Mogli inquiete
di
Viktor Vale
genere
tradimenti
Prevalentemente ci provo con le donne sposate. Sono quelle che hanno meno tempo libero, più voglia repressa e che vanno dritte al sodo. È facile trovarle nei bar al mattino presto, dopo che hanno portato a scuola i figli, radunate in tavoli da sei o otto a sparlare di tutto e di tutti. Pernennemente incazzate, invidiose, rabbiose ad alternare una cattiveria a una battuta (cattiva) sugli assenti. Poi mano a mano si alzano, si allontanano verso le loro auto enormi e ci saltano sopra ignorando ogni regola del codice della strada dirette al lavoro (chi c’è l’ha) o a fare le compere. Questo è il momento dell’abbordaggio quando il gruppo si sgretola è l’ultima resta ancora qualche minuto magari a parlare con la barista.
Di solito a quelle ore il bar è vuoto, poso il libro che sto leggendo, la guardo, ne studio un po’ le fattezze e il modo di vestire e mi faccio un’idea. Un tacco altissimo significa “guarda come sono sexy” o spesso “sono una nanetta e la cosa mi fa incazzare”. Una minigonna significa “guardate che belle gambe che ho nonostante i miei anni”, il trucco pensante vuol dire che si sente ancora piacente, le calze a rete sono un po’ “guarda come oso”…
Insomma ci sono tanti piccoli dettagli che ti fanno capire se è interessata o no.
Quindi si prova. La regola è provare sulla quantità. Più ne abbordi più aumentano le possibilità di successo. La mia percentuale è abbastanza alta direi 3 su 5 che non è male.
Al momento frequento nove donne sposate diverse che ovviamente non si conoscono fra loro e a ognuna, ovviamente, giuro che è l’unica donna della mia vita.
Ho un apposito file sul iPad per ognuna di loro. Nome della madre, dei figli, del marito, del cane, hobby, cibo preferito, date importanti. Insomma un dossier. È l’unico modo per non fare figuracce.
Non vogliamo mica che a Angelica chieda come sta la figlia Ilaria visto che lei ha un figlio maschio che si chiama Andrea….
È quasi un lavoro. Bisogna messaggiarle ogni giorno, ogni sera ed essere sempre disponibili (al telefono) quando chiamano.
I vantaggi sono molteplici. Oltre al fatto, ovvio, che la danno difficilmente si aspettano regali specie costosi perché il marito li vedrebbe. Difficilmente vi rompono le palle nei weekend perché hanno il marito a casa e, soprattutto, hanno una serie di impegni fra figli e famiglia che il loro tempo è cadenziamo e contato. Ciò significa che quando hanno due ore libere per stare con voi non le perdono certo in chiacchiere. Via veloce, troviamo un boschetto e togliamoci i vestiti.
Quella che ho in macchina oggi si chiama Silvana. Operaia chimica nella stessa fabbrica in cui lavora anche il marito. Mora, bassina, una terza di seno. L’unico momento in cui è libera è al giovedì quando porta il figlio a calcio. Lo molla al campetto alle tre e va a prenderlo alle cinque.
A quel punto, invece di stare sugli spalti con le altre madri, salta in auto, va verso un parcheggio di un supermercato e salta sulla mia Audi station wagon.
Credetemi se vi dico che le station wagon sono favolose per scoparci dentro.
Appena salta in macchina schizzo via verso uno dei boschetti che già conosco (e dove ho già portato altre sue colleghe). Per tutto il viaggio, ovviamente, mi parla male del marito.
Tutte hanno un elenco dei torti, delle mancanze e degli errori che questi maschi sembrano commettere ogni istante della giornata.
La risposta standard a questi loro racconti è “io non lo farei mai a una donna” con una faccia di profonda indignazione.
Con Silvana abbiamo già scopato due volte. Nulla di che, molto basica, credo che col marito non vadano oltre a lui sopra e lei sotto. Quindi diciamo che ho dovuto insegnarle un po’ di cose perché, tesoro mio, in auto ti devi un po’ adattare.
Così ha scoperto il piacere dello starmi in braccio. Con le tette belle sode in faccia, il cazzone impalato dentro e diamoci di bacino…
Dopo che ci prendono gusto, col cazzo che le sfonda su e giù e le fiche che colano mentre gli ciuccio amorevolmente tette e capezzoli con qualche languido bacio anche sul collo paiono non averne mai abbastanza.
Oggi, per la prima volta, si è presentata in gonna. Forse ha capito quanto tempo si perda a mettersi e togliersi i jeans. Così, già durante il viaggio ne ho approfittato per accarezzarle le cosce di quelle piccole gambucce bianche latte, massaggiarla un po’ e alla fine salire fino al culmine.
Quando siamo arrivati al boschetto avevo già una mano sotto alle mutandine con un dito che giocava col suo clito bagnato.
Visto che la giornata lo permetteva ho tirato fuori un plaid (di cui sono sempre ben fornito) e le ho proposto di farlo sul prato. Un po’ imbarazzata ha accettato e si è denudata.
Nudo integrale. Quei bellissimi corpi naturali un po’ levigati dall’età, con quel minimo di pancia post gravidanza, le imperfezioni lungo il corpo…le adoro.
Tutto quello che ti fa capire che non sono professioniste, che non sono troie…lo stanno diventando.
Forse è questo che amo di più. Indurre delle “sante” donne a saltare il fosso e diventare piano piano delle porcone assatanate. Sapere che quando andranno a casa si ricorderanno cosa hanno fatto e forse si chiederanno come sia stato possibile farsi fare il culo a pecorina in mezzo a un prato.
È si perché è questo che ho in programma oggi.
Così dopo una decisa e potente pecorina in cui l’ho fatta venire più volte dai e dai l’ho convinta.
L’altra volta ne abbiamo solo parlato scherzando, poi le ho detto quanto amassi il sesso anale, poi, mentre si faceva forse la sua prima pecorina della vita con la testa contro il finestrino le ho infilato un mignolo umido saggiandone il diametro. L’ho fatto piano, l’ho fatto con la dovuta tecnica e ha gradito.
Così, oggi, munito di apposito gel (una cosa che danno in farmacia per curare le emorroidi) ho spalmato a dovere. Prima le piccole chiappe sode, poi appena un po’ il buchino tanto per entrare e allargarla un po’. Intanto, a ritmo sostenuto ma non troppo, il mio uccello andava su e giù nella sua fica mentre la mia bocca si prodigava in “o siii, sei fantastica, sei unica, Dio mio mi fai impazzire Silvana…(il nome va detto spesso, le fa sentire uniche)”.
Non importa che io abbia fatto cento volte di peggio. Bisogna sempre mostrarsi al settimo cielo. L’entusiasmo per il sesso quasi le appaga di più dell’atto stesso (quasi ovvio perché un po’ di tecnica e un cannone da oltre 28 centimetri fanno la differenza).
Ormai ho il cazzo dentro di lei bagnato al massimo dei suoi fluidi, due dita nella figa unte di gel che smulinano (le avere tagliate le unghie vero! Io mi faccio la manicure in un istituto).
È pronta. “O amore quanto lo voglio, quanto voglio averti tutta” (non ditele mai culo, suona da troia).
“Fai piano però”.
Una carezza “dai amore proviamo se fa male smettiamo”.
“Si, si” di lei seguito da un lieve tremore. Si sente quasi la pelle d’oca. “Tesoro dai, magari lasciamo stare. Io voglio darti piacere mica dolore…dai proviamo”.
Cazzo quanto sono merda quando dico ste stronzate che fra l’altro fanno parte di un repertorio già pronto.
Presa dalle libidine e dal piacere estremo del cazzo in fica e della stimolazione anale col dito risponde “dai prova, fai piano, dai che lo voglio fare anche io”.
È si, adesso è praticamente lei che invoglia me a farle il culo. La manipolazione di cui parlavo prima e che mi da tanto piacere.
“Dio quanto ti amo…Silvana” poi rapida estrazione del membro, decisa spruzzata del gel sulla canna (abbondante) e si va. Si infila appena la cappella fra le natiche tenendole aperte con la mano (non troppo).
I buchi del culo, anche femminili, non sono sexy, non sono belli da guardare come certe fiche. Alcune, giuro, hanno delle patate così belle che starei ore a guardarle (e leccarle) ma i culi no, lo sono molto meno. Quindi non mi soffermo troppo a rimirare il buco del culo, no, preferisco aprirlo.
Qui volevo dire una cosa, una opinione data con cognizione di causa, leggo un po’ di racconti qui nel sito e spesso e volentieri si parla di sesso anale. Di solito di ragazzi che si inculano la madre o mariti la suocera…o le figlie eccetera. Insomma donne vergini di culo che, arrivano loro “OPPPP” e dentro con le donne che urlano mentre questi spingono la canna a tutta forza senza lubrificazione, senza preparazione. Così a secco… spingo e vado.
Che dire?
Secondo me vi siete fatti sempre e solo un mare di pippe e in un culo non ci siete mai entrati, al massimo in quello di una professionista che ha l’ano largo come il Tunnel del Monte Bianco. Ma di una non professionista, di una vergine poi… no ragazzi state scherzando?
Ma cosa credete di avere il cazzo di Adamantio come Wolverine?
La verità è che quando spingengete il vostro bel cazzo duro nel loro culo le natiche tendono a rientrare e vi schiacciano e già qui se la lubrificazione non è alta state strusciando una delle parti più delicate del vostro corpo sulle natiche asciutte della donna con in più un effetto compressione mica da ridere.
Poi si tratta di infilare un affare con un certo diametro in un buco che misura la metà. Fate voi.
Va bene che abbiamo una punta davanti ma non è mica un missile Maverick. Bisogna dilatare con le dita, l’organo anale è elastico si sa (si allarga per far uscire la cacca se non aveste capito) ma la dilatazione va fatta piano, delicata e, ve lo assicuro, per trenta quaranta secondi lei avrà un bruciore pazzesco e a voi sembrerà che cento tacchi a spillo vi stiano calpestando la canna tutti assieme.
Insomma farlo nel culo con una casalinga, una che non lo fa di mestiere, richiede tutta una tecnica che io, modestamente, padroneggio dopo anni di esperienza, di errori, di false partenze e si, anche di inenarrabili dolori di cazzo.
Però, ammettiamolo, superata la fase dolore (mio e suo) cazzo se si gode!
La fatica e la pazienza vengono ripagate ampiamente.
Quando l’uccello è dentro per una buona metà non ci ferma più nessuno. Ci diamo come ricci. Lo tiro fuori solo quando sento che sto per eslodere e mi vengo in mano schizzando nel prato.
Si, lo so, venire dentro, soprattutto nel culo e bello e appagante ma, volendo proseguire ancora la mia relazione con Silvana non ne voglio abusare in un colpo solo.
La bordata di sperma nel culo è come una raffica rovente, come ai tempi della nonna quando si facevano la peretta nel culo. Se una non c’è abituata è davvero un brutto modo per chiudere la scampagnata. Meglio aspettare, quando si sarà abituata ci sarà tempo per fare anche quello (due, tre settimane al massimo).
Prima di riportarla alla sua macchina abbiamo ancora un po’ di tempo. Tutto è calcolato all’osso, venti minuti scarsi di viaggio, altrettanti per tornare, dieci per lei in modo da tornare dal figlio. Sono cinquanta minuti. Un’ora buona di scopata (poco per me, ma bisogna cogliere ciò che l’albero ti da) restano dieci minuti per una bibita di saluto.
Una vanteria, una galanteria e una tradizione mia. Quando le porto a scopare nel boschetto mi fermo sempre al bar del Toro (nome appropriato vero?). Cappuccino se è mattina, aperitivo se è pomeriggio. Ovviamente offro io ci mancherebbe.
Il barista che mi vede ogni volta con una diversa e chiaramente in fase post chiavata penso abbia aderito da anni al mio fans club e chissà le pippe (mentali e non) che si fa. La moglie, che non c’è da stupirsi, è sempre fredda come un cubetto di ghiaccio, sicuramente spruzza di olio santo il tavolo dove ci sediamo. La cosa simpatica è che in certi periodi passo dal Toro TUTTI i giorni…
Saluti, bacio fuggente e veloce per non farci vedere e arrivederci a giovedì prossimo, messaggino più tardi di buona notte. Di solito è sempre meglio aspettare un cenno con un messaggio della signora onde evitare mariti curiosi oppure accertare che la signora possa leggerli senza problemi.
Per la cronaca Silvana ha un cellulare apposta che tiene occultato e silenziato quindi posso scriverle senza problemi. La sera le mando un “sono passate solo poche ore e già mi manchi”.
Mi manda dei cuoricini rossi.
“Buonanotte amore, stanotte ti sognerò” ribatto.
“Anche io sognerò il tuo enorme cazzo”.
Ottimo. Se la parolaccia la mette lei va bene. Significa che ha voglia di fare un po’ la zoccola quindi la assecondo.
Dopo avermi garantito che il marito è al piano di sotto che guarda la partita col figlio iniziamo a farci un po’ di coccole. Fra un delizioso messaggio in cui mi dice “mi fa malissimo il culo” e reciproche promesse di eterno amore decidiamo di toccarci. Almeno lei mi garantisce che lo sta facendo.
Io in effetti ne ho voglia quindi mi sego beatamente sul letto. Fra fantasie di scopate su un tappeto nero vestita di raso viola (non so perché) sborro e lei mi garantisce di essere venuta a sua volta con due dita. Se sia vero non lo so e non mi importa.
La mia relazione con Silvana dura circa cinque mesi da aprile a luglio. Non dico che dopo un po’ sia diventata noiosa ma sicuramente ripetitiva. Detto ciò ho sempre continuato a scoparla col dovuto ardore, a farla venire copiosamente, a leccarle instancabile la figa specie nel periodo primaverile quando il figliolo stava a calcio un ora e mezza in più e c’era il tempo per un bis e a volte anche un tris…
Insomma direi che c’è la siamo spassata. Le ho anche fatto un po’ di foto nuda che sono sempre un bel ricordo. Poi con l’estate è partita per le vacanze. Mi ha detto che non poteva portare il telefono perché in albergo l’avrebbe beccata.
Sinceramente mi ha tolto un peso di mandare millemila messaggi amorosi.
Siamo rimasti che mi avrebbe fatto lo squillo lei rientrata dalle ferie.
Mai più sentita!
L’ho incrociata una volta in un super mercato col marito a fianco e ovviamente ha fatto finta di nulla.
Bhe che vi aspettavate? Che me la sarei trombata per sempre? Anche le mogli inquiete dopo un po’ si stancano. Forse ha cambiato modello, forse ha avuto un ripensamento morale, forse il marito l’ha riconquistata… chi può saperlo ma, francamente, chi se ne frega.
Il primo giovedì con Silvana in ferie stavo “operando” a casa di una tettona matura assatanata e a secco da qualche anno (delle pensionate parleremo poi in un altra storia). Quindi nulla di che, cara Silvana. Bello è stato bello. Hai imparato un paio di casette sul sesso che tuo marito non sapeva, ti sei presa un cazzo che molte possono solo vedere nei porno e mi hai regalato la tua ultima verginità.
A modo suo, anche questo è un gran bel lieto FINE.
Di solito a quelle ore il bar è vuoto, poso il libro che sto leggendo, la guardo, ne studio un po’ le fattezze e il modo di vestire e mi faccio un’idea. Un tacco altissimo significa “guarda come sono sexy” o spesso “sono una nanetta e la cosa mi fa incazzare”. Una minigonna significa “guardate che belle gambe che ho nonostante i miei anni”, il trucco pensante vuol dire che si sente ancora piacente, le calze a rete sono un po’ “guarda come oso”…
Insomma ci sono tanti piccoli dettagli che ti fanno capire se è interessata o no.
Quindi si prova. La regola è provare sulla quantità. Più ne abbordi più aumentano le possibilità di successo. La mia percentuale è abbastanza alta direi 3 su 5 che non è male.
Al momento frequento nove donne sposate diverse che ovviamente non si conoscono fra loro e a ognuna, ovviamente, giuro che è l’unica donna della mia vita.
Ho un apposito file sul iPad per ognuna di loro. Nome della madre, dei figli, del marito, del cane, hobby, cibo preferito, date importanti. Insomma un dossier. È l’unico modo per non fare figuracce.
Non vogliamo mica che a Angelica chieda come sta la figlia Ilaria visto che lei ha un figlio maschio che si chiama Andrea….
È quasi un lavoro. Bisogna messaggiarle ogni giorno, ogni sera ed essere sempre disponibili (al telefono) quando chiamano.
I vantaggi sono molteplici. Oltre al fatto, ovvio, che la danno difficilmente si aspettano regali specie costosi perché il marito li vedrebbe. Difficilmente vi rompono le palle nei weekend perché hanno il marito a casa e, soprattutto, hanno una serie di impegni fra figli e famiglia che il loro tempo è cadenziamo e contato. Ciò significa che quando hanno due ore libere per stare con voi non le perdono certo in chiacchiere. Via veloce, troviamo un boschetto e togliamoci i vestiti.
Quella che ho in macchina oggi si chiama Silvana. Operaia chimica nella stessa fabbrica in cui lavora anche il marito. Mora, bassina, una terza di seno. L’unico momento in cui è libera è al giovedì quando porta il figlio a calcio. Lo molla al campetto alle tre e va a prenderlo alle cinque.
A quel punto, invece di stare sugli spalti con le altre madri, salta in auto, va verso un parcheggio di un supermercato e salta sulla mia Audi station wagon.
Credetemi se vi dico che le station wagon sono favolose per scoparci dentro.
Appena salta in macchina schizzo via verso uno dei boschetti che già conosco (e dove ho già portato altre sue colleghe). Per tutto il viaggio, ovviamente, mi parla male del marito.
Tutte hanno un elenco dei torti, delle mancanze e degli errori che questi maschi sembrano commettere ogni istante della giornata.
La risposta standard a questi loro racconti è “io non lo farei mai a una donna” con una faccia di profonda indignazione.
Con Silvana abbiamo già scopato due volte. Nulla di che, molto basica, credo che col marito non vadano oltre a lui sopra e lei sotto. Quindi diciamo che ho dovuto insegnarle un po’ di cose perché, tesoro mio, in auto ti devi un po’ adattare.
Così ha scoperto il piacere dello starmi in braccio. Con le tette belle sode in faccia, il cazzone impalato dentro e diamoci di bacino…
Dopo che ci prendono gusto, col cazzo che le sfonda su e giù e le fiche che colano mentre gli ciuccio amorevolmente tette e capezzoli con qualche languido bacio anche sul collo paiono non averne mai abbastanza.
Oggi, per la prima volta, si è presentata in gonna. Forse ha capito quanto tempo si perda a mettersi e togliersi i jeans. Così, già durante il viaggio ne ho approfittato per accarezzarle le cosce di quelle piccole gambucce bianche latte, massaggiarla un po’ e alla fine salire fino al culmine.
Quando siamo arrivati al boschetto avevo già una mano sotto alle mutandine con un dito che giocava col suo clito bagnato.
Visto che la giornata lo permetteva ho tirato fuori un plaid (di cui sono sempre ben fornito) e le ho proposto di farlo sul prato. Un po’ imbarazzata ha accettato e si è denudata.
Nudo integrale. Quei bellissimi corpi naturali un po’ levigati dall’età, con quel minimo di pancia post gravidanza, le imperfezioni lungo il corpo…le adoro.
Tutto quello che ti fa capire che non sono professioniste, che non sono troie…lo stanno diventando.
Forse è questo che amo di più. Indurre delle “sante” donne a saltare il fosso e diventare piano piano delle porcone assatanate. Sapere che quando andranno a casa si ricorderanno cosa hanno fatto e forse si chiederanno come sia stato possibile farsi fare il culo a pecorina in mezzo a un prato.
È si perché è questo che ho in programma oggi.
Così dopo una decisa e potente pecorina in cui l’ho fatta venire più volte dai e dai l’ho convinta.
L’altra volta ne abbiamo solo parlato scherzando, poi le ho detto quanto amassi il sesso anale, poi, mentre si faceva forse la sua prima pecorina della vita con la testa contro il finestrino le ho infilato un mignolo umido saggiandone il diametro. L’ho fatto piano, l’ho fatto con la dovuta tecnica e ha gradito.
Così, oggi, munito di apposito gel (una cosa che danno in farmacia per curare le emorroidi) ho spalmato a dovere. Prima le piccole chiappe sode, poi appena un po’ il buchino tanto per entrare e allargarla un po’. Intanto, a ritmo sostenuto ma non troppo, il mio uccello andava su e giù nella sua fica mentre la mia bocca si prodigava in “o siii, sei fantastica, sei unica, Dio mio mi fai impazzire Silvana…(il nome va detto spesso, le fa sentire uniche)”.
Non importa che io abbia fatto cento volte di peggio. Bisogna sempre mostrarsi al settimo cielo. L’entusiasmo per il sesso quasi le appaga di più dell’atto stesso (quasi ovvio perché un po’ di tecnica e un cannone da oltre 28 centimetri fanno la differenza).
Ormai ho il cazzo dentro di lei bagnato al massimo dei suoi fluidi, due dita nella figa unte di gel che smulinano (le avere tagliate le unghie vero! Io mi faccio la manicure in un istituto).
È pronta. “O amore quanto lo voglio, quanto voglio averti tutta” (non ditele mai culo, suona da troia).
“Fai piano però”.
Una carezza “dai amore proviamo se fa male smettiamo”.
“Si, si” di lei seguito da un lieve tremore. Si sente quasi la pelle d’oca. “Tesoro dai, magari lasciamo stare. Io voglio darti piacere mica dolore…dai proviamo”.
Cazzo quanto sono merda quando dico ste stronzate che fra l’altro fanno parte di un repertorio già pronto.
Presa dalle libidine e dal piacere estremo del cazzo in fica e della stimolazione anale col dito risponde “dai prova, fai piano, dai che lo voglio fare anche io”.
È si, adesso è praticamente lei che invoglia me a farle il culo. La manipolazione di cui parlavo prima e che mi da tanto piacere.
“Dio quanto ti amo…Silvana” poi rapida estrazione del membro, decisa spruzzata del gel sulla canna (abbondante) e si va. Si infila appena la cappella fra le natiche tenendole aperte con la mano (non troppo).
I buchi del culo, anche femminili, non sono sexy, non sono belli da guardare come certe fiche. Alcune, giuro, hanno delle patate così belle che starei ore a guardarle (e leccarle) ma i culi no, lo sono molto meno. Quindi non mi soffermo troppo a rimirare il buco del culo, no, preferisco aprirlo.
Qui volevo dire una cosa, una opinione data con cognizione di causa, leggo un po’ di racconti qui nel sito e spesso e volentieri si parla di sesso anale. Di solito di ragazzi che si inculano la madre o mariti la suocera…o le figlie eccetera. Insomma donne vergini di culo che, arrivano loro “OPPPP” e dentro con le donne che urlano mentre questi spingono la canna a tutta forza senza lubrificazione, senza preparazione. Così a secco… spingo e vado.
Che dire?
Secondo me vi siete fatti sempre e solo un mare di pippe e in un culo non ci siete mai entrati, al massimo in quello di una professionista che ha l’ano largo come il Tunnel del Monte Bianco. Ma di una non professionista, di una vergine poi… no ragazzi state scherzando?
Ma cosa credete di avere il cazzo di Adamantio come Wolverine?
La verità è che quando spingengete il vostro bel cazzo duro nel loro culo le natiche tendono a rientrare e vi schiacciano e già qui se la lubrificazione non è alta state strusciando una delle parti più delicate del vostro corpo sulle natiche asciutte della donna con in più un effetto compressione mica da ridere.
Poi si tratta di infilare un affare con un certo diametro in un buco che misura la metà. Fate voi.
Va bene che abbiamo una punta davanti ma non è mica un missile Maverick. Bisogna dilatare con le dita, l’organo anale è elastico si sa (si allarga per far uscire la cacca se non aveste capito) ma la dilatazione va fatta piano, delicata e, ve lo assicuro, per trenta quaranta secondi lei avrà un bruciore pazzesco e a voi sembrerà che cento tacchi a spillo vi stiano calpestando la canna tutti assieme.
Insomma farlo nel culo con una casalinga, una che non lo fa di mestiere, richiede tutta una tecnica che io, modestamente, padroneggio dopo anni di esperienza, di errori, di false partenze e si, anche di inenarrabili dolori di cazzo.
Però, ammettiamolo, superata la fase dolore (mio e suo) cazzo se si gode!
La fatica e la pazienza vengono ripagate ampiamente.
Quando l’uccello è dentro per una buona metà non ci ferma più nessuno. Ci diamo come ricci. Lo tiro fuori solo quando sento che sto per eslodere e mi vengo in mano schizzando nel prato.
Si, lo so, venire dentro, soprattutto nel culo e bello e appagante ma, volendo proseguire ancora la mia relazione con Silvana non ne voglio abusare in un colpo solo.
La bordata di sperma nel culo è come una raffica rovente, come ai tempi della nonna quando si facevano la peretta nel culo. Se una non c’è abituata è davvero un brutto modo per chiudere la scampagnata. Meglio aspettare, quando si sarà abituata ci sarà tempo per fare anche quello (due, tre settimane al massimo).
Prima di riportarla alla sua macchina abbiamo ancora un po’ di tempo. Tutto è calcolato all’osso, venti minuti scarsi di viaggio, altrettanti per tornare, dieci per lei in modo da tornare dal figlio. Sono cinquanta minuti. Un’ora buona di scopata (poco per me, ma bisogna cogliere ciò che l’albero ti da) restano dieci minuti per una bibita di saluto.
Una vanteria, una galanteria e una tradizione mia. Quando le porto a scopare nel boschetto mi fermo sempre al bar del Toro (nome appropriato vero?). Cappuccino se è mattina, aperitivo se è pomeriggio. Ovviamente offro io ci mancherebbe.
Il barista che mi vede ogni volta con una diversa e chiaramente in fase post chiavata penso abbia aderito da anni al mio fans club e chissà le pippe (mentali e non) che si fa. La moglie, che non c’è da stupirsi, è sempre fredda come un cubetto di ghiaccio, sicuramente spruzza di olio santo il tavolo dove ci sediamo. La cosa simpatica è che in certi periodi passo dal Toro TUTTI i giorni…
Saluti, bacio fuggente e veloce per non farci vedere e arrivederci a giovedì prossimo, messaggino più tardi di buona notte. Di solito è sempre meglio aspettare un cenno con un messaggio della signora onde evitare mariti curiosi oppure accertare che la signora possa leggerli senza problemi.
Per la cronaca Silvana ha un cellulare apposta che tiene occultato e silenziato quindi posso scriverle senza problemi. La sera le mando un “sono passate solo poche ore e già mi manchi”.
Mi manda dei cuoricini rossi.
“Buonanotte amore, stanotte ti sognerò” ribatto.
“Anche io sognerò il tuo enorme cazzo”.
Ottimo. Se la parolaccia la mette lei va bene. Significa che ha voglia di fare un po’ la zoccola quindi la assecondo.
Dopo avermi garantito che il marito è al piano di sotto che guarda la partita col figlio iniziamo a farci un po’ di coccole. Fra un delizioso messaggio in cui mi dice “mi fa malissimo il culo” e reciproche promesse di eterno amore decidiamo di toccarci. Almeno lei mi garantisce che lo sta facendo.
Io in effetti ne ho voglia quindi mi sego beatamente sul letto. Fra fantasie di scopate su un tappeto nero vestita di raso viola (non so perché) sborro e lei mi garantisce di essere venuta a sua volta con due dita. Se sia vero non lo so e non mi importa.
La mia relazione con Silvana dura circa cinque mesi da aprile a luglio. Non dico che dopo un po’ sia diventata noiosa ma sicuramente ripetitiva. Detto ciò ho sempre continuato a scoparla col dovuto ardore, a farla venire copiosamente, a leccarle instancabile la figa specie nel periodo primaverile quando il figliolo stava a calcio un ora e mezza in più e c’era il tempo per un bis e a volte anche un tris…
Insomma direi che c’è la siamo spassata. Le ho anche fatto un po’ di foto nuda che sono sempre un bel ricordo. Poi con l’estate è partita per le vacanze. Mi ha detto che non poteva portare il telefono perché in albergo l’avrebbe beccata.
Sinceramente mi ha tolto un peso di mandare millemila messaggi amorosi.
Siamo rimasti che mi avrebbe fatto lo squillo lei rientrata dalle ferie.
Mai più sentita!
L’ho incrociata una volta in un super mercato col marito a fianco e ovviamente ha fatto finta di nulla.
Bhe che vi aspettavate? Che me la sarei trombata per sempre? Anche le mogli inquiete dopo un po’ si stancano. Forse ha cambiato modello, forse ha avuto un ripensamento morale, forse il marito l’ha riconquistata… chi può saperlo ma, francamente, chi se ne frega.
Il primo giovedì con Silvana in ferie stavo “operando” a casa di una tettona matura assatanata e a secco da qualche anno (delle pensionate parleremo poi in un altra storia). Quindi nulla di che, cara Silvana. Bello è stato bello. Hai imparato un paio di casette sul sesso che tuo marito non sapeva, ti sei presa un cazzo che molte possono solo vedere nei porno e mi hai regalato la tua ultima verginità.
A modo suo, anche questo è un gran bel lieto FINE.
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