orgasmo quando scelgo di girarmi e fare come all'inizio. Lascio che mi accarezzi le cosce, che esplori i lineamenti del mio seno. E lo guardo, gli tocco i pettorali, le spalle, abbasso la testa per seguire come il suo cazzo si mostra lungo per poi sparire nuovamente dentro di me e penso che tutto questo mi eccita talmente tanto che forse sono davvero bisessuale. Lo cavalco con sempre più passione, mi butto su di lui per baciarlo e mentre gli accarezzo i capelli sussurro, con una vocina tremante:
«Mi piace il tuo cazzo.»
Lui non lo sa, ma sta avvenendo una piccola grande rivoluzione nel mio modo di vivere la mia sessualità.
Mi sistemo a ranocchio, poggiando la pianta dei piedi sul materasso e inizio a far saltare il bacino spingendomi sui piedi e sostenendomi bene con le braccia. Lo faccio piegata in avanti e poi piegata indietro. Nel frattempo mi stimolo il clitoride con una masturbazione vigorosa e godo. Godo così tanto che vengo. Vengo proprio mentre ho il glande in fondo alla vagina, mi contorco in degli spasmi incontrollati e grido… e spingo ancora, lo cavalco finché ho le forze, anche dopo l'orgasmo, perché mi piace, perché ne voglio ancora.
Lui ora è visibilmente arrapato, mi dice che sta per venire e il mio primo pensiero è: "Vienimi dentro, tanto c'è il preservativo" e sto per dirglielo ma mi è venuta un'altra idea. Voglio vederlo… voglio vederlo colare sulla mia pelle. Così mi siedo di fianco a lui, tolgo il profilattico e lo masturbo fino a farlo venire nella mia mano. Il suo seme è caldo e biancastro. Non credevo l'avrei mai detto ma mi piace. Mi piace essermi sporcata la mano della sua sborra e ancor di più mi piace la sua espressione esausta, il suo ansimare, la catarsi del suo godere.
Siamo seduti su una panchina, il sole primaverile ci spia tra le fronde degli alberi, vige la quiete dei silenzi impegnati, le opinioni ragionate, le battute spensierate. D'un tratto mi rendo conto di essere accanto a lui, all'uomo che ho desiderato tanto, e che sia la mia mente sia il mio corpo stanno cercando di comunicarmi qualcosa da dieci minuti. Finalmente li ascolto e chiedo:
«Posso baciarti?»
Tento invano di mantenere il contatto visivo. Due parole, due semplici parole che però mi intimidiscono perché mi fanno sentire già nuda, nell'anima, di fronte al suo sorriso. Mi sento vulnerabile, eppure mi piace.
Io rido, lui sorride:
«Certo.»
«Ahahah, davvero?»
So che gli piaccio, eppure ho bisogno di conferme.
«Perché no?»
Mi avvicino con fare timido alle sue labbra. Ci baciamo lentamente, perché voglio immergermi nel suo odore, nel suo sapore. È la prima volta che bacio un uomo, i peli che circondano la sua bocca mi accarezzano il mento. Credevo fosse fastidioso, invece è una sensazione bella. È nuova, ma è bella. La barba è morbida ed è il primo assaggio della sua mascolinità. Incastro lo sguardo nel suo, come a voler dirgli quello che provo, e lo bacio una seconda volta, stampando le mie labbra sulle sue. Dei brividi intercorrono nel mio basso ventre, vorrei fare di più, ma non posso. Non qui. Non possiamo fare a meno di ridere e sorridere, perché è l'unico modo che abbiamo per scaricare parte della tensione, perché non abbiamo più tempo.
Tornata a casa, rimugino. L'indomani mi scrive e inevitabilmente il discorso va a parare lì. Gli scrivo sinceramente:
«Sono stata bene. Mi piace come ragioni, mi piace come ti presenti. Il nostro incontro non ha fatto altro che confermare i miei sospetti, il fatto che sì, mi piaci e vorrei che ci rivedessimo. Anche soli.»
L'interesse è reciproco. Ci mettiamo d'accordo per un secondo appuntamento, stavolta facciamo in modo di essere soli e andiamo nel primo b&b economico della zona.
Entriamo in una sorta di bolla spazio-temporale, dove solo una finestra bassa e rettangolare ci separa dalla frenesia delle strade del centro. L'arredamento minimale, in legno; il bagno striminzito con una doccia dai vetri trasparenti, brillanti, e un tappetino azzurro, in coppia con le piastrelle perfettamente quadrate; il letto a due posti dalle coperte a strisce nere. Le lenzuola bianche, come la mia innocenza. "È come avere 15 anni" penso. "Lui non lo sa, ma non importa." Qualche frase di circostanza, perifrasi varie per cercare di mascherare la mia inesperienza e poi il silenzio. Ci guardiamo.
Io lo guardo intrappolata nel suo fascino. Penso: "Dio, è così carino… Ho voglia di abbracciarlo, eccitarlo..." Poi rivolgo lo sguardo verso il pavimento e di nuovo sul suo viso. Cammino verso di lui, tenendo fissi gli occhi sulla sua giacca. Spengo la luce e con essa anche i pensieri.
Lo spingo alla porta con una tempesta di ormoni in circolo. Ansimiamo. Ci baciamo. Ci tocchiamo ovunque. Finiamo sul letto trascinandoci poco alla volta mentre le nostre lingue schioccano baci ritmati. I miei sospiri rispondono alla musica delle sue carezze, quando mi alza la maglia e cerca il mio seno. Di nuovo la sua barba morbida e i miei capezzoli godono della sua lingua. Le mie mani tra i suoi capelli bianchi, sulla sua nuca sensibile. Mi arrampico su di lui facendolo sdraiare, le mie mani ancora tra i suoi capelli, poi il petto… poi la pancia… il ventre… il cavallo dei jeans… Mi fermo lì, premendo sul pacco con una mano, strofinandoci il mio sesso. Anche se siamo ancora vestiti, avverto il suo piacere crescere. Anch'io ho voglia, come lui, una voglia matta.
Abbasso la cerniera dei jeans, indugio con la mia mano sugli slip, percepisco il suo membro crescere nel mio palmo finché non diventa duro, lo tiro fuori e inizio a masturbarlo. So che i maschi sono molto sensibili in cima, quindi mi concentro lì. Non sono sicura di farlo benissimo ma sembra che lo gradisca. Poi ci spogliamo, lui mi bacia e mi tocca dappertutto e io cerco di fare lo stesso, curiosa delle sue zone erogene, affamata dei suoi gemiti. Poi mi metto sopra, sulle sue cosce, spalanco l'ingresso della mia vagina con le dita, abbasso il bacino in modo da sentire il pene in profondità, in tutta la sua larghezza. Gemo. Non è molto diverso dal dildo che uso per masturbarmi, le dimensioni sono più o meno quelle. Quasi 16 cm per 4 di larghezza. L'ho cavalcato spesso immaginando che fosse lui, ho avuto orgasmi stupendi, sia davanti che dietro. Finalmente ce l'ho in carne e ossa davanti a me, attaccato a un corpo con tante altre qualità da apprezzare. Le spalle larghe, i fianchi stretti, la barba, l'addome, la peluria, il collo… le mani… Le sue mani, le sue dita così pulite.
Ondeggio sopra, le mani sui miei fianchi le trovo così sensuali che aumentano il piacere di questo amplesso. Mi tocco il seno e nel culmine del godimento salto su e giù, lo cavalco velocemente, lo prendo tutto dentro mentre mi masturbo il clitoride provando delle sensazioni intense ogni volta che la sua asta attraversa il mio tunnel e più in fondo lo spingo, più mi piace. Mi piace sentirmi invasa così.
In me cresce ora il desiderio di offrirmi a lui in maniera più docile, perciò gli chiedo di scambiarci le posizioni. Ora voglio che sia lui a gestire, a dare libero sfogo alla sua lussuria. Lui gioca con me, strofinando il glande sul mio clitoride, mentre con una mano mi accarezza il busto e massaggia uno dei miei seni. I miei gemiti lo invitano a continuare. Chiudo le gambe per intrappolarlo e il mio bacino si muove a un ritmo incessante, che brama l'incastro perfetto dei nostri sessi. Eccolo finalmente: l'estasi dei sensi. Divarico le gambe per spianargli la strada e la mia vagina si contorce internamente per le piacevolissime sensazioni cui va incontro. Lo sento come il marmo dentro di me e mi eccito sempre più per questa mia sottomissione a cosce aperte e ginocchia in aria. Lo abbraccio con le gambe. Sono bagnata come un lago, pronta a farmi possedere dalle sue mani, dalle sue spinte, dai suoi baci, dal suo affaticato ansimare. Gemiamo insieme, il mio sesso si allarga quanto basta per inghiottire l'ospite nella sua interezza ed esso scivola indisturbato tra le piccole labbra. Lo incito con i miei sì, anche se non ce ne sarebbe bisogno: gli spasmi del mio corpo nudo sono già un grande assenso.
Scopiamo un po' così, poi capovolgiamo nuovamente i ruoli. È così che voglio farlo, guidare la penetrazione tramite i miei movimenti istintivi mentre sono seduta su di lui, di fronte e di spalle. Di spalle lascio che gratti lentamente e con maestria la mia schiena, attraversando la colonna vertebrale da su a giù. Sussulto inarcando la schiena indietro, provocandogli un gemito giacché così facendo ho stretto ancor di più il suo membro nelle mie viscere. Poi mi riposo un po' le ginocchia piegandomi in avanti per qualche secondo. Sollevo il bacino in modo che il mio uomo possa avere una visione chiara e completa della vulva pulsante e pelosa che ho allargato per lui. Allargo le natiche con le mani in modo da esibire anche il buco più piccolo. Nel compiere questo gesto, mi sento così vulnerabile e al tempo stesso così dominante. So che la mia provocazione sta facendo effetto, perché sta avvicinando le dita. La sua carezza nella mia intimità mi fa contorcere di nuovo. Gemo mentre riprendo a muovermi avanti e indietro, su e giù, mi svuoto e mi riempio di quel pezzo di carne eretto che scivola sul mio copioso nettare. Sono quasi arrivata all'orgasmo quando scelgo di girarmi e fare come all'inizio. Lascio che mi accarezzi le cosce, che esplori i lineamenti del mio seno. E lo guardo, gli tocco i pettorali, le spalle, abbasso la testa per seguire come il suo cazzo si mostra lungo per poi sparire nuovamente dentro di me e penso che tutto questo mi eccita talmente tanto che forse sono davvero bisessuale. Lo cavalco con sempre più passione, mi butto su di lui per baciarlo e mentre gli accarezzo i capelli sussurro, con una vocina tremante:
«Mi piace il tuo cazzo.»
Lui non lo sa, ma sta avvenendo una piccola grande rivoluzione nel mio modo di vivere la mia sessualità.
Mi sistemo a ranocchio, poggiando la pianta dei piedi sul materasso e inizio a far saltare il bacino spingendomi sui piedi e sostenendomi bene con le braccia. Lo faccio piegata in avanti e poi piegata indietro. Nel frattempo mi stimolo il clitoride con una masturbazione vigorosa e godo. Godo così tanto che vengo. Vengo proprio mentre ho il glande in fondo alla vagina, mi contorco in degli spasmi incontrollati e grido… e spingo ancora, lo cavalco finché ho le forze, anche dopo l'orgasmo, perché mi piace, perché ne voglio ancora.
Lui ora è visibilmente arrapato, mi dice che sta per venire e il mio primo pensiero è: "Vienimi dentro, tanto c'è il preservativo" e sto per dirglielo ma mi è venuta un'altra idea. Voglio vederlo… voglio vederlo colare sulla mia pelle. Così mi siedo di fianco a lui, tolgo il profilattico e lo masturbo fino a farlo venire nella mia mano. Il suo seme è caldo e biancastro. Non credevo l'avrei mai detto ma mi piace. Mi piace essermi sporcata la mano della sua sborra e ancor di più mi piace la sua espressione esausta, il suo ansimare, la catarsi del suo godere.
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