La fine di una cagna (1)

di
genere
pulp


Siamo ripartiti entrando poco dopo in autostrada. Il SUV era comodo e mi sono addormentata, quando mi sono svegliata eravamo già su strada normale e così non so bene dove fossimo, andavamo in mezzo a zone boscose quasi di montagna. Ci siamo fermati entrando, attraverso un cancello automatico che la donna ha aperto col telecomando, nel cortile di una villa modernissima che doveva essere loro, visto che avevano le chiavi. Siamo saliti in casa e la donna mi ha portata in un bagno molto grande, mi ha fatta spogliare nuda (parrucca compresa) e scalza lasciando la mia roba dentro ad un armadietto. Ha controllato la mia completa e perfetta depilazione.
-liberati l’intestino..-mi ha indicato il necessario lì, su una mensola ed è uscita.
Ho obbedito, ho fatto il clistere, mi sono liberata e lavata. Lei è tornata:
-vieni..
Mi ha messo un guinzaglio e siamo tornate nella grande sala, mi ha fatta sedere su un sedile di metallo, legando stretto il guinzaglio allo schienale e facendomi mettere le mani sulle cosce strette.
Poi ha guardato l’orologio:
-è ora di andare. Cagna, ricordati, sei a sua completa disposizione.
-sì.
Ha fatto un cenno all’uomo che era rimasto all'ingresso, lui ha fatto segno “ok” e se ne sono andati.

Sono rimasta lì, nuda e immobile, il guinzaglio era legato stretto e dovevo stare con la schiena dritta. Non c’era un orologio in vista, dovevano essere almeno le quattro, calcolando l’ora di partenza e la luce del sole. Guardavo fuori attraverso le vetrate tendendo l’orecchio per sentire qualche rumore.
Poi ho sentito chiaramente il rumore di un’auto e i passi di qualcuno sulla ghiaia dell’ingresso.
La porta s’è aperta ed è apparso l’uomo, piuttosto grosso, stempiato, un completo grigio elegante, cravatta. 40 passati. Aveva una valigia di quelle metalliche che ha posato a terra. S’è avvicinato e mi ha guardata, ha fatto un giro intorno e poi ho sentito i suoi passi dietro di me allontanarsi.

E’ passato un po’ di tempo ed è tornato. Ora portava solo una vestaglia di seta nera.
-sei tu cagna?-ha chiesto, con un chiarissimo accento dell’est.
Ho fatto segno di sì, non potevo muovere la testa più di tanto legata com’ero. S’è messo a cavalcioni, la sedia era bassa, s’è aperto la vestaglia e mi ha sventolato un grosso uccello, ancora mezzo floscio, davanti al viso. Me l’ha sbattuto contro le guance per farlo indurire e poi me l’ha infilato in bocca, spingendolo mentre si teneva allo schienale. Mi scopava in gola con forza togliendomi il fiato e dandomi conati di vomito. Ha continuato a spingerlo dentro mentre io stringevo le sue cosce pelose. L’ha tirato fuori senza venire e mi ha slegata, tirandomi in piedi col guinzaglio, ha aperto la sua valigia e l’ha messa sul divano, poi mi ha spinta verso il grande tavolo di vetro, mi ha fatta mettere giù a novanta e mi ha legata con fascette le caviglie alle gambe, con corde i polsi e il collare tirandoli poi dall’altra parte del tavolo stesso. Ha acceso lo stereo ed è partita una musica tipo messicana.
M’è venuto tra le gambe, mi ha schiaffeggiato le chiappe e ha spinto dentro il cazzo, quasi di colpo. Ho il culo aperto ma quel coso l’ho sentito tutto fino in fondo. Mi teneva i fianchi e mi scopava con forza dicendo cose che non capivo nella sua lingua, gli piaceva perché a un certo quasi canticchiava, ogni tanto si piegava su di me per leccarmi la schiena e poi riprendeva. Ho sentito il rumore della fialetta e l’odore dolciastro: si stava facendo di popper mentre mi inculava con forza e aumentava l'intensità dei colpi.
Entrava e usciva e diceva cose, io ero legata e lo sentivo dentro e fuori. Poi, urlando, l’ha spinto tutto dentro e ho capito che era venuto. Dalla sua valigia ha preso un flacone di olio e s’è sparso la mano e il braccio: mi voleva fistare. Mi ha presa per il collare e mi ha sollevato la faccia dal tavolo, ha preso una fialetta e l’ha aperta quasi spingendomela nel naso, quella roba mi fa schifo ma non potevo fare niente. Ho sentito subito un gran caldo e le tempie battermi, lui intanto mi era tornato dietro e ho sentito la sua mano che mi entrava dentro, mi apriva e sentivo il male crescere mentre spingeva, con una mano spingeva mentre con l’altra mi aveva preso le palline e le schiacciava fortissimo, le tirava e le girava schiacciandole. Io urlavo ma lui diceva cose e rideva, spingendo sempre più dentro la mano e il braccio, ero sfatta dal male e dall’effetto del popper, la testa mi girava tanto che doveva tenerla sul tavolo.
Lo sentivo spaccarmi dentro e le palline schiacciate mi davano fitte fortissime.
Sono svenuta e ho riaperto gli occhi dopo un po’, lui stava bevendo e riprendeva con lo smartphone. Mi ha slegata e sono scivolata in terra senza forze, ero insanguinata dalle cosce in giù, forse mi aveva sfondata davvero dentro, s’è avvicinato e mi ha sollevata, come una bambola, tirandomi per il guinzaglio facendomi mancare il fiato. Mi ha messa a sedere sul tavolo legandomi ancora le caviglie alle gambe, sedermi mi ha dato delle fitte terribili in pancia, mi girava la testa e lui deve avermi vista un po’ suonata perchè mi ha dato due sberle, poi ha preso una cosa a punta e l’ha messa sul capezzolo destro e mi ha dato la scossa.
-svegli, svegli! -urlava.
Poi scosse sul cazzino e dentro l’ombelico, io mi scuotevo e sentivo la testa girare sempre di più, allora lui ha legato il mio collare indietro al tavolo in modo che non potessi piegarmi in avanti, le scariche ora me le dava sulle palline e rideva. Ha preso una grossa siringa e l’ha riempita e mi ha gonfiato il sacchetto iniettandoci dentro il liquido, una, due, tre volte fino a farlo diventare grosso come un melone, penzolante dal bordo del tavolo, mentre il cazzino era quasi scomparso, tanto che per darmi le scosse spingeva dentro l’arnese e così le sentivo ancora più forti. Mi dicevo che facesse quello che voleva, io ero una cagna da usare e abusare con la forza e la violenza che voleva. Lo guardavo e aspettavo la prossima scarica e gli avrei detto che ne volevo ancora, di più.
S’è fermato e mi ha slegata, mi ha presa per il collare, sono scesa dal tavolo sporco del mio sangue e mi ha trascinata fuori dalla stanza.
C’era un bagno grande, in mezzo una vasca da idromassaggio, pensavo la riempisse e invece mi ha spinta dentro, mettendomi sdraiata, poi si è tolto la vestaglia e nudo è venuto sopra, accucciandosi sopra di me. Si teneva ai bordi e mi ha messo il culo sulla faccia, iniziando a pisciare ma ho visto subito che stava per cagarmi addosso e ho chiuso gli occhi. L’odore e quella roba calda che mi cadeva sopra era schifoso come i rumori che faceva liberandosi sopra di me e la piscia calda che intanto mi scorreva addosso. E’ durata un po’, a occhi chiusi aspettavo che finisse, con la nausea che mi saliva dentro. S’è alzato ma solo per prendermi ancora per il collare e farmi girare e potermi spingere la faccia ancora di più nella sua merda.
-tu mangi..-urlava, spingendomi contro la roba calda e molle.
-mangi...mangi..-io ho avuto un conato di vomito e mi sono ritratta. Mi ha colpito forte dietro la testa, è uscito dalla vasca ed è andato fuori dalla stanza. Ero in quello schifo, ho vomitato, ma poco avendo mangiato quasi niente.
Poi è tornato, mi ha ripreso per il collare strattonandomi forte.
Era andato a prendere un cucchiaio in cucina:
-mangi..mangi-e ha iniziato a raccogliere la merda e ad imboccarmi. Mi teneva per il collo e mi stringeva, non potevo fare altro che ingoiare.
-mangi..putana..mangi-e sorrideva soddisfatto. Quando ne ha avuto abbastanza ha buttato il cucchiaio nella vasca vuota e, sempre tenendomi per il collare mi ha sollevata di peso fuori e mi ha trascinata nella cabina doccia, mi ha buttata dentro e ha aperto il getto, freddo.
Mi sono accucciata sotto l’acqua che scendeva forte e lavava la merda, la piscia che mi aveva scaricato addosso e il sangue che avevo fra le cosce. Poi ha fermato il getto e mi ha tirata fuori ancora bagnata, s’è seduto sul water e mi ha tirato fra le gambe per un pompino, o meglio per scoparmi in gola con forza, mi teneva la testa con le due mani e se la tirava sul cazzo, ogni colpo arrivava in fondo e mi dava l’impeto del vomito, quando è venuto l’ha tenuto spinto dentro a soffocarmi. Lo sperma mi è uscito dal naso e tossivo e non respiravo e lui rideva, ha pisciato ancora e mi ha tenuta la bocca aperta riempiendola, poi mi ha tappato il naso perché mandassi giù tutto.
Soddisfatto s’è fatto anche lui la doccia mentre io sono rimasta in terra, mi faceva un gran male la pancia sia dietro che davanti, mi sono tastata e ho sentito il buco aperto e che sanguinava ancora. Il sacchetto pieno e gonfio non mi faceva sentire le palline.
E’ uscito dalla doccia e s’è asciugato, mi ha ripresa per il collare dove aveva infilato la cintura di un accappatoio come guinzaglio per tirami meglio dietro di lui. Siamo tornati in sala, ho visto il tavolo di vetro sporco di sangue e ho pensato che non era quello il momento che mi fossero venute le mestruazioni.
Mi ha legata di nuovo alle gambe del tavolo a gambe aperte e il collare al bordo opposto così da farmi stare mezza piegata indietro dalla vita in su. Ha messo delle righe di polvere bianca sul tavolo e le ha aspirate, rideva dicendo cose, mi riprendeva legata così con lo smartphone, agitando il suo grosso coso mezzo dritto. Ha preso un'altra fiala e me l’ha fatta respirare e di nuovo ho sentito una vampata di caldo e la testa che scoppiava.
Ora aveva in mano un coltello, di quelli da caccia, la lama luccicava, me l’ha messo sotto il naso, girandolo da un lato all’altro, ha detto cose nella sua lingua, poi mi ha leccata la faccia, poi l’ha appoggiato sul capezzolo destro e ha tagliato.
Urlavo ma lui rideva, il sangue scendeva e lui l’ha leccato, poi ha fatto un taglio anche sull’altro e mi ha messo la lama insanguinata davanti agli occhi, leccando anche quello. Era chiaramente fuori di testa ma lo ero anch’io, la stanza mi girava attorno e con il collo bloccato non vedevo dove stava scendendo il sangue dai tagli che mi aveva fatto. Potevo solo vedere quello che si rifletteva nel soffitto a specchio sopra di noi.
Con la bocca sporca di sangue s’è fatto indietro fra le mie gambe e ha preso il sacchetto gonfio e tenendolo in mano lentamente l’ha aperto usando il coltello, facendo mescolare il liquido che c’era col sangue del taglio. Ha leccato la lama. Io lo guardavo ma come attraverso un vetro, la testa mi scoppiava e sentivo un fischio continuo nelle orecchie.
Ha preso la pisellina per la punta e l’ha tirata e poi l’ha tagliata alla base con un solo colpo. Gli è rimasta fra l’indice e il pollice e me l’ha mostrato, ridendo a tutta forza. L’aveva tagliata via! Rideva e lo scuoteva davanti a me, schizzato dal mio sangue. Ha detto qualcosa, me l’ha avvicinato perché lo vedessi bene, poi ha aperto la bocca e l’ha mangiato. Masticava il mio cosino e io vedevo il sangue che scorreva fra le mie gambe e lui che si muoveva ridendo, oscillando con il mio coso in bocca.
Ha fatto uno schiocco con la lingua dopo aver ingoiato, m’è venuto contro e mi ha baciata dandomi un pezzo di carne in bocca facendomelo ingoiare.
Poi si è chinato fra le mie gambe. Sentivo vampate di calore e la testa girare, guardavo la scena riflessa negli specchi, vedevo la sua faccia affondare nel mio sangue, la sua bocca che leccava e poi lui che prendeva i cordoncini dei testicoli dopo averli estratti dal sacchetto che aveva squarciato poco prima e li tagliava.
Ha fatto una gran risata e me li ha mostrati, i miei marroncini, tenendoli fra indice e pollice. Li ha agitati, me li ha strusciati sul viso, mi aveva castrata e rideva. Poi è venuto con la sua faccia contro la mia, dicendo cose e s’è messo in bocca il primo e l’ha masticato, facendomi vedere i pezzi sulla lingua, poi anche il secondo, masticando e inghiottendo tutto.
La sua faccia rossa di sangue rideva ma era una macchia sempre più sfumata.
scritto il
2024-10-08
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