Come ho iniziato

di
genere
gay

Mi chiamo Mauro, avevo circa 11 anni quando una notte, mi svegliai disturbato da alcuni rumori; stavo recandomi nella camera da letto dei miei genitori quando udii dei gemiti di mia madre che diceva a mio padre “più forte, sfondami tutta come una puttana, si sono una troia, non ti fermare se no ti ammazzo” e giù altri gemiti di goduria. Aprii piano piano un poco la porta della camera e vidi mia madre posizionata a quattro zampe e mio padre dietro con il cazzo conficcato nel culo di mia madre, che faceva avanti e indietro, sussurrando a mia madre “ ti piace troia?, te lo sfondo tutto il culo grandissima puttana che sei”. Richiusi piano piano la porta e tornai nella mia stanza con quella scena impressa nella mia mente; pensavo soprattutto a mia madre che si dimenava infoiata sotto i colpi di mio padre. Da lì, nella mia mente cominciò ad affiorare il pensiero che era bello prenderlo nel culo e quasi quasi mi sarebbe piaciuto essere io al posto di mia madre. La sera quando andavo a letto avendo quel pensiero fisso, ero sempre eccitato, ho cominciato prima col toccarmi il buchino del culetto, poi osando ancora di più ho cominciato a insalivarlo per bene per infilarci prima un dito, poi due dita. Dopo alcuni giorni, una sera, di nascosto ho preso una banana e, una volta in camera ho cominciato a penetrarmi. Erano diversi mesi oramai che ripetevo con grande eccitazione quel rituale sognando con la fantasia che al posto della banana ci fosse un maschio che mi inculasse di brutto, quando un bel giorno arrivò mio zio Giuseppe, fratello più giovane di mio padre che abitava nella villetta adiacente alla nostra. Una brevissima descrizione di mio zio Giuseppe, donnaiolo, scapolo per scelta, fisico atletico, palestrato (ossessionato dalla bellezza del suo corpo) con tutti i bicipiti al posto giusto. Lo zio, dirigente scolastico aveva ottenuto il trasferimento in una scuola del nostro paese e quindi si era trasferito in modo definitivo. Era quasi sempre a casa nostra, molte volte perché invitato a pranzo o cena, diverse volte perché aiutava me e mia sorella nel fare i compiti o a giocare con me a scacchi (sebbene avevo circa tredici anni ero molto bravo a giocare, partecipando pure a diversi tornei locali). Arrivata l’estate, poiché il nostro era un paese di mare, lo zio mi veniva a prendere sempre per andare in spiaggia e passare le giornate estive o sdraiati a rilassarci o a giocare o a fare il bagno. Fu una sera che, rientrati a casa trovai il bagno occupato da mia sorella ( quando lei va in bagno sono dolori per tutti perché per farsi bella ci impiega delle ore) cosicché lo zio mi ha invitato a fare la doccia a casa sua e così il primo fu lui a spogliarsi e quando lo vidi nudo con quel “coso” a penzoloni restai imbambolato, era di notevoli dimensioni già a riposo, cominciai a fantasticare quanto fosse grande in erezione. Immaginavo di averlo tra le mani, toccarlo baciarlo, succhiarlo e…averlo tutto dentro il mio culetto. Passarono alcuni giorni, oramai ero io che dicevo ai miei genitori che facevo la doccia con lo zio, fino a quando una sera mio zio accortosi che sotto sotto i miei occhi erano rivolti a scrutare di nascosto il suo cazzo, mi disse: ti piace? Lo vuoi toccare? Diventai rosso come un peperone, mi ammutolii abbassando per la vergogna lo sguardo; non ti devi vergognare mi disse, è naturale che voi più piccoli siate attratti dalle forme di un maschio più grande, sono esperienze che in tanti fanno, hai paura che si venga a sapere? Da me non lo sapranno di certo, ora se lo vuoi guardare, toccare, lo puoi fare tranquillamente, sarà un nostro segreto. Ero ancora imbambolato e ammutolito quando zio Giuseppe mi ha ripetuto: allora ti piace il mio cazzo? Ancora oggi non mi sono reso conto di come sia uscito dalla mia bocca un: sì mi piace; lo vuoi toccare? Così dicendo zio Giuseppe prese la mia manina e mi fece impugnare il suo cazzo che nel frattempo cominciava a dare segni di vita. Ho cominciato a toccarlo poi con la mia manina ho cominciato a fare avanti e indietro e, così facendo, per la prima volta ho visto mio zio ansimare. E’ stato l’inizio, oramai incoraggiato mi sono inginocchiato cominciando prima a baciare e leccare quel ben di Dio, poi ho aperto a più non posso la mia boccuccia e ho cominciato in quello che è stato il mio primo pompino. Succhiavo e leccavo quel cazzo con grande goduria, ad ogni affondo cercavo di ingoiarne sempre di più, lo zio era partito, mi cinse la testa con le sue mani cominciando a scoparmi la bocca, dicendomi che ero una puttanella, che da quella sera sarei stato la sua troietta, io lo seguivo arrapato come non mai ( avrei voluto fare sparire tutto quel ben di Dio dentro la mia bocca) e di rimando gli dicevo: sìì voglio essere la tua troia, la tua puttana, voglio essere sfondato, mi hai sverginato la bocca voglio che mi svergini il culo. Ancora pochi colpi, lo vidi irrigidirsi cercando di togliere il suo cazzone dalla mia boccuccia, allora questa volta sono stato io che aggrappandomi ai suoi fianchi gli ho impedito di toglierlo dalla bocca fino a quando: uno, due, tre, poi non li ho contato più, schizzi della sua sborra hanno riempito la mia bocca per il suo e il mio grande piacere ( è stata in quell’occasione che per la prima volta mi sono sborrato anche io, per di più senza toccarmi). Siamo usciti dalla doccia consapevoli di quello che sarebbe accaduto dopo. La sera eravamo a cena in casa mia, quando ho chiesto ai miei genitori se potevo dormire a casa dello zio con la scusa degli scacchi e avendo avuto il loro assenso, quando fu notte mi ritrovai nella camera da letto con lo zio, nudi. Lo leccavo, gli baciavo il petto, ogni parte del suo corpo, soprattutto sul suo bel cazzo spompinandolo a più non posso poi, al culmine del mio e suo desiderio, mi piazzai a quattro zampe sul letto implorandolo: ti prego sverginami, sfondami il culo, scassamelo, da stasera sono la tua femmina, sono la tua puttanella, infilami anche i coglioni nel mio culetto. Zio Giuseppe si piazzò dietro di me cominciando a leccarmi il buchetto riempiendolo di saliva, infilò prima uno, poi due e infine tre dita dentro il mio culo per prepararlo all’inculata, io mi dimenavo come un’invasata desiderosa di prendere quel cazzone (22,5 cm. Misurato) tutto dentro il culo e, quando finalmente lo appoggiò al mio buchetto cominciando a premere: pima ho sentito come uno squarcio doloroso che ha portato il glande dello zio a sfondarmi e farmi uscire le lacrime dagli occhi. Ti fa male? Mi devo fermare? Cazzo se mi fa male ma non ti fermare, ti scongiuro sfondami tutto, spaccamelo in due ma non ti fermare, fammi diventare femmina, fammi diventare puttanaaa, non. ti fermare continuaaa. Zio Giuseppe senza più alcun ritegno affondò i suoi colpi e in men che non si dica mi ritrovai con tutto il suo cazzo affondato nel mio culo cominciando a stantuffarmi dicendomi: si troiaaa da stasera sei una femmina vogliosa di cazzo, ti sfondo tutta, alla fine il tuo culo sarà come il tunnel di un’autostrada, sarai la mia troietta svuotacazzi, e quando ti porterò fuori di nascosto ti farò vestire da femmina, da puttana, perché tu sei nata puttana, ecco vengooo, ti riempio il culo di sborra troiaaa. Venendomi dentro si accasciò sopra di me; in quel momento eravamo un’unica cosa, un unico corpo, io, a tredici anni mi sentivo appagata, completamente sua, felice di essere diventata la puttana di mio zio; quella notte non so quante volte mi sono fatta inculare, quanta sborra ho felicemente ingoiato sentendomi finalmente realizzato. La nostra storia è durata quattro anni, poi un mattino di agosto un infarto fulminante si è portato via mio zio Ho giurato sulla sua tomba che non mi sarei mai più fatto inculare da nessuno e così è stato. Oggi sono un uomo felicemente sposato, padre di due bambine, ma ogni tanto ricordo con nostalgia il tempo in cui ero la puttanelle di zio Giuseppe.
scritto il
2024-08-21
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