Terzo racconto: S.

di
genere
confessioni


Questo è il mio terzo racconto, e parla della mia esperienza con S.
Vale sempre quanto ho scritto nel mio primo racconto: gli eventi, le circostanze, le caratteristiche descritte sono reali. Comprese le mie.
Vi invito a dargli una lettura per maggiore precisione.

Incontrai S. a casa di colleghi da cui fui invitato per una festicciola o qualcosa del genere.
Io ero fidanzato, ma la mia compagna abitava lontano.
S. era biondina, capelli alle spalle, occhi verdi vivi e curiosi, labbra sottili; un viso aperto, ben disposto; carnagione non proprio delicata ma molto chiara, un corpo longilineo malgrado l'altezza sulla media, curve non eccessive, sufficienti per suscitare curiosità. Un sedere ben proporzionato, di una bella forma. Mani dalle dita lunghe e sottili, si muovevano in un modo che dava la sensazione di precisione nel toccare, nei lavori manuali.
Vestiva in modo coperto (credo che fosse inverno) e aveva quello stile non troppo ricercato ma comunque in ordine. Indossava un paio di stivaletti con un po' di tacco, lo ricordo bene perché sono particolarmente sensibile all'argomento...
Iniziammo a dialogare tastando il terreno su chi avessimo reciprocamente di fronte, e va detto che c'era una certa affinità nel modo di comunicare, una certa simpatia.
Cpn me si divertiva e stava bene.
Ci furono altre serate con la stessa compagnia e fra me e S. si era creato un rapporto. Ci sentivamo e ci vedemmo un paio di volte fuori, senza che nulla tuttavia accadesse.
Una sera mi chiamò. Scambio di parole, poi:
* Senti, domani finisco di lavorare di pomeriggio, ti va se passo per un caffè?"
Verificai di avere il caffè e dissi "ok, con molto piacere".
Si presentò nel pomeriggio come concordato, chiacchierammo per un pezzo; avevo capito da un po' che le piacevo: mi cercava, si mostrava entusiasta quando la chiamavo, mi sorrideva in un modo fantastico.
Aveva quegli stivaletti, che Dio li benedica, e una gonna di buon gusto, al ginocchio.

Una nota: era una relazione extra, per così dire, con tutto ciò che questo comporta, e non ne vado fiero; per quanto possa valere, a mia irrisoria discolpa, posso comunque affermare che non ci provai; forse fa differenza, forse no, ma è vero: non avevo alcuna intenzione di saltarle addosso.

Comunque, a un certo punto lei fece per andare e l'accompagnai verso l'uscita. Ci trovammo un attimo vicini davanti alla porta, ci sfiorammo in qualche modo muovendoci, sentii che lei indugiò sul contatto, quasi magneticamente. Ero dietro di lei, si avvicinò fino ad appoggiarsi al mio petto, le mani si cercarono e iniziò un baciarsi, leccarsi, toccarsi, labbra su collo, lingua su lingua, mani sul petto, sul sedere... Infilai la mano sotto i vestiti e cercai i suoi seni: piuttosto minuti, appena morbidi, ma sentivo sotto le dita dei capezzoli frementi e turgidi, e al mio tocco la percepivo eccitarsi sempre di più. Le tolsi la maglia e il reggiseno, la feci girare e iniziai a leccarle e succhiarle i bottoncini in modo un po' più spinto, cosa che la faceva godere tanto che pensavo stesse avendo un orgasmo. Mi afferrava la testa e mi tuffava lì in mezzo.
Mi tolsi la maglia anch'io, ai tempi ero parecchio in forma.
Iniziò lei a baciarmi e leccarmi sul petto, sui capezzoli, sull'addome, poi si inginocchiò, mi guardò con occhi accesi e Iniziò a toccarmi il pacco. Come ho già detto, ho caratteristiche non comuni, e lei se ne rese conto dopo un attimo: le sue mani erano on effetti molto precise, toccavano in modo accurato, infatti tastava il rigonfiamento, che era sempre più gonfio, e mi guardava con aria quasi interrogativa, come a dire "ma è davvero tutto lui?". Già pregustavo la sua reazione.
Iniziò a slacciarmi la cintura, mi sbottonò e, manovrando un po', lo tirò fuori. La vidi qualche attimo letteralmente a bocca aperta, lo ricordo bene, poi guardarmi come una bambina che ricevuto un regalo bellissimo e mordersi il labbro inferiore.
Questo mi faceva andare fuori di testa, il cazzo era già di dimensione e consistenza considerevoli e la cappella pulsava.
Iniziò a leccarla timidamente, guardandomi ogni tanto, aveva una lingua di seta, forse un po' intimidita; poi la sua piccola bocca cercò di accogliere qualcosa di non ancora provato.
Non ci riuscì, non era abituata né preparata. Io ero in estasi: una ragazza stava tentando di farmi un pompino e il mio cazzo era troppo grande per la sua bocca. Se da un lato poteva essere seccante dall'altro inebriava: mi faceva sentire virile, potente, che avrei potuto dominare il mondo. La cappella si ingrossava man mano, ma volevo farglielo sentire, volevo che la sua bocca conoscesse la mia forma e dimensione. Le accarezzai i capelli e tenni ferma la sua testa. Mi guardò incerta, le risposi con un'occhiata che la incoraggiava e le diceva "io ora ti metto questo cazzo in bocca così fai la conoscenza con quello che prenderai fra poco", glielo spinsi dentro un po', riuscì a fare entrare poco più della punta e accennò un tentativo di pompino. Faceva su e giù quanto poteva, sembrava quasi incuriosita.
La sollevai, le tolsi tutto, la misi sul letto a gambe aperte e iniziai a leccarle il tesoro, una fighetta quasi da ventenne, complice la lunga sua astinenza, stretta, umida, calda...infilavo la lingua e la sentivo ansimare, poi giocai con mani e lingua; ogni tanto lei faceva un piccolo gridolino, quando godeva di più. Era un riflesso naturale e mi piaceva procurarglielo.
Mi alzai, le afferrai le gambe con decisione e le puntai il buco; a quel punto, vedendo che stavo per iniziare ad essere poco controllabile, mi mise una mano sotto l'ombelico come per cercare di tenermi a bada e cominciò a balbettare "piano...ti prego, piano..non lo faccio da un po'...aahh...piano..".
Ci provai, anche se l'istinto era quello di sfondarla, di aprirla in due.
È quello che feci.
Cercando di non farle male ma farglielo godere appieno, la stantuffai cambiando velocità, intensità, profondità.. Aveva la vagina stretta, incontravo una leggera resistenza che mi godevo come un maiale, perché sapevo che la stavo allargando.
Iniziò a gridare di godimento. Fra tutte le femmine che ho scopato, lei era quella che gridava più forte. Afferrò un cuscino e Iniziò a morderlo fortissimo, cercando di attutire le urla che continuavano. Ogni tanto uscivo, potevo sentire quasi un "plop!", poi glielo rimettevo dentro e urlava, ma non riuscivo a metterlo interamente, un po' restava fuori; allora la scopavo per quello che riusciva a prendere, ma poi la afferravo e la spingevo un po' in profondità. Lei urlava, lacrimava, era in un limbo fra piangere di dolore o di piacere.
Le piaceva, le piaceva...
La sua mano ogni tanto vercava debolmente di limitare il mio ingresso, ma ero lanciato e stavo letteralmente lasciando la mia forma dentro di lei. Era esattamente quello che sentivo: lei era uno stampino e io mettevo dentro il mio palo di carne per creare il calco.
La misi a pecora e si posizionò tanto bene che mi stupì, la schiena scendeva subito sul letto e la sua figa, che adesso aveva un aspetto diverso, era pronta, timorosa e affamata.
Sentire la sua fica allargarsi al mio passaggio era incredibile, come se la stessi sverginando di nuovo.
Le sue urla diventarono fortissime, i vicini la sentivano sicuramente. Cercavo di farla godere ma non urlare, cosa impossibile.
Pensai "vabbè, ormai...".
E andai avanti come mi diceva il corpo, cioè forte.
La rigirai e continui a scoparla di fronte. Sembrava in preda quasi a un delirio: volto infuocato, occhi fuori dalle orbite, respiro intenso. Mi disse:
"Vienimi addosso...vienimi addosso..."
Andai forte facendola urlare ancora e le schizzai tutto sull'addome, sul seno, sul collo.
Mi buttai sul letto accanto a lei, a riprendere fiato anch'io. Dopo un pezzo, mostrò segni di vita: si mosse, si mise seduta.
Mi guardò perplessa:
Non è che mi sei venuto dentro?
No. Non ti sei accorta di niente?
Sì, certo. Magari hai iniziato a schizzare dentro...
No, tranquilla.
E qui cos'è successo?
C'erano le lenzuola inzuppate dai suoi liquidi. Una bella superficie, completamente bagnata.
È...roba tua?
Mia!? No.
La guardai con un sopracciglio alzato.
Illuminazione.
Con voce e faccia dubbiosa e incredula ma con una punta di orgoglio disse:
Sono stata io?
Sì, è roba tua.
Veramente? Non...non mi era mai successo... "
Eh...

Docce entrambi, ci rivestiamo.

Ti hanno mai detto qualcosa di...te?
In che senso?
Avevo capito, ma facevo il finto tonto.
Beh, del tuo...che sei superdotato, ecco"
Fintissimo tonto.
Mmm...boh...
Vabbè, le altre non te lo dicono, allora te lo dico io: sei superdotato.
Mi beavo.
Boh, non so..

Qualche giorno dopo ci vedemmo da lei, scopammo di nuovo con la stessa passione (stavolta c'erano due asciugamani per accogliere i suoi umori, ma le lenzuola si bagnarono lo stesso.

Dopo, chiacchierando, mi chiese se secondo me le caratteristiche della sua fica fossero tali da potere condurre a una separazione. Sapevo che tempo addietro il suo uomo l'aveva lasciata e mi confidò che la sua vagina era stato oggetto di critiche da parte di lui.
Secondo te è fastidiosa, limitante?
Ti sono sembrato infastidito?
Ecco, appunto!

Continuò un po', con lei.
Ci trovavamo benissimo a parlare fra di noi, sesso o non sesso, poi magari succede qualcosa, si parte, ci si allontana...





scritto il
2024-09-10
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