Come una foglia
di
zenzeroblu
genere
etero
l'italia è una repubblica fondata sul lavoro.
Bella cagata penso alle 19:30 mentre sono ancora in studio, con il monitor davanti.
E' frustrante alla mia età continuare questo giochino che ti porta a stare seduto su una scrivania per tutta la giornata, mi sento un piccolo ingranaggio utile e inutile.
Utile per dar da mangiare alla famiglia, sentirsi parte della società, pagare il mutuo e la vodka della sera che mi fa dimenticare che domani sarà sempre uguale.
Inutile se penso a quanto tempo perdo dietro al nulla, creando mondi digitali che scompariranno a breve, accontentando piccoli uomini e tiepide velleità, scenari di serie b confronto alla storia. Anche quella breve.
Mi sento un bancomat di plastica.
Alla finestra si affaccia l'autunno milanese, fatto di cardigan, pioggia sottile, luci gialle, ombrelli con le gambe e rumore di traffico.
Quant'è lontana quella festa in campagna, due mesi per l'esatezza, dove ho conosciuto lei, femmina dai capelli di rame e gli occhi come galassie? Tanto, troppo.
Eppure mi ricordo: il tempo era verde come i prati, il prosciutto sapeva di maiale, gli amici facevano ridere e lei arrossiva ai miei sguardi.
tanto, troppo.
Ho deciso, le scrivo.
Sono un uomo impegnato, fin troppo, un'azienda, dipendenti, compagna, figli, ai cani ho rinunciato, bisogna raccogliere la merda, e va bene tutto... Non ho affondato il colpo due mesi fa, si: ero solo, si: mi piaceva da impazzire, si: avrei dato il mio regno anche solo per un bacio. Ma no, non ho affondato, ho fatto il figo con me stesso e son rimasto sulle mie.
A bere tequila fino a notte fonda, a ridere, scherzare, in attesa dell'ennesima sega.
Ma io le scrivo.
"vieni al cinema con me?"
viene. dopo un 'ma non credevo di vederti o sentirti mai più'
ha detto "volentieri"
Alla fondazione prada dànno un film che non riesco a pronunciare, ma me ne fotto: la cosa importante son le poltrone e, signori, le poltrone al prada sono spaziose, morbide, leggermente reclinabili, fantastiche. Aggiungete poi che non ci vai mai quasi nessuno, ecco, è perfetto.
Ci vediamo in un ostello con bar, là dietro, con ancora i tavoli fuori, bel posto mi piace, la zona mischia periferia e brand, riconversione e perversione, sotto il tendone non piove e posso fumare mentre ci scoliamo il barbera in acciaio 2022.
Ho raccolto la mandibola un paio di volte: quando è arrivata, non la ricordavo così bella, e quando è scoppiata a ridere mentre cercavo di ricordare il titolo del film.
Profumava di mela.
Vestiva un abito intero, corto ma non troppo, di cotone piuttosto spesso, poteva sembrare etnico e lei la classica milanese aristochic, in realtà era molto semplice e le stava da dio. Solo una collana come ornamento, leggera.
Ci guardiamo il film, bello ma non ricordo il titolo, mi spiace, condendolo di commenti e risate, come una coppia di giapponesi allo stadio.
Usciamo.
Io ho dato fuoco alla macchina anni fa, dopo l'ennesima multa. D'altronde abito e lavoro in centro, che minchia me ne faccio.
Lei sperava in un mio passaggio.
"Ha smesso di piovere e si sta da dio, che ne diresti se prendo un motorino e ti accompagno?"
"ok, ma guido io" dice lei.
In effetti un bel pompino in macchina mi sarebbe piaciuto, da quant'è?
non so perchè ho proposto il motorino.
"va bene, ma prima beviamoci l'ultimo"
va via in un secondo.
Prendo un motorino. Metto in moto con l'app, che briscola funziona tutto.
Lei si siede, io dietro.
Fino ad allora nessun bacio, nessuna carezza, nessun cedimento.
La abbraccio e partiamo.
La circonvallazione, la 90 che passa, piena anche a quell'ora, il cemento bagnato che riflette la luna neanche fosse il mediterraneo, l'aria fresca che a milano è più rara dei nani, io la stringo ai fianchi, poi le carezzo le gambe, quindi passo sotto la gonna.
Non porta le mutande, quando me ne accorgo i palazzi crollano, i platani ballano e le mie dita festeggiano quella pelle morbida e liscia come la fortuna. Il pelo sembra seta, e io mi perdo tra le fessure della felicità mentre lei prende il verde, sorpassa il suv, io affondo le dita.
Non diciamo nulla, godiamo nel traffico e degli sguardi sorpresi, viaggiamo su un motorino elettrico silenzioso in una tempesta di goduria.
Arriviamo vicino a casa mia, non troppo che sennò mi sgamano.
Scendiamo dal motorino, togliamo i caschi. Ci guardiamo, ci baciamo dolcemente. Mi mette una mano sul cazzo e mi dice:
"la prossima volta guidi tu, che mi voglio divertire con il tuo cazzo!"
"no bomba, la prossima volta ti scopo in culo mentre guidi un aereo!"
ride.
me ne vado.
La possima volta la costituzione la scrivo io. Capitolo 1: l'italia è una repubblica fondata sulla figa.
Bella cagata penso alle 19:30 mentre sono ancora in studio, con il monitor davanti.
E' frustrante alla mia età continuare questo giochino che ti porta a stare seduto su una scrivania per tutta la giornata, mi sento un piccolo ingranaggio utile e inutile.
Utile per dar da mangiare alla famiglia, sentirsi parte della società, pagare il mutuo e la vodka della sera che mi fa dimenticare che domani sarà sempre uguale.
Inutile se penso a quanto tempo perdo dietro al nulla, creando mondi digitali che scompariranno a breve, accontentando piccoli uomini e tiepide velleità, scenari di serie b confronto alla storia. Anche quella breve.
Mi sento un bancomat di plastica.
Alla finestra si affaccia l'autunno milanese, fatto di cardigan, pioggia sottile, luci gialle, ombrelli con le gambe e rumore di traffico.
Quant'è lontana quella festa in campagna, due mesi per l'esatezza, dove ho conosciuto lei, femmina dai capelli di rame e gli occhi come galassie? Tanto, troppo.
Eppure mi ricordo: il tempo era verde come i prati, il prosciutto sapeva di maiale, gli amici facevano ridere e lei arrossiva ai miei sguardi.
tanto, troppo.
Ho deciso, le scrivo.
Sono un uomo impegnato, fin troppo, un'azienda, dipendenti, compagna, figli, ai cani ho rinunciato, bisogna raccogliere la merda, e va bene tutto... Non ho affondato il colpo due mesi fa, si: ero solo, si: mi piaceva da impazzire, si: avrei dato il mio regno anche solo per un bacio. Ma no, non ho affondato, ho fatto il figo con me stesso e son rimasto sulle mie.
A bere tequila fino a notte fonda, a ridere, scherzare, in attesa dell'ennesima sega.
Ma io le scrivo.
"vieni al cinema con me?"
viene. dopo un 'ma non credevo di vederti o sentirti mai più'
ha detto "volentieri"
Alla fondazione prada dànno un film che non riesco a pronunciare, ma me ne fotto: la cosa importante son le poltrone e, signori, le poltrone al prada sono spaziose, morbide, leggermente reclinabili, fantastiche. Aggiungete poi che non ci vai mai quasi nessuno, ecco, è perfetto.
Ci vediamo in un ostello con bar, là dietro, con ancora i tavoli fuori, bel posto mi piace, la zona mischia periferia e brand, riconversione e perversione, sotto il tendone non piove e posso fumare mentre ci scoliamo il barbera in acciaio 2022.
Ho raccolto la mandibola un paio di volte: quando è arrivata, non la ricordavo così bella, e quando è scoppiata a ridere mentre cercavo di ricordare il titolo del film.
Profumava di mela.
Vestiva un abito intero, corto ma non troppo, di cotone piuttosto spesso, poteva sembrare etnico e lei la classica milanese aristochic, in realtà era molto semplice e le stava da dio. Solo una collana come ornamento, leggera.
Ci guardiamo il film, bello ma non ricordo il titolo, mi spiace, condendolo di commenti e risate, come una coppia di giapponesi allo stadio.
Usciamo.
Io ho dato fuoco alla macchina anni fa, dopo l'ennesima multa. D'altronde abito e lavoro in centro, che minchia me ne faccio.
Lei sperava in un mio passaggio.
"Ha smesso di piovere e si sta da dio, che ne diresti se prendo un motorino e ti accompagno?"
"ok, ma guido io" dice lei.
In effetti un bel pompino in macchina mi sarebbe piaciuto, da quant'è?
non so perchè ho proposto il motorino.
"va bene, ma prima beviamoci l'ultimo"
va via in un secondo.
Prendo un motorino. Metto in moto con l'app, che briscola funziona tutto.
Lei si siede, io dietro.
Fino ad allora nessun bacio, nessuna carezza, nessun cedimento.
La abbraccio e partiamo.
La circonvallazione, la 90 che passa, piena anche a quell'ora, il cemento bagnato che riflette la luna neanche fosse il mediterraneo, l'aria fresca che a milano è più rara dei nani, io la stringo ai fianchi, poi le carezzo le gambe, quindi passo sotto la gonna.
Non porta le mutande, quando me ne accorgo i palazzi crollano, i platani ballano e le mie dita festeggiano quella pelle morbida e liscia come la fortuna. Il pelo sembra seta, e io mi perdo tra le fessure della felicità mentre lei prende il verde, sorpassa il suv, io affondo le dita.
Non diciamo nulla, godiamo nel traffico e degli sguardi sorpresi, viaggiamo su un motorino elettrico silenzioso in una tempesta di goduria.
Arriviamo vicino a casa mia, non troppo che sennò mi sgamano.
Scendiamo dal motorino, togliamo i caschi. Ci guardiamo, ci baciamo dolcemente. Mi mette una mano sul cazzo e mi dice:
"la prossima volta guidi tu, che mi voglio divertire con il tuo cazzo!"
"no bomba, la prossima volta ti scopo in culo mentre guidi un aereo!"
ride.
me ne vado.
La possima volta la costituzione la scrivo io. Capitolo 1: l'italia è una repubblica fondata sulla figa.
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