Notte di fuoco con la mamma

di
genere
incesti

La mia prima volta la ebbi con mia madre, quando avevo 20 anni. Ricordo ancora che ero appena tornato tardi a casa dall'università, e c'era appunto mia madre ad attendermi, per la cena. Nessuno dei due è mai stato un grande bevitore, ma quella sera avevamo deciso di berci insieme uno spumante. Purtroppo, e per fortuna, dato quello che poi accadde quella sera, entrambi non riusciamo a reggere l'alcol, e ci eravamo fatti prendere dalla mano. I bicchieri duravano pochissimo tempo, e penso che avremo bevuto tipo 11 bicchieri a testa. Avevamo scherzato e riso tantissimo, finché non eravamo finiti sulla nostra vita personale.
«Allora, come andiamo con le donne?» mi chiese mia madre.
«Mamma lo sai che sono impacciato. Per adesso ancora nulla, nessuna ragazza» risposi io.
«Certo che tutte queste ragazze hanno proprio dei gusti di merda. Come fanno a non volere come fidanzato un ragazzo così bello e dolce e intelligente come te» aggiunse mia madre, facendomi arrossire. Poi continuò: «fidati che, se ci provassi con una donna un po' più grande di te, la faresti cadere ai tuoi piedi. Le tue coetanee non capiscono un cazzo in fatto di uomini».
«Ma sì mamma, sti cazzi, prima o poi la troverò la mia donna» dissi io sorridendo.
«Lo spero proprio. Quella tua donna del futuro sarà più che fortunata ad essersi trovata un bell'uomo come te. Addirittura la invidio» disse mia mamma.
«Addirittura!» commentai io ridendo.
Passarono un paio di secondi di silenzio, secondi in cui io e mia madre non la smettevamo di fissarci. Vedevo in lei che c'era una certa... Fame. Una fame che non saziò più dopo che sono nato, quando mio padre ci abbandonò. Quel coglione. Come fai ad abbandonare una donna così bella, così dolce e così sveglia, addirittura quando ha da poco dato alla luce tuo figlio? Purtroppo per mia madre, è sempre stata un po' solitaria in fatto di relazioni. Le sue amiche e mia zia, sua sorella, l'avevano sempre spronata ad incontrare nuovi uomini, ma quei pochi fortunati che erano riusciti ad uscire con lei dovevano accontentarsi di una sola serata, perché lei perdeva interesse subito.
Ammetto che sono sempre stato geloso di quegli uomini che potevano uscire con una donna, con la d maiuscola, come mia madre. C'erano state un paio di occasioni in cui avevo fantasticato su di lei, quando ero ancora un adolescente in preda ad attacchi ormonali, e non riuscivo più di una volta a togliere il mio sguardo sulla sua scollatura o sulle sue gambe sexy. Credo anche che mia abbia beccato più di una volta.

Tornando a quella serata, dopo il silenzio lei mi fece una domanda: «ma quindi, non hai mai baciato nessuna ragazza?»
«Solo una volta, alle elementari con una mia compagna di classe, ma non era stato chissà che cosa, ovviamente» risposi io.
«Ti sei mai chiesto come sarebbe un bacio come si deve?» chiese lei.
«Beh ovvio che sì, ma oltre ai film o ai porno, non so proprio come lo si dia» ormai l'alcol mi aveva reso più onesto.
«Ti guardi i porno!?»
«Ogni tanto sì, mamma, come tutti i ragazzi della mia età, mi sembra normale».
«Non mi piace comunque che tu li guardi. Non rappresentano per niente la realtà, e non mi piace nemmeno come vengono trattate le donne».
«Sì, hai ragione, però è eccitante comunque».
A quel punto, mia madre si alzò, e camminò verso di me, facendo quel rumore che tanto mi piace dei tacchi sul pavimento, mentre si mordeva il labbro inferiore.
Si sedette sopra di me, avvolgendo le braccia al mio collo. Continuammo a guardarci, con i respiri pesanti e i cuori che ci batteva a mille. Inutile dire che l'uccello aveva deciso di animarsi in quel momento, e credo proprio che mia mamma l'avesse sentito. Si alzò la gonna, scoprendo meglio le sue gambe e il suo bacino, e le sue mutandine nere, dentro i collant, e riportò le braccia attorno a me.
«Te lo insegno io qualcosa di eccitante» disse lei.
Avvicinò le labbra alle mie, e ci baciammo. Fu intenso, un bacio che mi incendiò tutto dentro. Non vedevo niente, la passione mi aveva chiuso gli occhi, ma non mi importava, perché era una sensazione bellissima. Addirittura iniziammo ad usare la lingua, e dio mio che piacere che provavo. Non avevo provato niente di simile fino ad allora. Preso dalla frenesia, posi le mie mani sulle sue gambe, e iniziai a tastarle per bene. Poi le spostai sulle sue belle chiappe, e da lì non volevano più spostarsi. Il suo bel culo, nei collant, mi stava facendo impazzire, soprattutto quando mia mamma ha iniziato a strofinarsi contro il mio pacco.

Il bacio durò chissà quanto, finchè mia mamma non lo interruppe. Aveva una fame di sesso in faccia, e adoravo il suo sorriso. Poi mi sussurrò: «va' a farti la doccia tesoro. Ci vediamo in camera mia. Vieni solo con l'asciugamano addosso».
Mi diede un ultimo bacio. Poi si alzò, e prima ancora che si sistemasse la gonna, le diedi una pacca sul culo. Mi disse: «abbi pazienza tesoro. Dopo me ne darai quanti ne vorrai».

Avevo finito di farmi la doccia. Porca puttana quanto ero eccitato. Nonostante l'asciugamano, si vedeva lo stesso la protuberanza del mio cazzo che non vedeva l'ora di entrare dentro mamma. Andai così davanti alla stanza di mia madre, che aveva la porta chiusa. Bussai, e lei da dentro disse: «avanti».
Quando entrai, mi si presentò uno spettacolo che avrebbe potuto uccidermi da quanto era favoloso: mia madre, seduta sul letto, con solo il reggiseno e i collant, senza le mutande addirittura, ma non potevo vederle la figa perché aveva le gambe incrociate, e indossava i tacchi.
«Che cosa aspetti? Vieni qui dalla mamma» mi disse lei portando le mani in avanti, come per volermi abbracciare. Io le andai incontro, e lei mise le mani sul mio addome. Non ho mai avuto un corpo muscoloso, ma almeno ho sempre avuto una pancia decisamente piatta, e sono sempre stato piuttosto atletico. Alla mamma non dispiaceva affatto il mio corpo, continuava a passare le mani sui miei fianchi e sui miei addominali. La sensazione delle sue mani delicate sulla mia pelle liscia mi stava facendo impazzire.
«Sei davvero diventato un bell'ometto. No, ma che dico, un bell'uomo. Il mio uomo» mi disse guardandomi negli occhi, prima di baciarmi l'ombelico. Non ce l'avevo più fatta in quel momento. Mi abbassai e al tempo stesso le presi il mento, e ci baciammo furiosamente.

Ora eravamo entrambi sdraiati, io sopra di lei, mentre continuavamo a baciarci, e lei strofinava le sue mani lungo tutta la mia schiena. Mi abbracciava, mi stringeva a sé, non voleva che me ne andassi, e io non volevo per niente andarmene. Iniziai a fare un percorso con i miei baci: passai dalla bocca alle guance, poi lungo tutto il collo, e infine il petto. Le baciai più volte la parte scoperta del seno, ma non era abbastanza. Le misi le mani dietro la schiena, e le tolsi il reggiseno, scaraventandolo via. Avevo davanti a me le tette della mamma, completamente nude, a mia disposizione. La mamma se le prese con le mani, e mi chiese: «Quindi? Vuoi stare lì tutto il tempo a guardarle?». Non riuscì a rispondere, l'unica cosa che feci fu abbassarmi e prenderle il capezzolo sinistro con la bocca. Glielo leccai e glielo ciucciai come un bambino affamato, come se avessi voluto che uscisse del latte. Con la mano destra le afferravo la tetta sinistra, mentre con quella sinistra le stuzzicavo il capezzolo destro. Le sue non erano delle tette grandi, ma non mi importava, perché erano bellissime.
Mia madre intanto gemeva e ansimava. «Sì amore, così, come ai vecchi tempi» diceva, mentre mi accarezzava i capelli e la schiena. Ma una mano la fece scendere, fino ad entrare nel mio asciugamano, e iniziò a segarmi. Il mio cazzo era durissimo, penso proprio che avrei potuto spaccare la pietra col mio pisello. Provai a concentrarmi sui suoi capezzoli, ma la sua calda mano sul mio membro mi stava dando troppo piacere. Mi alzai allora, e l’asciugamano si aprì, mostrando il mio corpo in tutta la sua gloria alla mia mamma. Non la smetteva di guardare il mio cazzo, e ora lo stava segando con due mani. Mi avvicinai, e glielo misi tra le tette. Non c’era bisogno delle parole, perché mia mamma subito si prese le tette e iniziò a segarmi con quelle.
Non potevo altro che gemere, in mezzo al suo morbido petto. Non durò molto la spagnola, perché mia mamma disse: «sdraiati amore mio». Praticamente ci scambiammo di posto: io ora ero sdraiato, e lei sopra le mie gambe, in tutta la sua bellezza. Finalmente vidi anche la sua figa, leggermente pelosa, dietro il tessuto dei collant. Il volto di mia madre era pieno di lussuria e di passione, piena di voglia di soddisfare i suoi bisogni e quelli di suo figlio. Mentre iniziò a sgrillettarsi dentro i collant, si abbassò, e mi diede un paio di leccate alle palle. Poi mi leccò il pene, fino alla punta. La sua lingua faceva dei giri attorno al glande, e mi sollecitava il frenulo, dandomi un enorme piacere. E infine lo prese in bocca. Di sicuro non ho le dimensioni dei pornoattori, ma certamente il mio pene non è nemmeno piccolo o comunque al di sotto della media. Eppure mia madre non ebbe nemmeno il minimo sforzo nel prendere tutto il mio cazzo in gola, fino alla base.
Ero completamente dominato dall’estasi, dal piacere comandato dalla bocca di mia mamma. Mentre gemevo e le afferravo i capelli, lei andò su e giù con la testa, inzuppandomi il cazzo nella sua calda saliva. Con il suo rossetto mia aveva colorato un po’ il cazzo di rosso. Me lo ciucciava e me lo leccava come una vera esperta bocchinara, nonostante fossero passati vent’anni dall’ultima volta che scopò. Con una mano mi segò, mentre con l’altra mi esplorò il corpo.

Ero sul punto di esplodere, e non volendo terminare la notte in quel momento, la presi per le spalle e la portai di nuovo davanti al mio viso, baciandola ancora. Il mio cazzo era ancora umido, e adesso tra le cosce di mamma. La sensazione del nylon dei collant sul mio cazzo e contro la mia pelle era una sensazione magnifica.
Preso dalla mia eccitazione, le diedi uno schiaffo sul culo, sorprendendola e facendola gemere.
«Ti piace il culone della mamma?» mi chiese. Era vero: mi piaceva, no, amavo il suo culone, e la mamma aveva un culo piuttosto grande, che faceva impazzire tutti gli uomini che la vedevano, specie quando girava con gonne o pantaloni attillati. Eppure, fra tutti i pretendenti che ebbe nel corso della mia vita, lasciando stare mio padre, ne uscii io vincitore. Io avevo la sua lingua contro la mia, i suoi gemiti nelle mie orecchie, i suoi capezzoli sopra i miei, le sue chiappe tra le mie mani e i miei ceffoni, il mio cazzo, prima nella sua bocca, ora tra le sue gambe.
«Mamma» bisbigliai interrompendo il bacio «siediti sopra di me». Così fece. Come ordinai, presentò la sua figa, ancora nascosta nei collant, alla mia faccia. Feci un piccolo strappo proprio dove c’era la sua vagina, e poi si abbassò, sulla mia bocca. Il sapore salato della mamma era indescrivibile, mi piaceva da morire, stessa cosa il suo odore. Passai la lingua su più punti: nella sua figa, sulle sue labbra, e poi sul clitoride. Il clitoride era il punto che più la faceva urlare, e mi stringeva forte i capelli. Quando glielo ciucciai, come un prezioso e sensibile lecca-lecca di carne, mi cavalcò la faccia. Non dopo molto tempo, ecco che ebbe il suo primo orgasmo. La mamma non era per niente brava a trattenere i suoi forti gemiti, ma non me ne fregava niente, perché li adoravo. Mi cavalcò per bene la faccia, strofinando la figa contro la mia bocca finché usavo la lingua per darle piacere.

Poi però decisi di scivolare tra le sue gambe, interrompendo il cunnilingus. Mia madre aveva capito perfettamente, non c’era più bisogno delle parole: ora era il momento di scopare. Si sdraiò, aprendo le gambe e accogliendomi sopra di lei. Inutile dire che ci baciammo appassionatamente. Le sue gambe erano cinte intorno ai miei fianchi, impedendomi di andarmene, come se l’avessi voluto. Il mio cazzo, dritto e durissimo, premeva contro la sua figa fradicia. Quando interrompetti la limonata e la guardai, gli occhi mi dicevano solo una cosa, anzi, mi obbligavano e basta: “scopami”.
Strofinai il cazzo un paio di volte contro la sua figa, per stuzzicarla un pochino, e poi successe. Il mio pene entrò dentro. Subito mia mamma gemette, e io la baciai profondamente. Ora faceva i versi dentro la mia bocca.
Iniziai piano, anche perché era la mia prima scopata in assoluto, quindi il piacere era enorme anche per me. Ma non molto dopo ci presi gusto, e accellerai un pochino. Tutto era una sensazione di piacere immensa. Le mie palle sbattevano contro il suo culo, e da sotto le afferrai le chiappe coperte dal nylon. Mi piaceva sentire il nylon delle gambe sui miei fianchi. Amavo le sue mani che mi stringevano contro di lei, mi graffiavano leggermente e mi afferravano le spalle e la schiena. Amavo le nostre lingue che si combattevano l’una contro l’altra.
Ad un tratto però dovetti interrompere il bacio. Dissi a mia madre che stavo per venire.
«Sì amore della mamma, sì! Sborrami dentro la figa! Rilascia tutto quanto dentro!» gridò lei, prima di prendermi per le guance e riportarmi alla sua bocca, dove le nostre lingue di nuovo si incontrarono.
Passarono giusto un paio di secondi, ed ecco che iniziai a venire. Non avevo mai gemuto così tanto come quella volta. Ad ogni schizzo spingevo con forza contro mia madre, come se avessi voluto assicurarmi che lo sperma andasse il più in profondità possibile. Il nostro bacio ora era più lento, ma non per questo privo di passione. Anzi, forse più di prima. È
«Allora, com’è stato farlo per la prima volta con la mamma?»
«È stato… divino».
Mia madre ridacchiò per la mia risposta. Mi diede un leggero bacio a stampo, poi si alzò e si diresse verso il bagno, per pulirsi dallo sperma che le stava scendendo dalla vagina. Io intanto ero rimasto a letto, sdraiato sulla mia schiena, intento ancora a riprendere fiato. Ancora non ci riuscivo a credere. Avrei dovuto sentirmi in colpa, per aver fatto sesso con mia madre, la stessa donna che mi aveva partorito ma che fino a poco fa le ero dentro col mio cazzo. E invece la cosa mi piacque assolutamente.

Ritornò mia madre, completamente nuda, senza più i collant ed i tacchi. Era bellissima, la donna più bella che abbia mai visto. Nonostante l’età vicino ai cinquant’anni, il suo era ancora un fisico che poteva far ingelosire tutte le ragazze della mia età. Si sdraiò sopra di me, e ci avvolse entrambi nelle coperte calde, e ci baciammo.
Spegnemmo le luci, e prima di andare a dormire, mia madre, con la testa sopra il mio petto, mi disse: «Ti amo».
«Anch’io ti amo, mamma».
Poi ci addormentammo, come se fossimo stati una coppia di innamorati.

Sono passati ormai due anni da quel momento. Ora che sto scrivendo la storia, mi trovo in un rifugio in montagna, in una stanza piccola ma accogliente, su un letto morbido, davanti ad una stufa vecchia ma che riscalda benissimo, nudo, mentre mia mamma è sdraiata mentre me lo sta succhiando, e indossa solo un paio di tacchi rossi, un paio di calze di nylon bianche e un reggicalze bianco.
scritto il
2024-07-12
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