Sesso dopo i cinquanta ca. 6
di
mammamoglie
genere
confessioni
La storia con quel ragazzo durò circa un mesetto. Ci vedevamo a casa mia. Ben presto finì quel suo appetito incestuoso e cominciò a volere me senza altre implicazioni. Scopavamo di mattina. Ed aveva imparato a trattenersi fino a farmi godere. E poi deponeva tutta quella sborra abbondante e calda o nella mia figa o spesso in bocca. Poi si è fidanzato con una coetanea. Ci sentiamo spesso e qualche volta ci vediamo ancora.
Dopo di lui ho ripreso a chattare. Di solito mi capitavano uomini maturi. Ne ho incontrato due. Ma con nessuno dei due ho fatto sesso. Quella esperienza col ragazzo mi aveva lasciato una voglia di freschezza ed ingenuità. Vi ho detto precedentemente che sono una donna non appariscente e che è difficile che un uomo si volti due volte per me al market. E poi solitamente vesto molto normale. Uso quasi sempre pantaloni che coprono la cosa migliore che ho, le gambe.
Mio marito continuava a viaggiare molto per lavoro ed avevo molte giornate libere. Mi volli mettere alla prova diversamente che con le chat. Se uscivo, anche solo per fare la spesa, mi truccavo, non pesantemente, e spesso mettevo gonna al ginocchio o più corta.
Mi sentivo una femmina predatrice… ed individuai due ragazzi entrambi di colore: uno aiutava le signore, al market, con carrello e sacchetti. L’altro era al distributore dove solitamente facevo rifornimento. Erano molto carini ed educati entrambi. Presi a giocare con loro.
Al market stavo attenta ad uscire solo quando lo vedevo libero. Lui: vuoi aiuto signora? - Si grazie dammi una mano. Avevo posteggiato vicino e feci in tempo solo a chiedergli da dove venisse -Niger – ed il nome, - Amadi. Gli lasciai il carrello ed una piccola mancia. Andai al market alcuni giorni dopo. Posteggiai, più lontano e nel tragitto parlammo sommariamente della sua permanenza in italia. Giunti all’auto, dopo che scaricammo il carrello.. - io: Amadi, se non ti offendi, vorrei lasciarti un paio di felpe ed un giubbotto che mio marito non mette più perché gli vanno stretti. Tu sei più magro e dovrebbero starti. Lui: grazie signora sei molto gentile. Presi una felpa e gliela poggiai addosso prendendo la misura delle spalle. Insomma lo toccai. Ebbi una buona sensazione. Nel pomeriggio pensai a lui e mi masturbai prima delicatamente sulla clitoride, poi con due dita dentro la figa.
Il giorno successivo, nel tardo pomeriggio torno al market, metto nel carrello due cartoni di acqua minerale ed altre cose. Come al solito mi aiuta. -io: acc. Dimenticavo che l’ascensore non funziona e sono al quarto piano. Magari con fatica riesco a portarne su solo una di acqua. -lui: signora se vuoi ti posso aiutare io, ti seguo con bicicletta. -io: assolutamente no, se mi aiuti ti riporto io qui in auto. Per l’occasione avevo messo una gonna sopra al ginocchio. Ma adesso che lo avevo seduto vicino, pensai che non sarebbe stato molto prudente portarlo a casa. Lui era molto attratto dalle mie cosce bianche. Ed io dal suo essere carino, giovane e di colore. Si era formato un ingorgo in una via a senso unico tangente un parco. Clacson in azione. -Io: qui chissà per quanto restiamo bloccati. Ti va se facciamo due passi nel parco? - lui: ceto signora. -io: chiamami Franca. Posteggio, scendiamo. Passeggiamo. Mi parla del suo paese, della sua situazione qui. -io: hai amici qui oltre ai connazionali? Hai una compagna?. - lui: no Franca. -io: in auto mi guardavi le gambe. Ti piacciono le donne bianche?. - lui: mi piaci tu Franca. -io: e tu piaci a me Amadi. Eravamo giunti in una zona appartata all’imbrunire. Non so di chi è stata l’iniziativa ma ci siamo baciati. Sentire le sue labbra e la sua lingua…. Le mani sul culo che mi attraevano a lui. Il suo cazzo duro sul mio ventre. Mi sono detta: ma sono pazza! Qui, con un ragazzo di colore. Mi possono vedere. Si sono pazza, pazza. Lo ho condotto verso un cespuglio vicino ad un grosso albero. Tutto poi si è svolto rapidamente. Cose che salivano ed altre che scendevano. Fra le prime la mia gonnellina, ed il suo cazzo. Fra le seconde i miei slip ed i suoi pantaloni. Eravamo abbastanza nascosti e altre persone erano abbastanza lontane. Non staccavamo le bocche. Lui così giovane, erotico, voglioso. Io: un lago. Mi ha fatto voltare. Avevo davanti a me il tronco dell’albero. Mi ci sono poggiata. Mi ha sollevato bene la gonnellina. Mi ha infilato due dita nella figa. Ha sentito quanto ero fradicia. Ha avvicinato il cazzo a me. Mi teneva ferma con entrambe le mani. Il suo cazzo sfilava fra le mie cosce, fra le chiappe, e sulla schiena. Lo volevo dentro. Ho portato la destra dietro e lo ho afferrato. Quando si era tirato giù i pantaloni della tuta non lo avevo guardato o toccato. Adesso avendolo in mano potevo apprezzarne le dimensioni, la cappella, le vene, la durezza. Mi sono arcuata leggermente, ho piegato e sollevato leggermente la gamba destra. Ho portato la cappella sulla figa. Per quanto grosso, ero bagnatissima, è entrato con una naturalezza e fluidità che mi è sembrato di sentire una specie di . Era molto delicato e si muoveva lentamente ma fino in fondo. Mi sentivo piena come un otre. Era silenzioso. Io: scopami forte Amadi. Non se lo è fatto ripetere due volte. Mi teneva ferma con le mani sulla mia vita. Mi scopava. Io mi trattenevo dall’urlare e mugolavo come una gattina. Sentivo il suo respiro sempre più accelerato. Avevo le unghie delle mani sulla corteccia dell’albero. E forse lo graffiavo. Sento che sono pronta per un orgasmo. Sento come arriva dal profondo di me. Sento contrarsi tutti i muscoli perineali. Sento la mia voce. Io: Amadi sto venendooo. Sento che accelera e va più a fondo. Poi si ferma. Sento la sua sborra dentro di me, molta, calda. Lo sento stremato su di me. Gli chiedo di stare dentro ancora un po'. Mi piacerebbe coricarmi e sentire addosso il suo corpo di ragazzo. Ma non è possibile. Una coppietta si sta avvicinando, forse per scambiarsi effusioni. Dobbiamo ricomporci. Mi metto dritta e passo la mano sulla figa. Comincio a colare. Metto un fazzolettino e gli slip. So che, se mio marito non rientrerà, potrò masturbarmi a casa con il suo sperma.
Dopo di lui ho ripreso a chattare. Di solito mi capitavano uomini maturi. Ne ho incontrato due. Ma con nessuno dei due ho fatto sesso. Quella esperienza col ragazzo mi aveva lasciato una voglia di freschezza ed ingenuità. Vi ho detto precedentemente che sono una donna non appariscente e che è difficile che un uomo si volti due volte per me al market. E poi solitamente vesto molto normale. Uso quasi sempre pantaloni che coprono la cosa migliore che ho, le gambe.
Mio marito continuava a viaggiare molto per lavoro ed avevo molte giornate libere. Mi volli mettere alla prova diversamente che con le chat. Se uscivo, anche solo per fare la spesa, mi truccavo, non pesantemente, e spesso mettevo gonna al ginocchio o più corta.
Mi sentivo una femmina predatrice… ed individuai due ragazzi entrambi di colore: uno aiutava le signore, al market, con carrello e sacchetti. L’altro era al distributore dove solitamente facevo rifornimento. Erano molto carini ed educati entrambi. Presi a giocare con loro.
Al market stavo attenta ad uscire solo quando lo vedevo libero. Lui: vuoi aiuto signora? - Si grazie dammi una mano. Avevo posteggiato vicino e feci in tempo solo a chiedergli da dove venisse -Niger – ed il nome, - Amadi. Gli lasciai il carrello ed una piccola mancia. Andai al market alcuni giorni dopo. Posteggiai, più lontano e nel tragitto parlammo sommariamente della sua permanenza in italia. Giunti all’auto, dopo che scaricammo il carrello.. - io: Amadi, se non ti offendi, vorrei lasciarti un paio di felpe ed un giubbotto che mio marito non mette più perché gli vanno stretti. Tu sei più magro e dovrebbero starti. Lui: grazie signora sei molto gentile. Presi una felpa e gliela poggiai addosso prendendo la misura delle spalle. Insomma lo toccai. Ebbi una buona sensazione. Nel pomeriggio pensai a lui e mi masturbai prima delicatamente sulla clitoride, poi con due dita dentro la figa.
Il giorno successivo, nel tardo pomeriggio torno al market, metto nel carrello due cartoni di acqua minerale ed altre cose. Come al solito mi aiuta. -io: acc. Dimenticavo che l’ascensore non funziona e sono al quarto piano. Magari con fatica riesco a portarne su solo una di acqua. -lui: signora se vuoi ti posso aiutare io, ti seguo con bicicletta. -io: assolutamente no, se mi aiuti ti riporto io qui in auto. Per l’occasione avevo messo una gonna sopra al ginocchio. Ma adesso che lo avevo seduto vicino, pensai che non sarebbe stato molto prudente portarlo a casa. Lui era molto attratto dalle mie cosce bianche. Ed io dal suo essere carino, giovane e di colore. Si era formato un ingorgo in una via a senso unico tangente un parco. Clacson in azione. -Io: qui chissà per quanto restiamo bloccati. Ti va se facciamo due passi nel parco? - lui: ceto signora. -io: chiamami Franca. Posteggio, scendiamo. Passeggiamo. Mi parla del suo paese, della sua situazione qui. -io: hai amici qui oltre ai connazionali? Hai una compagna?. - lui: no Franca. -io: in auto mi guardavi le gambe. Ti piacciono le donne bianche?. - lui: mi piaci tu Franca. -io: e tu piaci a me Amadi. Eravamo giunti in una zona appartata all’imbrunire. Non so di chi è stata l’iniziativa ma ci siamo baciati. Sentire le sue labbra e la sua lingua…. Le mani sul culo che mi attraevano a lui. Il suo cazzo duro sul mio ventre. Mi sono detta: ma sono pazza! Qui, con un ragazzo di colore. Mi possono vedere. Si sono pazza, pazza. Lo ho condotto verso un cespuglio vicino ad un grosso albero. Tutto poi si è svolto rapidamente. Cose che salivano ed altre che scendevano. Fra le prime la mia gonnellina, ed il suo cazzo. Fra le seconde i miei slip ed i suoi pantaloni. Eravamo abbastanza nascosti e altre persone erano abbastanza lontane. Non staccavamo le bocche. Lui così giovane, erotico, voglioso. Io: un lago. Mi ha fatto voltare. Avevo davanti a me il tronco dell’albero. Mi ci sono poggiata. Mi ha sollevato bene la gonnellina. Mi ha infilato due dita nella figa. Ha sentito quanto ero fradicia. Ha avvicinato il cazzo a me. Mi teneva ferma con entrambe le mani. Il suo cazzo sfilava fra le mie cosce, fra le chiappe, e sulla schiena. Lo volevo dentro. Ho portato la destra dietro e lo ho afferrato. Quando si era tirato giù i pantaloni della tuta non lo avevo guardato o toccato. Adesso avendolo in mano potevo apprezzarne le dimensioni, la cappella, le vene, la durezza. Mi sono arcuata leggermente, ho piegato e sollevato leggermente la gamba destra. Ho portato la cappella sulla figa. Per quanto grosso, ero bagnatissima, è entrato con una naturalezza e fluidità che mi è sembrato di sentire una specie di . Era molto delicato e si muoveva lentamente ma fino in fondo. Mi sentivo piena come un otre. Era silenzioso. Io: scopami forte Amadi. Non se lo è fatto ripetere due volte. Mi teneva ferma con le mani sulla mia vita. Mi scopava. Io mi trattenevo dall’urlare e mugolavo come una gattina. Sentivo il suo respiro sempre più accelerato. Avevo le unghie delle mani sulla corteccia dell’albero. E forse lo graffiavo. Sento che sono pronta per un orgasmo. Sento come arriva dal profondo di me. Sento contrarsi tutti i muscoli perineali. Sento la mia voce. Io: Amadi sto venendooo. Sento che accelera e va più a fondo. Poi si ferma. Sento la sua sborra dentro di me, molta, calda. Lo sento stremato su di me. Gli chiedo di stare dentro ancora un po'. Mi piacerebbe coricarmi e sentire addosso il suo corpo di ragazzo. Ma non è possibile. Una coppietta si sta avvicinando, forse per scambiarsi effusioni. Dobbiamo ricomporci. Mi metto dritta e passo la mano sulla figa. Comincio a colare. Metto un fazzolettino e gli slip. So che, se mio marito non rientrerà, potrò masturbarmi a casa con il suo sperma.
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