Cronache di Padroni e schiavi episodio II

di
genere
dominazione


Lo schiavo nero si mise a 4 zampe per farmi salire sul suv che ci attendeva. Nicolas prese posto nel sedile davanti al mio ma con ceffone gli feci capire che non era lì che doveva stare, piuttosto in ginocchio davanti a me nell’ampio spazio tra i due sedili. Poggiai il piede a dieci centimetri dalla sua bocca, ebbe un attimo di titubanza, ma quando gli poggiai l’altro piede sulla schiena, colmò la distanza dalla punta della scarpa ed iniziò a pulirla con la lingua. Quando fui soddisfatto lo feci alzare, faceva caldo nella limousine, mi sbottonò la camicia madida di sudore, ed inizio a leccarmi i capezzoli dal sapore acre scendendo poi sulla pancia voluminosa e coperta di peli. La sua lingua era inesperta ma morbida e delicata, la vidi scendere giù ad annusare l’odore di maschio del ciuffo di peli scuri del pube. Quando avrebbe dovuto assolvere al suo compito principale, si scostò violentemente rifiutandosi di prendere in bocca il cazzo che gli offrivo pulsante.
“Non solo non sei in grado ma ti rifiuti pure stupido verme!”
Iniziai a calciarlo e quando riuscii a fargli aprire le gambe posi il piede destro sui genitali schiacciandoli con decisione.
“La prego Padrone non sono in grado di fare quelle cose, La prego..”
Piangeva e quel corpo da uomo rivelò il suo lato fanciullesco, ingenuo, ribelle.
“ forse non hai capito bene…da ora in poi il tuo compito sarà solo quello di darmi piacere come facevano quella puttane di tua madre e tuo padre.”
Il frustino sibilò lasciando una striscia rossa su una coscia. Ne seguirono altre e altre ancora fino a che non gli detti ancora la possibilità di assolvere al suo compito. Esitò ancora ma questa volta la sua bocca si aprì per accogliere il mio glande pieno di umori. Iniziò a succhiare meccanicamente, tenendolo per i capelli gli davo il ritmo che mi desse piacere e poi lo spostai a leccarmi le palle sudate. Non era in grado di farmi godere, ciò che mi eccitava era l’umiliazione che stava ricevendo.
Lo feci stendere sulle mie ginocchia con il sedere in alto e le gambe divaricate in modo che i testicoli ed il pene fossero visibili da dietro. Il culo sodo e perfetto si aprì a rivelare un buchetto rosa e stretto coperto di peli biondicci. Accarezzai lo sfintere e lo schiavo irrigidì le natiche, lo colpii sui testicoli e un urlo gli morì in gola.
“Continui a fare resistenza?”
“La prego Eccellenza abbia pietà di me la servirò in altro modo, con me vincerà tutti i tornei, la scongiuro…”
“Piccolo ragazzo il tuo cuore ingenuo ancora spera di potersi sottrarre ai tuoi doveri, ma presto capirai cosa ancora ti aspetta”
Inizia con colpi leggeri sulle natiche fini ad intensificare la forza e l’intensità. Mentre il culo si arrossava, lo schiavo continuò le sue suppliche tra le lacrime. Sentivo il cazzo ancora duro che puntellava sulla sua pancia e la bagnava di piacere ancora da consumare.

“Portatemi Lucas immediatamente”
Lo schiavo entrò scortato da due guardie che sovrastava in altezza di almeno dieci cm. Aveva catene ai polsi ed alle caviglie, il pene chiuso nella gabbietta d’orata ed il collare intorno alla gola. Si gettò a terra fino ad arrivare a leccarmi gli stivali, le mani congiunte dietro la schiena, era un vero piacere vederlo esercitare la sua arte di sottomesso.
“ ti ho convocato perché ho un compito per te”
“Ai Vostri ordini Signoria”
“Vedi questo verme?”
“Si Padrone”
“ l’ho appena acquistato e nel tragitto non solo non e stato in grado di soddisfarmi ma si è anche sottratto al compito “
“ inaudito Padrone, posso soddisfarla io mio Signore?”
“ adesso servirebbero sforzi enormi per soddisfarmi voglio che tu lo addestri a dare piacere”
“Si Padrone”
“Potrai farlo punire come preferisci basta che non lo danneggi ma devi fare di lui una puttana perfetta”
“Come comanda mio Padrone”
Ero ancora un ragazzino che si divertiva con spade e scudi di legno quando presi per la prima volta Lucas. Lo avevo visto mentre puliva chino a terra, ed ero rimasto ad osservare il sedere grande e muscoloso che si contraeva per pulire a fondo il pavimento. Mi ero avvicinato per vederlo meglio sfiorando quel corpo muscoloso con la punta della spada di legno. Aveva poco più di vent’anni ma già sapeva bene come comportarsi.
“Come posso servirla Padrone” aveva sussurrato mettendo le mani dietro la schiena e guardandomi dal basso quasi a supplicarmi. Gli misi un piede in bocca e lui lo succhiò leccando bene la suola con dedizione. Mi sedetti su una poltrona e lasciai che mi slacciasse i pantaloni ed iniziasse a succhiare e leccare il pene eretto. Lo faceva con entusiasmo e sentivo il lavoro della lingua sul glande e sulle palle.
“Permettetemi Padrone…”
Sussurrò ed iniziò a leccarmi il buco del culo, che era già ricoperto di fitta peluria odorosa, lo ripulì per bene e tornò a leccare le palle. Era delicato e lento per non portarmi al piacere ultimo intanto con le dita stavo stuzzicando il suo buchetto che si apriva. Lo avevo visto molto volte mentre veniva posseduto e la sua maestria nel dare piacere mentre lo inculavano era ben nota. Lo presi con irruenza e forza ma il suo buco mi accolse nella violenza del principiante. Lo stantuffai con colpi decisi fino a che non gli riempii lo sfintere del mio seme. Ripulì tutto con la lingua e una volta congedato riprese a pulire il pavimento.

A cena fu servita selvaggina, lo schiavo mulatto che portò il vassoio era stato ben addestrato, aveva labbra carnose ed un fisico snello ed atletico. Mangiai con gusto il coscio di fagiano e le patate e lanciai l’osso allo schiavo il quale a 4 zampe lo raccolse e me lo riportò. Lo accarezzai con benevolenza come si fa con i bravi cani ed inizia a strisciare l’osso sul suo buchetto, lentamente penetrai con l’osso quel pertugio voglioso. Il giovane gemeva e dimenava i fianchi agevolando la penetrazione era abile e volenteroso.
Lasciai l’osso nel culo e ordinai alle guardie che portassero Lucas ed il nuovo schiavo. Si presentarono entrambi completamente nudi, i segni sul corpo di Nicolas erano spariti, con le mani dietro la schiena piegarono le ginocchia fino a baciarmi ciascuno un piede. Era bello vedere quei due corpi mascolini umiliarsi per il mio piacere.
“È pronto a dare piacere?”
“Mio Padrone ho fatto del mio meglio per esaudire il suo desiderio”
“Del tuo meglio?” Sai cosa penso del tuo meglio..”
“Padrone chiedo perdono”
“Portami il frustino”
Lo schiavo veterano a 4 zampe raggiunse la verga e me la portò tenendola in bocca.
“Bene vediamo se questa giovane troietta ha imparato qualcosa…Ciucciami il membro!”
Il giovane sbottonò i pantaloni liberando il membro già eretto, con le mani dietro la schiena iniziò leccando le palle, la sua lingua era più morbida e giocava con le labbra succhiando i testicoli, risalì l’asta fino al glande e lo avvolse con tutta la bocca. Sentivo la lingua lavorare per darmi piacere, era acerbo ma c’era potenziale in quella bocca ritrosa.
“Hai imparato bene dal maestro troia”
Lo sguardo del giovane era perso nel vuoto come se volesse astrarsi da quello che stava facendo.
“Vediamo se ti ha insegnato tutte le sue arti”
Lo feci stendere a pancia in su e mi sedetti sulla faccia ma ancora una volta tentò di ribellarsi ed anche se con il peso lo schiacciavo non ci fu nessun cenno della lingua sul mio deretano.
“ incatenateli entrambi “
Le guardie appesero i due schiavi a grosse catene, come due vacche al macello, ed inizia a frustarli. La verga si abbatteva su quei corpi inermi ma non trovavo sollievo alla rabbia che mi permeava. Legai ai loro testicoli pesi che li fecero allungare a dismisura, più urlavano e più sanavo un po’ quel vuoto che sentivo nel petto. Sedetti sulla faccia del mulatto la sua lingua era capace e umida, lavorò bene i contorni del buco per poi assaporare il gusto dello sfintere. Scoreggiai più volte e lo schiavo non si fermò assaporando gli odori e i sapori.
“Tirateli giù!”
I due corpi capitolarono a terra, segnati dalle frustate e con i testicoli doloranti. Feci portare una ciotola di quelle che usavamo per cibare gli schiavi. Pisciai nella ciotola e quando era ancora calda la offrii a Nicolas.
Si rifiutò di berla ed iniziai a calciarlo nella pancia e sui testicoli.
“La prego Padrone posso avere l’onore di berla io”
“Lucas Lucas non temere ce ne sarà anche per te“
“ grazie Padrone”
Nicolas si avvicinò alla ciotola. “Leccala prima assaporala e poi bevila”
Iniziò leccandola, la bevve e infine vomitò tutto.
“Spero adesso tu abbia capito…portateli via e pulite questo schifo”
Portai il mulatto su un divanetto e lo penetrai con rabbia, a lungo non riuscendo a venire. Il ragazzo urlava e mugolava cercando di agevolare la penetrazione ma nessuna delle sue arti fu sufficiente a farmi venire velocemente. Non so per quanto lo cavalcai ma sul finale i gemiti di piacere avevano lasciato posto al dolore, fu questa consapevolezza che mi fece sborrare nel suo culo. Esausto mi accasciai sul divanetto mentre lo schiavo ripuliva il glande dallo sperma e dagli umori.

“Preferisco morire che vivere così…”
“Non ti sarà concesso morire, farai meglio a piegarti prima di essere spezzato” lo schiavo Lucas guardava il giovane chiuso nella gabbia accanto a lui.
“Piegarmi?piegarmi a cosa? Non sai cosa vuol dire fare quello che ho fatto…”
“Pensi che non abbia mai bevuto il piscio o sia stato fustigato ed umiliato?”
“Come hai fatto a resistere?”
“Piegandomi, assecondando i loro voleri e i loro desideri in modo da non indurli in collera. Se ti saprai comportare con la tua bellezza potrai raggiungere il ruolo di favorito”
“E quali vantaggi otterrei?”
“ un occhio di riguardo del Padrone…”
Il giovane si chiuse in un silenzio riflessivo, il corpo martoriato dalla frusta stava guarendo ma la ferita più profonda doveva ancora sanarsi.
La porta del serraglio si apri ed entrò il Signore con le guardie appresso.
Indossava la vestaglia ricamata in oro e le babbucce in velluto rosso sotto era nudo, si intravedeva la pancia abbondante e villosa ed il grosso pene eretto svettava.
Lo vide fermarsi davanti alla gabbia del giovane, lo schiavo si era messo a 4 zampe in posizione di attesa, si chinò a leccare la punta della pantofola tra le sbarre della gabbia e poi salire a succhiare il membro padronale fino a che il Padrone non fu soddisfatto, compiaciuto aprì la gabbia ed accarezzò la testa del giovane.
Poi venne a prendere lui, agganciò la catena al guinzaglio e portò le due cagne nei bagni.
Il bagno era una zona ampia ricoperta di mattonelle blu e specchi, un’ampia vasca al centro sul lato destro invece c’era la zona wc.
Il Padrone fece posizionare Lucas davanti ad un muretto ed ordinò al giovane di spogliarlo e raggiungere poi il compagno. Imitando lo schiavo più esperto Nicolas si mise a bocca aperta sapendo già cosa lo attendeva, il fiotto giallo di piscio arrivò potente e cercò di berne quanto più possibile, lo stesso fece il veterano che si gettò poi a leccare da terra quello che era stato sprecato.
Il Padrone fece portare via lo schiavo più grande e ripulire il giovane dal piscio affinché lo accompagnasse nella vasca.
L’acqua era calda e le bolle facilitarono l’erezione del Nobile, il ragazzo risaliva solo per prendere aria e poi tornava sotto a succhiare il grosso membro che gli riempiva la bocca e faticava a giocare con la lingua. Il Signore parve soddisfatto del lavoro e si voltò ad offrire l’ampio deretano, lo leccò partendo dal sotto palla fino ad arrivare al buco. Cercò di pensare all’ultima partita di palla al balzo, del pubblico che lo acclamava, del cioccolata in premio.
Il Padrone tronfiava soddisfatto , rilassando il il culo per godere appieno della lingua umida. Quando lo fece salire a cavalcioni del grosso pene seppe che il momento era arrivato, il Padrone leccò e succhiò i capezzoli del giovane fino a farli inturgidire ed arrossare mentre con le dita tozze indagava il buchetto perfettamente depilato. Nicolas sentiva il polpastrello scorrere sullo sfintere, provò a rilassarlo per facilitare la penetrazione che fu appena accennata e mitigata dall’acqua.
Lo fece voltare appoggiando il petto al bordo della vasca, il culo esposto e vulnerabile, sentì la punta del cazzo premere e ricordò la raccomandazione di Lucas di spingere e rilassare l’ano. Il bruciore fece spazio ad un dolore intenso mentre la verga entrava nello sfintere vergine, cercò di non pensarci con il tempo sarebbe stato sempre meno, ma il dolore era un martello opprimente, gemette quasi alle lacrime e sentì l’intensità dei colpi crescere. La sua sofferenza lo eccitava e così diede libero sfogo ai gemiti ed ai tormenti. Lo colpiva sulla natiche con le grosse mani e il ragazzo agevolava il ritmo poi lo sento irrigidirsi ed un caldo fiotto irrompere nelle viscere, era finito ma il bruciore persisteva, si voltò a ripulire il cazzo pieno di sperma mentre il padrone gli accarezzava la testa benevolo.

Gli schiavi mangiavano due volte al giorno a turni, la ciotola con il pastone veniva riempita secondo il fabbisogno di ciascuno ed una ciotola di acqua era sempre a disposizione. Avere uno schiavo denutrito o malato non era certo nell’interesse di un padrone nello stesso tempo non potevano consumare un pasto al tavolo, le bestie sono bestie. Nicolas e Lucas mangiarono a 4 zampe con la faccia nelle ciotole e ripulirono ogni briciola, quando arrivò l’inserviente avevano già digerito ed erano pronti per il clistere. Si svuotarono completamente l’intestino e urinarono nella turca a disposizione, l’inserviente li annaffiò e dette loro il sapone per lavarsi e procedette alla depilazione completa. Cosparsi di olio profumato si spostarono nel boudoir dove altri schiavi stavano aspettando il mastro cerimoniere.
In tutto erano 20 schiavi 10 maschi e 10 femmine, vennero fatte loro indossare tuniche bianche semi trasparenti da cui si intravedevano particolari stimolanti per i Padroni. Al centro della stanza era posizionata una pedana rialzata di circa mezzo metro da terra con un’asta su cui era fissato un grosso fallo nero e numerose catene giacevano a terra. Sulla parete destra tre croci decoravano il muro, il tutto in un contesto barocco con divanetti in velluto rosso e arredamenti in foglia oro.
L’eunuco che si occupava dell’organizzazione del ricevimento stava sibilando gli ultimi ordini: due maschi e due femmine posizionati all’ingresso per accogliere i Signori, ai restanti servi furono legati al collo dei vassoi d’argento con cinghie in cuoio con cui avrebbero servito il rinfresco cercando di mantenere l’equilibrio delle vivande.
I signori arrivarono verso le 20.00 rumorosi ed eleganti, vestiti in broccato, adornati di diamanti ed altre pietre preziose, eccessivi e annoiati riempirono la stanza.
Gli schiavi con i vassoi colmi di calici di champagne si muovevano discreti in mezzo a quella magnificenza ignorati, per il momento, più simili a mobilio che ad esseri viventi.
Nicolas cercò con lo sguardo il Padrone, se pur essere una cagna sessuale lo ripugnava era deciso a diventare il favorito come gli aveva consigliato Lucas, scivolò tra gli invitati facendo attenzione che nessun calice cadesse e quando fu vicino al suo Signore si fermò statuario ed attese che lo notasse.
“Cara Marchesa siete pronta per la nuova stagione di palla al balzo?”
“Vostra Signoria, ho appena acquistato due nuovi giocatori ma di certo non sarò alla Vostra altezza…ditemi Signoria avete fatto nuovi acquisti?”
“Cara Marchesa ho giusto acquistato un nuovo schiavo di recente che mi si dice essere un bravo giocatore, ma che per il momento ho potuto apprezzare altre sue doti”
Una risata del gruppetto di nobili fece seguito alla battuta, il tasso alcolico stava salendo e le guance arrossandosi.
“Invero il ragazzo e ancora un po’ indisciplinato ma….oh ecco la cagna di cui vi parlavo”
Nicolas senza bisogno di ulteriori ordini colmò la distanza che lo separava dal Padrone mettendosi al centro del gruppo.
Sentiva gli sguardi avidi e lascivi scorrere lungo il corpo come se fossero state tante mani.
“Signoria questo giovane è un animale di rara bellezza” esordì un uomo tarchiato che si rivelò essere un barone.
“Barone concordo con voi, un puledro bello ed indisciplinato” gli fece eco il Padrone e slacciò la tunica dello schiavo fino alla vita lasciando scoperto il petto ampio e muscoloso.
“Sono sicura che non avrete difficoltà a piegarlo Signoria” disse la Marchesa sfiorando la guancia con le dita e scendendo giù lungo il torace e l’addome.
“Non affrettiamo i tempi cara Marchesa l’attesa del piacere non è forse il piacere stesso?”
“Parlate bene Signoria, ma una vecchia arpia come me, non ha più molto tempo per l’attesa”
I Signori risero di gusto e anche a Nicolas venne da sorridere alla battuta.

La Marchesa che era tutt’altro che incline ad aspettare si spostò a passi veloci verso l’ingresso dove i 4 schiavi erano stati posizionati per l’accoglienza e tirò per il guinzaglio un giovane bassino e ben fatto con i capelli rasati e gli occhi di un azzurro spento trascinandolo verso uno dei divanetti. L’anziana e corpulenta signora sciolse i lacci che tenevano la tunica e lasciò scivolare il tessuto fino a terra. Il servo era discretamente dotato e con un sederino tondo e liscio, la nobildonna iniziò a masturbarlo per poterne apprezzare l’erezione, intanto il siparietto aveva attirato l’attenzione del resto degli invitati. Un conte alto e magro con il naso aquilino si staccò dal gruppo e posizionato alle spalle del giovane lo stimolava carezzando i capezzoli rosa. Quando l’anziana signora fu soddisfatta dell’erezione la mostrò ai presenti che applaudirono divertiti, poi il giovane fu fatto inginocchiare e cercare sotto l’ampia gonna il luogo segreto del piacere. La vulva ancora coperta di una folta peluria nera, nonostante l’età, aveva un odore acre di piscio, il giovane ebbe un moto di repulsione iniziale ma poi cominciò a leccarla con mestiere fino a sentirla bagnarsi. Intanto il conte non poté resistere alla vista di quel sedere perfettamente disegnato che si aprì quando il giovane fu fatto inginocchiare. Accarezzò il buchetto rosa sentendolo fremere e spinse la punta del membro dentro, come burro lo sfintere si dilatò ad accogliere il cazzo fremente. I giochi erano iniziati.

Lo champagne scorreva senza sosta, ovunque erano risate esagerate, gemiti, urla. Una giovane schiava mulatta con seni grandi e sodi era posta al centro di un gruppo composto da tre donne e due uomini che con in mano dei bastoni elettrici si divertivano a stimolarla. La poveretta per sfuggire ad una scossa finiva inevitabilmente per subire quella inflitta da un’altro dei Signori. Era piacevole vedere quel corpo flessuoso contorcersi e le tette meravigliosamente sostenute ondeggiare di conseguenza. Quando si furono stancati del giochino la fecero stendere su un tavolo tondo girevole, le fecero aprire le gambe per mostrare la passerà scura perfettamente depilata, una volta fatta bagnare e fatto ingrossare il clitoride applicarono una molletta che la fece gemere ed urlare. Altrettante mollette strette sui capezzoli duri e collegate a catene fissate alle ginocchia, se avesse voluto chiudere le gambe si sarebbe strappata i seni. Una lunga disquisizione, mentre la schiava, gemeva e si contorceva indagava se era in quel caso più opportuna la penetrazione anale che non comportava stimolazione del clitoride oppure la penetrazione in fica dolorosa per via della molletta. Il tutto fu giocato ai dadi, tra due nobiluomini, vinse per così dire il culo e la schiava fu penetrata senza utilizzo di alcun lubrificante ma bagnandola solo con gli umori della sua vagina, al perdente non rimase che usufruire della bocca carnosa.

Il Padrone non aveva preso parte a nessun gioco ancora, aveva spelluzzicato semplicemente un po’ di piacere qua e là senza però mangiare un piatto completo. Sedeva comodamente su Jules, uno schiavo dai tratti arabeggianti, con capelli e occhi scurissimi, labbra disegnate e un corpo fatto per dare piacere. Durante la conversazione con due giovani e civettuole Dame, stuzzicava l’ano della sua seduta penetrandolo lentamente con due dita, lo faceva senza molto interesse ma quel gesto attirò l’attenzione di Nicolas.
Al centro della stanza lo avevano fatto spogliare, svettava per altezza sulla maggior parte del gruppo, con le gambe divaricate sentiva due dita indagare lo sfintere e davanti il conte alto e magro lo masturbava per arrivare all’erezione. Cercò lo sguardo del suo Padrone, voleva offrirgli lo spettacolo della sua degradazione, ma non ci riuscì, era distratto dalla conversazione e dal culo perfettamente disegnato dell’arabo. Intanto era stato fatto inginocchiare e stava succhiando il pene flaccido del barone che sapeva ancora di sperma. Sentiva il suo piano scivolare via, tutte le sue speranze di poter emergere dalla melma si stavano squagliando come neve al sole.
Succhiava il cazzo flaccido del barone come una caramellina, ma una sonora frustata lo riportò al presente “succhia bene cagna” intimò l’uomo ed il servo iniziò a lavorare bene con la lingua, leccando anche le palle e senti l’asta indurirsi in bocca. Sperava che quel suo lavoro di bocca fosse stato notato ma voltandosi verso il padrone lo vide seduto su un divano con l’arabo che si dimenava sul cazzo rigido. Il corpo dello schiavo era teso e la pelle ambrata riluceva di piccole perle di sudore. Fu quasi con le lacrime agli occhi che Nicolas accolse nel culo il cazzo del barone, il dolore del deretano era poca cosa rispetto all’angoscia in cui stava sprofondando.

La cagna mi faceva godere, il suo sedere accogliente e stretto si contrava mentre si infilava l’asta del cazzo dentro. Accarezzai quella pelle ambrata e liscia come velluto, i muscoli tesi e sodi tutto in lui suscitava piacere carnale, gli strinsi le palle con forza e lo sentii gemere di dolore interrompendo il ritmo della cavalcata.
“Cavalca cagna!” Intimai ed il ritmo aumentò. Infilai un dito nel buco per intensificare il piacere. Lo schiavo aveva il preciso compito di farmi godere senza però raggiungere il culmine, impresa più facile quando utilizzavano la bocca ma con il culo era un’altra storia.
Spinsi via lo schiavo prima che mi facesse venire, cadde a terra e strisciando tornò tra i miei piedi ed iniziò a leccarli.
“Signoria, avete cavalcato egregiamente la cagna, possiamo chiederle di vedere la dilatazione dello sfintere raggiunto?”
Feci voltare lo schiavo in modo che mostrasse il culo alle due Signore, bronzeo e muscoloso era dilatato, un buco perfetto e tondo.
“Meraviglioso Signoria, meraviglioso”
Una delle due nobili civettuole allungò la punta della scarpa con il tacco per abboccarla nel culo ed insistere nella dilatazione. L’altra indossato un cinturone lo penetrò con un grosso dildo, lo schiavo gemeva ed accolse l’arnese mentre mi massaggiava e leccava i piedi. La lingua zelante attraversava languida lo spazio tra le dita dei piedi succhiando le falangi una ad una, infilai più volte il piede tra quelle labbra carnose e facendolo soffocare. Avevo ancora il cazzo duro svettante e leggermente bagnato ma mi godetti quel momento di puro rilassamento chiudendo gli occhi.

“Bene signori, a voi la scelta per la bestiola da mandare sulla pedana” annunciò il Padrone, perfettamente rivestito ed alzando al cielo un calice di champagne. Ne seguì un subbuglio ed una cagna con i capelli corti e scuri fu scaraventata ai suoi piedi. Attese che la schiava si tirasse su in ginocchio, le prese i capezzoli tra le dita e la costrinse ad alzarsi tirandola. Issata sulla pedana le furono agganciate le catene alle caviglie e poi legata con delle corde che mantenevano la schiena inarcata e mettere in mostra il sedere rotondo e sodo. Il Padrone indossò dei guanti scuri e cosparse il grosso dildo con un gel contenuto in una scatola di latta e poi rivelò la seconda parte della pedana che era costituita da un imbuto di vetro ampio che terminava all’interno della struttura.
“Come potete vedere, questo è il giochi che vi propongo, sparsi nella sala ci sono dei cesti contenenti delle palline, ad ogni canestro il macchinario si azionerà per 30 secondi, 10 canestri consecutivi e la velocità aumenta”
Un applauso accompagnò il discorso i signori entusiasti lasciarono gli schiavi ed andarono a fare scorta di palline. Ai lati del macchinario c’erano cesti con pinze, frustìni, vibratori per chi voleva agire sulla schiava in altro modo.
Cominciarono, inizialmente la mira non era buona ma poi iniziarono a prenderci la mano ed il dildo iniziò a ficcare nel culo della ragazza che gemeva ma più aumentava e più i gemiti si trasformavano in mugolii di dolore fino a trasformarsi in vere e proprie grida.
“Dimenticavo di dirvi del piccolo extra, il gel nel barattolo di latta è fortemente urticante, ne ho messo una prima passata ma se lo desiderate è li a disposizione”
La schiava urlava e cercava invano di dimenarsi, c’era chi le masturbava il sesso provando ad unire dolore e piacere, chi invece infieriva mettendole mollette ai capezzoli o frustandola. La vecchia marchesa centrò il decimo canestro consecutivo ed il marchingegno aumentò l’intensità.
Erano entusiasti i nobili come bambini dell’asilo con un nuovo giocattolo che tutti volevano ed avevano abbandonato i vecchi divertimenti. Gli schiavi giravano con i vassoi colmi di calici di bollicine e i Signori bevevano e li palpavano ma poco di più presi dall’euforia del canestro. Il Padrone osservava divertito la scena, senza partecipare, superiore a quei futili divertimenti. Nicolas aveva un ultimo calice sul suo vassoio, vide con la coda dell’occhio l’arabo Jean coprire la distanza per offrire al suo Signore vino e chissà quali altri servigi, fu un secondo in cui prese la decisione ed allungò un piede.
Il giovane arabo cadde rovinosamente a terra tra champagne e scheggia di vetro. Tutti si voltarono verso la scena ed interruppero i giochi, il Padrone guardava impietoso quell’essere strisciante e ferito che implorava perdono. Gli sputò in faccia lo champagne che stava bevendo e lo fece legare ad in croce di Sant’Andrea. La frusta sibilava lasciando sulla pelle ambrata lunghi segni rossi e quando si ritenne soddisfatto a turno numerosi nobili lo abusarono nei modi desiderati.
Il Signore della casa esausto e disgustato crollò su uno dei divanetti, una rabbia furente lo aveva investito e meditava già le punizioni per lo schiavo quando e se si sarebbe ripreso. Non si accorse della testa bionda sui suoi piedi se non quando iniziò a baciare la patta dei pantaloni e lentamente usando solo la bocca rivelò il sesso flaccido. Nicolas iniziò leccando i grossi testicoli, bagnando di saliva i peli scuri che li ricoprivano per poi passare a lunghe leccate sull’asta. Procedeva lentamente per capire se quello che stava facendo era giusto, quando arrivò alla cappella la accarezzò con le labbra, il membro era gonfio e gli riempiva la bocca. Succhiò sfoggiando tutta la sua arte appena imparata. La lingua lambiva il glande senza sosta e sentiva in bocca il sapore del liquido del padrone.
“Leccami il culo cagna”
Prontamente scese giù dai testicoli ed affondò la lingua tra le natiche sudate, il sapore acre e pungente gli invase le narici ma continuò a leccare ripulendo il sedere maestoso e villoso.
Il Padrone lo fece poggiare con i gomiti sullo schienale del divano con le gambe aperte ed il buco del culo esposto. Entrò senza preliminari e senza lubrificazione con una furia che lo fecero trasalire, sentiva i trenta centimetri dell’asta perforarlo dentro, trattenne un grido limitandosi a mugolare come una gattina in calore, voleva farlo eccitare, voleva quel piccolo potere, l’unico che gli era concesso.
Il Padrone sfilava il pene per poi ributtarlo dentro con forza in quel buco ormai senza più ritegno. Il dolore cresceva ad ondate violente, e mentre lo scopava continuava a schiaffeggiarlo sulle natiche e sulle cosce. Improvvisamente il padrone sfilò il cazzo e lo fece voltare, a bocca aperta e con la lingua di fuori raccolse i fiotti di sperma che arrivarono e poi con solerzia ripulì il membro bagnato. Con il sapore di sborra in bocca ed il culo in fiamme seppe di aver vinto.
scritto il
2024-08-20
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