Il mio primo racconto, per caso.
di
Raf Sabor
genere
confessioni
Scrivo qui sperando di liberarmi di qualche peso che mi porto dentro.
Se qualcuno legge, c'è una condizione fondamentale che voglio precisare: deve essere accettato e dato per assunto da parte di chi legge che non sto inventando niente. Ciò che racconto corrisponde a fatti e circostanze reali, io cerco solo di riportarli nel modo più fedele e preciso possibile.
Ho bisogno di raccontare qualcuna delle mie esperienze, che sono culminate in un brutto scivolone che ho commesso tempo fa e che ha cambiato e compromesso tutto ciò che di buono avevo costruito fino a quel momento.
Non faccio nomi, né cito luoghi. Tuttavia, se il destino volesse essere così profondamente beffardo da giocare con la statistica, qualcuno potrebbe riconoscere le circostanze descritte e riconoscersi...
Vi invito a proseguire nella lettura solo se davvero credete che è così e che non ci sono invenzioni né esagerazioni. È il mio punto di vista, certo, ma il più oggettivo e imparziale possibile. Non millanto niente.
Mi sono rivelato praticamente un coglione e mi considero tale, ma se scrivo qualcosa che può sembrare concepita a scopo promozionale, sappiate che non è così, non mi interessa e non voglio farlo.
Semplicemente, è tutto vero.
Se qualcuno dovesse riconoscermi...speriamo di no. Confessarsi è bene, restare anonimo è meglio.
Qualcos'altro di me potrebbe venire fuori se decidessi di pubblicare ancora qui, ma credo che questo dipenda anche dal feedback che riceverò, se ne riceverò.
Dal momento che adesso mi sento quasi distaccato dagli eventi che racconto, vi invito a prendere i miei racconti e le descrizioni, comprese quelle su me stesso, come qualcosa di appartenente al passato, essendo trascorso qualche anno ed essendo cambiate molte cose.
Gli eventi sono passati, ma assolutamente reali.
Sono C., nato e cresciuto al sud ma con lunghe ed eterogenee esperienze fuori.
Bello no, non lo sono.
Attraente e dotato di un certo fascino sì, sarei ipocrita a dire il contrario perché ne ho avuto troppe conferme, che hanno sorpreso principalmente me. Ho uno spirito e un umorismo particolari, talvolta stronzo, talvolta no; ho una particolare capacità di sedurre acquisita nel corso degli anni grazie a certi miei talenti ed esperienze; molto spesso sono stato oggetto di attenzioni particolari, molto meno spesso ci ho provato io con qualcuna. Una persona mi diceva "tu non la chiedi, tu te la fai dare". È vero.
Sono alto 185 cm, longilineo, quasi atletico e con un discreto allenamento alle spalle, bel petto e bell'addome, colorito scuro, da meridionale, ho voce profonda e uso molto correttamente l'italiano e altre lingue, elementi che si sono rivelati spesso determinanti nell'attirare le fanciulle.
Ho un naso piuttosto importante che ha suscitato molte facili battute a doppio senso, mani grandi e forti.
Cazzo enorme.
Mi sento quasi ridicolo, ma è così: sono fortunatamente superdotato, me ne sono reso conto man mano col tempo, anche grazie ai numerosi commenti delle ragazze e donne che ne hanno fruito: decisamente lungo, molto largo, leggermente curvo, nervoso, vene grandi e molto visibili, cappella enorme a fungo e palle grosse. In più, sempre pronto all'azione, fin troppo come accennato.
Sono stato fissato con le mie doti sessuali per un po', ed è tutt'altro che un vanto, ma le doti descritte sono tutte vere.
Ne ho goduto io e ne ho fatto godere, ho goduto guardando l'effetto sulle ragazze, a volte ipnotizzate da lui.
Mi riprometto di riportare qui una raccolta dei migliori riconoscimenti ricevuti in questo senso.
Ne cito solo uno, anche se non dovrei: anni fa la mia compagna, quindi la persona più consapevole e abituata a me, dopo non esserci visti per un periodo venne a trovarmi dove lavoravo. In sua assenza avevo anche fatto degli esercizi trovati online per fare crescere il pene (un po' fissato, come ho detto), probabilmente non del tutto inutili.
Entrati in casa, praticamente la lanciai sul letto già nuda, avevo una voglia matta di lei, tirai il cazzo subito fuori e glielo misi in bocca, in cui già entrava a stento. Mi spogliai in un lampo e continuai a usare la sua bocca per qualche minuto, tenendole la testa con le mani e guardandola mentre cercava di spalancare la bocca il più possibile. Ero su di giri. Lo tirai fuori e iniziai a darle colpi di cazzo sul viso, sul collo, sugli occhi... Era in ginocchio davanti a me e glielo sbattevo ovunque potessi. Lei se la godeva, le piaceva sentire quel palo di carne usato come la frusta di un domatore, infatti mi guardava con aria ubbidiente e maliziosa. La sollevai e la misi a pecora sul letto, iniziai stringere le sue chiappe con le mani grandi e potenti; un bel culetto, ben proporzionato e morbido. Le spinsi la schiena in basso e lei mi presentò lo spettacolo della sua fica già aperta, calda e umidissima... Poggiai la punta lì in mezzo e iniziai a muoverla su e giù, lentamente e mirando bene; la mia cappella era gonfia, violacea, liscia e la muovevo sul suo clitoride. La sua eccitazione seguiva la mia. A un certo punto, lentamente, la ficcai dentro e lei trattenne il respiro, ma la tolsi dopo qualche attimo, volevo farla diventare un po' troia. Ripetei la manovra, lei iniziava a gocciolare. A un certo punto cercò di prenderlo muovendosi all'indietro, ma volevo farglielo desiderare.
Lei non è tipo che usa facilmente un linguaggio volgare, ma mi disse piano:
Dammelo!
Non mi bastava. Le dissi maliziosamente e da porco:
Vuoi qualcosa?
Ti ho detto dammelo!
Entrai un po' di più, lei ansimava di voglia.
Uscii di nuovo.
Mmmm...dammelo!!
Che cosa? Vuoi questo?
Di nuovo un po' dentro, fermo. Lei si mosse all'indietro e anch'io, così non entrò neanche un millimetro in più.
Dammi...il.....tuo... cazzo...
Mmm...allora vuoi questo...basta dirlo...
Lo spinsi un po' dentro, abbastanza per farla tacere ma non pee farla godere godere.
Mmmmm...
Lo tirai di nuovo fuori. Iniziò a innervosirsi, aveva il buchino incandescente e affamato. Mentre stava caricando qualche insulto glielo ficcai inaspettatamente dentro in modo deciso, non troppo veloce ma inesorabile. Ero dentro. Lei era fradicia, grondava, io feci qualche movimento e lo spinsi tutto dentro, godendomi quel pozzo di calore e umidità; feci qualche contrazione, che lei sentì perfettamente. Ansimò, per un po' trattenne il fiato, gli occhi chiusi; era frastornata. Io contraevo e mi muovevo piano. A un certo punto mi disse, con un filo di voce goduriosa, erotica, stupita e quasi divertita:
"Mamma mia...ma quanti sono?"
"Cosa?"
" I tuoi cazzi"
"Perché, quanti ti sembrano?"
Non la feci rispondere: iniziai a scavarla in profondità con quella che lei ogni tanto definisce una palla da bowling, cioè la mia cappella. Appena tentava di parlare glielo servivo totalmente, talmente in fondo che toccavo con facilità tutti i punti che volevo. Lo facevo apposta.
Chiaramente più godeva, più mi eccitavo, più il mio cazzo cresceva, più godeva...
Iniziai a scoparla davvero, lo so fare bene: movimenti lunghi e profondi, da farle sentire tutto il percorso, poi le afferravo le chiappe e lo spingevo dentro totalmente, facendolo muovere in fondo con movimenti circolari; le chiesi
Volevi questo?
Mmmm...sììì...
Lo senti bene?
Aaaahhhhhh!! Aaaahhhh!!
Questo la eccitava.
Dimmi cosa senti!
Non riusciva a parlare facilmente, fra gli ansimi e il godimento articolava frasi come "Mamma mia...Oh, mio Dio...C. Ma che....cazzo...hai?"
Com'è?
Un...un...treno...
Mmm...sì?
Aaahhhhh....sììì...
Cosa senti?
La...punta... Aahh.. aaahhhh....
Com'è?
Aaahhh....una palla...aaaahhhh...sembra...sembra una...aaaaahhhh....
Continuavo a darglielo tutto in fondo, e cresceva.
Te lo tolgo?
Aaaahhhh...noooo...nooo...ti prego... aaaahhh....
Faceva esattamente così, stava godendo in maniera totale.
E allora dimmi com'è..
È...aaahhhh...grande...la punta....sembra una...una bombaa.... aaaahhh...
Ti basta?
Aaahhhh!!
Grondava, i suoi liquidi stavano bagnando le lenzuola come al solito.
E come al solito, dopo essere andato avanti un pezzo e cambiando non so quante e quali posizioni, iniziò a implorare pietà mezza tramortita: l'avevo prosciugata.
L'ultimo regalo di benvenuto fu il mio sperma, che feci schizzare abbondante sul suo seno e sulla sua pancia. Un po' intontita e ancora in mezzo al godimento, si spalmò un po' il mio seme addosso, piano piano; si sporcò le dita e se le leccò un paio di volte, il sapore evidentemente la inebriava.
Mi guardò con gli occhi semichiusi, con l'espressione felice e totalmente, profondamente appagata.
Andai a farmi una doccia fresca e ringraziai il mio cazzo per la buona prestazione. Quando uscii lei era ancora li, mezza addormentata e con il mio sperma che le colava di lato. Dopo un po' si alzò e andò a farsi una doccia anche lei.
Non credo che la cena vi interessi, e comunque non la ricordo.
Se avete letto tutto, vi ringrazio.
Il racconto che seguirà, se qualcuno vorrà leggerlo, è l'inizio di un'avventura con una collega, fra le ultime in ordine cronologico.
Non ho idea del perché inizi da lei, forse perché sessualmente è stata fra quelle più disinibite, più porche; ha vissuto il sesso con me con un'intensità incredibile.
Si tratta di A.
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