Come risolvere una crisi coniugale

di
genere
trio

Chiara e Michele vivono in zona Navigli, in un enorme loft da 200 mq con le travi a vista in lamellare, illuminato da ampie vetrate che si affacciano sul canale -sicché dalla strada si può sbirciare l’interno dell’abitazione con le travi, la zona notte sopraelevata e le librerie in metallo ricolme di libri.
Lei è alta un metro e settanta, fisico atletico, capelli rosso rame (tinti, ma nessuno l’avrebbe mai sospettato) e occhi verdi, che quando si abbronzava brillano come smeraldi; lui sul metro e ottanta, bel viso, fisico da uno che ha sempre giocato a calcio; lei pittrice e lui ingegnere, sembrano perfettamente complementari.
Dotata di un gusto straordinario, Chiara ha arredato l’appartamento combinando lo stile industrial con quello classico e il risultato è da rivista di design; sul pavimento giacciono varie tele delle sue pitture ad olio, mentre la parete in mattoni è dedicata agli anime di Michele; modellini in edizione limitata di Berserk sono poi sparsi qua e là per il loft.
Da diversi anni ci incontriamo a casa loro il secondo sabato del mese per una cena a tema che prevede un argomento principale da sviscerare nel corso della serata e dei piatti che cambiano ogni volta, presi in prestito dalle varie cucine del mondo: infatti Chiara, da artista a trecentosessanta gradi quale è, cucina divinamente, mentre Michele prepara i cocktail- che solitamente iniziamo a bere verso le 18 - mentre io porto il vino e preparo la playlist con musica pertinente con la serata.

Avremmo dedicato l’appuntamento di giugno scorso all’intelligenza artificiale accompagnando la conversazione a piatti tipici brasiliani; e avevo già pronta la playlist con la bossanova, quando la sera prima mi chiamò Chiara in lacrime “Ama, ascolta ho un problema con Mike” pensai che mi chiamasse per disdire.
“Ti ascolto. Puoi parlare?”
“Sì, appunto non sapevo con chi parlarne, sai domani non è proprio il caso di affrontare l’argomento con lui in giro…”
“Ma certo che no, spiegami cosa è successo” insomma in quella telefonata appresi che Chiara sospettava che lui la tradisse.
“Però dai Chiara, non mi sembra la fine del mondo… una scappatella può capitare, è da una vita che state insieme, no? Di queste cose ne abbiamo parlato tante volte…” le dicevo
“Ma io che ne so se è solo una scopata o se è una cosa seria? E se mi lascia?”
“Senti Chià, scusa se te lo chiedo ma tra voi come va da quel punto di vista?”
“Oddio non me lo chiedere… una tragedia! Ma che mi lamento a fare, sarà pure normale dopo tanti anni… il fatto è che non c’è più chimica, o non c’è mai stata, non lo so siamo più come due amici che condividono tante cose e si vogliono bene”.
Che strano, in tanti anni di amicizia non l’avevo mai sospettato. Pensavo che avessero anche un’ottima affinità sessuale, ma come ci si sbaglia su certe cose…
“Fammi capire, da quanto non lo fate? Tu hai voglia? Lui ti cerca? Come siete messi, spiega”
“No guarda, non te lo so dire, forse otto mesi… dalle vacanze in Cambogia… lui sì ogni tanto mi cerca, pochissimo e io… che ti devo dire, a me non va. Mai. Non lo so, non mi sento attratta.”
“Però scusa, se tu non sei più innamorata cos’è questa gelosia?”
Ricominciò a singhiozzare “non lo so!!!”.
Mi chiedevo se, data la situazione, ci saremmo incontrati il giorno seguente.
“Senti” riprese Chiara cercando di avere un tono di voce normale “fai finta che non ti abbia detto niente, avevo solo bisogno di sfogarmi… ci vediamo domani ciao grazie ti voglio bene.”.
Quella telefonata mi turbò, erano le undici di sera e stavo per andare a dormire. Decisi di fumare l’ultima sigaretta in balcone riflettendo su ciò che stavano vivendo quei due, e il fumo della sigaretta disegnava i contorni dei grattacieli in lontananza.
Riflettevo: era possibile, anzi direi legittimo o quantomeno prevedibile, che Michele avesse iniziato a tradirla, mosso da una frustrazione che si protraeva da chissà quanto tempo, e che lei non sapesse come recuperare la relazione.

Mi sembrava che tutti i loro problemi nascessero da una sorta di resistenza di Chiara, che diceva di non aver voglia di fare l’amore con Michele. Ma per quale motivo, mi chiedevo? Era davvero una questione di chimica (o c’è o non c’è) oppure qualcosa negli anni era andato storto? Quante fantasie non si erano confessati per paura di essere giudicati dall’altro?
Sabato alle 18 mi aprì Michele sudato, con una t-shirt da nerd che però gli evidenziava i bicipiti e le spalle larghe.
“Scusa stavo finendo di montare degli scaffali…”
Mi sorpresi nel trovare il suo odore era straordinariamente gradevole, molto penetrante, ma al punto che più sarebbe stato sgradevole, mentre se si fosse sentito di meno, non ci avrei fatto caso. Era perfettamente bilanciato.
Michele non mi sembrava malizioso, a dire il vero non sembrava uno a cui piacesse tanto scopare; la nostra amicizia era durata anche perché Chiara non era minimamente gelosa e Michele non mi aveva mai guardata in modo strano.
Neanche io l’avevo mai guardato in un certo modo… fino a quel momento.
Quell’odore selvatico aveva destato in me qualcosa: per la prima volta da quando lo conoscevo mi sembrava attraente.
Lui non sospettò minimamente che tipo di pensieri mi frullavano in testa; mi invitò a entrare e andò (ahimè) a farsi una doccia.
Nel frattempo rientrò Chiara di ottimo umore, come se la conversazione della sera prima non fosse mai avvenuta.
Si mise subito ai fornelli e poco dopo ricomparve Michele per dedicarsi al primo cocktail della serata.
“Mike, tu che sei un ingegnere, cosa ne pensi dei rischi dell’IA?”
Sorrise mentre shakerava la caipirinha, e il suo sorriso scoprì denti perfetti, incorniciato da adorabili fossette nelle guance.
Iniziammo a disquisire sui pro e i contro, sul rischio di riproduzione dell’immagine, sull’impatto che avrebbe avuto su certi tipi di carriere (come ad esempio quella nella fotografia), sulle modalità con cui si sarebbe disciplinata a livello normativo.

La conversazione, come al solito, era stimolante e il tempo volava: qualche ora dopo avevamo bevuto cinque cocktail a testa e stavamo sgranocchiando allegramente l’Acarajé con João Gilberto in sottofondo.
“Giochiamo a obbligo o verità” propose Chiara.
La guardai perplessa, ma non avevo nessun motivo per oppormi, e alzai le spalle.
Michele guardò Chiara con sospetto. Pensai che, in ogni caso, non avrebbe mai confessato qualcosa nell’ambito di un gioco così stupido, e per di più davanti a me…
Ok, eravamo tutti d’accordo.
“comincia tu Lucre”
“ok, Mike, obbligo o verità?”
“verità”
“raccontaci un bel ricordo d’infanzia”
“AAAAAAAAA MA DAI LUCRE!! Ma no! Devi metterlo in imbarazzo il gioco è divertente per questo, dai” mi interruppe Chiara
“Ma mi imbarazzo io a mettere in imbarazzo lui, ma scusa” eccitati dall’alcol ridevamo tutti e tre come matti.
“Vabè allora lo faccio io a te, così ti sciogli. Obbligo o verità?”
“Verità”
“Le tue tette sono rifatte?”
“Negativo.”
Continuavamo a ridere senza fermarci, l’atmosfera era bellissima ma si stava scaldando.
“Fammele vedere dai” azzardò Chiara.
Io ero piuttosto fiera del mio seno, spesso mi ammiravo allo specchio e indossare abiti scollati o reggiseni non era mai stato un problema perché erano perfette, sembravano effettivamente di silicone.
Senza pensarci troppo mi liberai del top e rimasi a busto nudo.
“Posso toccarle?” mi chiese Chiara
“Ma certo tocca pure”
Michele ci guardava divertito e perplesso.
“Può toccare anche Mike?”
“Certamente”
Michele era arrossito, ma non osava a opporsi. Gli era chiaro che con una sola parola sarebbe stato in grado di compromettere una serata eccezionale…
Mi toccò prima Chiara e poi Michele, la prima palpava senza ritegno, il secondo era un po’ esitante.
Non capivo se il divertimento e la complicità che c’era tra noi stesse lasciando il posto a qualcosa di diverso… mi accorsi che Chiara guardava Michele con condiscendenza e la cosa mi incuriosì, e pensai “o la va o la spacca”.
“Mike, non essere timido, palpa per bene” gli dissi con aria invitante.
Eravamo tutti più rilassati, per cui Chiara interruppe il palpeggio sfrenato e disse:
“Adesso ci siamo, continuiamo a giocare dai. Però tu non ti rivestire ahaha”.
Smisero di toccarmi, ma io rimasi comunque mezza nuda.
“Mike obbligo o verità?” chiese Chiara a Michele.
“Obbligo”.
“Bacia Lucrezia” ordinò Chiara ammiccante.
Michele gesticolò con le mani, indeciso sul da farsi.
“Dai coraggio, non ti preoccupare” gli dissi io, e per aiutarlo mi feci più vicina a lui.
Chiara ci guardava con trepidazione.
Michele si alzò in piedi, mi prese il viso tra le mani e appoggiò le labbra semichiuse sulle mie, poi aprì la bocca e le nostre lingue si incontrarono… sapeva di cachaça e zucchero, e soprattutto baciava così bene… non avevo proprio voglia che quel bacio finisse, ma mi staccai per studiare l’atteggiamento di Chiara.
Che era l’atteggiamento di chi ha appena iniziato a vedere un film erotico avente ad oggetto la sua perversione preferita.
“Potete continuare mentre vado a prendere il dessert… Lucre, dico sul serio… ti prego continua. Mi piace guardarvi insieme.”
Michele riprese a baciarmi e iniziò a toccarmi ovunque, ci andammo a sedere sul divano e io, a gambe aperte sopra di lui, sentivo distintamente l’erezione crescergli dentro ai jeans.
Una mano gli scivolò sotto la mia gonna, e poi anche l’altra, mi toccava il culo con quelle sue mani grandi e forti e io stavo impazzendo. Pensavo a come fosse possibile che con Chiara non ci fosse chimica…
Lei era tornata con il bombocado, che appoggiò sul tavolo e si sedette davanti a noi, osservando golosamente lo spettacolo del fidanzato desiderato dalla sua amica.

Era questo che la eccitava: la gelosia e il desiderio che lui suscitava in un’altra donna.
In anni di relazione inevitabilmente la routine uccide la passione, ma vedere il suo mondo tra le mani di un’altra era adrenalina pura.
C’era una specie di deliziosa sofferenza nel piacere che provava guardandoli, e decise di aumentare la sua prova interiore.
“Ragazzi, siete bellissimi. Adesso perché non vi spogliate però? Non vi preoccupate per me, godiamoci la serata. Vi giuro che domani sarà tutto ok, è solo un gioco.”
Io non me lo feci ripetere due volte e liberai Michele di jeans e boxer, rimasi sorpresa per le generose dimensioni del membro, su cui sputai per lubrificarlo bene e poi lo infilai tra le tette masturbandolo col seno; poi lo baciai percorrendone il perimetro con le labbra umide, guardando alternativamente lui e poi lei; successivamente lo spinsi in gola richiudendo teneramente le labbra attorno all’asta, e scivolava a fondo con un ritmo lento e incessante.
Ero un lago, il suo odore mi eccitava da morire, come anche le sue belle gambotte depilate da calciatore, coi polpacci prominenti e i quadricipiti forti, la mano nei capelli che mi guidava e a tratti spingeva nei movimenti…
Chiara aveva iniziato a toccarsi, visibilmente emozionata.
Poi fu lui a leccarmi con avidità, e mi resi conto che era molto più abile di quanto immaginassi.
Mi fece venire in due minuti, soffocai un grido nel cuscino del divano, poi gli salii sopra e finalmente provai la sensazione sublime di essere penetrata da lui.
Iniziai a ritmo lento, mentre continuavamo a baciarci, mentre mi teneva le mani sul culo e mi succhiava i capezzoli poi aumentai il ritmo, ma quando percepii che lui era vicino al momento decisivo, chiamai Chiara “dai Chiara perché non prosegui tu?”

Chiara era in preda a una delirante agonia di piacere e dolore, una tempesta interiore di emozioni estreme e in contrasto tra loro.
Il suo uomo desiderato da un’altra e che al tempo stesso la desidera, che gode con un’altra e che la fa godere… era una sofferenza, ma anche un piacere sublime, un modo diverso di guardare la persona che ci è accanto ogni giorno, e che diamo per scontata senza volerlo.
Quello non era il tempo della sicurezza, della comodità casalinga, della realtà che a tratti è… così prosaica e dura.
Quello era il tempo della follia, della passione, della lussuria, della sensualità, della misteriosa e oscura gioia della carne.

Prese il mio posto sopra di lui mentre Michele generosamente si occupava di me con le dita.
Eravamo vicine: la sentivo godere, la baciai guardando con la coda dell’occhio Michele che stava impazzendo.
“possiamo fare di meglio, già che ci siamo” dissi a Chiara all’orecchio.
“Perché non ti giri? fai come faccio io, vieni qua vicino a me. Fagli vedere il culo ben aperto, in alto, abbassa la schiena…”.
Chiara si sfilò attentamente dall’asta turgida e fradicia, e mi seguì a terra dove mi stavo posizionando a quattro zampe dando le spalle a Michele… Chiara continuò a baciarmi mentre Michele non poteva credere ai suoi occhi, ogni minuto della serata continuava a riservargli sorprese meravigliose.
“Ragazze, ho capito bene? È un invito a infilarvelo nel culo?”

All’improvviso si vedeva due giovani e sodi culi femminili pronti ad essere sfondati.
Quello di Chiara, poi, era davvero perfetto: mentre il mio punto forte era il seno, Chiara aveva un sedere da brasiliana che era davvero un peccato non onorare di tanto in tanto con una decisa e profonda penetrazione.
“Sì certo hai capito benissimo. Vieni prima da me, e usa le dita su Chiara”. Ero sicura che lei fosse molto stretta perché se era vero che non scopavano da mesi, il lato B chissà da quanto era rimasto inutilizzato…
“fallo bene Mike, prima uno poi due… non farle male sennò in futuro te lo scordi” gli dicevo mentre sentivo che appoggiava la punta sul mio e iniziava a spingere.
Chiara intanto si godeva le due dita del fidanzato che si muovevano delicatamente avanti, indietro, e intorno cercando di aprirla quanto possibile e osservava eccitatissima lo spettacolo del suo cazzo che sprofondava nel mio culo ben allenato.
Cercai di resistere per non venire immediatamente, trattenendomi fino a quando decisi che Chiara poteva essere pronta, allora chiesi a Michele di fare più forte che poteva e raggiunsi un orgasmo fortissimo.
Poi mentre Michele sfilava la sua maestosa asta e manteneva l’erezione stimolandosi con una mano, io andai a controllare com’era messa Chiara, e le infilai tre dita girando e rigirando forte “AHHH” urlò lei
Le risposi: “stai ferma, a questo punto lasciami fare, sennò lui ti fa più male!”
“Cristo Lucre ma anche tu mi fai male”
“ma ti piace un po’ vero?” sorridevo con tutta la malizia di cui ero capace.
Ridacchiò “oddio sì… continua pure mmm”.
“Dai Mike adesso puoi sfondarle il culo” le tenni aperte le natiche e la lubrificai bene – non fu un’impresa dato che davanti era un lago- e lo spettacolo di Michele che le infilava il cazzo nel culo fu uno dei più eccitanti di cui abbia memoria.
All’inizio si lamentava, e la incoraggiavo “no, guarda, devi resistere, i primi due minuti fa male ma poi ti abitui… tu adesso fai piano, lo so che hai voglia di spingere forte” in effetti era terribilmente eccitante sentirla lamentare, con quel culo meraviglioso che veniva aperto a poco a poco…
“Lucre faccio veramente fatica sia a non venire che a non andare forte”
“Chià come va?” il cazzo era entrato tutto ma lei sembrava dolorante “lo facciamo spingere un pochino? Dai fallo divertire, se lo merita no?”
“O-ok mm” gemeva Chiara. Michele la prese per i fianchi e lentamente lo sfilò quasi tutto per poi riaffondare piano.
Io stavo morendo, iniziai a toccarmi mentre li guardavo, lui era uno stallone che si tratteneva visibilmente per non mandare la fidanzata in ospedale, lei dolorante ma anche eccitatissima, credo non fosse mai stata tanto disinibita.
Le sfiorai il clitoride e sentii che venne copiosamente sulla mia mano gemendo forte.
A quel punto lui disse “no ragazze vengo anche io non ce la faccio”
“aspetta aspetta” e mi posizionai con la bocca aperta e le tettone in vista accanto al culo di Chiara, per cui Michele innaffiò il mio viso, la bocca, le tette e il bellissimo culo sfondato di Chiara.
A quel punto dopo esserci ripuliti, ne fumammo una tutti e tre insieme e poi andammo a dormire nello stesso letto.

Qualche settimana dopo incontrai Chiara per un caffè, e mi raccontò che da quella sera le cose tra lei e lui erano completamente cambiate, che grazie a me si erano ritrovati, che avevo fatto saltare un castello di inibizioni che si erano costruiti da soli nel corso degli anni.

Sorrisi e risposi “Chiara, per me è stato letteralmente un piacere”.


scritto il
2024-09-03
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