Montagna di passione

di
genere
incesti

Arianna, la mia padrona di casa, ospite e amante è andata a fare una delle sue famose escursioni.
Tutta addobbata da alta montagna con bastoni, scarponi e occhiali UVA. Si è alzata prima che sorgesse il sole mi ha dato un bacino sulla punta del cazzo e ci siamo salutati.
Io ho dormito ancora un paio d’ore. Ero bello sfatto per la solita lunghissima cavalcata serale.
Ci ha pensato Adele la nostra cameriera part-time a svegliarmi. Ora che siamo, diciamo in confidenza, non ci sono limiti.

“Aia aia aia” bela la vacca.
“Che hai oggi?” domando mentre la monto a pecora sul letto con tutte le mie forze.
“Non so, sarai più gonfio tu -mormora Adele- però il culo mi brucia da morire.
Strano. Ormai l’ho sfondata, dovrebbe passarci un tir fra quelle chiappone.
Lo tiro fuori. Duro come una barra di ferro. La cappella gonfia e pulsante. “Non voglio certo farti male”.
Lei si butta sul letto, distrutta. “Scusami tesoro, scusami oggi sono proprio fiacca”.
“Capisco” non sono uno che ama scoparsi le salme quindi niente… lasciamo perdere. “Vado a farmi una doccia” dico e mi alzo.
La tardona si volta, mi guarda mortificata “perdonami ancora”.
“Ma figurati” sorrido. In effetti sono tre giorni che me la sbatto come un tappeto. Ho visto quello sfigato di marito, probabilmente non ha mai scopato così tanto.
Ora però il problema è che ho la mazza di acciaio. Che si fa?
L’acqua calda della doccia mi stimola ancora di più. Una buona e decisa sega è l’unica soluzione.
Me lo prendo in mano e in dieci minuti mi do una placata schizzando sui vetri della vasca una sborrata colossale.
Quando esco dalla vasca sono un uomo nuovo.

Arrivo in cucina, dopo la ginnastica ci vuole una buona merenda. Speriamo che la nostra prode cameriera almeno questo l’abbia fatto.
Delusione. In cucina non c’è nulla. Nemmeno Arianna. E adesso dove cazzo è andata? È corsa a farsi un bidet? Ma cazzo.
Va bene, nessun problema, so ancora farmi una caffettiera e un po’ di latte. C’è del pane di ieri nella cassetta. Me lo farò andare bene. Non sarà una colazione gourmet ma per oggi la posso far andare.

Così eccomi qui seduto a tavola con la mia ricca colazione. Nudo dopo che ho levato l’accappatoio. L’uccello ciondola rilassato.
Quasi quasi mi sbatto in veranda a leggere un libro.
Proprio in quel momento si apre la porta. Mi volto di scatto. Sulla soglia una moretta sui 25 anni. Capelli neri, magra, pantaloncini di jeans cortissimi che evidenziano le lunghe gambe, canotta nera con ampia scollatura ma non è un problema, praticamente non ha tette. Spianata.
Mi alzo in piedi. Lei si sturba “Ma cazzo!” esclama fissando il mio uccellone.
“Buongiorno è…” dico in tono ironico.
“Ma tu stai sempre a cazzo fuori?”.
“A casa mia si. Tu piuttosto chi saresti? Tu che entri in casa degli altri senza nemmeno bussare”.
Arrossisce “A si, ecco, io sono, sarei… Aline figlia di Adele”.
“A!”.
“Scusa ma è la forza dell’abitudine. Spesso vengo qui al posto di mamma. Gli do una mano”.
“A capisco. Scopi anche tu diciamo…” sorrido.
“Ma va sono studentessa. Studio scienze del turismo”.
“Ci vuole una scienza per fare il turista?”.
“Ma no scemo. Si diventa direttrici di albergo. Qui da noi è una bella carriera”.
“A si certo. E come mai sei volata qui? Cerchi tua madre? Guarda che è andata via”.
“No, no. Mi ha mandato lei. Dice che oggi non si sentiva molto bene e non ha finito”.
“Quindi finiresti tu?” domando mentre, di riflesso l’uccello si gonfia un po’.
“Se non ti da fastidio si”.
“Ma no, anzi, è un piacere”.
“Lo sai vero che hai un pisello enorme!”.
“Si, si me l’hanno detto in tante” compresa sua madre fra l’altro.
“Allora dove era rimasta mamma?”.
Sorrido “Insomma era ancora all’inizio diciamo”.
“Cioè?”.
Gliela butto lì secca “Senti era a pecora sul letto capisci… Non voglio darti un dispiacere, so che è tua mamma ma…”.
Sorride di gusto “A la trombavi capito!” la cosa non pare sconvolgerla.
“Nessun problema?”.
“Ma no figurati. Ma sai quanti turisti mi ripasso. Ci arrotondo da anni”.
“A bene!” esclamo.
Si slaccia i pantaloncini. Sotto ha un mini perizoma semi trasparente che dà risalto a una bella fichetta depilata.
“Che tenera. L’hai rapata tutta”.
Lei scivola sul letto “ma si è più igienico”.
“Immagino. O io non pago per il sesso sappilo”.
“Ma figurati. Tutto compreso. Mi aggiusto poi con mamma”.
“A lo sa la mamma che fai marchette?”.
“Ovvio, il primo che ho spompinato me l’ha trovato lei quando facevo le medie”.
“A però… troia precoce”.
“E comunque un cazzone come il tuo me lo sarei fatto gratis. Mai vista una bestia così…”.
“Grazie. Sei vergine…dietro?” chiedo mentre le scivolo sulla schiena palapandole le chiappette sode.
“No ma quel pitone credo lo troverà comunque stretto”.
Mi lecco un dito e glielo metto nella passera.
“Ummm ci sai fare tu… dritto al punto giusto”.
“Sei già bella umida” notò mentre la masturbo col dito teso che va su e giù in quel delizioso buchetto. “Ti faccio venire…”.
“O siiiiii, siii, si” e al terzo si squirta. Una folata di sbroda spruzza fuori di getto.
Non resisto. Sono goloso di questo succo. Le scivolo sotto, a pancia in su con la testa fra le sue gambe, la faccia spalmata sulla fichetta. La mia lingua entra dirompente e avida.
“Cristo così mi fai venire di nuovo”.
“Ummm si, slap, slap….”.
“Superdotato e linguista siiii”.
Poco dopo, a seguito di un capolavoro orale che le ho fatto, modestamente sono anni che mia madre mi fa fare questi lavoretti nella gnocca, viene di nuovo e adesso implora il cazzo. “Dammelo, dammelo, vado a fuoco, fottimi”.
“Sono qui apposta tesoro” e con tutto il mio vigore la prendo a pecora sfondandogli la passera con un colpo secco.
Il cazzone le entra dentro su fino alle palle gonfie.
“Ooooo che trave”.
“Tieniti forte che ti apro”.
“Si amore, aprimi, sfondami…”
Afferro deciso fra le braccia il suo corpo esile, la strizzo forte ai fianchi e la fotto con tutte le mie forze. Ogni pompata è un gemito di Aline che sussurra “più forte, più forte cazzo…”.

“Sei protetta?” domando tutto sudato senza perdere il ritmo.
“Siii” sospira Aline esausta. Sarà venuta minimo dieci volte, forse di più.
“Beneeeee” urlo e il mio cazzo, al culmine, spruzza dentro di lei che è una bellezza. Il cazzo si placa i coglioni si svuotano in una totale sensazione di beatitudine.
Esco, gocciola ancora sul materasso. Dalla fichetta di Aline cola una lava bianca che pare inesauribile. Si getta lunga sul letto “mi hai sfondata, quasi come se mi avessero sverginata un’altra volta”.
Mi sdraio accanto a lei. Mi appoggia i piccoli seni sul petto e mi bacia il collo “certo che sei un montone da competizione”.
“Lo so, è il motivo per cui la padrona di casa mi ha portato qui”.
“A scopatore a pagamento anche tu?”.
“Una specie… vuoi una sigaretta?“.
“Grazie”.
Mentre si struscia allungo una mano e le palpo il sedere sodo “ma non sei sazio? Stai ancora pensando al mio sederino?”.
“Ovvio. Senti qui che meloncino maturo”.
“Ti piacciono proprio i culi” ride.
“Ho una venerazione per i culi quanto per la gnocca, i seni e le gambe”.
Ride “in pratica per tutto”.
“Se vai al luna park ti fai tutte le giostre o no?”.
“Si amore ma sei troppo grande per quella giostra lì dietro”.
“Ci stai ripensando?”.
“Insomma, ora che ho sentito cosa vuol dire davanti mi viene un pizzico di paura. Non è che mi fai del male?”.
“Ci vorrebbe una crema tipo vaselina”.
“Tu ne hai?”.
“Non so. Non è casa mia. Non so bene cosa abbia portato la padrona di casa”.
“Io ce l’ho a casa”.
E come poteva non averla sta vacca.
“Potrei portarla domani” dice aspirando una boccata di Chesterfield.
“Quindi torni anche domani?”.
“Ti spiace? Preferisci che ti mandi quel troione di mamma?”.
“Io la trovo sexy”.
“Più di me?” pare offesa.
“Mi piacete entrambe ma in modi diversi” svicolo io.
“Che leccaculi” ironizza Aline.
“Puoi dirlo forte” sorrido conscio di averle fatto un giro di lingua fra le chiappe che l’ha fatta impazzire.

Si ripresenta la mattina dopo. Arianna per fortuna è andata per boschi anche oggi.
Sguardo molto più impetuoso, scollatura della canotta incredibile, pantaloncino corto, più corto che si può e calze autoreggenti, nere. Wow!
Ormai entra ed esce come le pare quindi non è una sorpresa trovarmela davanti al letto.
“Ti ho svegliato?”.
“No, no anzi arrivi al momento giusto” alzo il lenzuolo e le mostro la poderosa erezione della sveglia mattutina.
“Porca!” sbotta.
“Mica male no?”.
“Se penso che ieri lo avevo tra le gambe”.
“E in bocca? Non ti andrebbe in bocca…adesso dico”.
“Aaaaa porcellone, sorride” ma ha già levato la canotta per dare aria alla tettine.
Salta sul letto, lo fissa ancora come per farsi coraggio e poi mi si china addosso dandomi il culo.
La sua testa perfettamente in linea col pene. Già sento il calore del suo fiato. L’uccello ondeggia indurito e cullato dal vento poi arriva, una sensazione di umido che subito diventa bollore.
Ce la facciamo… lo ciuccia o siiii lo ciuccia bene…

Si può dire che la ragazza ha dei gran polmoni perché resta in apnea per una vita ciucciando e succhiando fin che le resta fiato in gola. Io nn sono uno che sborra con due succhate, ci vuole ben altro ma penso che a uno normale gli avrebbe almeno tolto mezzo midollo.
Io intanto ho fatto la mia parte, le ho slacciato i pantaloni e calati quel tanto che potevo. Ora sta a lei. Si solleva, fa scorrere via tutto. Resta con le calze (lo adoro).
Si fa avanti e senza girarsi mi monta sopra.
SFLOP!
È dentro. L’urlo isterico che fa ne sarebbe una conferma.
Inizia ad andare su e giù chinata in avanti. SFLOP SFLOP è ancora SFLOP. Vuole godere la troietta, giusto così…
Dalla mia posizione vedo la sua bella schiena bianca, perfetta con i nei molto sexy sparsi ovunque e il culo. Queste due mezze bucce di melone impataccate sotto alla vertebra L5 sono un capolavoro. Si dimenano a tutta forza ad ogni colpo di cavalcata, sembrano animate di vita propria. O si, lo stanno proprio dicendo. Dicono: entraci in mezzo ti aspettiamo.

Dopo che è riuscita a farsi riempire un’altra volta la patatina se ne va in bagno. Lascia dietro un rivolo del mio sperma che cola giù dalla gnocca alle cosce, dalle cosce al ginocchio, dal ginocchio alla caviglia e poi a terra. Ma chi sei, la versione porno di pollicino?

Torna. Neanche fosse a casa sua si è fatta una doccia.
Io invece a forza di aspettare mi sono fatto una pisciata perché non ne potevo più. Sono entrato anche se era nuda sotto l’acqua, tanto direi che siamo abbastanza in confidenza no?
Lei girata di schiena non mostrava gran che a parte il bel culo bagnato. L’ho tirato fuori, ho svuotato tipo un litro di roba e ho avuto un po’ di pace. Niente mi rende più nervoso di avere la pisciata in canna e doverla tenere. Quando esce arrivo all’estasi.
Ho sgrullato un po’. L’ho di nuovo guardata pensando se fosse il caso di saltarle addosso sotto alla doccia. Poi mi sono detto che tanto avevo tempo di farmela dopo con calma senza nemmeno la grana dell’acqua addosso così ho ancora dato uno sguardo al bel culo, gli ho quasi mandato un bacino e poi sono andato a farmi un caffè.

Sul tavolo, vicino alla moka ancora fumante, un tubetto di gomma rosa. Lo prendo, lo studio un secondo “crema lubrificante vaginale” leggo.
Evvai. Solo l’idea me lo ha fatto gonfiare un po’. Benedetta ragazza l’ha portato davvero il lubrificante. Lo vuole davvero nel culo! La adoro.
Chissà se lubrificante vaginale e anale è la stessa cosa? Probabilmente si. Probabilmente è tollerato che una vada in farmacia “senta mi da qualcosa per la fica secca che al mio uomo non entra” ma lo è molto meno “mi dia qualcosa che aiuti il mio maschione a spaccarmi il retto”. Probabilmente è così…

Arriva in cucina nuda. Ha solo un asciugamano legato in vita, seno al vento, capelli bagnati.
Vede che ho la crema in mano e la tazzina del caffè nell’altra. Mi studia un attimo poi esclama “ti va di asciugarmi tè?”.
“Volentieri”.
“E magari mi metti anche la crema”.
“Ottima idea!” il mio uccello si rizza vuole dire si anche lui probabilmente.

Velocemente facciamo il lavoro grosso. Lei i capelli, io la schiena e poi scendo giù, asciugo il culetto e le belle gambe. Chinato le bacio le natiche prima una poi l’altra. Aline pare gradirlo così le do anche una passata di lingua che va dal buco anteriore al posteriore. Dopo unta di quella porcheria non potrò più farlo, meglio portarsi avanti…

Ne mettiamo una quantità industriale. Prima appena appena sul solco fra le chiappe poi dentro al buco, più deciso. Prima un dito, poi due dita… il culo si unge e si dilata. Aline chinata in avanti contro il tavolo della cucina a culo dritto pare più una che aspetta di farsi fare una iniezione. La sento un po’ rigida, certamente ha un filo di paura ma i mormorii sommessi di piacere che le scappano mentre le mie dita le lavorano il buco del culo sono inequivocabili.
Lo vuole nel culo…

Ultima manovra, una generosa spruzzata di gel sul mio cazzone partendo dalla cappella. Non sto nemmeno lì a spalmarlo, ci penseranno le sue chiappe.
Con questa roba bianca sopra sembra davvero un cannolo alla crema. Un cannolo formato famiglia ovviamente.

È arrivato il momento. Mi avvicino, lei sempre giù a mezza pecora con le tettine piantate sul tavolo. Le bacio la schiena. Il cazzo le solletica la gnocca dondolando su e giù.
“Resta morbida…” sussurro.
“O si, morbida morbida” sospira.
E vado… Con tutta la roba che ci abbiamo messo sopra scivola dentro che è un piacere. Un po’ di resistenza quando le fracasso l’anello ma dura un attimo. Anche lei fa appena in tempo a fare un urletto isterico che già ho l’asta piantata dentro al suo orifizio. Spingo piano per andare fino in fondo poi mi fermo.
“Come va?”.
“Ummm bene dai… come mettersi la supposta”.
Le do ancora un attimo per abituarsi ma non resisto molto. Ho una voglia di pomparle nel culo che non vi dico. Lo muovo un pochino.
“Ummm”.
“Male?”.
“No no anzi”.
“Allora vado più forte?”.
“Si, si”.
La afferro per i fianchi. Pompo un po’.
“Più forte, più forte, più forte…” ribadisce ad ogni colpo. Le piace.
In un attimo passiamo dalla carezza alla vera pompata in Overdrive.
“Cristo non ti fermare, mi piace, mi piace…”.
“O si, si, te lo sfondo sto culo, te lo spacco in due” ululo sempre più infoiato.
“Si aprimi in due fammi venire…”.
Dio che gran troia…

Dodici minuti dopo sborro. Le riempio il culo. Venire nel culo vi assicuro che è stupendo.
A lei brucia un po’ lo sperma ma pazienza. Appena sente che esco corre in bagno a mettere il culo nel bidet.

“Ti va se dopo lo facciamo ancora?”.
“No, ti prego no, il culo domani. Dammi tregua -dice mentre si butta su acqua fra le chiappe- fottimi la gnocca ma il culo domani.
Sorrido “va bene, vuol dire che me la farò bastare…”. e vado a letto ridacchiando e pronto al tris.
scritto il
2024-09-02
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