Montagna Calda 1

di
genere
incesti

Per le vacanze estive mi sono organizzato una bella quindicina in montagna.
In Valle D’Aosta, per la precisione.
Qualche mese fa ho conosciuto, tramite mia madre, una simpatica signora quarantacinquenne di nome Arianna che ha un bello chalet fronte lago al Gran Paradiso, posto stupendo, vista stupenda. Perfetto per chi cerca un po’ di pace e tranquillità per potersi rilassare, leggere un po’ di libri e trovare qualche spunto per un nuovo libro.
Al momento ero “fermo” non scrivevo da qualche mese ma la cosa non mi preoccupava, non ancora. Avevo abbastanza soldi in tasca per stare buono per un po’ e rilassarmi. La buona idea prima o poi, ero certo, sarebbe arrivata.
Intanto coltivavo la mia seconda passione preferita. Fare sesso.
Scopavo come un toro da riproduzione, a volte anche più di una donna al giorno.
Naturalmente la più gettonata era sempre mia madre Ivana, una bella cinquantenne tettona che non si era fatta tanti scrupoli ad avviarmi al sesso incestuoso sverginandomi appena si rese conto del cazzo XXL che avevo fra le gambe.
Di lei parlerò in seguito perché merita una storia a parte come del resto le altre vacche che gravitano attorno alla mia famiglia tutte bisessuali, assatanate e incestuose da generazioni.
Fu proprio una sera di quelle in cui mamma si portava a casa “una amica” che mi sono trovato di fronte la dottoressa Arianna. Dottoressa nel senso che è commercialista. Ha uno studio ben avviato con cinque dipendenti ottenuto dopo il divorzio dal marito che, forse per le troppe corna, alla fine aveva mollato tutto e aveva telato verso altri lidi.

Quella sera entrammo subito in confidenza anche perché quando arrivai a casa mamma e Arianna erano a 69 sul nostro divano. Mamma nudissima stava sotto mentre Arianna, più esile, era sopra di lei e le leccava la patata pelosa dimenando il vistoso ciuffo di capelli bianchi.
Senza esitare mi presi in mano il pacco calandomi i pantaloni.
La donna alzò lo sguardo e notai i suoi bellissimi occhi scuri che mi fissavano mentre si mordeva nervosamente la bocca carnosa. Intanto la testa di mamma emerse da sotto il culo dell’amica forse perché si era resa conto che la donna aveva smesso di leccare.
“Tesoro non ti impressionare è mio figlio. Ti ho parlato di lui ricordi”.
La donna cambiò un po’ espressione e mi sorrise. “Piacere Viktor Vale” dissi.
“Arianna” rispose lei mentre adesso era tutta concentrata sul mio pacco ovviamente già indurito dallo spettacolo. Le due intanto scivolarono in posizione orizzontale e la nostra ospite accavallò elegantemente le gambe coprendo la patata (come se non l’avessi già vista).
Aveva un fisico esile, sui 40 chili, tette piccole, una seconda ma due nelle gambe lunghe e levigate e assolutamente perfette. Le calze autoreggenti trasparenti che non si era levata ne enfatizzavano le forme e mi stava venendo una gran voglia di leccargliele tutte dalla punta dei piedi su fino al buchino.
Intanto mamma sculettando tutta nuda era corsa in cucina ed era tornata con una bottiglia di spumante e tre flûte che, bene o male, servirono a rilassarci un po’ e vincere l’imbarazzo (suo perché io e mamma avevamo già fatto di peggio).
Alla fine, dopo due bicchieri disse “o Ivana credevo scherzassi ma questo davvero ha un cazzo da cavallo”.
“È il mio orgoglio” disse mamma e allungando la mano mi accarezzò dalle palle verso la cappella.
Da lì in poi non ci volle molto. Mi alzai in piedi davanti alla nostra ospite e lei, golosa, si mise a leccarmi il cazzo affamata.
Mamma, generosa verso la nostra ospite, tirò fuori dal cassetto del tavolino uno dei suoi dildo e prese a darsi piacere mentre io già accarezzavo le tette della bella amica.
“È anche bravo con la lingua sappilo” disse mamma mentre si ficcava dentro quel fallo da venti centimetri e se lo smanettava piano piano nella gnocca umida.
“Ummm si -disse Arianna- ma ho troppa voglia di trapano. Sapessi da quanto sono a secco tesoro” rispose mentre me lo gingillava con la mano forse temendo che si ammosciasse (impossibile).
Con un guizzo si lasciò andare lungo il divano. Spalancò le gambe “prendimi amore, sono calda”.
Non me lo feci dire due volte. Le salii sopra e guidandolo con maestria penetrai quella bella sorca semi depilata col ciuffetto pettinato.
“Urka” esclamò alla prima pompata e pensare che non ero nemmeno entrato tutto.
“Vedrai adesso tesoro” risposi e iniziai a pompare con tutte le mie forze.
Cercai di farla durare un po’ e mi impegnai per farla venire. Lei, che era davvero a secco da un bel po non si fece pregare e iniziò a gemere, ululare, tirare giù un po’ di santi e madonne e colare a raffica. Io come sempre ero un toro e ogni tanti davo una occhiata a mia madre che si trastullava a tutta forza cosa che aumentava la mia libidine. Educato dissi “sto vendendo”.
“O si caro, riempimi” mugolò la dottoressa.
Non che credessi davvero di poter ingravidare questa milfona già avanti di età ma prima di fare il pieno a una donna mi piace avere il suo consenso.
Così, preso dalla foga, la afferrai più saldo per i fianchi snelli, la strinsi fino quasi a farle male e giù a spingere con tutte le mie forze.
Lei sentì la cappella che si dilatava dentro di lei prima dello spruzzo e sono quasi certo che ebbe un altro orgasmo. “Vengoooo” ululai e le feci letteralmente il pieno visto che non sborravo da dodici ore.
Intanto anche mamma pareva essersi data una placata e da quanto le colava la gnocca doveva essersela spassata parecchia a guardare il suo bambino che montava la dottoressa.

Ci fumammo una sigaretta e solo allora la nostra ospite si accorse che fra le gambe avevo ancora una bella erezione. Guardò mia madre con aria stupita e lei sorrise “ne fa almeno tre di fila sappilo”.
“Accidenti ma è una macchina da sesso”.
“Così pare” sorrise mamma.
“Che ne dice di farlo a pecorina” proposi dandole ancora educatamente del lei nonostante colasse il mio seme a fiotti dalla patata.
“No, no non sarei educata. In fondo tua madre ha diritto alla sua parte e poi, scusatemi, ma devo proprio orinare”.
Così mamma le indicò il bagno e Arianna ci andò sculettando il bel corpo nudo. Non aveva nemmeno chiuso la porta che già ero accanto a mamma con una mano sui suoi grossi tettoni.
Io non vedevo l’ora di ficcarglielo dentro ma a mamma piaceva tantissimo sentire i sapori delle gnocche spalmate sul mio uccello così lesta spalancò la bocca e si chinò sul mio fianco prendendolo in bocca mentre le sue morbide poppe mi si poggiavano in grembo. “Sa di vaniglia” disse fra una ciucciata e l’altra.
“Sei tu l’esperta mamma” risposi godendomi la pompa.

Quando Arianna tornò (ci mise un po’, forse non aveva solo pisciato) eravamo già alla fase due. Mamma a pecora sul divano con la testa nel cuscino e io dietro poggiato sul suo culone che spingevo deciso nella sua favolosa gnocca rovente.
Appena notai che la nostra ospite era tornata le feci cenno di unirsi a noi. Lei si avvicinò e in piedi la afferrai cingendola a me e succhiandole i bei capezzoli per farla impazzire.
“Sei davvero bellissima Arianna” le dissi passando al tu e subito dopo dalle tette passai alla bocca infilandole in gola un chilometro di lingua mentre il cazzo sguazzava nella gnocca di mamma che passava da un orgasmo all’altro.

Ci spostammo in camera da letto dove feci il mio dovere altre tre volte alternando la gnocca pelosa di mamma a quella semi depilata di Arianna e continuando a pompare fin che mi ressero le gambe.
Crollammo esausti a tarda notte e dormimmo così nudi, sudati e appagati uno accanto all’altro. Tanto domani era sabato e nessuno aveva impegni.
Al mattino, sul tardi, mentre mamma era già in piedi e preparava la colazione per tutti, Arianna e io ci facemmo un “richiamino”, una sveltina a cavalluccio mentre le reggevo le piccole chiappe con le mani e la facevo andare su e giù sulla mia erezione del mattino.
Fu li, mentre le venivo dentro fissandola negli occhi che mi disse “ti piace la montagna”.
“Siiiiii” dissi anche se l’entusiasmo non era per la geografia ma per le mie palle che si vuotavano.
“Passo le prime due settimane estive nel mio chalet al gran paradiso, posto stupendo -disse con la voce ancora un po’ affannosa- ma mi annoio tanto, dopo un po’”.
“Mi stai dicendo che vorresti un po’ di compagnia” sorrisi.
“Ti piacerebbe? Di giorno sono sempre via perché faccio trekking con due amiche tu potresti anche venire con noi”.
“Non amo molto camminare in montagna. Sono più il tipo da paesaggi, un bel libro, relax”.
Lei intanto si era fatta scivolare fuori il cazzo da dentro e si stava delicatamente pulendo il mio sperma che colava con un asciugamano lasciato lì apposta da mamma. “Allora vedi che è perfetto. Tesoro a me non serve mica uno che mi accompagni a camminare. Io voglio uno che mi scaldi la sera. Le serate alpine sono così fredde”.
“Immagino” dissi e già mi immaginai quindici notti di fuoco con questa porcellona assatanata. Tanto più che, pensavo, essendo la prima volta, non avevo nemmeno fatto tentativi sul suo secondo canale ma quel culetto meritava di certo una decisa sfondata. È così attratto dal profumo di fica, dalla decisone di farci sesso anale, dall’idea di quindici notti di sesso selvaggio e, ammettiamolo, anche dal bel luogo di vacanza che mi aveva prospettato accettai.

Questo è successo quasi un mese fa, mentre l’estate era appena alle porte. Adesso siamo agli inizi di luglio. Il giorno della partenza. Ho già fatto la valigia ma sono ancora nudo, visto che mancherò per un po’ ho trovato giusto dare una pompata di saluto alla mammina.
Nudi, in cucina, contro il tavolo della colazione. Lei chinata in avanti, le tette sul tavolo, il mio cazzone tutto nel suo gran culo.
“La tua idea di saluto affettuoso alla mamma è spaccarle il deretano tesoro mio?”.
“Non fare la Santa, lo so che lo adori dietro quanto davanti” dico pompando sempre più forte.
Sborro.
Faccio appena in tempo a tirarlo fuori andando verso il bagno a lavarmi il cazzo grondante sperma quando suona il campanello.
La dottoressa di teneva a venirmi a prendere. Ho subito accettato visto che ha una Porsche Cayenne (l’ho detto, è ricca).

Quando torno dal bagno vestito sportivo e pronto la vedo seduta sul divano. Indossa un pantacollant nero e una maglietta scollata che non rendono giustizia a quelle belle gambe. Probabilmente è il suo look da montagna. Mamma le ha offerto un caffè senza farsi problemi per essere in ciabatte (e basta).
Il suo bel corpo giunonico svetta in salotto mentre le due bevono un caffè. Le sue grosse e magnifiche tette sono sotto agli occhi di Arianna che, secondo me, si sta facendo già venire qualche voglia. Ma è tardi.
Probabilmente mamma andrà a darsi una ripassata con uno dei suoi dildo appena saremo usciti.
Afferro il manico del trolley “sono pronto” dico.
Mamma si avvicina, mi da un bacino affettuoso sulla guancia mentre le sue tette si strofinano su di me implacabili. Poi da un bacino amichevole anche a Arianna “fate buon viaggio e mi raccomando: fate i…cattivi” ride.
“Non mancheremo” ammicca Arianna che, secondo me, ha già la fica bagnata.
scritto il
2024-08-07
6 . 8 K
visite
3 6
voti
valutazione
6.7
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.