Eunuco (2)
di
Il Padrone
genere
pulp
E’ arrivato il Padrone. Insieme a lui una dea: la Castratrice. Alta, occhi chiari, capelli biondissimi, un corpetto nero che le lasciava quasi uscire i seni, coperta da un mantello rosso, una mascherina sul volto.
Il Padrone:
“Vi siete divertiti con questa puttana. Vedo che l’avete riempita e sfondata come merita. Ora sarai castrata. Esprimi davanti a tutti il tuo desiderio!”.
Io mi sono alzata, a fatica, e, inginocchiata in mezzo a loro, ho pronunciato la formula che avevo imparato a memoria:
“PADRONE, TI OFFRO LA MIA VIRILITA’ IN SEGNO DELLA MIA COMPLETA E DEFINITIVA SOTTOMISSIONE.
ACCETTA QUESTA SCHIAVA UMILE E SOTTOMESSA
FA’ CHE POSSA SERVIRTI SEMPRE FEDELMENTE
PER DARTI PIACERE
TI PREGO VOGLIO ESSERE CASTRATA
PRENDI I MIEI TESTICOLI IN SEGNO DI UMILE DONO
TE LI OFFRO
VOGLIO ESSERE CASTRATA
VOGLIO ESSERE CASTRATA
VOGLIO ESSERE CASTRATA
SONO COMPLETAMENTE A TUA DISPOSIZIONE.
TI PREGO ACCETTA LA MIA RICHIESTA”
Il Padrone si è avvicinato, mi ha baciato sulle labbra:
“Bene, avete sentito? La puttana sia castrata!”
Mi hanno rimesso sul letto e mi hanno legato stretto a gambe spalancate.
Non potevo muovermi. In alto potevo vedere tutto nel grande specchio appeso al soffitto.
E’ iniziata una musica lenta, un coro tipo indiano. Mi hanno fatto due iniezioni.
Mi hanno messo i testicoli nella macchinetta spaccapalle. Hanno serrato lentamente i morsetti e hanno iniziato, a turno, a stringere, come altre volte. Ma stavolta non si sono fermati. Io urlavo ma loro continuavano finché ho sentito la morsa chiudersi, sapevo che le mie palle erano ormai alte non più di 5 millimetri, completamente spiccicate. Un male terribile ma meraviglioso. Il padrone si è chinato su di me:
“Urla pure, urla!”
Il male era fortissimo, gli otto, dopo avermi stritolato i testicoli, stavano intorno a guardare, qualcuno mi toccava o mi dava la lingua in bocca, altri il cazzo per bere la sua piscia. Con le palle così spiccicate, il Padrone ha preso degli aghi e li ha dati a tutti perché ce li infilassero. Nove aghi dentro! Io urlavo perché era un dolore terribile, mi saliva nella pancia a fitte continue. Vedevo uno ad uno trapassarmi le palline (o quel che ne restava) con gli aghi.
“Puttana, se vuoi ci fermiamo”
“No, no, continuate, fatelo, vi prego!” risposi.
“Bene..sei proprio una troia...brava!”.
“Gli abbiamo distrutto i testicoli-ha detto rivolto alla Dea-ora sono tuoi!”
Hanno tolto gli aghi e aperto lo spaccapalle.
Nello specchio vedevo il sacchetto con il sangue delle bucature e poi le mani della Castratrice con il bisturi che lentamente iniziava ad incidere. Il male c’era ma lontano, evidentemente le punture e l’eccitazione avevano fatto effetto. Adagio ho visto la lama che mi apriva lo scroto e poi il primo testicolo, quello destro, spinto fuori. Era avvolto in una pellicina chiara che la donna ha aperto con delle forbicine. Il testicolo è sgusciato fuori, liscio e livido e subito hanno iniziato a legare il cordoncino cui era attaccato.
“Ecco qui il primo…”
“Grazie…” riuscii a dire, mentre tutti stavano intorno a godersi lo spettacolo.
Poi la Castratrice ha ripetuto l’operazione e attraverso la stessa apertura ha fatto sgusciare fuori anche quello sinistro, quello un più grosso.
Infatti sentii commentare:
“Che ben marroncino…”
Di nuovo le forbicine hanno tagliato la guaina chiara e anche quello è sgusciato fuori, come per il primo subito hanno legato il cordoncino. Ora il mio sacchetto era vuoto, uscivano i cordoncini legati con i testicoli sotto.
“Bene, signori, -la Dea si rivolse agli otto maski-ecco qui la virilità della nostra puttanella, Monika, ora questo è il tuo nome, vuoi donarci i tuoi testicoli?”
“Sì, lo voglio!”, risposi subito.
“Bene, ora stai per diventare un castrato, il nostro castrato, la nostra Monika, castrata e puttana…”
La Castratrice ha preso in mano il testicolo destro, lo ha soppesato per qualche istante poi con il bisturi ha reciso lentamente il cordoncino sotto la legatura, mettendo la cosa in un vassoio di vetro. Poi ha ripetuto l’operazione con quello sinistro. Di nuovo ho visto la sua mano che lo soppesava e poi il bisturi che lo distaccava.
Ero castrato.
Ho sentito odore di carne bruciata, stavano cauterizzando i cordoncini legati che ho visto mi rimettevano nello scroto, suturando il taglio che avevano fatto.
“Ecco!” La Dea ha sollevato i miei testicoli in alto tenendoli per il pezzo di cordoncino che era rimasto attaccato. Ho visto le mie palline, due pezzi di carne rossastra.
“Salutale!” e me le ha avvicinate perché le baciassi. Erano ancora calde.
“Non ti serve più!” e il P. mi ha mostrato l’anello che mi aveva chiuso le palle per tanti mesi, il segno del suo potere.
“Questi sono miei!” ha detto la Castratrice, prendendo il vassoio dove erano adagiati i miei cosini. Ha preso fra le dita il primo, sollevandolo per il cordoncino rimasto, lo ha mostrato a tutti e poi se l’è messo in bocca! Nel silenzio ha masticato a lungo, gustandolo, e poi ha inghiottito. Ha preso il secondo e ha ripeuto il gesto. Alla fine, dopo aver inghiottito anche quello mi ha guardato:
“Mi sono cibata dei tuoi testicoli, ti ho concesso un grande onore: ora sei mio!”, e tutti hanno applaudito.
Lei è uscita.
Gli otto erano ancora eccitatissimi e ancora a darmi i loro cazzi in bocca e in mano perché li menassi. Mi hanno coperta di nuovo di sperma, ero ancora lì legata e appena castrata, il Padrone mi è venuto vicino e mi ha dato un bacio:
“Puttanella, allora, come si sta da castrati?”
“Bene”, ho risposto. L’uomo di prima intanto mi lavorava fra le gambe per terminare l’operazione. Ma era tutto lontano, mi avevano fatto una iniezione e sentivo poco, tanto che mi sono addormentato.
Mi sono svegliato slegato, nudo sul letto della mattina. Non sapevo che ora fosse perché nella stanza non c’erano finestre. Mi sono tirato su e mi sono tastato fra le gambe: il sacchetto mi faceva male per il taglio, ma era vuoto. Non avevo sognato, ero stato castrato, si erano presi i miei testicoli. Non li avevo più. Finalmente! Il cazzetto era ancora più piccolo, ho aperto e chiuso le gambe e finalmente non avevo niente in mezzo, solo il segno del taglio nel sacchetto. Mi sentivo ancora strano e indolenzito, così mi sono rimesso giù e mi sono riaddormentato.
Il Padrone:
“Vi siete divertiti con questa puttana. Vedo che l’avete riempita e sfondata come merita. Ora sarai castrata. Esprimi davanti a tutti il tuo desiderio!”.
Io mi sono alzata, a fatica, e, inginocchiata in mezzo a loro, ho pronunciato la formula che avevo imparato a memoria:
“PADRONE, TI OFFRO LA MIA VIRILITA’ IN SEGNO DELLA MIA COMPLETA E DEFINITIVA SOTTOMISSIONE.
ACCETTA QUESTA SCHIAVA UMILE E SOTTOMESSA
FA’ CHE POSSA SERVIRTI SEMPRE FEDELMENTE
PER DARTI PIACERE
TI PREGO VOGLIO ESSERE CASTRATA
PRENDI I MIEI TESTICOLI IN SEGNO DI UMILE DONO
TE LI OFFRO
VOGLIO ESSERE CASTRATA
VOGLIO ESSERE CASTRATA
VOGLIO ESSERE CASTRATA
SONO COMPLETAMENTE A TUA DISPOSIZIONE.
TI PREGO ACCETTA LA MIA RICHIESTA”
Il Padrone si è avvicinato, mi ha baciato sulle labbra:
“Bene, avete sentito? La puttana sia castrata!”
Mi hanno rimesso sul letto e mi hanno legato stretto a gambe spalancate.
Non potevo muovermi. In alto potevo vedere tutto nel grande specchio appeso al soffitto.
E’ iniziata una musica lenta, un coro tipo indiano. Mi hanno fatto due iniezioni.
Mi hanno messo i testicoli nella macchinetta spaccapalle. Hanno serrato lentamente i morsetti e hanno iniziato, a turno, a stringere, come altre volte. Ma stavolta non si sono fermati. Io urlavo ma loro continuavano finché ho sentito la morsa chiudersi, sapevo che le mie palle erano ormai alte non più di 5 millimetri, completamente spiccicate. Un male terribile ma meraviglioso. Il padrone si è chinato su di me:
“Urla pure, urla!”
Il male era fortissimo, gli otto, dopo avermi stritolato i testicoli, stavano intorno a guardare, qualcuno mi toccava o mi dava la lingua in bocca, altri il cazzo per bere la sua piscia. Con le palle così spiccicate, il Padrone ha preso degli aghi e li ha dati a tutti perché ce li infilassero. Nove aghi dentro! Io urlavo perché era un dolore terribile, mi saliva nella pancia a fitte continue. Vedevo uno ad uno trapassarmi le palline (o quel che ne restava) con gli aghi.
“Puttana, se vuoi ci fermiamo”
“No, no, continuate, fatelo, vi prego!” risposi.
“Bene..sei proprio una troia...brava!”.
“Gli abbiamo distrutto i testicoli-ha detto rivolto alla Dea-ora sono tuoi!”
Hanno tolto gli aghi e aperto lo spaccapalle.
Nello specchio vedevo il sacchetto con il sangue delle bucature e poi le mani della Castratrice con il bisturi che lentamente iniziava ad incidere. Il male c’era ma lontano, evidentemente le punture e l’eccitazione avevano fatto effetto. Adagio ho visto la lama che mi apriva lo scroto e poi il primo testicolo, quello destro, spinto fuori. Era avvolto in una pellicina chiara che la donna ha aperto con delle forbicine. Il testicolo è sgusciato fuori, liscio e livido e subito hanno iniziato a legare il cordoncino cui era attaccato.
“Ecco qui il primo…”
“Grazie…” riuscii a dire, mentre tutti stavano intorno a godersi lo spettacolo.
Poi la Castratrice ha ripetuto l’operazione e attraverso la stessa apertura ha fatto sgusciare fuori anche quello sinistro, quello un più grosso.
Infatti sentii commentare:
“Che ben marroncino…”
Di nuovo le forbicine hanno tagliato la guaina chiara e anche quello è sgusciato fuori, come per il primo subito hanno legato il cordoncino. Ora il mio sacchetto era vuoto, uscivano i cordoncini legati con i testicoli sotto.
“Bene, signori, -la Dea si rivolse agli otto maski-ecco qui la virilità della nostra puttanella, Monika, ora questo è il tuo nome, vuoi donarci i tuoi testicoli?”
“Sì, lo voglio!”, risposi subito.
“Bene, ora stai per diventare un castrato, il nostro castrato, la nostra Monika, castrata e puttana…”
La Castratrice ha preso in mano il testicolo destro, lo ha soppesato per qualche istante poi con il bisturi ha reciso lentamente il cordoncino sotto la legatura, mettendo la cosa in un vassoio di vetro. Poi ha ripetuto l’operazione con quello sinistro. Di nuovo ho visto la sua mano che lo soppesava e poi il bisturi che lo distaccava.
Ero castrato.
Ho sentito odore di carne bruciata, stavano cauterizzando i cordoncini legati che ho visto mi rimettevano nello scroto, suturando il taglio che avevano fatto.
“Ecco!” La Dea ha sollevato i miei testicoli in alto tenendoli per il pezzo di cordoncino che era rimasto attaccato. Ho visto le mie palline, due pezzi di carne rossastra.
“Salutale!” e me le ha avvicinate perché le baciassi. Erano ancora calde.
“Non ti serve più!” e il P. mi ha mostrato l’anello che mi aveva chiuso le palle per tanti mesi, il segno del suo potere.
“Questi sono miei!” ha detto la Castratrice, prendendo il vassoio dove erano adagiati i miei cosini. Ha preso fra le dita il primo, sollevandolo per il cordoncino rimasto, lo ha mostrato a tutti e poi se l’è messo in bocca! Nel silenzio ha masticato a lungo, gustandolo, e poi ha inghiottito. Ha preso il secondo e ha ripeuto il gesto. Alla fine, dopo aver inghiottito anche quello mi ha guardato:
“Mi sono cibata dei tuoi testicoli, ti ho concesso un grande onore: ora sei mio!”, e tutti hanno applaudito.
Lei è uscita.
Gli otto erano ancora eccitatissimi e ancora a darmi i loro cazzi in bocca e in mano perché li menassi. Mi hanno coperta di nuovo di sperma, ero ancora lì legata e appena castrata, il Padrone mi è venuto vicino e mi ha dato un bacio:
“Puttanella, allora, come si sta da castrati?”
“Bene”, ho risposto. L’uomo di prima intanto mi lavorava fra le gambe per terminare l’operazione. Ma era tutto lontano, mi avevano fatto una iniezione e sentivo poco, tanto che mi sono addormentato.
Mi sono svegliato slegato, nudo sul letto della mattina. Non sapevo che ora fosse perché nella stanza non c’erano finestre. Mi sono tirato su e mi sono tastato fra le gambe: il sacchetto mi faceva male per il taglio, ma era vuoto. Non avevo sognato, ero stato castrato, si erano presi i miei testicoli. Non li avevo più. Finalmente! Il cazzetto era ancora più piccolo, ho aperto e chiuso le gambe e finalmente non avevo niente in mezzo, solo il segno del taglio nel sacchetto. Mi sentivo ancora strano e indolenzito, così mi sono rimesso giù e mi sono riaddormentato.
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