Una giornata calda
di
Pegy
genere
etero
Ero lì alla mia scrivania, il sole era ancora alto e la calura estiva non dava pace.
L' ufficio era quasi vuoto e a me piaceva quel senso di pace che si respirava quando la maggior parte dei dipendenti erano in ferie.
La città si svuotava da quella massa sempre in movimento e tornava a essere quella dei ricordi d' infanzia, tranquilla con i suoi ritmi pacati.
Il condizionatore faceva i capricci come al solito e rendeva l' aria a tratti afosa.
Io e altri due dipendenti ci dividevamo quell' angusto spazio, un ufficio di 45 metri quadrati con tre scrivanie.
Antonio e Luana erano i coinquilini di quei 45 metri quadrati.
Lui era sempre con la faccia imbronciata, indossava giacca e cravatta anche con 40 gradi.
Luana era una donna sui quaranta, con occhiali grandi quasi come il suo viso e i capelli raccolti dietro la nuca.
Poi c'ero io, cinquantenne, i miei giorni migliori erano passati.
Vivevo da solo, come unica compagnia il mio gatto e la TV via cavo, appassionato consumatore di film porno.
Come tutte le sere tornai a casa presto, misi la mia lasagna nel forno a microonde, accesi la televisione, c' era un programma divertente Ciao Darwin, con tutte quelle donne mezze nude che erano eccitanti.
tema della puntata" segretarie contro ballerine" le ballerine tutte strafiche, le segretarie un pò meno.
È ora la parte della trasmissione più interessante quando veniva indossato l' intimo, quelle calze corsetti e autoreggenti che mi facevano arrapare.
Le segretarie si difendevano alla grande,
avevano quell' aria da maestrina con la bacchetta, pronta a usarla nel caso.
C' era una che mi ricordava Luana, non più nel fiore degli anni ma molto eccitante, a quel punto tornai alle mie vecchie abitudini, cambiai canale.
Davano un film di Tinto Brass, mi masturbai e andai a letto.
Le previsioni meteo l ' avevano annunciato la settimana più calda di quell' estate torrida.
Arrivai in ufficio Antonio imperterrito giacca e cravatta.
Luana indossava un vestitino leggero, a fiorellini bianchi e rossi con una scollatura che faceva fatica a frenare il suo seno prosperoso.
Io la guardavo con tutt' altro occhio da quando avevo visto quel programma.
Scarpe aperte, tacchi quadrati, senza calze le sue gambe erano lunghe e ben fatte si notavano nonostante il suo vestitino arrivasse fin sotto il ginocchio, i suoi seni abbondanti, facevano apparire la sua vita più snella di quanto fosse in realtà.
Lei si accorse che la guardavo.
Io distolsi lo sguardo imbarazzato.
Lei con aria plateale si sventolava con il ventaglio, poi con un gesto naturale, si alzò dalla sedia il necessario per poter tirare su la gonna fin sopra le ginocchia, continuando a sventolarsi.
La mia scrivania era di fronte alla sua, lasciai cadere una penna, mi chinai e lei aprì le gambe, scivolò sulla sedia, il vestitino salì ancora, continuando imperterrita a sventolarsi, vedì l' interno della sua coscia le sue mutandine bianca di pizzo cosi come la peluria nera della fica, pensai "proprio come piace a me una bella fica peloso" indugiai e mi godevo lo spettacolo, un paio di saltelli e la sedia andò in avanti il suo addome era ora attaccato alla scrivania, una mano scivolò sotto.
Lei si accarezzò l'interno coscia pian piano, sempre a testa bassa, concentrata come se stesse leggendo un documento di vitale importanza, arrivò sulla fica spostò la mutandina e io la vedi, stupenda, pelosa.
Lei si alzò andò verso l'erogatore d' acqua prense un bicchiere e dice" qui fa troppo caldo io faccio pausa".
Dopo un po la seguii.
Aria Break, c'era un grande tavolo al centro della stanza, un divanetto, un distributore di bibite e una macchina per cubetti di ghiaccio.
Lei era li vicino seduta, si sventolava. Vado verso di lei e dico "oggi fa un caldo boia".
Prendo un cubetto di ghiaccio dalla macchina, mi hanno detto che aiuta, posso? Le chiedo, lei risponde "si, grazie".
Glielo poggio dietro il collo.
Lei dice " che goduria" e poi una goccia scivola sulle sue tette e lei dice " che bella sensazione".
Faccio scivolare il cubetto sulle sue tette, lei chiude gli occhi, io vedo i suoi capezzoli turgidi, passo il ghiaccio attorno ai suoi capezzoli.
Lei dice " si, così va meglio" e gli abbasso una spallina poi l' altra
Il vestito cade sui fianchi il ghiaccio si è quasi sciolto completamente.
Le dico" ora ti riscaldo io " e le sfilo il reggiseno e metto un capezzolo in bocca, era grande come un acino d' uva, lo leccavo e al contatto con la mia lingua ruvita, una smorfia di piacere le appare sul viso.
Lei si alza, mi bacia appassionatamente, arrapata, si strofina contro il mio cazzo, anche lei come me sola, era dedita alla masturbazione, non capitava spesso di farsi una bella scopata.
Il vestitino cade e mette in mostra le sue forme rotonde, si scioglie i capelli che le cadono sulle spalle, le dico " togliti gli occhiali", lei risponde " no, voglio vederlo bene il tuo cazzo quando mi penetrerà", ma mi tolgo queste, si sfilo le mutandine con risatina.
Io le presi ci infilai il naso dentro per sentire il suo odore, erano zuppe.
La stendo sul tavolo gambe aperte, con le mani cingevo le sue gambe e i piedi del tavolo, mi godo lo spettacolo, quella fica pelosa, nera, le labbra si aprivano mostrando un colore rossopaunazzo quello
del suo sesso.
Lei mi guardava ansimante.
Io tirai fuori la lingua e mi avvicinai lentamente, per far si che lei potesse guardare.
Leccai prima il monte di venere, poi con la lingua mi feci spazio tra le labbra, era già bagnata fradicia.
Le leccavo il clitoide, lei ansimava di piacere, si,si, mettimelo.
Infilai un dito, poi il secondo nella fica.
Lei con voce roca " scopami, scopami," , io aumentai il ritmo, sentii i suoi gemiti.
Io le dicevo
" si, così, vieni, così, così Troia ", un liquido caldo mi scorreva sulla mano.
Sentivo il sapore aspro del suo seme in bocca, lo leccai ancora una volta.
Lei fremente, la girai, le tette schiacciate sul tavolo sembravano ancora più grandi di quanto fossero.
Iniziai a leccarele il buco del culo
Lei capì, e mi disse " si rompilo, rompimi il culo".
Lo stavo lubrificando con il suo liquido che avevo raccolto sulla mia lingua,.
La leccavo come quando si lecca un gelato che si sta sciogliendo.
Poi infilai la lingua nell' ano, lei fremeva di piacere.
Le aprii le chiappe, rotonde e carnose e spinsi con forza.
Lei gridò " Si sfondami, rompimi il culo".
Io inebriato, sentivo il cazzo pulsare nel suo culo.
Una due tre botte e la inondai con il mio sperma.
Lei diceva " Ancora ancora".
Io tirai fuori il cazzo ancora duro lei iniziò a leccarmi la cappella, mentre si faceva un ditalino e così venne per la seconda volta con mio cazzo infilato in gola.
Ci rivestimmo.
Tornammo in ufficio, si erano già fatte le 17:00 quasi ora di tornare a casa, Antonio ci guardava con aria di disapprovazione per le ore lavorativa mancate.
L' ufficio era quasi vuoto e a me piaceva quel senso di pace che si respirava quando la maggior parte dei dipendenti erano in ferie.
La città si svuotava da quella massa sempre in movimento e tornava a essere quella dei ricordi d' infanzia, tranquilla con i suoi ritmi pacati.
Il condizionatore faceva i capricci come al solito e rendeva l' aria a tratti afosa.
Io e altri due dipendenti ci dividevamo quell' angusto spazio, un ufficio di 45 metri quadrati con tre scrivanie.
Antonio e Luana erano i coinquilini di quei 45 metri quadrati.
Lui era sempre con la faccia imbronciata, indossava giacca e cravatta anche con 40 gradi.
Luana era una donna sui quaranta, con occhiali grandi quasi come il suo viso e i capelli raccolti dietro la nuca.
Poi c'ero io, cinquantenne, i miei giorni migliori erano passati.
Vivevo da solo, come unica compagnia il mio gatto e la TV via cavo, appassionato consumatore di film porno.
Come tutte le sere tornai a casa presto, misi la mia lasagna nel forno a microonde, accesi la televisione, c' era un programma divertente Ciao Darwin, con tutte quelle donne mezze nude che erano eccitanti.
tema della puntata" segretarie contro ballerine" le ballerine tutte strafiche, le segretarie un pò meno.
È ora la parte della trasmissione più interessante quando veniva indossato l' intimo, quelle calze corsetti e autoreggenti che mi facevano arrapare.
Le segretarie si difendevano alla grande,
avevano quell' aria da maestrina con la bacchetta, pronta a usarla nel caso.
C' era una che mi ricordava Luana, non più nel fiore degli anni ma molto eccitante, a quel punto tornai alle mie vecchie abitudini, cambiai canale.
Davano un film di Tinto Brass, mi masturbai e andai a letto.
Le previsioni meteo l ' avevano annunciato la settimana più calda di quell' estate torrida.
Arrivai in ufficio Antonio imperterrito giacca e cravatta.
Luana indossava un vestitino leggero, a fiorellini bianchi e rossi con una scollatura che faceva fatica a frenare il suo seno prosperoso.
Io la guardavo con tutt' altro occhio da quando avevo visto quel programma.
Scarpe aperte, tacchi quadrati, senza calze le sue gambe erano lunghe e ben fatte si notavano nonostante il suo vestitino arrivasse fin sotto il ginocchio, i suoi seni abbondanti, facevano apparire la sua vita più snella di quanto fosse in realtà.
Lei si accorse che la guardavo.
Io distolsi lo sguardo imbarazzato.
Lei con aria plateale si sventolava con il ventaglio, poi con un gesto naturale, si alzò dalla sedia il necessario per poter tirare su la gonna fin sopra le ginocchia, continuando a sventolarsi.
La mia scrivania era di fronte alla sua, lasciai cadere una penna, mi chinai e lei aprì le gambe, scivolò sulla sedia, il vestitino salì ancora, continuando imperterrita a sventolarsi, vedì l' interno della sua coscia le sue mutandine bianca di pizzo cosi come la peluria nera della fica, pensai "proprio come piace a me una bella fica peloso" indugiai e mi godevo lo spettacolo, un paio di saltelli e la sedia andò in avanti il suo addome era ora attaccato alla scrivania, una mano scivolò sotto.
Lei si accarezzò l'interno coscia pian piano, sempre a testa bassa, concentrata come se stesse leggendo un documento di vitale importanza, arrivò sulla fica spostò la mutandina e io la vedi, stupenda, pelosa.
Lei si alzò andò verso l'erogatore d' acqua prense un bicchiere e dice" qui fa troppo caldo io faccio pausa".
Dopo un po la seguii.
Aria Break, c'era un grande tavolo al centro della stanza, un divanetto, un distributore di bibite e una macchina per cubetti di ghiaccio.
Lei era li vicino seduta, si sventolava. Vado verso di lei e dico "oggi fa un caldo boia".
Prendo un cubetto di ghiaccio dalla macchina, mi hanno detto che aiuta, posso? Le chiedo, lei risponde "si, grazie".
Glielo poggio dietro il collo.
Lei dice " che goduria" e poi una goccia scivola sulle sue tette e lei dice " che bella sensazione".
Faccio scivolare il cubetto sulle sue tette, lei chiude gli occhi, io vedo i suoi capezzoli turgidi, passo il ghiaccio attorno ai suoi capezzoli.
Lei dice " si, così va meglio" e gli abbasso una spallina poi l' altra
Il vestito cade sui fianchi il ghiaccio si è quasi sciolto completamente.
Le dico" ora ti riscaldo io " e le sfilo il reggiseno e metto un capezzolo in bocca, era grande come un acino d' uva, lo leccavo e al contatto con la mia lingua ruvita, una smorfia di piacere le appare sul viso.
Lei si alza, mi bacia appassionatamente, arrapata, si strofina contro il mio cazzo, anche lei come me sola, era dedita alla masturbazione, non capitava spesso di farsi una bella scopata.
Il vestitino cade e mette in mostra le sue forme rotonde, si scioglie i capelli che le cadono sulle spalle, le dico " togliti gli occhiali", lei risponde " no, voglio vederlo bene il tuo cazzo quando mi penetrerà", ma mi tolgo queste, si sfilo le mutandine con risatina.
Io le presi ci infilai il naso dentro per sentire il suo odore, erano zuppe.
La stendo sul tavolo gambe aperte, con le mani cingevo le sue gambe e i piedi del tavolo, mi godo lo spettacolo, quella fica pelosa, nera, le labbra si aprivano mostrando un colore rossopaunazzo quello
del suo sesso.
Lei mi guardava ansimante.
Io tirai fuori la lingua e mi avvicinai lentamente, per far si che lei potesse guardare.
Leccai prima il monte di venere, poi con la lingua mi feci spazio tra le labbra, era già bagnata fradicia.
Le leccavo il clitoide, lei ansimava di piacere, si,si, mettimelo.
Infilai un dito, poi il secondo nella fica.
Lei con voce roca " scopami, scopami," , io aumentai il ritmo, sentii i suoi gemiti.
Io le dicevo
" si, così, vieni, così, così Troia ", un liquido caldo mi scorreva sulla mano.
Sentivo il sapore aspro del suo seme in bocca, lo leccai ancora una volta.
Lei fremente, la girai, le tette schiacciate sul tavolo sembravano ancora più grandi di quanto fossero.
Iniziai a leccarele il buco del culo
Lei capì, e mi disse " si rompilo, rompimi il culo".
Lo stavo lubrificando con il suo liquido che avevo raccolto sulla mia lingua,.
La leccavo come quando si lecca un gelato che si sta sciogliendo.
Poi infilai la lingua nell' ano, lei fremeva di piacere.
Le aprii le chiappe, rotonde e carnose e spinsi con forza.
Lei gridò " Si sfondami, rompimi il culo".
Io inebriato, sentivo il cazzo pulsare nel suo culo.
Una due tre botte e la inondai con il mio sperma.
Lei diceva " Ancora ancora".
Io tirai fuori il cazzo ancora duro lei iniziò a leccarmi la cappella, mentre si faceva un ditalino e così venne per la seconda volta con mio cazzo infilato in gola.
Ci rivestimmo.
Tornammo in ufficio, si erano già fatte le 17:00 quasi ora di tornare a casa, Antonio ci guardava con aria di disapprovazione per le ore lavorativa mancate.
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