Di nuovo tua 2.a parte
di
Numero primo_encore
genere
dominazione
Sono passati 6 mesi dalla mia confessione del tradimento e dall'inizio della mia sottomissione. La mia vita è cambiata, ma devo ammettere che trovo confortanti i rituali che mi ha imposto, a partire dalla clonazione del mio cellulare, che gli permette di conoscere la mia posizione in ogni momento e tutto quello che faccio con il telefono, dalle chiamate alle chat alle pagine che visito. Spesso, soprattutto quando non mi concede troppo piacere nelle serate precedenti, mi diverto a stuzzicarlo cercando foto che gli mando,o brevi video a tema di cui gli giro il link, per alimentare la sua fantasia anche se non ne ha troppo bisogno. La tavernetta ormai è diventata il luogo in cui più frequentemente decide di usarmi, e anche se capita che a volte decida di fare qualcosa in altri punti della casa. Mi piace considerarla come una nuova forma di intimità, nella quale il mio desiderio di essere perdonata passa per il mio degrado, in cui ho finito per trovare l'eccitazione di trovarmi sempre come agli inizi di una relazione. In pratica, vivo la vita della schiava notturna come una fase in cui la me stessa convenzionale scarica tutte le tensioni accumulate, le frustrazioni della giornata, della vita quotidiana, così come i desideri di trasgressione e i desideri che mi hanno attraversato la mente, su un'altra me stessa, libera dalle convenzioni sociali e da ogni restrizione morale, e li proietta su una persona che durante il giorno non esiste, e che non esisterà la mattina successiva. Essere schiava mi libera dai sensi di colpa, ogni colpo di frusta, ogni sensazione dolorosa, ogni umiliazione lava via la parte di me che mi soffocherebbe, e vedo il piacere che ne ricavo, e più ancora il piacere che lui ne trae, come una sorta di assoluzione e di premio. E per questo non mi limito ad accettare tutto quello a cui lui mi sottopone, ma mi ingegno per inventare nuove situazioni, acquisto cose che potrebbe trovare divertenti o utili, o cerco di sorprenderlo disegnando scenari nuovi in cui mettermi alla prova. Ormai spendo tutto il mio stipendio in abiti e accessori d'abbigliamento e non, solo per vederlo compiaciuto. Lui ovviamente sa tutto tramite il mio cellulare, ma mi piace pensare che il pensiero su un mio nuovo acquisto gli accenda il desiderio di vederlo su di me dal vero, e non veda l'ora di ammirarmi dentro quel vestito, o con quel paio di scarpe o stivali, o ancora con qualche capo in pelle o qualche attrezzatura da bondage addosso. E ci sono sere in cui dopo avermi immobilizzata si limita ad ascoltare i miei pensieri e le mie confessioni. Ama estorcere i miei pensieri più nascosti mentre mi tortura, anche se ormai li conosce bene, ma riesce sempre a tirarmi fuori qualche nuova sfumatura di perversione. E vedo anche lui più libero, totalmente disinvolto in questo suo nuovo ruolo di padrone della sua e della mia vita. Mai nella nostra vita precedente mi avrebbe scopata, velocemente quanto sbrigativamente, scivolando dietro di me mentre sto lavando i piatti, schiacciandomi con il suo corpo contro il lavandino mentre io cerco di tenermi in equilibrio sulla punta dei piedi per mettere il bacino all'altezza giusta per lasciarmi penetrare al meglio, mentre fisso il cortile fuori dalla veranda finestrata in cui abbiamo ricavato la cucina. Nè io nè lui in quei momenti pensiamo di essere in piena vista in una zona illuminata. Gliel'ho chiesto, e mi ha risposto con l'espressione stupita di chi deve rispondere a un'ovvietà stucchevolmente banale, ferendomi profondamente.
- Quell'altro ti ha vista nuda e ti ha visto godere. Non ho più problemi nel sapere che qualcuno veda mia moglie scopata dall'unico che ne avrebbe avuto diritto fino alla fine dei suoi giorni. Mi andava di scopare, tutto qui, ed eri disponibile come devi esserlo. O vuoi rimangiarti anche questa promessa?
Ho ingoiato le lacrime che sentivo bisognose di prendere aria, e cercando di mantenere un tono di voce privo di incrinazioni ho risposto che no, non intendevo mancare di parola.
- ma tu senti ancora di amarmi, vero?
Mi rendevo perfettamente conto dell'inopportunità e dello scarso tempismo di quella domanda, legata sul tavolo in legno della tavernetta, con la testa a sbalzo e le ginocchia tirate all'indietro verso le spalle e attaccate da corde a due occhielli fissati alle pareti opposte della stanza.
Lo guardavo girarmi intorno senza rispondermi mentre si sfilava la cinghia dai passanti, fino a mostrarmi il cazzo, sfilato dai jeans, a pochi centimetri dal viso. Istintivamente allungo il collo e socchiudendo le labbra arrivo a lambire quella protuberanza tumescente e dalla punta lucida, prima che con un mezzo passo indietro il mio tentativo vada a vuoto, e non vedo partire la scudisciata che mi centra chirurgicamente tra le gambe togliendomi il fiato mentre tutto il corpo si contrae intorno al dolore lancinante che aumenta di intensità anziché affievolirsi nei successivi secondi, prima che un'altra rotazione del braccio cali sul mio corpo indifeso. Grido chiudendo gli occhi da cui spremo lacrime, e questa volta il dolore mi attraversa fino al cervello. Sono ancora dolore quando la terza scudisciata mi risparmia le grandi labbra e atterra tra pube e ombelico, meno dolorosa delle precedenti ma di cui immagino la striatura residua sulla pelle, mentre con l'altra mano mi sento sollevare la testa che ho lasciato penzolare nel vuoto. Riapro gli occhi e oltre il velo di lacrime vedo per un istante il suo glande avvicinarsi. Riapro la bocca e lui si spinge a fondo dentro di me, colpendomi nuovamente il lato di una coscia. Mi esce una specie di squittio, soffocato dal membro rigido ancora prima di penetrarmi che mi sta esplorando. Frustarmi lo eccita, farmi male lo eccita. Soprattutto, sapermi disposta a subire senza riserve qualsiasi prova o quasi lo eccita. Immagino il suo sorriso soddisfatto mentre il piacere inizia a solleticargli l'inguine, ed il mio corpo danza al ritmo dei suoi colpi di cinghia, e la mia bocca che scorre sulla sua asta secondo la volontà dettata dalla sua mano.
- Chiedimelo di nuovo domattina se credo di amarti, bagascia - ha la voce già spezzata, e gli esce dalla gola come un ringhio smorzato - adesso non ti meriti una risposta a parole.
Affonda dentro di me spingendosi verso di me con tutto il bacino, e reprimo un conato quando il glande mi tocca l'inizio della gola. Mentre arretra l'ennesimo colpo di cinghia mi incendia il clitoride che inizia ad inturgidirsi, e devo controllarmi per non serrare i denti facendolo infuriare. Mi limito a lasciarmi sfuggire un gemito prolungato, e con gli occhi spalancati cerco di vederlo attraverso le lacrime che mi offuscano completamente la vista e che sento scivolare dagli zigomi verso il pavimento. Lo sento abbandonare la cinghia sul mio ventre, la fibbia tra i seni di cui mi pinza i capezzoli tra le dita mentre continuo a lavorare con la bocca per il suo piacere, e mentre si china in avanti per andare a schiaffeggiarmi in mezzo alle gambe il suo cazzo mi affonda nuovamente dentro procurandomi un secondo conato. Rimane così e mi sento soffocare, e cerco di controllarmi mentre inizia a strofinarmi piuttosto ruvidamente il clitoride dolorante.
- ormai sei diventata brava a sopportare. Vorresti che ti leccassi? So quanto ti piaceva...
Posso solo mugolare la mia risposta, anche se posso solo sperare che si sposti per mettere in pratica quello di cui parla, ma puntellandosi su un braccio si solleva di quel tanto che mi permette di tornare a respirare.
- non te l'ho mai chiesto troia, lui ti leccava?
Si sfila per liberarmi la bocca, ma non riesco a dargli la risposta che vuole.
- se non mi rispondi probabilmente smetto di sgrillettarti e riprendo con la cinghia, forse ti conviene rispondere. Ti sei mai fatta legare da lui? Ti leccava? Era bravo? Ti ha fatto godere?
Con la mente viaggio a quell'unica occasione con Fabio, che mi aveva stregata con lo sguardo e le movenze feline, e a quell'unico pomeriggio di sesso, in cui non ero riuscita a lasciarmi andare che per pochi minuti, nonostante Fabio fosse focoso ed animalesco nel sesso come nella vita.
- allora?
- no, nulla di tutto questo. Era bravo, ma ero già pentita mentre lo facevamo.
- bugiarda... - si solleva e riprendendo la cinghia vibra altri 2 colpi, uno per coscia, e un terzo di traverso che le segna entrambe, e subisco senza tentare di ammansirlo a parole.
- Sono colpevole e lo sai. Ho nascosto le lacrime mentre lui veniva, perché non volevo essere lì. Sono stata debole, stupida, ho perfino finto di venire insieme a lui perché si sentisse gratificato. Ma non ho provato piacere, te lo giuro.
Mi sembra che si sia calmato, e mi gira la testa di lato per farmi finire quello che avevo iniziato. Non per desiderio né per passione, vuole solo andare a dormire senza sentire una fastidiosa pressione ai testicoli. Giro gli occhi verso il suo viso inespressivo, ma la rabbia che irradia dalla mano che mi stringe i capelli e mi obbliga a fare quello che gli farei volontariamente con maggiore soddisfazione di entrambi. Vorrei anche che lui decidesse di placare il desiderio che ora sento pulsarmi tra le cosce, che mi facesse evaporare il sangue che mi infiamma il ventre, e sapendo che non succederà faccio tutto quello che è nella mia limitata facoltà perchè almeno lui senta che voglio solo lui. Non cambia espressione nemmeno mentre viene, anche se la stretta del suo punto si addolcisce in una carezza, quasi impercettibile ma reale, che per me vale più di mille parole. Rimane a fissarmi mentre la sua erezione si smorza, e la sua carezza mi sposta i capelli dal viso per poi giocherellare scivolando sul braccio fino alla mano. E si stacca da me, allontanandosi senza voltarsi.
Quando torna sento il profumo del bagnoschiuma con cui si è fatto una doccia. Mi libera le ginocchia, su cui le corde hanno lasciato un'impronta violacea, e mi aiuta ad appoggiarle sul tavolo. Si china a baciarmi, nonostante il sapore che ho in bocca e che deve sentire anche lui, ma non accenna a liberarmi i polsi, limitandosi a tirarmi per le caviglie fino a farmi finalmente riposare il collo indolenzito come le gambe, e mi passa una mano dal polso fino al fianco.
- non ti farò aspettare tutta la notte per la mia risposta. So che sai quanto ti ami, nonostante il male che mi hai fatto, altrimenti non saresti ancora in questa casa. Il dolore che sento ogni volta che ti penso con lui in qualche modo devo tirarlo fuori, devo farlo sentire a te in un altro modo perché non sarei capace di pensare di toccare un'altra nemmeno in mille anni. Lo capisci questo?
Ho le lacrime agli occhi, e mi limito ad annuire.
- Vorrei che ogni volta, ogni giorno tu riflettessi su quello che ti ho detto. La tua pena finirà quando finirà la mia, quando lentamente avrò la forza di cancellare le immagini che mi passano davanti agli occhi ogni volta che li chiudo, quando riuscirò a pensare di nuovo a te senza associarti a nessun'altro. Fino a quel momento non potrò fare l'amore con te, ci sarà solo sesso con qualcuna che mi ha ferito. Prima ancora di poter donare a te il mio rispetto dovrò recuperare quello che non ho più verso di me.
- ce la farò. Ce la faremo, te lo giuro, anche se dovessi morire per riaverti. Ti chiedo solo di non stancarti, io resterò qui a qualunque costo.
Senza dire una parola mi apre le cosce e inizia a leccarmi con una dolcezza infinita, che si tramuta in foga bestiale quando mi sente ansimare sempre più forte. L'orgasmo arriva velocissimo e violento come il temporale estivo che sta scoppiando nel mondo là fuori. Sento la sua lingua pulirmi a fondo, e lo vedo sollevarsi un attimo prima che io inizi una nuova corsa verso un nuovo piacere.
- Questa notte dormirai qui. Ti ho fatta venire come premio di consolazione per la notte scomoda che passerai. Riuscirai a non odiarmi?
- un po' forse mi arrabbierò domattina. Mi ci vorrà una gru per alzarmi, e se proprio vorrai farmi un bagno e un massaggio per farmi ripartire sarà molto apprezzato.
- cercherò di alzarmi un'ora prima, in fondo te lo devo ogni tanto.
- ti amo.
- ripetilo domattina, sarà più credibile se ci riuscirai. E comunque sappi anche che ci ho preso gusto.
- se è per quello anche io. Forse ero già una schiava e non lo sapevo.
- non sei ancora una schiava se lo sappiamo solo noi due.
- lo sa anche il vicino invece.
- quando dirai che non ti vergogneresti che lo sapesse chiunque sarai una vera schiava. Pensi di poterci arrivare?
- non lo so...posso solo dire che se vuoi che affronti questa umiliazione , magari un passo alla volta, ci proverò.
- è quello che volevo sentire. Ora buonanotte.
Si china nuovamente a baciarmi, poi spegne la luce lasciando la stanza ad illuminarsi solo per gli ultimi sussulti del temporale che si sta placando, mentre l'enormità di quest'ultima enormità che ho detto inizia a sedimentarsi nei miei pensieri,tenendomi sveglia per buona parte della notte
- Quell'altro ti ha vista nuda e ti ha visto godere. Non ho più problemi nel sapere che qualcuno veda mia moglie scopata dall'unico che ne avrebbe avuto diritto fino alla fine dei suoi giorni. Mi andava di scopare, tutto qui, ed eri disponibile come devi esserlo. O vuoi rimangiarti anche questa promessa?
Ho ingoiato le lacrime che sentivo bisognose di prendere aria, e cercando di mantenere un tono di voce privo di incrinazioni ho risposto che no, non intendevo mancare di parola.
- ma tu senti ancora di amarmi, vero?
Mi rendevo perfettamente conto dell'inopportunità e dello scarso tempismo di quella domanda, legata sul tavolo in legno della tavernetta, con la testa a sbalzo e le ginocchia tirate all'indietro verso le spalle e attaccate da corde a due occhielli fissati alle pareti opposte della stanza.
Lo guardavo girarmi intorno senza rispondermi mentre si sfilava la cinghia dai passanti, fino a mostrarmi il cazzo, sfilato dai jeans, a pochi centimetri dal viso. Istintivamente allungo il collo e socchiudendo le labbra arrivo a lambire quella protuberanza tumescente e dalla punta lucida, prima che con un mezzo passo indietro il mio tentativo vada a vuoto, e non vedo partire la scudisciata che mi centra chirurgicamente tra le gambe togliendomi il fiato mentre tutto il corpo si contrae intorno al dolore lancinante che aumenta di intensità anziché affievolirsi nei successivi secondi, prima che un'altra rotazione del braccio cali sul mio corpo indifeso. Grido chiudendo gli occhi da cui spremo lacrime, e questa volta il dolore mi attraversa fino al cervello. Sono ancora dolore quando la terza scudisciata mi risparmia le grandi labbra e atterra tra pube e ombelico, meno dolorosa delle precedenti ma di cui immagino la striatura residua sulla pelle, mentre con l'altra mano mi sento sollevare la testa che ho lasciato penzolare nel vuoto. Riapro gli occhi e oltre il velo di lacrime vedo per un istante il suo glande avvicinarsi. Riapro la bocca e lui si spinge a fondo dentro di me, colpendomi nuovamente il lato di una coscia. Mi esce una specie di squittio, soffocato dal membro rigido ancora prima di penetrarmi che mi sta esplorando. Frustarmi lo eccita, farmi male lo eccita. Soprattutto, sapermi disposta a subire senza riserve qualsiasi prova o quasi lo eccita. Immagino il suo sorriso soddisfatto mentre il piacere inizia a solleticargli l'inguine, ed il mio corpo danza al ritmo dei suoi colpi di cinghia, e la mia bocca che scorre sulla sua asta secondo la volontà dettata dalla sua mano.
- Chiedimelo di nuovo domattina se credo di amarti, bagascia - ha la voce già spezzata, e gli esce dalla gola come un ringhio smorzato - adesso non ti meriti una risposta a parole.
Affonda dentro di me spingendosi verso di me con tutto il bacino, e reprimo un conato quando il glande mi tocca l'inizio della gola. Mentre arretra l'ennesimo colpo di cinghia mi incendia il clitoride che inizia ad inturgidirsi, e devo controllarmi per non serrare i denti facendolo infuriare. Mi limito a lasciarmi sfuggire un gemito prolungato, e con gli occhi spalancati cerco di vederlo attraverso le lacrime che mi offuscano completamente la vista e che sento scivolare dagli zigomi verso il pavimento. Lo sento abbandonare la cinghia sul mio ventre, la fibbia tra i seni di cui mi pinza i capezzoli tra le dita mentre continuo a lavorare con la bocca per il suo piacere, e mentre si china in avanti per andare a schiaffeggiarmi in mezzo alle gambe il suo cazzo mi affonda nuovamente dentro procurandomi un secondo conato. Rimane così e mi sento soffocare, e cerco di controllarmi mentre inizia a strofinarmi piuttosto ruvidamente il clitoride dolorante.
- ormai sei diventata brava a sopportare. Vorresti che ti leccassi? So quanto ti piaceva...
Posso solo mugolare la mia risposta, anche se posso solo sperare che si sposti per mettere in pratica quello di cui parla, ma puntellandosi su un braccio si solleva di quel tanto che mi permette di tornare a respirare.
- non te l'ho mai chiesto troia, lui ti leccava?
Si sfila per liberarmi la bocca, ma non riesco a dargli la risposta che vuole.
- se non mi rispondi probabilmente smetto di sgrillettarti e riprendo con la cinghia, forse ti conviene rispondere. Ti sei mai fatta legare da lui? Ti leccava? Era bravo? Ti ha fatto godere?
Con la mente viaggio a quell'unica occasione con Fabio, che mi aveva stregata con lo sguardo e le movenze feline, e a quell'unico pomeriggio di sesso, in cui non ero riuscita a lasciarmi andare che per pochi minuti, nonostante Fabio fosse focoso ed animalesco nel sesso come nella vita.
- allora?
- no, nulla di tutto questo. Era bravo, ma ero già pentita mentre lo facevamo.
- bugiarda... - si solleva e riprendendo la cinghia vibra altri 2 colpi, uno per coscia, e un terzo di traverso che le segna entrambe, e subisco senza tentare di ammansirlo a parole.
- Sono colpevole e lo sai. Ho nascosto le lacrime mentre lui veniva, perché non volevo essere lì. Sono stata debole, stupida, ho perfino finto di venire insieme a lui perché si sentisse gratificato. Ma non ho provato piacere, te lo giuro.
Mi sembra che si sia calmato, e mi gira la testa di lato per farmi finire quello che avevo iniziato. Non per desiderio né per passione, vuole solo andare a dormire senza sentire una fastidiosa pressione ai testicoli. Giro gli occhi verso il suo viso inespressivo, ma la rabbia che irradia dalla mano che mi stringe i capelli e mi obbliga a fare quello che gli farei volontariamente con maggiore soddisfazione di entrambi. Vorrei anche che lui decidesse di placare il desiderio che ora sento pulsarmi tra le cosce, che mi facesse evaporare il sangue che mi infiamma il ventre, e sapendo che non succederà faccio tutto quello che è nella mia limitata facoltà perchè almeno lui senta che voglio solo lui. Non cambia espressione nemmeno mentre viene, anche se la stretta del suo punto si addolcisce in una carezza, quasi impercettibile ma reale, che per me vale più di mille parole. Rimane a fissarmi mentre la sua erezione si smorza, e la sua carezza mi sposta i capelli dal viso per poi giocherellare scivolando sul braccio fino alla mano. E si stacca da me, allontanandosi senza voltarsi.
Quando torna sento il profumo del bagnoschiuma con cui si è fatto una doccia. Mi libera le ginocchia, su cui le corde hanno lasciato un'impronta violacea, e mi aiuta ad appoggiarle sul tavolo. Si china a baciarmi, nonostante il sapore che ho in bocca e che deve sentire anche lui, ma non accenna a liberarmi i polsi, limitandosi a tirarmi per le caviglie fino a farmi finalmente riposare il collo indolenzito come le gambe, e mi passa una mano dal polso fino al fianco.
- non ti farò aspettare tutta la notte per la mia risposta. So che sai quanto ti ami, nonostante il male che mi hai fatto, altrimenti non saresti ancora in questa casa. Il dolore che sento ogni volta che ti penso con lui in qualche modo devo tirarlo fuori, devo farlo sentire a te in un altro modo perché non sarei capace di pensare di toccare un'altra nemmeno in mille anni. Lo capisci questo?
Ho le lacrime agli occhi, e mi limito ad annuire.
- Vorrei che ogni volta, ogni giorno tu riflettessi su quello che ti ho detto. La tua pena finirà quando finirà la mia, quando lentamente avrò la forza di cancellare le immagini che mi passano davanti agli occhi ogni volta che li chiudo, quando riuscirò a pensare di nuovo a te senza associarti a nessun'altro. Fino a quel momento non potrò fare l'amore con te, ci sarà solo sesso con qualcuna che mi ha ferito. Prima ancora di poter donare a te il mio rispetto dovrò recuperare quello che non ho più verso di me.
- ce la farò. Ce la faremo, te lo giuro, anche se dovessi morire per riaverti. Ti chiedo solo di non stancarti, io resterò qui a qualunque costo.
Senza dire una parola mi apre le cosce e inizia a leccarmi con una dolcezza infinita, che si tramuta in foga bestiale quando mi sente ansimare sempre più forte. L'orgasmo arriva velocissimo e violento come il temporale estivo che sta scoppiando nel mondo là fuori. Sento la sua lingua pulirmi a fondo, e lo vedo sollevarsi un attimo prima che io inizi una nuova corsa verso un nuovo piacere.
- Questa notte dormirai qui. Ti ho fatta venire come premio di consolazione per la notte scomoda che passerai. Riuscirai a non odiarmi?
- un po' forse mi arrabbierò domattina. Mi ci vorrà una gru per alzarmi, e se proprio vorrai farmi un bagno e un massaggio per farmi ripartire sarà molto apprezzato.
- cercherò di alzarmi un'ora prima, in fondo te lo devo ogni tanto.
- ti amo.
- ripetilo domattina, sarà più credibile se ci riuscirai. E comunque sappi anche che ci ho preso gusto.
- se è per quello anche io. Forse ero già una schiava e non lo sapevo.
- non sei ancora una schiava se lo sappiamo solo noi due.
- lo sa anche il vicino invece.
- quando dirai che non ti vergogneresti che lo sapesse chiunque sarai una vera schiava. Pensi di poterci arrivare?
- non lo so...posso solo dire che se vuoi che affronti questa umiliazione , magari un passo alla volta, ci proverò.
- è quello che volevo sentire. Ora buonanotte.
Si china nuovamente a baciarmi, poi spegne la luce lasciando la stanza ad illuminarsi solo per gli ultimi sussulti del temporale che si sta placando, mentre l'enormità di quest'ultima enormità che ho detto inizia a sedimentarsi nei miei pensieri,tenendomi sveglia per buona parte della notte
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