Pensare di farlo e poi farlo
di
john coltrane
genere
confessioni
Con mia moglie sul piano sessuale è sempre andata bene, ma io so che lei ha avuto un passato molto trasgressivo e solo in parte queste trasgressioni le ha condivise con me. Questo mi ha portato a sviluppare nel tempo una forte gelosia retrospettiva. Di pari passo, però, immaginare alcune delle cose che ha fatto, anche con uomini che conosco, mi causa sempre un’eccitazione lacerante.
Inoltre mia moglie ha mantenuto un aspetto provocante. No, provocante non è la parola, provocante fa pensare a delle strategie di seduzione, studiate a tavolino. Mentre lei è naturalmente provocante. È quella che si dice “una donna che fa sesso”, cioè una donna che il sesso lo ispira sempre, anche quando prende un caffè al bar con i colleghi, o quando si mette a commentare con passione un film che abbiamo visto al cinema. L’aiuta essere una bionda naturale, con un corpo perfetto per una quarantenne, la pelle bianca, con qualche piccolo neo ad attirare gli sguardi quando andiamo al mare. Un metro e settanta, l’altezza ideale per essere messa lì come si vuole, in piedi, attaccata ad un muro, o piegata a novanta su una scrivania, o presa in braccio e impalata. Pancia piatta, fianchi, appena pronunciati, che fanno venir voglia di afferrarli e affondarci le dita. Seno regolare, né troppo grande né piccolo, rotondo, proporzionato a tutto il resto, compreso il culo, che mi aveva offerto generosamente fin dalla prima volta che eravamo andati a letto assieme, diversi anni prima.
Non è che ami vestire in maniera troppo sexy, tacchi a spillo o altro, del resto per me non è questo l’erotismo. La sua vera arma segreta è lo sguardo. È come se in certi momenti non riuscisse a trattenersi: i suoi occhi, di un bell’azzurro, diventano come due lame, tra le palpebre semichiuse, ed a questo si accompagna un gesto che fa quando è su di giri, quasi senza accorgersene, cioè passarsi la punta della lingua sulle labbra. È il gesto che ad esempio le ho visto fare qualche volta al ristorante. Ho imparato a riconoscerlo: non è soddisfazione per il cibo, è voglia di infrattarsi con me in bagno e di farmi un pompino, e poi andare tranquillamente al bancone a parlare del più e del meno col cameriere mentre io pago il conto alla cassa, in bocca ancora il mio sperma.
Da tempo però il nostro rapporto si era adagiato in una routine assai più ordinaria. Né lei aveva più manifestato l’interesse verso certe, diciamo così, “pratiche”, come se la nostra vita a due la soddisfacesse pienamente.
Io invece, arrivato ormai ai miei 50 anni, mi sentivo ancora insoddisfatto. Lacerato da un lato dal ricordo di certe storie che mi aveva raccontato all’inizio della nostra relazione, e dall’altro da desideri che erano rimasti tali. Che non ero riuscito a soddisfare.
Siamo amanti del mare. E delle calette nascoste, quando riusciamo a trovarle. Un pomeriggio in Puglia, l’estate scorsa, avevamo trovato uno spazio che faceva al caso nostro. Una piccola lingua di sabbia fra gli scogli, con la pineta alle spalle. Nessuna traccia di presenza umana attorno a parte i resti di un fuoco che probabilmente qualche gruppo di ragazzi aveva acceso la sera.
Ci siamo stesi sui nostri asciugamani e stavamo appunto fantasticando sulla festicciola che poteva avere avuto luogo su quella spiaggetta, quando sono arrivati. Erano due uomini di età diversa, che ho identificato subito come padre e figlio. Lui all’incirca della mia età. Magro, belloccio, abbronzato, pochi capelli in testa, il viso parzialmente nascosto dagli occhiali da sole. L’aria autoritaria, non so perché ho pensato subito così, forse per come si muoveva. L’altro doveva essere suo figlio, vista la somiglianza. Sui vent’anni, moro, glabro, palestrato come tanti ragazzi di oggi. Entrambi avevano delle sacche a tracolla da cui spuntavano i boccagli delle maschere. Evidentemente erano lì per fare un po’ di snorkelling.
Sara è molto socievole, questo va detto a sua discolpa, nel senso che attacca bottone con tutti, ma senza secondi fini. A me questa dote non dispiace anche se a volte mi imbarazza un po’, perché so come la pensano gli uomini. Pensano che una donna così sia facile, anche se lei è molto educata, molti fine, nel conversare. Del resto, penso che questo li ingolosisca ancora di più.
Così, quando lei si è rivolta ai due, invitandoli a mettersi giù accanto a noi, ho sentito come una piccola fitta di dolore dalle parti del cuore. Ma era dolore misto a qualcos’altro. Vedere mia moglie sdraiata vicino a loro, appoggiata sui gomiti, le gambe leggermente dischiuse, il suo corpo bianco, obiettivamente splendido, tutti i dettagli di lei esposti, in quel luogo solitario, la cavigliera d’argento, il neo vicino all’ombelico, il seno che riempiva così bene la coppa del bikini, e poi spostare lo sguardo su quei due, il più vecchio molto disinvolto, che la guardava da dietro le lenti, parlando delle solite cose di cui si parla al mare, l’acqua, i fondali, il ragazzo più silenzioso, che la osservava concentrato….tutto questo mi stava facendo venire la tachicardia.
Ad un certo punto l’uomo le ha detto: - Con questa pelle deve stare attenta al sole, lo sa, vero.
A me, m’ignorava. Stavo per aprire bocca ma Sara mi ha preceduto. – Stavo appunto per chiedere a mio marito – e mi ha guardata con un’espressione misteriosa – di mettermela.
L’uomo si è voltato verso il ragazzo. – Mio figlio è u professionista.
- Davvero? Perché? – ha chiesto Sara. E io vedevo qualcosa di mostruoso e al tempo stesso di inconcepibilmente desiderabile prendere forma lì in mezzo a noi.
- Beh, è un fisioterapista.
- Oh, proprio quello di cui avrei bisogno.
- Vuole provare? – l’ha stuzzicata. E poi finalmente si è rivolto a me: - Se il marito è d’accordo, ovviamente.
Sara si è voltata, sdraiandosi sulla pancia. - Non c’è niente di male, a volte andiamo a farci fare dei massaggi assieme, vero amore?
- Sì – ho riconosciuto, ricordandomi quanto quelle situazioni ci avessero eccitato. Una volta appena finito ci eravamo precipitati nella vasca a idromassaggio e io l’avevo masturbata, anche se c’erano altre persone lì vicino a noi, seminascoste dai vapori. Lei si era trattenuta fino alla fine – i miei maneggi avvenivano sott’acqua quindi non erano così evidenti anche se secondo me qualcuno li aveva intuiti – ma quando era venuta si era girata di scatto verso di me, uno strillo le era sfuggito dalla gola e poi aveva affondato il viso sulla mia spalla, stringendo la mia mano fra le sue cosce fin quando l’orgasmo non si era calmato.
E adesso eccola lì, con quel ragazzo inginocchiato sopra di lei, sulle sue gambe, che le spalmava la crema sulla schiena.
Adesso nessuno più parlava. Un silenzio eloquente. Dopo un po’ il ragazzo le ha chiesto : - Posso? – e al suo sì, le ha slacciato il reggiseno, mettendo a nudo una sottile striscia di pelle sulla sua schiena, se possibile ancora più chiara del resto.
Le sue mani dalle spalle scendevano in basso verso il bordo dello slip. E ormai la gigantesca erezione nel costume del ragazzo era del tutto evidente.
- Forse ce n’è bisogno anche un pò sulle gambe – ha osservato l’uomo.
Il ragazzo allora ha iniziato a cospargerla di crema dalle caviglie per poi salire lungo i polpacci, fino alla pelle delicata della giuntura, proseguendo quindi inesorabilmente verso l’attaccatura delle cosce. Ecco, adesso le dita del ragazzo erano proprio al limite del costume.
Sara si è lasciata sfuggire un gemito.
Senza una parola l’uomo si è alzato, e ho visto che era anche lui molto eccitato. Si è inginocchiato davanti a Sara, le sue ginocchia quasi le sfioravano la massa dei capelli biondi sparsa sull’asciugamano. Si è tolto gli occhiali, non dimenticherò mai quello sguardo, serio concentrato. Mi ha fissato per un istante, poi ha cominciato a sfiorare i capelli di mia moglie.
Io sono rimasto immobile. Il ragazzo adesso strisciava le dita della sua mano fra le cosce di Sara, che ha iniziato a muoversi, e piegare leggermente le ginocchia.
Il resto è accaduto come in un sogno. Il ragazzo che abbassava lo slip di mia moglie scoprendole il culo, lei che sollevava le ginocchia per farselo sfilare del tutto, mentre prendeva in bocca il cazzo dell’uomo inginocchiato di fronte a lei, puntellandosi con entrambe le mani a terra, poi alzandone una per stringerlo alla radice. Il ragazzo che sfoderava un membro molto grande, il più grande che avessi mai visto a parte nei porno, e la penetrava senza nessuno sforzo, tanto doveva essere bagnata. Lei che gridava, il suo “ahhh”, e poi si abbandonava fra le cosce dell’uomo, senza nemmeno più riuscire a prenderlo in bocca, tanto era presa dal suo piacere, solo stringendolo in mano, e lamentandosi come un animale torturato. Non so quante volte è venuta, il ragazzo non la finiva più. Ad un certo punto l’uomo le ha afferrato i capelli per farle sollevare la testa e gliel’ha rimesso in bocca.
- Vienile sul culo – ha chiesto al figlio. Il ragazzo ha accelerato i colpi, si sentiva distintamente il rumore dei glutei di Sara schiaffeggiati dalla sua pancia, e il rimestare del cazzo in quella broda che doveva essere la sua figa. Poi è uscito e le ha schizzato sul sedere e la schiena, stringendo il suo enorme arnese un pugno.
- Bravo, così, bravo – si compiaceva il padre. Neanche stesse assistendo a una partita di calcio. E poi, a Sara: - Voglio sentirti anch’io dentro. Girati.
Sara obbediente si è sdraiata sulla schiena. Mi è sembrato di sentire io la sensazione che doveva provare, dello sperma che le si spalmava addosso, sulla pelle. L’uomo le ha sollevato le caviglie e l’ha penetrata semplicemente spingendole dentro il suo cazzo, senza nemmeno guidarlo, solo provando due o tre volte fin che non è entrato bene. Nel farlo ha detto: - Ah, bravo Jack, l’hai allargata ben bene. Guarda? Senza nessuna fatica.
Lui è durato meno. Solo poche spinte, poi lamentadosi – ah, dio, non resisto – è uscito e l’ha aspersa di seme sulla pancia e sui peli del pube.
Il ragazzo era già in piedi. Adesso sembrava imbarazzato. Sara si copriva gli occhi con un braccio, come se si vergognasse.
- Grazie – mi ha detto l’uomo. Nella sua voce in misto di meraviglia e di disprezzo. Lui di certo non faceva queste cose con sua moglie, la madre di questo ragazzo palestrato che aveva appena squartato la mia.
E io. Io ero eccitato come non mai. Se solo me lo fossi sfiorato, sarei venuto. Ma c’era di più. C’era la voglia di arrivare fino in fondo a quella situazione, di annullarmi completamente.
L’ispirazione me l’ha data ancora l’uomo. – Devo pisciare – ha detto, rimettendosi il pene, ancora in parte gonfio, dentro al costume.
I nostri occhi si sono incrociati. Senza una parola, lo ha ritirato fuori. Sara non so se avesse capito, continuava a tenere l’avambraccio premuto sul viso. Il corpo era lucido di sperma, sudore e crema.
- Ah, cazzo, è ancora troppo duro – si è lamentato l’uomo. – Non ti scappa, a te?
A quel punto il figlio si è messo di fianco a Sara, e le ha pisciato sui seni. Quando ha sentito quel liquido caldo pioverle addosso, Sara, è sobbalzata. Il suo bacino si è sollevato. La sua bocca era aperta, alla ricerca di aria. Secondo me stava godendo. Anche l’uomo alla fine ce l’ha fatta, lui ha indirizzato il getto sulla pancia e fra le gambe. Diceva – ahhh, che bello – lo stronzo.
Poi, quando hanno finito, hanno ripreso su le loro cose. Grazie, ancora, eh? Complimenti, hanno detto, prima il padre, poi il figlio, a mo’ di saluto. E se ne sono andati senza più degnare Sara di uno sguardo, inoltrandosi nella pineta.
Mia moglie giaceva sopra l’asciugamano mizzo. Ad un certo punto si è tolta il braccio dalla faccia. Mi sono inginocchiato davanti a lei, le ho appoggiato le caviglie sulle mie spalle. Sì, prendimi – gemeva – prendimi come una troia. Svuotati i coglioni.
Era il linguaggio che usava agli inizi, con me, ma erano anni che non lo faceva.
L’ho scopata più a lungo che ho potuto e le sono venuto dentro. Poi siamo andati in mare a lavarci.
per eventuali commenti: coltranejohn39@gmail.com
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