Milanese del cazzo
di
zenzeroblu
genere
etero
"tu bevi solo rosso?"
"si, il bianco mi frega, sia la sera che la mattina dopo, tu bevi solo bianco?"
"si, il rosso mi addormenta, il bianco mi mette allegria"
"io sono un bevitore, tu probabilmente no"
"in effetti no, a me piace scopare"
La sera era dolce, settembre è il dessert estivo, si stava da dio fuori sul balcone liberty.
"a chi non piace?"
"a chi beve troppo"
"manco ci conosciamo e vuoi insegnarmi a vivere?"
"sarebbe interessante ricambiare, non credi?"
"io non faccio il ricercatore e non insegno"
ero a casa di un amico, se dico amico è amico, lui si: ricercatore, suo padre con cattedra da dopo la guerra, classica gestione baronale.
Alta famiglia borghese, una volta allevavano mucche in brianza, poi industrie, quindi si son messi a fare gli intellettuali con i soldi in cascina.
Lavorare puzza, si sa.
Ogni tanto organizza cene in piedi a casa sua, due o tre volte l'anno, dove invita colleghi, studentesse, qualche amico. Mischia le carte.
Una volta non ne mancavo una e invece è un pò di anni che non ci andavo: i figli, la famiglia, il lavoro, la pigrizia, e anche un pò di 'sto cazzo.
In zona Indipendenza non si trova mai parcheggio e a me avevano rubato la moto.
"secondo te quanto ci mette?"
"la media è di 13 minuti, ho passato sere intere a cronometrare"
Il balcone affacciava su una via a senso unico, tranquilla, di fronte c'era ancora una di quelle pensioni che ospitano le mignotte, con il neon viola. A milano oggi son rimaste giusto giusto in zona porpora.
Un bella signora con tacchi neri e vestito raso rosso, raso pelo intendo, si era appena portato dentro un ragazzino.
"13 minuti? ma figurati"
"che ore sono?"
"le 23 e 12"
"bene, aspettiamo"
Lei era una studentessa a fine corso, non ho mai saputo l'età, ma non ne aveva più di 25. Bionda, probabilmente bruna con colpi di sole accessi, gli occhi del color dei tinelli anni '70, non alta, con le forme più che a posto. A me ha colpito subito il naso: pronunciato, con la gobbetta.
Ah! quanto mi piace il naso che timona!
"tu sei mai andato a troie?"
"io no"
"seeee, vabbè, dite tutti così, ma guarda che non ti giudico mica"
"con il tuo giudizio ci gioco a ping pong"
"voi milanesi siete strani, al mio paese tutti vanno a mignotte, e lo dicono pure"
"e tu ammetti di essere troia?"
"non sono troia"
"Allora siamo uguali. Facciamo così, se il ragazzo ci mette più di 15 minuti scendo e vado con la signora con i tacchi. Se invece ce ne mette di meno tu fai la troia"
"con te?"
"con me"
Era venuta alla festicciola con due amiche. Cos'erano venute a fare se non avevano intenzione di scoparsi qualche uomo maturo?
"ok"
Ma era comunque una ragazzina e l'ha detto a mezza voce, sorridendo certo, ma gli ho letto il pensiero: ok sono arrivata fino a qua, vado in fondo, ma che paura.
"ti prendo un altro bicchiere, sempre bianco?"
mi giro per rientrare a fare refill
"prendi la bottiglia, stanno già uscendo"
"cazzo adirittura in anticipo, io prendo la bottiglia, tu la giacca, ti aspetto giù"
facciamo con un pò di attenzione, prima vado io, attraverso la strada, controllo che non ci sia nessuno affacciato balcone, entro nella pensione tenendo il portoncino aperto, gli faccio segno, entra anche lei.
La guardo negli occhi. E' bella dalla paura.
"ok, hai avuto coraggio, ritengo la scommessa vinta e pagata. Adesso puoi anche tornare alla festa."
"tu sei matto, adesso scopiamo"
Appoggio la bottiglia al banco, saluto l'uomo color cenere, documenti e soldi in anticipo, stanza numero 7, terzo piano, a piedi.
Come da galateo faccio salire prima lei, anche io sto smettendo di bluffare e mi rendo conto della situazione. E son contento, mi sale l'euforia mentre calpesto la moquette una volta blu: ha un culo magnifico e che carattere la ragazzina.
Entriamo in stanza che sembra un film: le persiane chiuse e le linee interotte di luce viola, un letto un comodino e un quadro della madonna sulla testata. Poggio la bottiglia, mi accorgo che non ci sono bicchieri, la riprendo e gli tiro una golata.
Mi sento nicholas cage.
Mi tolgo le scarpe e mi butto sul letto vestito. La guardo, pure lei prende la bottiglia.
"spogliati"
mi guarda.
"spogliati"
Si spoglia, senza atteggiarsi, senza fare 9 settimane e mezzo, ma con la naturalezza che diventa classe. con la naturalezza di chi ha un corpo senza vergogna. con la naturalezza di chi sa godersela. adesso è bellissima.
e non si tiene nulla.
mi sbagliavo: è bionda.
Mi alzo anche io, la guardo negli occhi e mi spoglio. Non la bacio, non la tocco, la guardo negli occhi e mi tolgo la camicia, slaccio la cintura, faccio cadere i pantaloni.
"ora si che ti insegno qualcosa, sei capace di fare i pompini con il culo?"
la giro, la faccio chinare sul letto, gli apro un pò le gambe e comincio a puntarle la lingua sul buco, quello piccolo, il sapore e il profumo mi manda ai matti.
con le mani le apro le natiche, per arrivarci meglio.
Lei si butta sul letto sfuggendo, ride.
"milanese del cazzo, adesso ti insegno io come sanno essere troie le ragazze di paese."
"si, il bianco mi frega, sia la sera che la mattina dopo, tu bevi solo bianco?"
"si, il rosso mi addormenta, il bianco mi mette allegria"
"io sono un bevitore, tu probabilmente no"
"in effetti no, a me piace scopare"
La sera era dolce, settembre è il dessert estivo, si stava da dio fuori sul balcone liberty.
"a chi non piace?"
"a chi beve troppo"
"manco ci conosciamo e vuoi insegnarmi a vivere?"
"sarebbe interessante ricambiare, non credi?"
"io non faccio il ricercatore e non insegno"
ero a casa di un amico, se dico amico è amico, lui si: ricercatore, suo padre con cattedra da dopo la guerra, classica gestione baronale.
Alta famiglia borghese, una volta allevavano mucche in brianza, poi industrie, quindi si son messi a fare gli intellettuali con i soldi in cascina.
Lavorare puzza, si sa.
Ogni tanto organizza cene in piedi a casa sua, due o tre volte l'anno, dove invita colleghi, studentesse, qualche amico. Mischia le carte.
Una volta non ne mancavo una e invece è un pò di anni che non ci andavo: i figli, la famiglia, il lavoro, la pigrizia, e anche un pò di 'sto cazzo.
In zona Indipendenza non si trova mai parcheggio e a me avevano rubato la moto.
"secondo te quanto ci mette?"
"la media è di 13 minuti, ho passato sere intere a cronometrare"
Il balcone affacciava su una via a senso unico, tranquilla, di fronte c'era ancora una di quelle pensioni che ospitano le mignotte, con il neon viola. A milano oggi son rimaste giusto giusto in zona porpora.
Un bella signora con tacchi neri e vestito raso rosso, raso pelo intendo, si era appena portato dentro un ragazzino.
"13 minuti? ma figurati"
"che ore sono?"
"le 23 e 12"
"bene, aspettiamo"
Lei era una studentessa a fine corso, non ho mai saputo l'età, ma non ne aveva più di 25. Bionda, probabilmente bruna con colpi di sole accessi, gli occhi del color dei tinelli anni '70, non alta, con le forme più che a posto. A me ha colpito subito il naso: pronunciato, con la gobbetta.
Ah! quanto mi piace il naso che timona!
"tu sei mai andato a troie?"
"io no"
"seeee, vabbè, dite tutti così, ma guarda che non ti giudico mica"
"con il tuo giudizio ci gioco a ping pong"
"voi milanesi siete strani, al mio paese tutti vanno a mignotte, e lo dicono pure"
"e tu ammetti di essere troia?"
"non sono troia"
"Allora siamo uguali. Facciamo così, se il ragazzo ci mette più di 15 minuti scendo e vado con la signora con i tacchi. Se invece ce ne mette di meno tu fai la troia"
"con te?"
"con me"
Era venuta alla festicciola con due amiche. Cos'erano venute a fare se non avevano intenzione di scoparsi qualche uomo maturo?
"ok"
Ma era comunque una ragazzina e l'ha detto a mezza voce, sorridendo certo, ma gli ho letto il pensiero: ok sono arrivata fino a qua, vado in fondo, ma che paura.
"ti prendo un altro bicchiere, sempre bianco?"
mi giro per rientrare a fare refill
"prendi la bottiglia, stanno già uscendo"
"cazzo adirittura in anticipo, io prendo la bottiglia, tu la giacca, ti aspetto giù"
facciamo con un pò di attenzione, prima vado io, attraverso la strada, controllo che non ci sia nessuno affacciato balcone, entro nella pensione tenendo il portoncino aperto, gli faccio segno, entra anche lei.
La guardo negli occhi. E' bella dalla paura.
"ok, hai avuto coraggio, ritengo la scommessa vinta e pagata. Adesso puoi anche tornare alla festa."
"tu sei matto, adesso scopiamo"
Appoggio la bottiglia al banco, saluto l'uomo color cenere, documenti e soldi in anticipo, stanza numero 7, terzo piano, a piedi.
Come da galateo faccio salire prima lei, anche io sto smettendo di bluffare e mi rendo conto della situazione. E son contento, mi sale l'euforia mentre calpesto la moquette una volta blu: ha un culo magnifico e che carattere la ragazzina.
Entriamo in stanza che sembra un film: le persiane chiuse e le linee interotte di luce viola, un letto un comodino e un quadro della madonna sulla testata. Poggio la bottiglia, mi accorgo che non ci sono bicchieri, la riprendo e gli tiro una golata.
Mi sento nicholas cage.
Mi tolgo le scarpe e mi butto sul letto vestito. La guardo, pure lei prende la bottiglia.
"spogliati"
mi guarda.
"spogliati"
Si spoglia, senza atteggiarsi, senza fare 9 settimane e mezzo, ma con la naturalezza che diventa classe. con la naturalezza di chi ha un corpo senza vergogna. con la naturalezza di chi sa godersela. adesso è bellissima.
e non si tiene nulla.
mi sbagliavo: è bionda.
Mi alzo anche io, la guardo negli occhi e mi spoglio. Non la bacio, non la tocco, la guardo negli occhi e mi tolgo la camicia, slaccio la cintura, faccio cadere i pantaloni.
"ora si che ti insegno qualcosa, sei capace di fare i pompini con il culo?"
la giro, la faccio chinare sul letto, gli apro un pò le gambe e comincio a puntarle la lingua sul buco, quello piccolo, il sapore e il profumo mi manda ai matti.
con le mani le apro le natiche, per arrivarci meglio.
Lei si butta sul letto sfuggendo, ride.
"milanese del cazzo, adesso ti insegno io come sanno essere troie le ragazze di paese."
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