La nuova vita di Sofia CAP. 2

di
genere
dominazione

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La mattina seguente mi svegliai in ritardo rispetto al solito, avevo bisogno di recuperare le forze dopo essere stata visitata da una dottoressa del genere.
Ripensando al modo più appropriato per dirlo ai miei zii, per paura di una loro reazione esagerata, decisi di rivelare la mia scelta di vita solo dopo aver trovano una collocazione come schiava.
La chiamata da parte dell’agenzia tardava ad arrivare, le settimane passavano inesorabili e la mia vita continuava nella triste direzione che aveva preso. I miei zii in casa non si occupavano di nulla, dovevo pensare a tutto io. Mi occupavo dei pasti e delle varie faccende domestiche.
Fortuna volle che dopo circa un mese e mezzo, quando ormai stavo perdendo le speranze, ricevetti una chiamata.
Salve Sofia, la chiamo dall’agenzia per informarle che abbiamo trovato una coppia di padroni disposti a prenderla incarico come schiava.
Finalmente, pensai dentro dime.
Perfetto, la ringrazio di avermi avvisata. Perciò adesso cosa succederà?
Si figuri. Adesso lei si dovrà presentare in agenzia, oggi pomeriggio, dove verrà prelevata dai sui proprietari e comincerà la sua vita come schiava. Inoltre non porti alcun effetto personale.
Va bene. Arrivederci.
Arrivederci.
Ero in preda all’emozione non riuscivo a credere che finalmente avrei abbandonato questa casa, speravo solo che i mie padroni fossero delle persone più civili dei mie zii.
Appena loro tornarono a casa dal lavoro gli comunicai la mia decisione e il fatto che me ne sarei andata in giornata. Non la presero bene, ebbero anche il coraggio di darmi dell’ingrata, ma non mi importava.
Fattosi pomeriggio usci di casa come un lampo e corsi in agenzia verso la mia nuova vita.
Arrivata all’ingresso, tutta sudata per via della corsa, mi accompagnarono in sala di preparazione dove fui affidata al personale di turno, assieme agli altri schiavi. A me tocco una donna poco più grande di me.
Bene schiava, da oggi comincia la tua nuova vita ora spogliati e vai a farti una doccia, non vogliamo certo consegnarti sudata come sei ai tuoi nuovi padroni. Vero?
Sì signora. Ha ragione.
Brava schiava. Ora fila a lavarti.
Le docce per gli schiavi erano docce comuni e miste. Mi diressi in una postazione e li lavai attentamente il mio corpo.
Una volta asciugata andai a cercare i miei vestiti ma al loro posto trovai solo un collare con una targhetta con sopra scritto il mio nome. Mi si avvicinò la donna che doveva occuparsi della mia preparazione.
Che c’è schiava? Pensavi davvero che saresti andata via con i tuoi vestiti. Non farmi ridere, da oggi puoi considerare quel collare come il tuo unico capo abbigliamento.
Va bene signora, se è cosi che funziona lo accetto.
Come se una schiava potesse avere scelta, ma non temere non uscirai con solo quello addosso. Noi siamo soliti fornire una divisa che consiste in una tuta grigia e un paio di scarpe bianche, l’intimo non è compreso. Almeno così d’inverno quando uscite non morite di freddo.
La ringrazio signora.
Indossai il collare e la divisa, non vi nascondo che provai una certa emozione nel serrare il collare attorno al mio collo. Mi stavo allontanando sempre di più dalla mia precedente vita e mi avvicinavo all’inizio di quella nuova.

Una volta vestita attesi l’arrivo dei padroni i quali non tardarono ad arrivare ed una volta compilati i relativi documenti mi fu attaccato un guinzaglio al collare e fui consegnata ai miei padroni assieme al certificato di proprietà e ad una busta contenente un omaggio. L’omaggio consisteva in una frusta composta da tante strisce di cuoio, che veniva consegnata ai nuovi padroni per correggere gli eventuali comportamenti sbagliati degli schiavi o da usare per semplice diletto.
Un leggero strattone al guinzaglio fu il segnale che era ora di andare. Segui i miei padroni nel parcheggio fino alla loro macchina, dove fui fatta accomodare nei sedili posteriori. Una volta allacciata la cintura il padrone mi sganciò il guinzaglio lo posò sul sedile di fianco a me.
Messa in moto l’auto partimmo verso quella che sarebbe stata la mia nuova casa. Durante il viaggio i padroni mi diedero il permesso di parlare e mi dettarono alcune delle regole che avrei dovuto seguire.
Dunque Sofia, prima di cominciare a dettarti le regole direi che è meglio presentarsi. Il mio nome è Carlo e questa splendida donna seduta al mio fianco è la mia consorte.
Piacere di conoscerti Sofia, il mio nome è Luisa. Sono sicura che io è te ci divertiremo parecchio assieme.
Il piacere è tutto mio. Sono lieta di essere stata scelta da voi per poter farvi da schiava.
Figurati cara per nostra figlia vogliamo solo il meglio, e una schiava della tua età, con quel fisico, senza alcun limite in particolare e per di più vergine è un regalo perfetto per lei.
Vostra figlia?
Sì, esatto. Tu sei un regalo per nostra figlia Laura. Lei ha 23 anni, studia giurisprudenza e visto che la sua carriera universitaria sta procedendo bene abbiamo deciso di farle un regalo. Ovvero te, ma non temere, sarai a disposizione anche mia e di mia moglie.
Se queste sono le volontà dei padroni io le accetto.
Vedo che sei molto ubbidiente. Buon per te, questo vuol dire che non verrai punita già il primo giorno.
La ringrazio padrona.
Arrivati a destinazione fui fatta scendere dall’auto e mi fu riattaccato il guinzaglio. La residenza dei padroni era una splendida villa in stile moderno con un ampio giardino e una piscina stupenda.
Mentre attraversavo quel giardino enorme, che a me sembrava più un parco, mi guardavo in torno e la padrona mi chiese se mi piacesse il posto. Io risposi di sì, era molto. La padrona mi fece notare un gazebo dicendomi che lei e il marito sono soliti rilassarsi lì e che sarebbe stato mio compito aiutarli a farlo, dissi che per me sarebbe stato un piacere. La padrona mi sorrise ed entrammo in casa. Era stupenda.
Una volta dentro il padrone chiamo sua figlia per consegnarle il regalo.
Laura siamo tornati. Scendi che abbiamo un regalo.
Scendendo le scale la faglia disse ai genitori di fare in fretta perché doveva studiare. Ma appena alzò lo sguardo notò il guinzaglio tenuto da padre e segui la catena con lo sguardo fino ad arrivare al mio collare.
Oddio non ci credo!!! Mi avete preso una schiava, siete i genitori migliori del mondo.
La giovane padrona corse ad abbracciarli. E il padre e la madre le disse che era un regalo più che meritato vista la sua carriera universitaria.
Il mio guinzaglio le fu consegnato in mano e noi ci ritirammo in camera sua. Dove mi fu ordinato di inginocchiarmi a terra difronte al letto, mentre la giovane padrona si sedette sul letto.
Molto bene schiava, il mio nome è Laura e da oggi sei una mia proprietà.
Piacere di fare la sua conoscenza padrona, il mio nome è Sofia è sono qui per servirla.
Vedo che sei già abbastanza remissiva e ciò mi piace.
La ringrazio padrona.
Per cominciare che dici di toglierti quell’orrenda tuta che ti hanno dato in agenzia.
Sì padrona.
Mi tolsi la tuta e rimasi lì nuda difronte a lei. Mi giro attorno osservandomi e non mancò di tastare il mio corpo stringendo tra le sue mani il mio seno e il mio sedere. Il fatto la sotto fossi depilata le fece piacere, mi disse che lei odiava i peli.
- Schiava adesso inginocchiati dinanzi alla tua padrona, la quale sta per dettarti le regole che dovrai seguire. Pena severe punizioni.
Regola numero uno: in quanto schiava dovrai eseguire ogni mio ordine e dovrai rivolgerti a me chiamandomi padrona o padron Laura.
Regola numero due: indosserai solo ciò che io deciderò che tu possa indossare.
Regola numero tre: in mia assenza i tuoi padroni saranno i miei genitori o le persone alle quali ti affiderò e dovrai rivolgerti a loro chiamandoli padroni.
Regola numero quattro: dovrai accettare ogni punizione che ti verrà inflitta, sia essa meritata o assegnata per il mio piacere. Solo io o persone da me autorizzate possono punirti.
Tutto chiaro schiava?
Sì padron Laura.
Adesso avvicinati a me camminando a quattro zampe.
Brava.
Nel dire ciò mia avvicinò il suo piede con la ciabatta davanti al viso.
Toglimi le ciabatte e massaggiami i piedi che oggi in facoltà è stata una giornata faticosa.
Sì padrona, come desidera.
Tolta la ciabatta presi il suo piede tra le mie mani e cominciai a massaggiarle la pianta con entrambe le mani, facendo dei movimenti lenti e circolari coi pollici. Dopo mi dedicai alla parte superiore del piede, lo tenevo su con una mano e con l’altra mi dedicavo al benessere della padrona, infine toccò alla caviglia.
Molto bene Sofia, vedo che come schiava massaggiatrice te la cavi bene. Ora passiamo all’altro piede.
Sì padrona.
Feci come richiesto e ripetetti il processo dedicandomi all’altro piede.
Basta così. Con le mani te la cavi abbasta bene.
La ringrazio padrona.
Ora, invece vediamo come te la cavi a massaggiarmi con la tua lingua.
Nel dire ciò la padrona mi avvicinò la punta del piede alla bocca. Non avevo mai fatto nulla del genere, anzi consideravo i piedi una parte del corpo un po’ disgustosa, stanno tutto il giorno chiusi in una scarpa dentro un calzino e a fine giornata non hanno di certo un buono odore.
Mentre ero persa nei mie pensieri la padrona notò che stavo esitando e richiamò la mia attenzione toccando le mie labbra col suo alluce.
Dai Sofia, una brava schiava non dovrebbe mai far attendere la sua padrona. Non vorrai mica essere punita il tuo primo giorno. Vero?
Mi scusi padrona, è solo che…
È solo che, cosa? Ti ricordo che sei una schiava e come tale devi eseguire ogni mio ordine. Se non ti piacevano i piedi potevi compilare la parte limiti del questionario dell’agenzia, ma non l’hai fatto, perciò datti da fare con quella tua lingua da schiava oppure vado giù a prendere la frusta che ci è stata data come omaggio e fidati non ti conviene che io vada giù.
La padrona che fino a poco fa si complimentava con me in maniera dolce si era trasformata. Potevo vedere dietro ai sui occhi ardere una fiamma di sadismo che non vedeva l’ora di potersi sfogare.
Per timore della frusta tirai fuori la lingua, presi in mano i sui piedi, e cominciai a darmi da fare.
Mi scusi padrona, non si ripeterà.
Lo spero per te.
Ora comincia leccando la pianta dei piedi. Assicurati di passare la lingua su tutta la superficie.
Sì padrona. Obbedisco.
Notai che sul volto della padrona era comparso un sorriso compiaciuto. Segno che stavo facendo bene il mio lavoro.
Ora dedica alle dita, voglio che le succhi una ad una e mi raccomando passa bene la lingua tra l’una e l’altra.
Feci come mi fu ordinato. Mi dedicai ad ogni singolo dito dei piedi della padrona facendo attenzione a non farle sentire i denti. Passai accuratamente la mia lingua tra ognuna delle sue dita come da sua richiesta.
Una volta che la padrona fu soddisfatta mi ordino di fermarmi.
Basta così Sofia. Per essere stata la tua prima volta sei stata una leccapiedi competente.
La ringrazio padrona. Mi scusi ancora per l’esitazione che ho avuto prima.
Tranquilla, non tutte le schiave nascono leccapiedi. Certe, come te del resto, hanno bisogno di una piccola motivazione.
Mentre la padrona mi parlava alzò i sui piedi, lucidi della mia saliva, e cominciò a strofinarmeli in faccia per asciugarli. Io stetti immobile, non volevo rischiare di farla arrabbiare di nuovo.
Come asciugamano non sei male. Chissà un giorno la tua faccia potrebbe servire qualche altra parte del mio corpo oltre ai piedi.
Padrona, per me sarebbe solo un onore.
La padrona mi sorrise e si alzò dal letto, si rimise le ciabatte e prese in mano il mio guinzaglio. Mi fece cenno di alzarmi e così feci. Usciti dalla camera della padrona ci dirigemmo in lavanderia, dove mi fu concesso di darmi una ripulita alla faccia tutta impasticciata della mia saliva. Inoltre mi fu spiegato che quello sarebbe stato il mio bagno, che avrei potuto utilizzarlo nei momenti in cui non al servizio suo o di qualcun altro oppure, in caso di urgenza, avrei dovuto chiedere il permesso.

Una volta ripulita, la madre della padrona ci chiamò dicendoci che la cena era pronta. Guidata col guinzaglio dalla mia padrona ci dirigemmo in sala da pranzo. Arrivata lì notai la presenza di soli tre piatti a tavola. La madre della padrona notò la mia espressione confusa in viso.
- Tu mangerai dopo di noi, quando avrai finito di lavare i piatti. Potrai nutrirti dei nostri avanzi oppure con del semplice pane. Tutto chiaro?
Sì padrona. Tutto chiaro.
Bene.
I padroni si sedettero a tavola e a me fu ordinato di inginocchiarmi vicino alla sedia di padron Laura. Rimasi lì, inginocchio in attesa che finissero. La giornata era stata molto impegnativa ed era dall’ora di pranzo che non mettevo qualcosa sotto i denti, tant’è che il mio stomaco iniziò a brontolare. Fortuna che padron Laura mi tirò a terra un pezzo di pane.
La ringrazio padrona. Lei è davvero una persona gentilissima.
Non illuderti. L’ho fatto solo perché il rumore del tuo stomaco mi infastidiva.
Mi scusai e raccolsi il pane dal pavimento e cominciai a mangiarlo con gusto. Quello fu il mio primo pasto da schiava, ero nuda, a terra al fianco della mia padrona comodamente seduta a tavola e il mio cibo veniva lanciato sul pavimento come fossi un cane. Tutto ciò per una persona normale sarebbe stato umiliante, per me non lo era, questa era la vita che avevo scelto. Ero una schiava, ma venivo trattata meglio dai miei padroni che dai miei zii.

Finita la cena sparecchiai e mi misi a lavare i piatti. Nel mentre i padroni andarono a sedersi sul divano a guardare la televisione.
Quando ebbi ultimato i miei incarichi mi recai in soggiorno a dirlo ai padroni.
Padroni ho terminato di lavare i piatti.
Brava Sofia, ora puoi andare mangiare.
Grazie padrona.
Mi recai di nuovo in cucina ed estrassi dal frigo un piatto che conteneva gli avanzi della pasta, lo posai a tavola e mi sedetti pronta per mangiare. Non feci in tempo ad addentare il primo boccone che padron Laura mi interruppe.
- Ferma Sofia.
Sì padrona…
Sai prima mi è piaciuto vederti mangiare per terra come un cane, perciò ho deciso che consumerai ogni tuo pasto in questo modo. Dimenticati anche delle posate, userai solo la bocca per prendere il cibo. Intesi?
Come vuole lei padrona.
Presi il mio piatto e lo misi a terra come ordinato dalla padrona. Mi misi a quattro zampe e cominciai a mangiare come un cane, anzi come una schiava.
Finita la pasta, la padrona mise a terra un recipiente con dell’acqua. Dovetti bere come una schiava anche l’acqua.
Dopo che mi dissetai fui condotta in soggiorno e fatta inginocchiare a terra in attesa di ordini. I quali non tardarono ad arrivare. La madre della padrona chiese alla figlia se potesse usarmi come poggiapiedi per far riposare le sue gambe, stanche dopo una giornata di lavoro. Padron Laura acconsentii e io mi diressi gattonando ai piedi della madre.
Sofia, ora voglio che tu resti immobile così come sei.
Come desidera padrona.
La padrona poggiò le sue gambe sulla mia schiena, si mise comoda facendo in modo che la maggior parte del suo peso gravasse su di me. Dovetti restare così per molto tempo. Ad un certo punto cominciai a sentire la stanchezza della giornata, le mie braccia iniziarono a tremare sotto il peso dello sforzo che compivo per far stare comoda la padrona.
Padrona non c’è la faccio più. La prego.
Resisti Sofia. Una brava schiava deve pensare prima ai suoi padroni che a se stessa. Inoltre il film sta per finire, resisti che manca poco.
Come desidera…
Il mio lavoro come poggiapiedi durò altri dieci minuti all’incirca. La padrona mi congedò ed io ritornai nelle mani della figlia, la quale, stanca, prese il mio guinzaglio e ci dirigemmo in camera sua per la notte.
Entrati in camera la padrona mi tolse il guinzaglio e lo ripose sulla scrivania. Mi disse che tutte le sere il mio compito sarebbe stato quello di aiutarla a spogliarla e ad indossare il pigiama, mentre io, invece, avrei dormito nuda sul tappeto posto ai piedi del letto. Mi furono dati un cuscino e una coperta in modo da rendere il mio giaciglio un poco più confortevole.
Dopo che ebbi aiutato la padrona ad indossare il pigiama mi disse che la sveglia sarebbe stata alle sei e che avrei dovuto darle il buongiorno baciandole i piedi, come fa una serva devota alla sua padrona. Finito di darmi le indicazioni andammo entrambe a dormire.
scritto il
2024-05-15
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