Gabriele e Nicoletta

di
genere
corna

GABRIELE

Nicoletta entrò nella macchina. Indossava un abito corto nero e dei magnifici décolleté con tacco dodici centimetri. Una visione molto seducente!

Partimmo subito in direzione della statale per avviarci al Ritual. La mia mano non perse occasione di accarezzare le splendide gambe e scoprire la balza delle autoreggenti. Per questo genere di calze ho sempre avuto una particolare debolezza e la reazione fu quasi fulminea. L’erezione, infatti, non stentò ad arrivare. Era piacevole sentirlo arzillo nei pantaloni e sensibile a questi intriganti stimoli che fanno viaggiare con l’immaginazione. La strada scorse veloce così come le chiacchiere e la solita promessa di divertirci, senza alcuna aspettativa o programma per il dopo discoteca.

Mi presento. Sono Gabriele, avevo 24 anni e la mia splendida lei, Nicoletta, 20. Fisicamente nella norma, io alto 180 cm, 76 kg, capelli corti e occhi marroni. Lei invece alta 165 cm, 52 kg, terza piena di seno e capelli lunghi mossi biondi. Stavamo insieme da due mesi.

Era stata sincera. Mi aveva raccontato del suo ragazzo precedente, il suo primo uomo, e il motivo per cui si erano lasciati.

Quelle confidenze avevano fatto scattare in me il grande desiderio di vederla fare sesso con un altro uomo. Nelle mie fantasie erotiche era diventato un pensiero ricorrente e sempre presente durante le mie masturbazioni.

Però la fantasia è una cosa e la realtà un’altra. Non sempre coincidono. Ero senza dubbio curioso, ma anche geloso. Se anche solo una di quelle scene immaginate avesse preso forma, come avrei reagito? Più ci pensavo, più mi segavo e più cresceva la mia rabbia.

Entrati nel locale, raggiungemmo la zona del bar con le consuete luci soffuse, divanetti e angolo buffet.

Dopo aver sorseggiato una coppa di caipirinha, la mia tensione iniziale sparì, sostituita da un senso di eccitazione diffusa. Ci recammo in pista. Magari, avrei adocchiato il ragazzo giusto.

Prima di fare il nostro ingresso alla zona, ci abbracciamo con tenerezza e le labbra s’incontrarono in un bacio lungo e tenero. I corpi si strofinarono, si cercarono, si desiderarono.

Con le mani percorsi centimetri di pelle, anche quella più nascosta fino a raggiungere l’interno delle sue mutandine. Il sesso era bagnato, eccitato e voglioso.

Non persi l’occasione per sfilare le mutandine, fino a farle uscire dai piedi. Le infilai all’interno della tasca dei miei pantaloni e le dissi all’orecchio: “queste non ti servono stasera!”

Iniziammo a ballare. Iniziammo a baciarci con dolcezza aumentando gradualmente l’intensità. Le mani si cercarono e, con delicatezza, ci stringemmo uno all’altra, incuranti di tutto intorno a noi.

Nei nostri pensieri eravamo solo io e lei. Di tutto il resto, non ci accorgemmo di nulla per la successiva mezz’ora. Eravamo come ovattati nel nostro mondo.

Sentivo i suoi capezzoli turgidi, eccitati e duri come non mai. I polpastrelli li toccarono, creando delle piccole scosse di piacere sul suo corpo mentre scesi ancora fino a raggiungere la vagina, sotto il vestito corto.

Una figa liscia e quasi tutta depilata che lasciava solo una piccola striscia superiore di peluria. Così era come piaceva a lei. Intrigante ai miei occhi. Un profumo inebriante che sconvolgeva la testa.

Quando riprendemmo il contatto con la realtà, e i corpi si rilassarono, osservammo che la pista si era popolata. La nostra bolla era talmente sigillata che non ci accorgemmo di nulla.

Per noi, nell'aria c’era un inebriante profumo di sesso.

Tra tutte quelle persone intorno a noi, una catturò la mia attenzione. Era proprio davanti a noi, e ci fissava.

Nei miei pensieri però non c’era alcuna attrazione, in quel momento. Nessun interesse.

Le mie attenzioni erano solo per la mia compagna. Ritornammo quindi sui nostri passi e ci spostammo nella zona bar. Nicoletta si sedette mentre io rimasi in piedi.

Sollevai lo sguardo, eccitato dalla situazione, e gli occhi s’incontrarono con il lui che stavo osservando poco prima.

Un bel ragazzo sulla trentina con fisico asciutto e soprattutto, per quello che potevo immaginare, un’ottima dotazione sotto i pantaloni.

Il gesto fu istintivo e, senza alcuna esitazione, lo invitai con un cenno a venire più vicino. Ma che cavolo stavo facendo? Lo stavo invitando tra noi? Lo stavo offrendo a Nicoletta?

Mi sentivo come un automa incapace di essere razionale. L’istinto prese il sopravvento di me. Si avvicinò. Il sangue iniziò a bollirmi dentro e un caldo intenso mi avvolse con prepotenza.

Per quello che volevo immaginare, Il suo cazzo era splendido e, senza dubbio, molto più interessante del mio. Un pensiero si insinuò nella testa: “lui poteva essere l’occasione giusta”.

Nicoletta, appena accorta della presenza estranea, rimase immobile e disorientata sul da farsi. Mi guardò negli occhi in attesa che io prendessi una posizione oppure le indicassi qualche volontà. La risposta arrivò quasi immediata.

“Ciao, ragazzi. Dario, piacere. Vi osservavo, prima.” Con la mano, fece un gesto indicando la pista. “Siete una bella coppia, si vede che vi amate.”

Dieci minuti dopo, il ghiaccio era completamente rotto. Dario si era mostrato alla mano e discreto allo stesso tempo, ma gli sguardi fugaci tra me e lui non lasciavano spazio ad equivoci.

DARIO

Andare per locali era quasi un obbligo. Erano più le occasioni in cui restavo tutto il tempo seduto all’angolo bar con gli amici che non quelle in cui mi divertivo.

Quella sera, però, ero rimasto attratto da una giovane coppia poco più che ventenne.

Lei perfetta, come tante. Ma quello che mi aveva incuriosito era il comportamento del ragazzo. Si girava intorno con lo sguardo, intanto che la stringeva a sé.

Si era fatto più intraprendente, sfiorando il seno con le sue dita. A quel punto, per me esistevano solo loro due. Non avrei perso un attimo dei loro movimenti.

Non nascondo, però, che l’alcool mi andò di traverso quando lo vidi sfilare le mutandine, mettendole nella tasca dei pantaloni, e osservare la sua mano sparire sotto l’orlo del vestito corto.

Lo sguardo mio e suo si incrociarono e rimasero fissi su di noi. C’era qualcosa che mi sfuggiva, ancora. Non era possibile, ma sembrava volesse chiedermi di unirmi.

Li vidi avvicinarsi al banco dov’ero io. Lei sedersi, lui rimanere in piedi.

Di nuovo, i nostri sguardi si incrociarono. Ero certo di cosa volesse lui, un neofita con tanta paura, ma che voleva andare avanti.

Osservavo lei. Si vedeva che ignorasse quali fossero i desideri che covavano nella testa del suo ragazzo. Sono le donne più belle da coinvolgere in questi giochi.

Aspettavo pazientemente il suo suo gesto per avvicinarmi. Arrivò puntuale.

“Ciao, ragazzi. Dario, piacere. Vi osservavo, prima.” Con la mano, avevo indicato la pista. “Siete una bella coppia, si vede che vi amate.”

Gabriele non era completamente ingenuo, aveva intuito qualcosa delle mie intenzioni di accettare il suo invito. Un invito appena accennato.

Sapeva bene che la sua fidanzata mi piaceva, qualche commento, qualche piccolo apprezzamento, garbato, l’avevo fatto, ma non se l’era presa, e si vedeva che gli si mescolava il sangue.

Probabilmente, si portava quelle fantasie fin dall’adolescenza che non l’avevano mai abbandonato, anzi con il passare degli anni le avrà sentite sempre più pressanti.

GABRIELE

Dario osservava il mio amore e mi scrutava dentro la mente. Leggeva le mie fantasie che mai avevo confidato a nessuno.

Ci aveva chiesto da quanto tempo stavamo insieme. Poi, mi aveva domandato dei miei tempi di scuola, delle prime fidanzatine. Se ne ero stato geloso.

Le mie fantasie. Per lunghi periodi ero stato capace di reprimere e dimenticarle, ma poi riaffioravano sempre più forti e prepotenti.

Ancora adolescente, abbordavo una compagna di scuola, diventavamo fidanzati, ci baciavamo e ci accarezzavamo, tutto puro ed innocente, fino a quando nella nostra vita non interveniva il bulletto della classe che me la portava via, spingendola verso giochi meno innocenti e molto spinti.

Quelle umilianti situazioni mi avevano fatto soffrire, ma allo stesso tempo mi intrigava. E le avevo ripetute, scegliendo le ragazze con attenzione e non spingendomi con loro mai oltre qualche bacio e qualche ditalino, fino all’arrivo del bullo di turno che se le scopava e che chinava le loro teste sul proprio inguine.

Avevo paura di pensare a cosa potesse succedere in quella situazione, con Dario, e soprattutto alle conseguenze, ma intanto fantasticavo, e poi non era detto che sarebbe successo qualcosa, speravo di no, ma nei miei pensieri si insinuavano altre possibilità che però non volevo prendere in considerazione, né prendevo per mano Nicoletta, portandola via, però.

Dario si stava comportando in modo sicuro di sé. Non aveva imposto la sua presenza, in modo invadente ed autoritario, ma era stato subito cortese e piacevole.

Ogni tanto toccava il braccio di Nicoletta, ma la mia ragazza non sembrava disturbata dalla cosa. Un contatto sicuro, ma non da bullo.

“La tua ragazza è molto carina, la più bella qui.” disse, facendola arrossire.

“Grazie, sei molto gentile, ma non lo merito.”

Erano trascorsi dieci minuti e quelle erano state le prime parole dette dalla mia ragazza da quando Dario si era unito a noi.

Era in gamba. Padrone della situazione, aveva condotto la conversazione sulla relazione di coppia e sulla gelosia.

“....e credo che la felicità di una coppia dipenda anche dalla felicità sessuale. Ho sempre desiderato che la mia sia una donna felice sessualmente e farò sempre di tutto per farle raggiungere questo obiettivo. Tu, Gabriele, che ne pensi?”

“Certo, Dario, il mio amore dev’essere felice in tutto.” Il suo sguardo mi aveva stravolto l’intestino e mi faceva crescere l’eccitazione.

“Si fa così. La prima cosa che avrai cancellato dal tuo vocabolario sarà stata la parola gelosia.”

Si era seduto accanto a Nicoletta, “...principessa, essere geloso significa non avere fiducia. Vedere la propria partner abbracciare un’altra persona e temere di perderla è mancanza di fiducia, sei d’accordo?”

“Assolutamente! Io non sarò mai gelosa di te.” disse, guardandomi. “...Sono sicura che tu sia circondato da donne ogni giorno, ma sei il mio ragazzo, il mio uomo, e hai detto che lo sarai per sempre, per cui ho una fiducia cieca in te.”

“Brava, è proprio così che deve fare una coppia affiatata per essere felice. Anche tu conoscerai tanti uomini e Gabriele non sarà mai geloso di loro. Tu sarai per sempre la sua donna e lui ti amerà per tutta la vita.” Le parlava e le stringeva una mano tra le sue, accarezzando.

“Gabriele, ho letto che quando si ama sul serio, non solo a parole, si antepone la felicità della compagna alla propria. Tu hai detto che la ami senza riserve, questa principessa, che vuoi donarle la felicità, anche quella sessuale. E per essere felice sessualmente una ragazza deve fare del buon sesso.”

Mi domandavo quando mai avessi detto quelle parole, ma il suo tacito invito a non ribattere e lo sguardo magnetizzato di Nicoletta mi avevano spinto a rimanere zitto.

“Vedi, principessa, guardalo il tuo Gabriele. Lui sa come farti diventare davvero brava nel sesso, mentre i fidanzati gelosi non vorrebbero che la loro donna lo diventasse. Forse preferiscono che lei non sia felice e, poi, trovarsi un’amante brava. Non capiscono che, a sua volta, la loro donna diventerà l’amante di un altro uomo, che la renderà sessualmente felice. Ma trovo tutto questo semplicemente assurdo. Nessuno nasce imparato. Una persona dev’essere educata se vuole diventare brava sessualmente, non ti sembra?”

DARIO

Potevo aggiungere poco per accontentare i desideri di questo giovane. Voleva vedere la sua donna scopata da un altro. Godere nel vederla sessualmente felice fra le mie braccia, le sue gambe intrecciate sulla mia schiena, le sue labbra schiudersi per accogliermi, vederla leccata sino a raggiungere l’orgasmo, un nuovo orgasmo, vederla sodomizzata.

Intanto, le mie carezze risalivano il suo braccio. Sorridevo per infonderle sicurezza.

“Il tuo ragionamento è logico e mi piace. Ma… Gabriele, amore, sarai tu a insegnarmi tutto?” Si era rivolta verso di me. “Sai…Gabriele non è il mio primo ragazzo e…”

Le avevo poggiato delicatamente due dita sulle labbra, zittendola.

“Principessa, forse Gabriele sa praticare il sesso, ma non lo sa insegnare. Ricorda che fra voi due, e solo fra voi due, esiste il vero amore, mentre con gli altri sarebbe solo sesso. Ma il sesso è molto piacevole se lo sai praticare bene. Questa è una verità sacrosanta.”

Mi sorrideva, anche se non capiva, o fingeva di non capire, dove volessi arrivare.

Mi chiese: “Come possiamo fare?”

Mi alzai, tirandomela appresso e cingendole subito il fianco.

“Ragazzi, che ne dite di proseguire la serata su uno yacht a vela, d’epoca, di 38 metri?”
scritto il
2024-09-14
7 8 1
visite
6
voti
valutazione
6.3
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.