Il mio secondo racconto: la storia con A.
di
Raf Sabor
genere
confessioni
Ringrazio sinceramente coloro che mi hanno dato un feedback sul primo racconto. Volevo rispondere direttamente ma non mi va di sottoscrivere altro.
I vostri suggerimenti sono più che apprezzati.
Questa è la storia con A. e, come già detto, racconto la verità nel modo più preciso possibile.
Conobbi A. in una serata improvvisata con conoscenze comuni. Ero al momento solo, nel senso che la mia compagna era tornata nella nostra città al sud per qualche giorno.
Andavo in bici verso casa con una piccola spesa nel cestino, vidi un gruppetto di persone in cui riconobbi qualche collega e mi avvicinai per un saluto volante. Era già ora di cena e si decise di andare fuori assieme; due o tre persone si aggiunsero, fra cui A. Ci presentammo, lei reagì con una certa simpatia alla mia vigorosa stretta di mano.
A. era piuttosto piccola di statura, capelli castani, ricci, non molto lunghi, occhi castani grandi e vivaci, colorito scuro, un bel sorriso naturale. Un corpo che definirei sodo, che trasmetteva una certa energia pienamente femminile; le forme non mi erano molto chiare, forse per l'abbigliamento (che non ricordo). Nel complesso molto carina.
Sul tragitto a piedi, A. Mi approcciò con un certo entusiasmo: "di dove sei..dove lavori..cosa ti piace.." Piuttosto aperta, sorridente. Arrivammo a destinazione che già c'era un certo dialogo fra noi.
Ci sedemmo di fronte e ci lanciammo in una competizione di birra non troppo seria, che però riscaldò le menti e i corpi. Risate, leggerezza, un po' di casino "terrone". Una cena piacevole, divertente. Al ritorno qualcuno ci diede uno strappo in auto, eravamo forse in sei in macchina e A. era seduta accanto a me sul sedile posteriore. Qualche battuta, qualche risata; a un certo punto, nell'oscurità dell'abitacolo, percepii la sua mano muoversi sulla mia gamba, accarezzarla. Per un momento pensai fosse la mia immaginazione oppure un movimento non intenzionale, ma dopo qualche secondo capii che mi stava proprio accarezzando la coscia con un leggero movimento delle dita. La birra in corpo rendeva tutto un po' vago e fluttuante.
La mia reazione naturale fu immediata, piena e visibile mio malgrado, anche perché faceva caldo e indossavo pantaloncini leggeri; certamente lei se ne accorse nella penombra, e continuò (se ne accorse anche il collega seduto a fianco a lei: seppi che l'indomani, in uno scambio di battute, le disse "Caspita, o l'oscurità ingannava o RS. ha un pisello gigantesco..."). Avevo la mente un po' confusa e il sangue concentrato in un punto. Credo di avere iniziato anch'io ad accarezzarle la gamba, forse per essere sicuro che stesse accadendo davvero.
Ci scambiammo qualche occhiata fra l'incerto, il divertito e l'eccitato,
pochi minuti dopo scendemmo tutti dall'auto e ci salutammo.
Tornato a casa, ero ancora acceso; non ricordo chi iniziò né come, ma pochi minuti dopo ci beccammo su Messenger e iniziammo a scriverci..
Faceva caldo, ero sul letto con uno slip che ormai aveva rinunciato a cercare di contenermi.
Dopo qualche messaggio mi chiese se poteva usare espressioni, diciamo, dirette, le risposi che non solo poteva, ma lo pretendevo. Avevo già iniziato a fare il padrone..
"Hai il cazzo duro?"
"Sì, lo sto toccando ed è duro"
Ne ebbe riscontro visivo perché me lo chiese e io le mandai la foto del mio cazzo gonfio, duro, grosso, con la cappella che sembrava esplodere e le vene pulsanti. Potevo percepire la sua eccitazione attraverso i messaggi, aveva la bava alla bocca guardando le foto ricevute; credo che qualcosa mi mandò pure lei.
Quella sera scoppiai di sexting.
L'indomani ci accordammo per un pranzo leggero assieme, in un posto vicino alla piazza del paese. Lei carina, vestita in modo amichevole e ammiccante allo stesso tempo. Stavolta notai qualcosa in più: un seno non proprio abbondante ma...ampio, attraente; il sedere sembrava decisamente interessante, non grande ma sodo, ben fatto, invitante.
Malgrado il comprensibile imbarazzo, scherzammo un po' sulla serata, scambiammo due chiacchiere e quell'incontro si concluse lì.
Ma poteva finire lì?
Continuammo a farci compagnia a distanza: scrivevamo che dovevamo essere puliti e fare i bravi anche in chat e finivamo con messaggi caldissimi e foto estremamente esplicite.
Qualche sera dopo, uscimmo assieme dopo cena per una birra, si fece trovare in un punto e andammo con la mia macchina. Stavolta l'abbigliamento lo ricordo: pantaloni di pelle, lucidi, che rendevano giustizia alle sue forme, una camicetta chiara da strappare via a morsi. Anch'io ero un po' meno improvvisato, avevo una camicia celeste e un pantalone di lino bianco che invitava a scrutare il pacco, cosa che lei fece più volte con molto interesse.
Prendemmo un paio di birre a testa; conversare con lei era piacevole, si rideva con facilità, le birre funzionavano. Ci alzammo, pagammo e facemmo una passeggiata su un breve sentiero che portava verso il fiume lì vicino. Era tutto spontaneo, con poco controllo.
Il sentiero si diramava e finimmo oltre un punto di vegetazione fitta, a un passo dall'acqua; non c'era nessuno a parte noi.
Fino a quel momento sembrava che nessuno dei due avesse intenzione di prendere iniziativa, ma arrivati lì lei, semplicemente, senza dire niente, si inginocchiò davanti a me, mi sbottonò i pantaloni, mi tirò tutto giù e lo prese in bocca come se non avesse aspettato altro per tutta la sera.
Un pompino con i sentimenti, appassionato; cercava di prenderlo tutto in bocca (una parte restava comunque fuori), faceva avanti e indietro con la testa succhiando; ogni tanto lo lasciava e lo riprendeva, potevo sentire le sue labbra avvolgere la punta quando entrava, poi teneva solo la cappella in bocca e succhiava forte. Leccava bene, con gusto, la punta, tutta l'asta, le palle... Era brava, usava labbra, lingua, gola...
Mi guardava negli occhi mentre andava avanti e indietro, come per avere la conferma che mi stesse piacendo. Le presi la testa e la misi alla prova; non riusciva a prenderlo interamente (purtroppo è una sensazione che non conosco) ma c'era abbastanza spazio per andare avanti e indietro e godermi il movimento. Le scopai un po' la bocca, mi guardava negli occhi e lo sguardo sembrava dire "usala come vuoi, è tua". Girai la sua testa un po' di lato, ormai la punta era molto gonfia e sulla guancia le spuntava un palloncino che la riempiva interamente. Continuando a guardarmi negli occhi, si accarezzò la guancia gonfia, come se mi atesse mostrando un trofeo
Le diedi presto la conferma della mia approvazione: un'inondazione di liquido seminale che lei cercò di prendere più a fondo possibile in gola.
La mia produzione di sperma è sempre molto abbondante e in quell'occasione le scaricai una serie di schizzi lunghi; rimasi colpito da come se lo gustava, con gli occhi socchiusi, godendosi il sapore, il calore, la quantità.
Continuò a succhiare dolcemente anche dopo la mia sborrata, pulendo tutto in modo preciso, prendendo ogni possibile residuo di sperma.
Quando ebbe finito mi guardò con un sorriso dolce, imbarazzato, estremamente erotico.
Mmm...ma quanto ne avevi? Mi hai fatto fare un'altra cena...
Eh, un po'.
Risatina.
Vieni sempre così tanto?
Eh...
Scambiammo qualche battuta mentre ci ricomponevamo; sentivo un vago indolenzimento a causa della sua suzione decisa, e mi piaceva un sacco.
Per un breve periodo la faccenda continuò, il livello di porcaggine dei nostri incontri diventò quasi incontrollabile.
La sera mi scriveva spesso messaggi dal tono "Vieni a riempire la mia bocca", oppure "Passa un attimo, mi fai bere il tuo sperma e te ne vai".
Lo facevo.
In qualche modo, dopo un po', finì.
Credo che non sia opportuno entrare in altri dettagli di questa storia. Al momento va bene così.
Il mio prossimo racconto, se lo scriverò, parlerà di S., una persona totalmente diversa da A., del bel rapporto che c'è stato e di come ci siamo confrontati sessualmente.
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