La domestica
di
Pegy
genere
dominazione
Come al solito mi alzai imbronciato.
La mattina era sempre stato il momento più difficile della giornata per me.
Andai in cucina, il caffè era uno degli unici piaceri mattutini, era ancora tutto li. pentole, piatti, bicchieri.
Devo prendere una donna di servizio, pensai.
l' idea non mi era mai piaciuta, odiavo avere gente tra i piedi a casa.
Uscii di casa frettolosamente, erano già le 8:00, sarei arrivato in ritardo anche oggi, chiamai un taxi.
Un Pachistano al volante con un gran sorriso mi chiese dove andiamo? via Giacomo Orlando 6.
Un giornale sul sedile al mio fianco, forse dimenticato dal cliente precedente.
Lo prendo.
Annunci: cerco lavoro come domestica. impiego con vitto e alloggio.
Annotai il numero.
Dopo una giornata in ufficio arrivo a casa, le stoviglie erano ancora lì.
Prendo il foglietto dalla tasca dove avevo annotato il numero.
Pronto, parlo con la signora Li.
Una voce cinquettante mi risponde: si.
Ho letto il suo annuncio, sarei interessato ai suoi servizi.
Dopo aver discusso, ci mettiamo d' accordo a grandi linee.
Appuntamento domani alle 18:00 per discutere i dettagli.
Lei puntuale, mi dice: sono in Italia da 15 anni.
Avevo 20 anni quando sono arrivata qui. ho lavorato per 15 anni sempre per lo stesso padrone.
Come mai sei andata via? le chiedo.
Lei con voce rammaricata mi dice che si era sposato e non aveva più bisogno dei suoi servizi.
Le referenze sono buone.
Quando può iniziare? la settimana prossima mi dice.
È mattina, vado in cucina, il caffè era l'unico mio pensiero.
Una voce" buongiorno padrone" avevo dimenticato che Li iniziava oggi.
Le dico buongiorno, un pò infastidito da quel padrone.
quel padrone mi metteva a disagio.
Mi ripromisi di parlarne appena ci sarebbe stata l'opportunità.
La sera, tornato a casa, la trovai vicino la porta, pantofole in mano, indossava una tuta ginnica, nonostante la sua corporatura minuta, era troppo piccola per lei, fece un piccolo inchino, disse "buonasera padrone"
Lo specchio vicino alla porta rifletteva la sua immagine, l' inchino mise in risalto il suo piccolo sedere rotondo e sodo.
Lei notò il mio sguardo rivolto allo specchio e indugiò nel rialzarsi, per darmi modo di poter studiare bene le sue forme.
Signora Li, non c'è bisogno che mi chiami padrone.
Lei, al primo datore di lavoro piaceva.
A me piace soddisfare il mio padrone.
Per la prima volta mi guarda negli occhi, fino a quel momento aveva parlato sempre a testa bassa.
Come se la vedessi per la prima volta, notai i suoi tratti, tipicamente asiatici,
fini e delicati con labbra carnose che tradivano le sue origini.
Il corpo minuto ma proporzionato.
Pensai, non è affatto niente male, chissà se gli piace il cazzo.
La mattina dopo, mi sveglio e la trovo vicino al mio letto con il caffè già pronto.
Buongiorno, avevo la solita erezione mattutina, lei lo guarda e dice "posso aiutare padrone".
Quella parola " padrone" iniziava a piacermi, il modo in cui la pronunciava a testa bassa, sottomessa, lo trovavo eccitante.
La guardai con la sua tuta, il grembiulino, e le dissi: Puoi metterti anche più comoda, per stare a casa, in fin dei conti abiti anche tu qui.
Se al padrone piace.
Io non sapevo come rispondere, poi dissi tra me e me: Ma sì vediamo cosa succede.
Le dissi " sciogli i capelli " lei lasciò cadere i suoi capelli nero corvino sulle spalle, così piace al padrone.
Io sì, prendimi i calzini dal comodino.
Lei va, si china per aprire il cassetto, e io istintivamente mi tocco il cazzo.
Lei vede la scena attraverso lo specchio sul comodino, si china fino a toccare con le mani a terra.
Quella tuta stretta fa sì che la forma della fica sia ben visibile, poi dice " va bene cisi padrone".
Io mi strofinavo il cazzo.
Sono le 8:00 passate.
Cazzo ho fatto di nuovo tardi.
Dico a Li : stasera mangio a casa, cucini qualcosa, poi mi vesto e scappo a lavoro.
Arrivo a casa, apro la porta, lei è lì con le pantofole, questa volta ha solo un grembiulino, addosso con un grande fiocco che le cade sul culo, così corto che si intravede quasi la fica, le tette cosiì piccole da poter entrare in una coppa di champagne, fanno capolino dalla pettorina a forma di cuore.
Lei: " Va bene padrone " Io con un groppo in gola e il cazzo già duro, le dico: Benissimo.
Mi siedo sul divano.
Lei si avvicina, mi toglie le scarpe, i calzini e si strofina un piede sul viso, poi lo lecca,
" Piace al padrone"? dice, si gira, mi alza una gamba e mi infila una pantofola poi l' altra, mostrandomi il culo.
Riesco a sentire l'odore del suo sesso, così a pecora vedo la sua fica rasata, è bagnata! Le piace!
Le dico: hai preparato la cena, lei, si.
Le metto una mano sulla fica, era bagnata, fradicia, io mi sento onnipotente, la spingo, vai in cucina!
Mi siedo a tavola lei ai fornelli.
Sposto la sedia dietro di lei, gli ordino " non muoverti" inizio a toccarle il culo, con pollice e indice gli tengo aperte le natiche, con l'indice dell' altra mano gli massaggio
l' ano, lei preme il ventre contro la cucina, si strofina contro la manopola del gas.
io: "ferma".
Un liquido biancastro le cola tra le gambe.
Le dico, "Vieni qui" lei obbedisce.
Siediti sul tavolo, lei si siede, io prendo la sedia e la sistemo di fronte a lei.
Toccati! Le dico. Voglio vedere, Toccati!
Lei inizia a leccarsi le dita, le fa scivolare intorno ai capezzoli, poi si sfila il grembiulino, e dice, con voce tremante, "Ti piaccio padrone".
Io "Toccati la fica ".
Lei inizia a toccarsi, con un movimento rotatorio.
Io le prendo le gambe, le allargo fino a che non vedo il buco della vagina, lei era sul orlo
dell' Orgasmo, gemeva, si torceva,
mentre io le mantenevo le gambe aperte.
Vidi una banana, la presi, le tolsi la buccia e la strofinai su quelle labbra carnose.
Lei aprì la bocca e iniziò a leccarla.
Mettila dentro!
Lei la afferò, vedevo il suo orifizio allargarsi, nel momento in cui la banana entrava, un liquido inizi a colare
sul tavolo.
Alzai le gambe, volevo vedere il suo viso.
Le ordinai "Arriva, adesso, adesso".
Lei, con un movimento frenetico iniziò a infilare, sfilare la banana nella fica, emettendo un gemito, "siiiiii" hah hah.
Io la guardavo, una sensazione inebriante mi pervase.
Ero li seduto, e le dissi: ho fame, lei rispose " si padrone" .
Ancora nuda, bagnata fradicia, mi portò il piatto a tavola.
Gli metto una mano in testa, la spingo sotto il tavolo, il mio cazzo era duro come una pietra, " lecca" le dico, e inizio a mangiare con gusto.
La mattina era sempre stato il momento più difficile della giornata per me.
Andai in cucina, il caffè era uno degli unici piaceri mattutini, era ancora tutto li. pentole, piatti, bicchieri.
Devo prendere una donna di servizio, pensai.
l' idea non mi era mai piaciuta, odiavo avere gente tra i piedi a casa.
Uscii di casa frettolosamente, erano già le 8:00, sarei arrivato in ritardo anche oggi, chiamai un taxi.
Un Pachistano al volante con un gran sorriso mi chiese dove andiamo? via Giacomo Orlando 6.
Un giornale sul sedile al mio fianco, forse dimenticato dal cliente precedente.
Lo prendo.
Annunci: cerco lavoro come domestica. impiego con vitto e alloggio.
Annotai il numero.
Dopo una giornata in ufficio arrivo a casa, le stoviglie erano ancora lì.
Prendo il foglietto dalla tasca dove avevo annotato il numero.
Pronto, parlo con la signora Li.
Una voce cinquettante mi risponde: si.
Ho letto il suo annuncio, sarei interessato ai suoi servizi.
Dopo aver discusso, ci mettiamo d' accordo a grandi linee.
Appuntamento domani alle 18:00 per discutere i dettagli.
Lei puntuale, mi dice: sono in Italia da 15 anni.
Avevo 20 anni quando sono arrivata qui. ho lavorato per 15 anni sempre per lo stesso padrone.
Come mai sei andata via? le chiedo.
Lei con voce rammaricata mi dice che si era sposato e non aveva più bisogno dei suoi servizi.
Le referenze sono buone.
Quando può iniziare? la settimana prossima mi dice.
È mattina, vado in cucina, il caffè era l'unico mio pensiero.
Una voce" buongiorno padrone" avevo dimenticato che Li iniziava oggi.
Le dico buongiorno, un pò infastidito da quel padrone.
quel padrone mi metteva a disagio.
Mi ripromisi di parlarne appena ci sarebbe stata l'opportunità.
La sera, tornato a casa, la trovai vicino la porta, pantofole in mano, indossava una tuta ginnica, nonostante la sua corporatura minuta, era troppo piccola per lei, fece un piccolo inchino, disse "buonasera padrone"
Lo specchio vicino alla porta rifletteva la sua immagine, l' inchino mise in risalto il suo piccolo sedere rotondo e sodo.
Lei notò il mio sguardo rivolto allo specchio e indugiò nel rialzarsi, per darmi modo di poter studiare bene le sue forme.
Signora Li, non c'è bisogno che mi chiami padrone.
Lei, al primo datore di lavoro piaceva.
A me piace soddisfare il mio padrone.
Per la prima volta mi guarda negli occhi, fino a quel momento aveva parlato sempre a testa bassa.
Come se la vedessi per la prima volta, notai i suoi tratti, tipicamente asiatici,
fini e delicati con labbra carnose che tradivano le sue origini.
Il corpo minuto ma proporzionato.
Pensai, non è affatto niente male, chissà se gli piace il cazzo.
La mattina dopo, mi sveglio e la trovo vicino al mio letto con il caffè già pronto.
Buongiorno, avevo la solita erezione mattutina, lei lo guarda e dice "posso aiutare padrone".
Quella parola " padrone" iniziava a piacermi, il modo in cui la pronunciava a testa bassa, sottomessa, lo trovavo eccitante.
La guardai con la sua tuta, il grembiulino, e le dissi: Puoi metterti anche più comoda, per stare a casa, in fin dei conti abiti anche tu qui.
Se al padrone piace.
Io non sapevo come rispondere, poi dissi tra me e me: Ma sì vediamo cosa succede.
Le dissi " sciogli i capelli " lei lasciò cadere i suoi capelli nero corvino sulle spalle, così piace al padrone.
Io sì, prendimi i calzini dal comodino.
Lei va, si china per aprire il cassetto, e io istintivamente mi tocco il cazzo.
Lei vede la scena attraverso lo specchio sul comodino, si china fino a toccare con le mani a terra.
Quella tuta stretta fa sì che la forma della fica sia ben visibile, poi dice " va bene cisi padrone".
Io mi strofinavo il cazzo.
Sono le 8:00 passate.
Cazzo ho fatto di nuovo tardi.
Dico a Li : stasera mangio a casa, cucini qualcosa, poi mi vesto e scappo a lavoro.
Arrivo a casa, apro la porta, lei è lì con le pantofole, questa volta ha solo un grembiulino, addosso con un grande fiocco che le cade sul culo, così corto che si intravede quasi la fica, le tette cosiì piccole da poter entrare in una coppa di champagne, fanno capolino dalla pettorina a forma di cuore.
Lei: " Va bene padrone " Io con un groppo in gola e il cazzo già duro, le dico: Benissimo.
Mi siedo sul divano.
Lei si avvicina, mi toglie le scarpe, i calzini e si strofina un piede sul viso, poi lo lecca,
" Piace al padrone"? dice, si gira, mi alza una gamba e mi infila una pantofola poi l' altra, mostrandomi il culo.
Riesco a sentire l'odore del suo sesso, così a pecora vedo la sua fica rasata, è bagnata! Le piace!
Le dico: hai preparato la cena, lei, si.
Le metto una mano sulla fica, era bagnata, fradicia, io mi sento onnipotente, la spingo, vai in cucina!
Mi siedo a tavola lei ai fornelli.
Sposto la sedia dietro di lei, gli ordino " non muoverti" inizio a toccarle il culo, con pollice e indice gli tengo aperte le natiche, con l'indice dell' altra mano gli massaggio
l' ano, lei preme il ventre contro la cucina, si strofina contro la manopola del gas.
io: "ferma".
Un liquido biancastro le cola tra le gambe.
Le dico, "Vieni qui" lei obbedisce.
Siediti sul tavolo, lei si siede, io prendo la sedia e la sistemo di fronte a lei.
Toccati! Le dico. Voglio vedere, Toccati!
Lei inizia a leccarsi le dita, le fa scivolare intorno ai capezzoli, poi si sfila il grembiulino, e dice, con voce tremante, "Ti piaccio padrone".
Io "Toccati la fica ".
Lei inizia a toccarsi, con un movimento rotatorio.
Io le prendo le gambe, le allargo fino a che non vedo il buco della vagina, lei era sul orlo
dell' Orgasmo, gemeva, si torceva,
mentre io le mantenevo le gambe aperte.
Vidi una banana, la presi, le tolsi la buccia e la strofinai su quelle labbra carnose.
Lei aprì la bocca e iniziò a leccarla.
Mettila dentro!
Lei la afferò, vedevo il suo orifizio allargarsi, nel momento in cui la banana entrava, un liquido inizi a colare
sul tavolo.
Alzai le gambe, volevo vedere il suo viso.
Le ordinai "Arriva, adesso, adesso".
Lei, con un movimento frenetico iniziò a infilare, sfilare la banana nella fica, emettendo un gemito, "siiiiii" hah hah.
Io la guardavo, una sensazione inebriante mi pervase.
Ero li seduto, e le dissi: ho fame, lei rispose " si padrone" .
Ancora nuda, bagnata fradicia, mi portò il piatto a tavola.
Gli metto una mano in testa, la spingo sotto il tavolo, il mio cazzo era duro come una pietra, " lecca" le dico, e inizio a mangiare con gusto.
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