Scene di vita borghese
di
Daniela22
genere
confessioni
Scrivo una storia vera, sincera, vissuta da me; una storia (una serie di storie) che non ho mai raccontato a nessuno. Ho salvaguardato l'ipocrisia della mia vita di donna borghese, di una famiglia apprezzata dalla società, di un'immagine di donna seria e devota.
Svolgo un lavoro che mi dà l'opportunità di organizzare in autonomia l'orario di lavoro e che mi trova a dovere fare qualche breve trasferta. Ho potuto fare ciò che volevo, stando attenta ad un minimo di discrezione.
A 18 anni ho avuto il mio primo amante, un uomo sposato di 33, che mi ha circuita e oggi riconosco che, mentre pensavo di essere furba, mi sono fatta manovrare a piacimento da lui.Io ero fidanzata, e per una serie di circostanze (era amico della sorella del mio ragazzo) frequentavamo la stessa compagnia. Non ero interessata a lui, non ho mai pensato di commettere atti da porca. Il mio fidanzato è stato il primo uomo a penetrarmi e togliermi la verginità e mi trattava come la principessa sul pisello. Non capivo perchè questa cosa, anzichè lusingarmi mi indispettiva, mi sembrava di vivere a metà.
Iniziammo a frequentare la casa di Walter e sua moglie più assiduamente quando lei rimase incinta ed aveva una gravidanza a rischio. Io lavoravo part time e parte del mio tempo libero lo passavo a farle compagnia o a farle piccoli lavori in casa.
Un pomeriggio d'estate, caldo e assolato, passai lo straccio sui pavimenti, e mi trovai inondata di sudore. Lei era stesa a letto e mi disse di andare in garage dove avevano una doccia e rinfrescarmi. Scesi con un asciugamano pulito, mi spogliai e accesi il getto dell'acqua. Ero piccola e minuta se non fosse stato per un seno importante (portavo la IV di reggiseno) e fin da giovane mi sono abituata a parlare con uomini che difficilmente mi guardavano negli occhi. Ero sotto al getto dell'acqua quando mi sembrò di sentire un rumore, ma non ci feci caso. Poco dopo si scostò la tenda della doccia e mi trovai di fronte Walter, nudo e con l'erezione in vista. Sussultai e gli chiesi se era impazzito.
Mi prese per le spalle e mi spinse faccia al muro. Una mano mi palpava stringendo un seno, l'altra stava già esplorando la fica. "Certo che sono pazzo. Sono settimane che mi agiti le tette sotto al naso, ti do quello che vuoi"
Avrei dovuto, voluto dirgli che si fermasse, che non volevo ma le sue dita mi scopavano e le gambe mi cedevano. L'orgasmo fu un lampo, mi limonava togliendomi il fiato.
No, non l'ho respinto, ho succhiato la sua lingua e poco dopo ero in ginocchio a succhiargli il cazzo.
Pensai al mio fidanzato, quando mi limitavo a baciargli l'asta e a dargli piccoli colpi di lingua, piena di pudore. Ora succhiavo quel cazzo con trasporto, come se non avessi mai fatto altro. Mi venne in bocca e per la prima volta ingoiai sborra. Mi aspettavo parole d'amore o di passione. Si limitò a dire che dovevo migliorare a sbocchinare, ma avevo un buon potenziale.
Io non riuscivo nemmeno a guardarlo in faccia. Lui mi strinse le spalle, scrollandomi "Lo so che vuoi essere la mia puttana, ma dobbiamo stare attenti. Vedrai che ti piacerà, un pò alla volta sarai la troia perfetta"
Vi parlo di trent'anni fa, e allora non c'era questa tipologia di linguaggio, o almeno, io non la conoscevo. Ero davvero sotto choc, incapace di credere di avere fatto ciò che era appena successo. Sentii sua moglie che i chiamava. Mi vestii in fretta e corsi da lei. Non so come dissimulai il mio imbarazzo, la mia vergogna, ma in qualche modo ci riuscii. Quando a sera mi venne a prendere il mio ragazzo, Walter ci invitò a restare a cena. Lui accettò e iniziò la prima delle lezioni che Walter mi ha insegnato. Mentre apparecchiavamo la tavola mi ha chiesto di andare in bagno a togliere le mutandine e mi ha raccomandato di non indossarle mai quando fossi andata da loro.
Mi tremavano le gambe, mentre Luca, il mio ragazzo e sua moglie Marta chiacchieravano nel divano del salotto e noi preparavamo la cena. Preparai i piatti, le insalate, il pane mentre lui si mise in ginocchio fra le mie gambe e mi titillava la figa con le dita e la lingua, Mi sentivo colare come se me la fossi fatta addosso ed ero terrorizzata che ci scoprissero. Lui mi sorrideva, il suo sguardo era viscido, ma io mi accorsi di desiderare il baratro in cui mi stava spingendo.
Cenammo con una forzata allegria, non vedevo l'ora di tornare a casa. Forse mi sarei svegliata e mi sarei accorta di stare sognando.
Il risveglio, la mattina dopo era il telefono che squillava e Walter che mi diceva di essere stato molto colpito da come la mia figa gli "sorrideva". "Sei una figa in calore, bisogna sbollire tutta quell'energia" Gli chiesi di smettere di parlarmi così, che era stato un errore e non volevo più parlarne.
Lui rise, una risata profonda e bassa. "Ok, ora smetti di fare la vergine, So che non vedi l'ora di farti sbattere e godere. Ti aspetto fuori dal tuo ufficio" Gli risposi che non sarei andata.
Quando uscii vidi la sua macchina parcheggiata poco lontano. Feci per girare dalla parte opposta. Poi lo vidi dentro l'auto. Mi guardava con un sorriso di sfida. Le mie gambe si mossero verso di lui. Salii in auto.
Mi portò in un albergo a ore. Squallido. L'uomo alla reception ci guardava distratto mentre Walter mi stringeva un seno sopra l'abito, chiaramente un'esibizione per il tipo che ammicò mentre ci dava le chiavi della stanza. Girando le spalle per andare all'ascensore mi prese una chiappa fra le mani, ed il tipo gli augurò buon divertimento. Io volevo sprofondare.
Pensavo che avrei dovuto uscire, correre via da lui, ma dentro l'ascensore lui era già avvinghiato a me e le nostre bocche erano incollate. La sua lingua e la sua saliva erano un potente afrodisiaco.
Mi spogliai freneticamente appena richiusa la porta della camera e mi spinse sul letto. Mi divaricò le gambe e affondò il volto nella mia figa. Mentre mi bagnavo iniziai a godere davvero come mai prima. Prosegui leccandomi e scopandomi con le dita. Il letto era bagnato davvero come se avessi fatto pipì.
Questa cosa lo gratificava ed aumentava la sua eccitazione.
Si stese al mio fianco e mi chiese di impalarmi sul suo cazzo. Salii sopra lui e lo feci entrare, Non aveva grandi dimensioni ed io ero fradicia. Facevo fatica a sentirlo, ma ero impazzita all'idea di essere scopata da un uomo così porco.
Venne dentro di me ed allora rincominciò a leccarmi per ripulirmi. Per me era tutto nuovo, tutto sporco ma mi piaceva. Mi succhiò i capezzoli fino ad arrossarli, fino a sentire male, poi mi toccava fra le gambe e mi mostrava le dita luccicanti dei miei umori. "Vedi, piccola troia quanto ti piace? Come fai a dire che non mi vuoi? Ora girati che ti inculo" Mi rifiutai, mi sembrava una cosa animalesca, schifosa. Mi disse che eravamo lì proprio per essere animali e che cola suo cazzo piccolo non mi avrebbe fatto male. "Prenderai cazzi più grossi, ma mi eccita sapere che io ti ho fatto conoscere l'abbandono". Mi girai e mi mise il cazzo in culo. In effetti fu più fastidio che male.
Lo sentivo muoversi dentro, mentre mi diceva che quella verginità era sua ed io gli dovevo gratitudine per il piacere che mi insegnava.
Ricordo che facevo fatica a respirare tanto ero eccitata e spaventata. Sentìì il suo schizzo dentro il culo. Non mi diede pace, rincominciò a leccarmi. Ero sfinita, avrei voluto si fermasse, ma non volevo essere quella che cedeva.
Dove non poteva il suo cazzo poterono la sua lingua e le sue mani.
Uscii dalla stanza barcollando, le gambe non mi tenevano. Mi riaccompagnò a casa, dove telefonai al mio fidanzato che non mi sentivo bene e preferivo andare a letto. Feci un bagno ed effettivamente andai a letto, evitando i miei genitori, terrorizzata che capissero cosa avevo fatto.
Nelle settimane successive presi confidenza con il sesso. Divenni più attiva, lo provocavo e riuscivo a tenere lunghe sessioni di sesso senza stare male. Al punto che spesse volte dopo gli incontri con Walter facevo l'amore col mio ragazzo perchè non gli venissero sospetti. Imparai a scopare, a sbocchinare come una professionista, a non rifiutarmi mai, imparai a mentire sfacciatamente.
Mi sentivo viva, ma nello stesso tempo capivo di essere entrata in una dipendenza. Non sopportavo di aspettare a bere la sua sborra, bruciavo dalla voglia di sentire le sua lingua portarmi all'orgasmo. Accettai di essere fotografata, nuda, prima del rapporto, mentre mi toccavo e dopo il rapporto con i nostri liquidi che mi impiastricciavano figa e coscie. Sapevo che le faceva vedere ai suoi colleghi. Si vantava della ragazzina innamorata pazza di lui. Mi diceva che raccontava quello che facevamo e loro si eccitavano, Qualcuno gli chiese se mi poteva prestare.
Subito mi arrabbiai, ma poi facendo sesso mi facevo sempre più ardita. Sapeva come alimentare il mio vizio, la mia libidine.
Un giorno arrivammo nella stanza d'albergo e dentro c'era già un uomo. Sulla cinquantina, grosso, nudo e con un grande cazzo. Fui presa dal panico ma Walter mi trattenne nella stanza e mi chiese di provargli la mia fedeltà alle gioei del sesso che ,i aveva insegnato, concedendomi al suo amico.
Si chiamava Andrea, mi guardava come un lupo guarda una pecora. Walter mi spoglio e mi fece stendere. Iniziò a limonarmi e ad accarezzarmi la figa. Dalla 'altra parte Andrea iniziò a leccarmi il collo, a succhiarmi le tette e sentii anche la sua mano nella figa.
Commentavano quanto ero morbida e bagnata, Walter si alzò e mi lascio in mano all'altro.
Mi baciava dappertutto, sapevo che mi stavo bagnando ma mi rimaneva la sensazione dello schifo. Quell'uomo era orribile e schifoso. Mi riempì col suo cazzo. Lo sentivo tutto, ogni millimetro della mia pelle lo percepiva. Subito ero talmente stretta che non riusciva a scivolare, poi la carne si adeguò a quell'ampiezza. "Oh, cosi, come scivolare dentro a un guanto di velluto. Una puttana cosi giova e così bella, materiale di prima classe" Non risposi, la sua lingua saettava nella mia bocca, mentre con la coda dell'occhio vidi Walter che si masturbava. Dopo un tempo che mi sembrò infinito Andrea mi schizzò tutta la sborra che potevano contenere i suoi coglioni.
Pensai fosse finita-
Mi abbandonai sul letto, mentre lecrime mi segnavano il viso. Lui mi prese la testa e me la spinse al cazzo. "Succhia, mi hanno detto che sei una bocchinara portentosa, non deludermi" Il cazzo lentamente riprese l'erezione, ma non mi fece finire.
Mi girò a pecora e mi appoggiò la punta allo sfintere. Affondò in me mentre mi rompeva letteralmente il culo ed io urlavo il dolore che provavo. Vidi Walter venirsi in mano guardandoci. Lo odiai.
Poi odiai me stessa, perchè dopo il dolore, dopo avere pensato che sarei morta, ho provato piacere e sono arrivata all'orgasmo con Andrea.
Quando si staccò da me andò a fare una doccia. Si rivestì e mi lasciò sul comodino delle banconote. Salutò Walter, ringraziandolo per la cavalcata con una puttana così dotata.
Piansi disperata, non avevo più la capacità di pensare.
Walter mi strinse fra le braccia, mi disse che ero stata brava ed era orgoglioso di me. Mi leccò per pulire lo sperma da me. Sì, ho goduto anche con lui.
Poi nei giorni successivi ho pensato e ripensato a quanto mi ero lasciata fare. In quei giorni sono uscita con lui per delle sveltine in auto, ma lo sentivo sempre più lontano. Non era lui, ero io, che all'improvviso riprendevo in mano il bandolo della matassa. Lo lasciai, e lasciai il mio fidanzato che, poveretto, cadde dalle nuvole.
Decisi di provare a rifarmi una verginità, almeno morale. Lui non l'ha presa bene, ha provato a ricattarmi, ma ho tenuto duro. Sono riuscita a lasciarlo nel passato.
Svolgo un lavoro che mi dà l'opportunità di organizzare in autonomia l'orario di lavoro e che mi trova a dovere fare qualche breve trasferta. Ho potuto fare ciò che volevo, stando attenta ad un minimo di discrezione.
A 18 anni ho avuto il mio primo amante, un uomo sposato di 33, che mi ha circuita e oggi riconosco che, mentre pensavo di essere furba, mi sono fatta manovrare a piacimento da lui.Io ero fidanzata, e per una serie di circostanze (era amico della sorella del mio ragazzo) frequentavamo la stessa compagnia. Non ero interessata a lui, non ho mai pensato di commettere atti da porca. Il mio fidanzato è stato il primo uomo a penetrarmi e togliermi la verginità e mi trattava come la principessa sul pisello. Non capivo perchè questa cosa, anzichè lusingarmi mi indispettiva, mi sembrava di vivere a metà.
Iniziammo a frequentare la casa di Walter e sua moglie più assiduamente quando lei rimase incinta ed aveva una gravidanza a rischio. Io lavoravo part time e parte del mio tempo libero lo passavo a farle compagnia o a farle piccoli lavori in casa.
Un pomeriggio d'estate, caldo e assolato, passai lo straccio sui pavimenti, e mi trovai inondata di sudore. Lei era stesa a letto e mi disse di andare in garage dove avevano una doccia e rinfrescarmi. Scesi con un asciugamano pulito, mi spogliai e accesi il getto dell'acqua. Ero piccola e minuta se non fosse stato per un seno importante (portavo la IV di reggiseno) e fin da giovane mi sono abituata a parlare con uomini che difficilmente mi guardavano negli occhi. Ero sotto al getto dell'acqua quando mi sembrò di sentire un rumore, ma non ci feci caso. Poco dopo si scostò la tenda della doccia e mi trovai di fronte Walter, nudo e con l'erezione in vista. Sussultai e gli chiesi se era impazzito.
Mi prese per le spalle e mi spinse faccia al muro. Una mano mi palpava stringendo un seno, l'altra stava già esplorando la fica. "Certo che sono pazzo. Sono settimane che mi agiti le tette sotto al naso, ti do quello che vuoi"
Avrei dovuto, voluto dirgli che si fermasse, che non volevo ma le sue dita mi scopavano e le gambe mi cedevano. L'orgasmo fu un lampo, mi limonava togliendomi il fiato.
No, non l'ho respinto, ho succhiato la sua lingua e poco dopo ero in ginocchio a succhiargli il cazzo.
Pensai al mio fidanzato, quando mi limitavo a baciargli l'asta e a dargli piccoli colpi di lingua, piena di pudore. Ora succhiavo quel cazzo con trasporto, come se non avessi mai fatto altro. Mi venne in bocca e per la prima volta ingoiai sborra. Mi aspettavo parole d'amore o di passione. Si limitò a dire che dovevo migliorare a sbocchinare, ma avevo un buon potenziale.
Io non riuscivo nemmeno a guardarlo in faccia. Lui mi strinse le spalle, scrollandomi "Lo so che vuoi essere la mia puttana, ma dobbiamo stare attenti. Vedrai che ti piacerà, un pò alla volta sarai la troia perfetta"
Vi parlo di trent'anni fa, e allora non c'era questa tipologia di linguaggio, o almeno, io non la conoscevo. Ero davvero sotto choc, incapace di credere di avere fatto ciò che era appena successo. Sentii sua moglie che i chiamava. Mi vestii in fretta e corsi da lei. Non so come dissimulai il mio imbarazzo, la mia vergogna, ma in qualche modo ci riuscii. Quando a sera mi venne a prendere il mio ragazzo, Walter ci invitò a restare a cena. Lui accettò e iniziò la prima delle lezioni che Walter mi ha insegnato. Mentre apparecchiavamo la tavola mi ha chiesto di andare in bagno a togliere le mutandine e mi ha raccomandato di non indossarle mai quando fossi andata da loro.
Mi tremavano le gambe, mentre Luca, il mio ragazzo e sua moglie Marta chiacchieravano nel divano del salotto e noi preparavamo la cena. Preparai i piatti, le insalate, il pane mentre lui si mise in ginocchio fra le mie gambe e mi titillava la figa con le dita e la lingua, Mi sentivo colare come se me la fossi fatta addosso ed ero terrorizzata che ci scoprissero. Lui mi sorrideva, il suo sguardo era viscido, ma io mi accorsi di desiderare il baratro in cui mi stava spingendo.
Cenammo con una forzata allegria, non vedevo l'ora di tornare a casa. Forse mi sarei svegliata e mi sarei accorta di stare sognando.
Il risveglio, la mattina dopo era il telefono che squillava e Walter che mi diceva di essere stato molto colpito da come la mia figa gli "sorrideva". "Sei una figa in calore, bisogna sbollire tutta quell'energia" Gli chiesi di smettere di parlarmi così, che era stato un errore e non volevo più parlarne.
Lui rise, una risata profonda e bassa. "Ok, ora smetti di fare la vergine, So che non vedi l'ora di farti sbattere e godere. Ti aspetto fuori dal tuo ufficio" Gli risposi che non sarei andata.
Quando uscii vidi la sua macchina parcheggiata poco lontano. Feci per girare dalla parte opposta. Poi lo vidi dentro l'auto. Mi guardava con un sorriso di sfida. Le mie gambe si mossero verso di lui. Salii in auto.
Mi portò in un albergo a ore. Squallido. L'uomo alla reception ci guardava distratto mentre Walter mi stringeva un seno sopra l'abito, chiaramente un'esibizione per il tipo che ammicò mentre ci dava le chiavi della stanza. Girando le spalle per andare all'ascensore mi prese una chiappa fra le mani, ed il tipo gli augurò buon divertimento. Io volevo sprofondare.
Pensavo che avrei dovuto uscire, correre via da lui, ma dentro l'ascensore lui era già avvinghiato a me e le nostre bocche erano incollate. La sua lingua e la sua saliva erano un potente afrodisiaco.
Mi spogliai freneticamente appena richiusa la porta della camera e mi spinse sul letto. Mi divaricò le gambe e affondò il volto nella mia figa. Mentre mi bagnavo iniziai a godere davvero come mai prima. Prosegui leccandomi e scopandomi con le dita. Il letto era bagnato davvero come se avessi fatto pipì.
Questa cosa lo gratificava ed aumentava la sua eccitazione.
Si stese al mio fianco e mi chiese di impalarmi sul suo cazzo. Salii sopra lui e lo feci entrare, Non aveva grandi dimensioni ed io ero fradicia. Facevo fatica a sentirlo, ma ero impazzita all'idea di essere scopata da un uomo così porco.
Venne dentro di me ed allora rincominciò a leccarmi per ripulirmi. Per me era tutto nuovo, tutto sporco ma mi piaceva. Mi succhiò i capezzoli fino ad arrossarli, fino a sentire male, poi mi toccava fra le gambe e mi mostrava le dita luccicanti dei miei umori. "Vedi, piccola troia quanto ti piace? Come fai a dire che non mi vuoi? Ora girati che ti inculo" Mi rifiutai, mi sembrava una cosa animalesca, schifosa. Mi disse che eravamo lì proprio per essere animali e che cola suo cazzo piccolo non mi avrebbe fatto male. "Prenderai cazzi più grossi, ma mi eccita sapere che io ti ho fatto conoscere l'abbandono". Mi girai e mi mise il cazzo in culo. In effetti fu più fastidio che male.
Lo sentivo muoversi dentro, mentre mi diceva che quella verginità era sua ed io gli dovevo gratitudine per il piacere che mi insegnava.
Ricordo che facevo fatica a respirare tanto ero eccitata e spaventata. Sentìì il suo schizzo dentro il culo. Non mi diede pace, rincominciò a leccarmi. Ero sfinita, avrei voluto si fermasse, ma non volevo essere quella che cedeva.
Dove non poteva il suo cazzo poterono la sua lingua e le sue mani.
Uscii dalla stanza barcollando, le gambe non mi tenevano. Mi riaccompagnò a casa, dove telefonai al mio fidanzato che non mi sentivo bene e preferivo andare a letto. Feci un bagno ed effettivamente andai a letto, evitando i miei genitori, terrorizzata che capissero cosa avevo fatto.
Nelle settimane successive presi confidenza con il sesso. Divenni più attiva, lo provocavo e riuscivo a tenere lunghe sessioni di sesso senza stare male. Al punto che spesse volte dopo gli incontri con Walter facevo l'amore col mio ragazzo perchè non gli venissero sospetti. Imparai a scopare, a sbocchinare come una professionista, a non rifiutarmi mai, imparai a mentire sfacciatamente.
Mi sentivo viva, ma nello stesso tempo capivo di essere entrata in una dipendenza. Non sopportavo di aspettare a bere la sua sborra, bruciavo dalla voglia di sentire le sua lingua portarmi all'orgasmo. Accettai di essere fotografata, nuda, prima del rapporto, mentre mi toccavo e dopo il rapporto con i nostri liquidi che mi impiastricciavano figa e coscie. Sapevo che le faceva vedere ai suoi colleghi. Si vantava della ragazzina innamorata pazza di lui. Mi diceva che raccontava quello che facevamo e loro si eccitavano, Qualcuno gli chiese se mi poteva prestare.
Subito mi arrabbiai, ma poi facendo sesso mi facevo sempre più ardita. Sapeva come alimentare il mio vizio, la mia libidine.
Un giorno arrivammo nella stanza d'albergo e dentro c'era già un uomo. Sulla cinquantina, grosso, nudo e con un grande cazzo. Fui presa dal panico ma Walter mi trattenne nella stanza e mi chiese di provargli la mia fedeltà alle gioei del sesso che ,i aveva insegnato, concedendomi al suo amico.
Si chiamava Andrea, mi guardava come un lupo guarda una pecora. Walter mi spoglio e mi fece stendere. Iniziò a limonarmi e ad accarezzarmi la figa. Dalla 'altra parte Andrea iniziò a leccarmi il collo, a succhiarmi le tette e sentii anche la sua mano nella figa.
Commentavano quanto ero morbida e bagnata, Walter si alzò e mi lascio in mano all'altro.
Mi baciava dappertutto, sapevo che mi stavo bagnando ma mi rimaneva la sensazione dello schifo. Quell'uomo era orribile e schifoso. Mi riempì col suo cazzo. Lo sentivo tutto, ogni millimetro della mia pelle lo percepiva. Subito ero talmente stretta che non riusciva a scivolare, poi la carne si adeguò a quell'ampiezza. "Oh, cosi, come scivolare dentro a un guanto di velluto. Una puttana cosi giova e così bella, materiale di prima classe" Non risposi, la sua lingua saettava nella mia bocca, mentre con la coda dell'occhio vidi Walter che si masturbava. Dopo un tempo che mi sembrò infinito Andrea mi schizzò tutta la sborra che potevano contenere i suoi coglioni.
Pensai fosse finita-
Mi abbandonai sul letto, mentre lecrime mi segnavano il viso. Lui mi prese la testa e me la spinse al cazzo. "Succhia, mi hanno detto che sei una bocchinara portentosa, non deludermi" Il cazzo lentamente riprese l'erezione, ma non mi fece finire.
Mi girò a pecora e mi appoggiò la punta allo sfintere. Affondò in me mentre mi rompeva letteralmente il culo ed io urlavo il dolore che provavo. Vidi Walter venirsi in mano guardandoci. Lo odiai.
Poi odiai me stessa, perchè dopo il dolore, dopo avere pensato che sarei morta, ho provato piacere e sono arrivata all'orgasmo con Andrea.
Quando si staccò da me andò a fare una doccia. Si rivestì e mi lasciò sul comodino delle banconote. Salutò Walter, ringraziandolo per la cavalcata con una puttana così dotata.
Piansi disperata, non avevo più la capacità di pensare.
Walter mi strinse fra le braccia, mi disse che ero stata brava ed era orgoglioso di me. Mi leccò per pulire lo sperma da me. Sì, ho goduto anche con lui.
Poi nei giorni successivi ho pensato e ripensato a quanto mi ero lasciata fare. In quei giorni sono uscita con lui per delle sveltine in auto, ma lo sentivo sempre più lontano. Non era lui, ero io, che all'improvviso riprendevo in mano il bandolo della matassa. Lo lasciai, e lasciai il mio fidanzato che, poveretto, cadde dalle nuvole.
Decisi di provare a rifarmi una verginità, almeno morale. Lui non l'ha presa bene, ha provato a ricattarmi, ma ho tenuto duro. Sono riuscita a lasciarlo nel passato.
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