La nuova vita di Sofia CAP. 3

di
genere
dominazione

Suonata la sveglia io e la padrona ci svegliammo, e dopo essermi stiracchiata mi diressi a quattro zampe verso il letto, dove la mia padrona mi attendeva seduta. Sbadigliando mi porse prima un piede e poi l’altro, come da indicazioni io li baciai con devozione. La padrona si complimentò con me per aver seguito le sue indicazioni con cura e mi accarezzo la testa come si fa con i cagnolini ubbidienti.
Brava Sofia, questo è il buongiorno che una brava schiava deve dare ad una padrona come me.
La ringrazio padrona, lieta di averla soddisfatta. Sono qui per servirla.
A tal proposito.
Mi dica padrona. Cosa vuole che faccia?
Voglio che vai giù in cucina e prepari la colazione per tutta la famiglia.
Certo, come desidera padrona. Cosa devo preparare?
Uova strapazzate spremuta d’arancia. Tu poi mangerai gli avanzi.
Sì padrona.
Mi alzai e mi diressi in cucina a preparare la colazione. Come richiesto preparai delle uova strapazzate e spremuta d’arancia e una volta pronto misi il tutto in tavola e mi inginocchiai, come la sera prima, vicino alla sedia di padron Laura. I padroni gradirono molto la colazione e purtroppo non rimase nulla per me. Per fortuna che padron Laura mi diede dei pezzi di pane e del latte con cui fare colazione, ovviamente rigorosamente a terra come piace a lei.
Finita la colazione il padrone e padron Laura uscirono di casa per andare, rispettivamente, al lavoro ed in università ed io rimasi in casa sola con la padrona.
Allora Sofia, adesso voglio che sistemi la cucina, poi vieni da me nel gazebo per sapere quali sono i tuoi compiti.
Ai suoi ordini padrona.
Feci come richiesto, sparecchiai e lavai i piatti. Quando ebbi finito mi diressi dalla padrona in giardino.
Quando uscii in giardino ero totalmente nuda, come ordinatomi da padron Laura, la quale decideva cosa dovessi indossare e fin ora indossavo solo il collare da schiava, simbolo della mia nuova vita e dalla sottomissione ai mie padroni. L’erba bagnata dalla rugiada regalava ai miei piedi una sensazione piacevole ad ogni passo ed il sole col suo tepore abbracciava il mio corpo nudo nella sua interezza.
Arrivata la gazebo mi inginocchiai dinanzi alla padrona in attesa dei nuovi ordini.
Hai finito con la cucina?
Sì, ho sparecchiato e lavato i piatti, come da lei richiesto padrona.
Eccellente. Da adesso allora sei a mia completa disposizione. Vai in casa e prepara una tazza di tè e servimela accompagnandola con dei biscotti.
Come desidera padrona.
Rientrai in casa e feci come ordinatomi. Sistemai il tutto in un vassoio e mi diressi di nuovo al gazebo, facendo attenzione a non rovesciare il tè, visto che il contenuto della tazzina ondeggiava ad ogni mio passo.
Arrivata al gazebo poggiai il vassoio su tavolino e attesi inginocchiata che la padrona finisse.
Quando ebbe finito si tolse le scarpe e mi chiese di avvicinarmi. Così feci.
Sai Sofia, Laura mi ha detto che ti ha usato come lavapiedi e che te la sei cavata piuttosto bene.
Sì padrona, vostra figlia è stata soddisfatta nonostante sia stata la mia prima volta.
Però mi ha anche detto che sei stata reticente all’inizio.
Sì, è vero. Ho promesso a vostra figlia che non si ripeterà più.
Lo spero per te. Se Laura ti punisse non ti piacerebbe affatto, lei sa essere piuttosto sadica quando ci si mette.
Mi impegnerò al massimo perché non succeda padrona.
Allora dimostramelo dedicando ai miei piedi le attenzioni che meritano.
Ai suoi ordini padrona.
Avvicinai il viso ai piedi della padrona ed iniziai a baciarli delicatamente prima uno e poi l'altro per dimostrale il mio affetto e la mia devozione, poi iniziai ad usare la lingua per lucidare a dovere tutta la loro superficie ed infine una ad una succhiai le dita della padrona, assicurandomi di passare bene la lingua tra le dita.
Quando ebbi finito i piedi della padrona erano talmente puliti che risplendevano sotto i raggi del sole. Ero proprio soddisfatta del mio lavoro e lo era anche la padrona, infatti si complimentò con me e mi diede anche una ricompensa, ovvero i biscotti del tè avanzati e mi consentii di mangiarli seduta al tavolino come un normale essere umano e non a terra come una schiava.
Sono fiera di te Sofia, te la stai cavando molto bene come schiava, sembra quasi che servire le altre persone sia scritto nel tuo DNA, ti viene così naturale. Non trovi anche tu?
Sì, avete regione padrona. Fin da giovane mi piaceva rendermi utile aiutando le altre persone e vederle felici.
Sei una brava ragazza, si vede. Mi spiace per ciò che hai dovuto passare con i tuoi zii, dovevano essere proprio delle persone spregevoli per averti spinta a dare via la tua libertà pur di andartene di casa.
Sì, avete ragione padrona, lo erano. Non c’era un giorno in cui non mi sfruttassero come se fossi una schiava, a volte mi lasciavano anche senza cibo per giorni, perché secondo loro non ero abbastanza brava nei lavori domestici.
Povera, deve essere stata dura.
Sì, lo è stato, ma adesso è finita per fortuna. Adesso appartengo alla vostra famiglia e anche se sono la vostra schiava mi sento più libera di quanto non lo fossi prima.
Mi fa piacere cara.
La ringrazio padrona.
Continuammo a parlare ancora per un po’, finché la padrona, guardando l’orologio, non si accorse che si era fatto tardi . Mi disse che lei e la famiglia sarebbero andati a pranzare fuori e che avrebbero passato il pomeriggio a fare compere. Io, invece, sarei dovuta rimanere a casa, visto che non avevo vestiti e a padron Laura non piaceva la divisa fornitami dall’agenzia. Avrei potuto uscire nuda, molti schiavi venivano portati a seguito dei padroni nudi, avere schiavi in forma era un vanto per i padroni, ma a padron Laura l’idea no piaceva. Il mio corpo era suo e solo lei poteva decidere chi potesse guardarlo, perciò io dovetti rimanere a casa. La padrona mi concesse di rilassarmi finché loro non sarebbero tornati. Ringraziai la padrona e la accompagnai alla sua auto portandole la borsa e la salutai augurandole di proseguire bene la giornata.

Rimasta sola in casa mi diressi in cucina a prepararmi il pranzo. Non avevo molta fame, i biscotti mi avevano saziato abbastanza, così decisi di farmi un panino con crema di nocciole e lo tagliai in sei parti che misi su un piatto riposto sul pavimento. Anche se ero sola decisi di continuare a mangiare come una schiava, perché era ciò che ero ed inoltre avrebbe sicuramente fatto piacere a padron Laura.
Finito di gustarmi il mio pranzo mi alzai da terra e lavai i piatti e sistemai la cucina. Quando ebbi finito mi accorsi che non sapevo cosa fare, era da molto tempo che non avevo modo di dedicarmi a me stessa, così decisi di andare a prendere il sole vicino alla piscina. Pensai che il collare avrebbe lasciato il segno con l’abbronzatura, ma non me ne preoccupai più di tanto, ormai il collare era parte di me, era come una seconda pelle, inoltre anche avendo voluto toglierlo non avrei potuto farlo visto che era chiuso con un lucchetto e le chiavi erano in possesso dell’agenzia.
Era da quando ero bambina che non mi stendevo a prendere il sole. Fu piacevole rilassarsi dopo tanto tempo, per di più prenderlo integralmente era una sensazione fantastica, sentivo i suoi caldi baci su tutto il mio corpo. Il mio nudo corpo era a piena disposizione del sole il quale non mancò di baciarlo in ogni punto, si prese cura del mio seno e solleticò con i suoi raggi i mie capezzoli che nel frattempo si erano inturgiditi, con i suoi baci scendeva verso il mio inguine baciando la mia vulva regalandomi una splendida sensazione di calore che mi fece venire voglia di toccarmi. Mi accarezzai lentamente e con delicatezza, le mie carezze miste ai baci solari mi regalavano una sensazione stupenda, i brividi di piacere attraversarono tutto il mio corpo e quando venni fu fantastico, mi sentivo finalmente libera e pienamente appagata dalla mia vita.
Finito di prendere il sole mi diedi una sciacquata nella doccia all’aperto, che normalmente si usa per togliere il cloro, mi asciugai e rientrai in casa. Mi stesi sul divano a guardare la televisione e mi rilassai talmente tanto che mi addormentai e caddi in un sonno talmente profondo che non mi accorsi neanche che i mie padroni fecero ritorno.
scritto il
2024-05-18
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