Chi l'ha duro la vince

di
genere
tradimenti

È iniziato tutto tra Febbraio e Marzo di quest'anno, quando finalmente ho intravisto i primi segnali di vera carriera lavorativa. Una posizione da responsabile, un telefono aziendale e altri piccoli benefits, anche di quelli non voluti e mai richiesti, come l'attenzione di alcuni colleghi opportunisti. Per privacy utilizzerò nomi di fantasia dei protagonisti, in quanto la storia è realmente accaduta.

Una giornata fredda, ora di pranzo nella mensa del nostro dipartimento: Lino, che era stato mio superiore fino a poche settimane prima, si sedette vicino a me da "sottoposto", ed io con vent'anni meno di lui a trovarmi quasi in difficoltà nei suoi confronti.

"Lex, ti avevo detto di ricordarti di me quando saresti diventato capo". Esclamó con un sorriso a metà fra il sarcastico e il rispettoso.

"Per quello che fai, hai già un ruolo troppo alto", risposi con flemma e aria da snob. Lui si fece una risata ed io lo seguii.

Al dispenser delle bevande dove abbiamo il free refill, vidi arrivare una donna abbondantemente quarantenne di bassa statura (circa 1.50), con un fisico magro ma atletico, tinta bionda coi capelli a caschetto e una frangetta laterale, in vista per il rossetto fucsia a tintura di due belle labbra gonfie, ma soprattutto per un culetto davvero niente male, evidenziato dai jeans molto stretti; a completare il quadro un dolcevita nero da cui si poteva notare bene la terza abbondante di seno. La mangiai con gli occhi, io da ventottenne moro con gli occhi castani e fisicamente tonico, alto 1.80 e vestito formale con un maglioncino rosso vino e la camicia sotto.

Lino se ne accorse subito, io non glieli diedi corda ma ne disse di tutti i colori su di lei, in questo modo scoprii anche che aveva il marito in azienda: entrambi lavoravano sui servizi sotto un altro responsabile che conosco bene.

Non la vidi più a pranzo, ma la incontrai al mattino e la guardai intensamente nei suoi occhi castano chiaro con l'espressione seria e quasi indispettita, sospettosa della mia attenzione per quanto non la fissai minimamente, la cosa durò non più di tre secondi. La feci passare per andare al controllo del badge prima di me e la squadrai completamente da dietro: era vestita con un cappottino bianco imbottito fino alla vita, cappellino di lana sempre bianco a risaltare la sua carnagione del sud, un paio di leggings lucidi neri belli stretti e attillati che le esaltavano la forma delle chiappe ben separate e alte, sode, infine scarpe da tennis bianche alte ai piedi. Era wow, non avrei potuto usare altri aggettivi.

Quel giorno dovevo andare in palestra dopo il lavoro, avevo una tuta Nike con maglione bianco, pantaloni neri, calzettoni bianchi e scarpe abbinate: ci ho sempre tenuto all'outfit per ogni situazione.

Andai a pranzo con Lino, era lo stesso orario della prima volta in cui vidi Ross alle bevande, per dare un nome alla biondina. Lino la chiamò, lei mi guardò e si sedette al tavolo con noi: tentai il più classico degli approcci con i dipendenti in carriera che amano lamentarsi, dunque parlai dei livelli e di come vengono attribuiti, della raccomandazione, ecc. Lei si infervoró e mi diede ragione, trovammo quindi un argomento comune. Aveva la voce un po' rauca, l'accento meridionale non dei più sexy, ma poi quelle labbra con il rossetto fucsia mi mandavano fuori di testa ogni volta che apriva bocca.

Finito di mangiare, siamo usciti insieme dalla mensa e abbiamo notato un capannone della società appena allestito fuori in cui servivano bevande per inaugurare delle nuove risorse aziendali, c'era una bella fila per bere gratis, io ho snobbato la cosa ma lei ha fatto per salutarmi e si è diretta verso la massa di persone in coda. Non volevo finisse così, dovevo andare in palestra ma decisi di posticipare tutto per passare altro tempo in sua compagnia. Mentre la raggiungevo per dirle che avrei fatto anche io la fila con lei, arrivò il marito che non avevo mai visto in azienda. Me lo presentó, ci mettemmo in fila insieme: un uomo robusto ma meno alto di me, anche se non di molto, con i capelli scuri e diradati, coetaneo della moglie. Si misero a parlare ed io rimasi tagliato fuori dalla discussione. La coda si fece più fitta, dietro di noi qualcuno spingeva e Pietro, il marito di Ross, si arrabbió mentre le stringeva il braccio attorno al collo standole al fianco. Io ero subito dietro, a poca distanza da loro, ma estremamente eccitato da quelle chiappe pazzesche che avevo davanti.

Provai a chiudere gli occhi, la gente mi spinse e io li spinsi indietro ma nel frattempo l'avevo leggermente sfiorata andando in avanti, così chiesi scusa...

"Tranquillo, è pieno di coglioni che spingono" disse lei.

A quel punto potevamo usarla come attenuante, anche perché ero davvero troppo arrapato e a poco a poco mi si stava alzando la bestia là sotto. Ero preso male, anche perché tra le varie cose ho una mazza di 21cm e a un tratto mi uscì letteralmente dai boxer, accostandosi sulla mia gamba destra per scendere velocemente verso il ginocchio. Per fortuna in mezzo alla gente nessuno poteva vedere, ero al lavoro e una figura del genere non me la potevo permettere, ma a un tratto...

Andai avanti con la gamba destra, Ross era davanti a me col marito di fianco che continuava a tenerla. Mi appoggiai involontariamente con l'interno del mio piede sull'esterno del suo, fino a che le nostre gambe destre entrarono in contatto: fu inevitabile, il mio cazzo era lì accostato sulla mia gamba e lei lo sentì, capendo subito cosa mi stesse accadendo e spalancando gli occhi per disapprovazione in parte e stupore d'altro canto. Feci per tornare indietro con la gamba, c'era troppo casino e a malapena riuscii a mettermi dietro di lei, fermo immobile con il cazzo durissimo fra i pantaloni.

Lei fece la mossa togliendo il braccio del marito dal collo, lo mandó davanti a sé dicendogli:

"Questo davanti continua a venire indietro, mettiti qui amore per favore". Con l'espressione scocciata e infastidita.

Lui obbedì e si mise davanti a lei, intanto c'era sempre più ressa e io facevo fatica a starle lontano, ma spingevo indietro per evitare ogni contatto: fu inutile, perché a un certo punto lei fece mezzo passo indietro e il punto di separazione del suo fondoschiena raggiunse la mia cappella. Si mosse diverse volte, volevo venire in quel momento ma feci di tutto per trattenermi, compresi che si stava divertendo a provocarmi e che aveva sentito qualcosa di fuori dal comune nei miei pantaloni. Non contenta fece per aggiustarsi i leggings con le mani e me lo toccò platealmente per sentirlo bene: era marmo allo stato puro.

"Mi sono stufata, vado in bagno. Prendi qualcosa anche per me?", chiese al marito e lui rispose affermativamente. Ero immobile, zitto, lei mi prese la mano e mi fece segno come a dire "muoviti". La seguii.

Non disse nulla, io andavo dritto dietro di lei senza guardare niente e nessuno.

Andammo nel magazzino, dove sapevamo che non poteva esserci nessuno a quell'ora, per sicurezza ci chiudemmo in bagno.

"Spero per te che ne valga la pena", mi disse tutta seria per poi sorridere mentre aveva già le mani intente a farmi scendere la tuta e i boxer. Quando la mia mazza uscì fuori, lei spalancò tutto: occhi, bocca, non aveva mai visto un pene come il mio.

"Avevo sentito bene... Wow!". Io mi feci coraggio...
"Scommetto che tuo marito non ce l'ha così grosso".
"Neanche si avvicina! A parte che ultimamente senza aiutini...".
"Non gli diventa duro?".
"Già...".

Ross si inginocchió ma non me lo toccó, aveva troppi sensi di colpa, inizio discorsi che non avevano più molta logica visto che avevo la cappella a due centimetri dal suo nasino a patata con il piercing punto luce sul naso.

La presi per le manine delicate, così piccine... Gliele misi lentamente vicine al mio cazzone enorme, fino a che...

"Quando mi ricapita di prendere un cazzo così grosso con tutte e due le mani?".
"Ora o mai più, Ross".

Non fece nulla, teneva le mani col pugno socchiuso a distanza inferiore al centimetro. Ero troppo arrapato, la presi per i polsi e le feci afferrare la mia mazza gigantesca con tutte e due le mani, finché inizió a segarmi. Feci di tutto per non spruzzarle addosso i primi due secondi, ormai avevo la cosa in canna da troppo tempo, ma fui bravo e pensai ad altro, ero concentrato a non godermi la cosa, assurdo.

Ross aprì la bocca, provó a mettere dentro la cappella ma non riuscì.

"È troppo grosso!", urló.
"Apri bene, vedrai che ce la fai".

Spalancó al massimo ed io le entrai in bocca, osservando con estremo piacere il rossetto fucsia strisciarmi sulle pareti del cazzo per sporcarmelo mentre lei faceva su e giù con le mani. Non era niente male a succhiare, scese quasi fino a metà del mio membro e intanto lo teneva ben saldo con le due mani nella parte inferiore. Uscì soffocante, con la bava alla bocca, ma ormai era assetata e volle andare avanti, fino a che la fermai e la girai di prepotenza a pecora. Lei provó a fermarmi...

"Con quel coso, nel culo no!"
"Vai tranquilla, voglio solo la vista, per oggi ti sfondo solo la figa".
"Per oggi...? Ahhh!".

Neanche il tempo di parlare che le passai intorno il braccio e massaggiai efficacemente il clitoride, fino a che fu bagnata al punto giusto e dopo aver messo il preservativo iniziai a far entrare il mio palo. La presi per il fianco sinistro con una mano, con l'altra le diedi forti schiaffi sul culo a intermittenza regolare e veloce, intanto la stavo sfondando con il mio cazzone mentre lei urlava come una pazza. Riuscii a resistere diversi minuti, lei venne moltissime volte, a un certo punto mi bloccò, mi fece uscire e mi disse che era troppo piacere...

"È troppo Lex, è troppo!".
"Voglio sborrarti in faccia Ross!".
"Non posso sporcarmi, ti prego!".

Non le diedi il tempo, provó a spostarsi ma aveva capito che in qualche modo l'avrei raggiunta, così mi fermò mentre mi stavo segando e concluse...

"Faccio io".

Lo prese con due mani, mi segó per un minuto circa, poi la sentii arrivare, stava salendo di secondo in secondo; non le staccai gli occhi da quel faccino da pompinara, glielo misi in bocca un'ultima volta fino a che esplosi in una sborrata pazzesca. Fu talmente esagerata che lei aprì la bocca e si fece schizzare il resto sulla faccia, mentre una buona parte le coló addosso sul maglioncino che non si era tolto.

"Dovremmo rifarlo", mi disse.
"A quanto pare chi l'ha duro la vince", risposi ridendo.
scritto il
2024-09-20
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