Di nuovo tua parte 4.a

di
genere
dominazione

Non riesco a pensare ad altro che non sia l'arrivo di Valeria e a quello che significherà per me. Forse ne perderò l'amicizia, e ne uscirei distrutta. È la mia peggiore paura da questa mattina, e confido nella sua intelligenza perché non succeda. Non considero le possibilità intermedie, tutti gli scenari in cui lei entri a fare parte a vario titolo del nostro menage, lui dice di non desiderare nessun'altra, e lei non ha mai dimostrato il benché minimo interesse fisico per me. Spero invece che lei possa rimanere la confidente fidata, l'amica con una marcia in più che é stata finora, a cui potrò raccontare davvero tutto senza timore di essere giudicata frettolosamente. Il getto dell'acqua calda mi stimola pericolosamente, e lo raffreddo completamente per scongiurare situazioni pericolose e perdite di tempo inopportune, e quando esco il riflesso dello specchio mi restituisce l'immagine dei capezzoli contratti e inturgiditi, mentre con la forbice accorcio leggermente il cespuglietto pubico. Ho fatto la ceretta una settimana fa e sono ancora in ordine, ma sono una perfezionista, o forse sono solo un po' nervosa. Mi rivesto, tolgo dal letto il casino lasciato da lui, che ha scelto cosa dovrò indossare, e lo ringrazio mentalmente per avermi concesso uno tra gli articoli meno volgare della mia collezione, poi provo a dedicarmi alla piccola almeno finché é sveglia, e prima di accompagnarla nella sua stanza gli chiedo se devi procedere come sempre.
- puoi rimanere così, dopo che vi siete salutate torni in camera e ti cambi.
La mezz'ora tra il mio ritorno e lo squillo del campanello scorre come un fiume in salita. Lui rilassatissimo guarda la TV accarezzandomi una coscia con la mano, mentre io vorrei avere il tasto fast forward e svegliarmi domattina, sapendo che l'incontro non ha avuto conseguenze negative. Il trillo ha l'effetto di catapultarmi in piedi per aprire la porta, e abbraccio Valeria alzandomi in punta di piedi per compensare la differenza di altezza tra i miei piedi nudi e i suoi tacchi. È vestita da ufficio, arriva da una cena di lavoro e non è riuscita a passare da casa per infilarsi in qualcosa di piu comodo. Mostrarmi a lei fra poco sarà ancora più imbarazzante, penso mentre si siede quasi formalmente sulla poltrona che sceglie di occupare. Preparo il caffè mentre la sento chiedergli i primi dettagli sul segreto di cui devo metterla a parte, con mio marito a schivare il proiettile dicendo che ovviamente sa tutto, ma che deve avere pazienza e lasciare a me la cosa.
- dev'essere una cosa molto seria - mi incalza mentre torno da loro con il vassoio in mano - forse un altro caffè non è la scelta più adatta.
Rido nervosamente alla sua battuta, e sento un brivido freddo lungo la schiena.
- seria forse no, ma è molto importante che tu sappia. Mi serve qualche minuto, me lo concedi?
Annuisce sollevando la tazzina e fissandomi con aria interrogativa, e li lascio per tornare in camera. Sono già pressoché nuda nel corridoio che porta alla camera da letto e getto quello che mi sono tolta sul letto. Il contatto con la maglia metallica di cui sono fatti il reggiseno e il perizoma è quasi piacevole. Fisso i bracciali sui bicipiti e sui polsi, poi il collare che completano il set e mi osservo allo specchio. I seni sono solo circondati da striscie di tessuto su cui sono fissati gli anellini da cui penzolano le catenelle che nascondono parzialmente alla vista le tette, ed il perizoma é una maglia metallica che nasconde davvero poco, ma tecnicamente non sono nuda, anche se basterà poco per liberarmene. Mi sistemo i capelli in una coda sulla sommità della testa, che a lui piace molto, e limito il riassetto del trucco ad una passata di rossetto che sul pallore del mio viso attira una quantità abnorme di sguardi sulla mia bocca. Sì, sembro abbastanza troia, mi dico strofinando le labbra una sull'altra. Dopo alcuni tentativi e vuoto riesco ad unire dietro la schiena gli anelli a scatto delle polsiere, spengo la luce con il gomito e mi avvio al patibolo. Mentre percorro a piedi nudi i pochi passi del corridoio il tintinnare delle catenelle che mi ricoprono sembrano generare un frastuono intollerabile, e mi coprono il senso del chiacchiericcio proveniente dalla sala. Mi fermo qualche istante dietro la porta socchiusa che dovrò aprire con un piede, respiro profondamente un paio di volte per cercare inutilmente di allentare la tensione che mi schiaccia come un sudario di cemento, poi mi faccio coraggio e spingo in avanti un piede. La sala è in penombra, lui è il primo a notare il movimento e o nostri sguardi si incrociano per un momento, ma io dirigo subito gli occhi verso Valeria che si sta voltando, attratta dal tintinnio evidentemente percettibile delle mie catenelle. Cerco di sorridere timidamente, io che proprio timida non sono mai stata, mentre la vedo spalancare gli occhi alla mia vista, e sulla sua bocca si disegna un'espressione incerta tra lo stupore e non so cosa. Mi fermo ad un paio di metri da lei, cercando lui con gli occhi. Mi sta sorridendo, e credo sia già eccitato.
- e questo cosa vorrebbe essere?
La voce di Valeria, che si è ripresa dallo stupore iniziale, è sorprendentemente neutra. Si alza e mi gira intorno, limitandosi a verificare che le mie mani siano realmente legate. Quando me la trovo davanti mi mette entrambe le mani sulle spalle e percepisco il suo calore contrastare il freddo della mia pelle.
- sei ancora lì dentro da qualche parte, amica mia?
Pronuncia la frase come una battuta di un film, e le sorrido abbassando gli occhi.
- sono qui...
- lo vedo. Ma perché...tutto questo?
Con la mano mi solleva il mento, e mi osserva.
- e lo sei...sempre?
- sono diventata anche questo. Dopo quel fatto che sai.
Sposta l'attenzione su mio marito, che osserva la scena ancora comodamente sprofondato sul divano, una gamba accavallata sull'altra forse a nascondere l'erezione che gli domina l'inguine.
- non è uno scherzo, vero?
Cerco di abbassare il mento ma lei mi contrasta.
- ehi! Ti sta obbligando? Sai come la penso.
- no no, che dici...mi sono offerta io. Una...prova d'amore, molto estrema. Un po' volontà di espiare, inizialmente almeno, e desiderio di dimostrargli che volevo restare con lui a qualsiasi costo - prendo coraggio. Se non altro non è scappata via e sta cercando di comprendere - e ora che sono passati mesi ho sentito il bisogno di rendertene partecipe. Sei la mia unica amica, e ti stavo nascondendo questo lato di me.
Mi lascia lì e torna sulla poltrona fissando lui.
- forse adesso qualcosa di più forte del caffè non sarebbe una brutta idea.
Lui si alza e si dirige al mobile bar.
- sei una da whisky?
- bourbon sarebbe meglio. E un sigaro magari.
Le versa due dita di liquido ambrato in un bicchiere e apre il contenitore di legno.
- cigarillo, fa lo stesso?
- sì, può andare.
Io sembro diventata invisibile per entrambi, e rimango a fare la statua.
- di chi è l'idea? Di questa...cosa intendo.
- Mia. Solo mia - mi prendo la responsabilità della scelta perchè creda davvero che la decisione di cedermi a lui sia stata, come in effetti è, una scelta consapevole e libera.
Sorseggia il bourbon e trovandolo di suo gusto si versa in bocca una metà del contenuto del bicchiere. Mio marito è accanto a lei con un cigarillo e l'accendino, pronto a porgerglieli.
- E tu sei così solo con lei quindi?
Valeria accavalla le gambe sbuffando verso l'alto una nuvola densa il cui aroma mi avvolge.
- È una novità anche per me, trovavo i video del genere quasi noiosi, figurati, e più che legarla al letto di quando in quando non avevo mai fatto. Ora invece...
- immagino che farlo sia molto più interessante...
- Tutta un'altra cosa. Mi serve da antistress. Lei è il mio antistress.
- capisco. E quella storiella insulsa che ha avuto sicuramente deve avertene creato, di stress.
- preferisco non parlarne nemmeno, se riesci a capirmi.
- non sai quante gliene ho dette io! Con tutte le attenuanti che può avere, ma voglio chiudere la cosa qui, l'avrei presa a schiaffi persino io.
- io non ci sarei mai riuscito. A picchiarla intendo. Non sono mai stato per la violenza.
Valeria rimase per quale secondo in silenzio, e finì il bourbon lanciandomi un'occhiata veloce. Dopo un altro tiro dal cigarillo proseguì.
- Ma si combina sempre in questo modo? - avevo i suoi occhi sui seni, e per la sua insistenza la sensazione che le areole raggrinzissero ed i capezzoli iniziassero a sporgere di qualche millimetro - però devo ammettere che fa la sua figura - aggiunse quasi come un ripensamento.
- Normalmente la preferisco nuda. Ma si impegna a regalarsi quel genere di cose, o altri giochetti per me. Ci spende un sacco dei suoi soldi, e mi fa piacere che sia anche per lei qualcosa più di un passatempo transitorio.
- si vede che ha preso sul serio la cosa. Altrimenti non saremmo qui a parlarne. Vero Fede?
Finalmente mi tira in causa. Per quanto relegata ad un ruolo passivo, non amo fare il soprammobile.
- ora sono convinta della mia scelta , ma il primo mese è stato molto difficile. Anzi, la prima settimana mi è stata quasi insopportabile. Tornando a casa piangevo, pensando a cosa mi aspettava.
- questo lo scopro solo ora - in effetti ero stata brava a nascondergli la mia angoscia fino alla sua scomparsa - per fortuna devo dire, altrimenti avrei resistito. E per come stavo, avrebbe significato la fine di tutto.
- che sarà il motivo preciso per cui ha continuato a lasciarsi violentare, vogliamo dire così? È testarda come un mulo, bisogna dargliene atto. E coraggiosa, il solo fatto abbia voluto che io sapessi in questo modo dovrebbe esserne una prova.
- é molto docile e disponibile.
- ora credo che le piaccia.
- essere umiliata la appaga molto. Forse più di altre cose.
- sopporto tutto ciò che sento di meritare per avere il suo perdono.
- ne sono certa, e immagini che tu non ti limiti a lasciarla nuda ed eventualmente scopartela. Se come ha detto lei nella prima settimana piangeva a pensarci, tu l'abbia punita per bene.
- all'inizio l'ho trattata come un animale, e le facevo molto male anche senza rendermene conto.
- eri pieno di rabbia e potevo solo cercare di capirti senza dire nulla. Ora so che non sono più all'inferno ma in purgatorio, ed é un purgatorio che ho iniziato ad apprezzare.
- adesso ti piace? Anche esserti esibita per me ti sta piacendo?
- é liberatorio Vale. Ho avuto paura che mi prendessi per pazza.
- perché sono femminista? Per me il femminismo implica una scelta, che né io nessuno deve poter sindacare. Se la tua scelta è quella di darti interamente e di tua volontà, come vedo, ad un altro essere umano, non posso che prendere atto della cosa. La sua dichiarazione così profonda mi solleva lo spirito, e mi rendo conto della fortuna che ho nell'avere un'amica come lei.
- Grazie Vale. Hai detto una cosa bellissima e ti vorrò sempre un bene dell'anima.
- questo però non vuol dire che a questo punto tu ti sia preparata solo perché io ti ammiri nel tuo bel completino metallico. A questo punto voglio vedere qualcosa in più. Niente di sessuale magari, perché non vorrei finire a strofinarmi davanti a voi o peggio...però anche io potrei volerti vedere punita davvero, e ripagarmi dei mal di testa che le tue stronzate mi hanno procurato. Sempre che al tuo...padrone possa andare bene.
- certo che mi va bene. A quest'ora lei di solito é già sotto, e ti assicuro che lei sperava che tu reagissi così.
Mio marito si alza e mi denuda, e appoggiandosi sulle mie spalle mi spinge in ginocchio, poi mi solleva il mento e mi infila un pollice fra le labbra. Lo succhio avidamente, e con la coda dell'occhio osservo Valeria appoggiare i gomiti sulle ginocchia sporgendosi verso di me.
- la schiaffeggi spesso?
- mi piace di più farle male in altro modo, se devo essere sincero. Ho le mani piuttosto pesanti.
- immagino. Potrei farlo io? Solo una volta. Lui fa un passo indietro con una specie di inchino per farle posto, io la guardo avvicinarsi con l'aria seria. Stringo i pugni , è letteralmente il primo schiaffo sul viso della mis vita e non so né quanto male mi farà né che reazione avrò. Quando mi sovrasta da vicino assume l'espressione di chi sta per prendersi una rivincita sognata da lungo tempo.
- so che mi perdonerai.
Stringo i pugni cercando di allontanare i polsi per quanto possibile uno dall'altro, serrando la mandibola ma tenendo gli occhi aperti nei suoi, e vedo il braccio partire direttamente dalla posizione di riposo, senza rincorsa. La mano si abbatte con una violenza e precisione inaspettate sulla guancia sinistra. Vorrei gridare, o quantomeno accasciarmi appoggiando il culo sulle caviglie per assorbire il momento. L'eco della mano sulla guancia mi risuona con un fischio nell'orecchio, e oltre alla pelle mi brucia la sensazione umiliante di trovarmi in stato di inferiorità con la mia amica. Situazione che spero sarà limitata alle poche occasioni in cui ci troveremo come ora, sempre che succeda.
- e ora, passiamo a qualcosa di più consistente...

scritto il
2024-10-28
1 . 1 K
visite
8
voti
valutazione
6.6
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.