La bianchezza dell'intimo

di
genere
confessioni

Cosa fossero per te quegli slip è chiaro, cosa fossero per me è ancora tutto da dire.

Fuori da quelle più ovvie considerazioni intorno ad Essi che non possono non risvegliare occasionalmente nell'animo di chiunque un certo turbamento, c'è al loro proposito un altro pensiero o piuttosto un'ossessione vaga, senza nome, che soverchia tutto il resto con la sua intensità. Eppure è tanto mistica e indicibile che io stesso dispero di renderla in forma comprensibile.

Era la bianchezza del tuo intimo che sopra tutto mi attirava. Ma come posso sperare di spiegarlo qui? Eppure in qualche modo confuso e approssimativo cercherò di farlo.

Sebbene in molti oggetti la bianchezza accresca indicibilmente quel senso di povera sciatteria che troviamo nei piatti economici, nelle lenzuola degli hotel e nelle buste dei supermercati; sebbene associato ad una sterilità da ospedale, da sanitario pubblico, da guanto di lattice che seppur può di certo ricoprire ruoli più interessanti, nell'immaginario comune resta perlopiù relegato a contesti medici e si: persino questi ultimi di certo possono essere traslati nel mondo dell'eros ma mai qui il candore si discosta dal'idea del pulito.

Infine sebbene il candore appartenga alle spose e come tu avevi ipotizzato ad un'idea di purezza e innocenza non è nemmeno questa la mia bianchezza. Vedi. Si dice che le spose vestano il bianco, ma in realtà vestono avorio, champagne e crema. E non è nemmeno il colore della verginità che se vogliamo essere realisti è di un certo rosellino cremoso.

È allora cos'è che in questo colore cova un senso di torbida indefinita eccitazione? Perché l'effetto è centuplicato rispetto ad un banale e sgargiante slip rosso?

È perchè il bianco è un'idea più che un colore, così come il nero è l'assenza della luce, il bianco è conturbante, estremo, sconfinato come un mare di latte, fumoso come la nebbia fitta. Se il rosso già ti da una precisa e netta indicazione su quello che può avvenire, lo slip bianco no. Esso se ne sta lì, quasi trasparente nella sua bianchezza ed è come avere davanti una tela bianca, o un cursore che lampeggia su uno schermo luminoso.

Il bianco è fatto per essere riempito, per essere esplorato, leccato, anche strappato se lo si vuole, lacerato, imbrattato, degradato ad un rotolino di stoffa elasticizzata. E così, come lo scrittore davanti al suo foglio, come l'artista davanti alla sua tela per me il bianco rappresenta la summa di queste cose.
scritto il
2024-10-29
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