Il desiderio di essere schiava – 02.Teoria e pratica, camminando verso il collare

di
genere
dominazione

Pensavo, speravo, che togliendomi dall'impasse della scelta che mi ha tormentata per venti giorni mi sarei sentita... non lo so, appagata, in pace, e invece sono riuscita a gustare la sensazione di calma solo per un attimo.
Ora mi sento tirata in due direzioni completamente opposte, da un lato il fortissimo desiderio di incontrarLo, di poter amplificare dal vivo le sensazioni che mi ha trasmesso in queste settimane, dall'altro ho un viscerale timore di essermi infilata in qualcosa che mi lascerà ferite profonde, martellate che mi frantumeranno in tanti piccoli pezzi, troppo minuscoli e sparsi per poter pensare di rimetterli insieme.

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Master, ho bisogno di Te, di sentirti vicino, di essere rassicurata perché sono preda di pensieri spaventosi.
Sento un maremoto di emozioni contrastanti adesso, sono un disastro... Ho una gran voglia di piangere e di farmi abbracciare da Te.
Come sono finita... Odio e rinnego con tutte le mie forze il fatto di dover aver bisogno di qualcun altro, non ci sono abituata.
Per quale motivo ti sei ancorato così a fondo che il pensiero di strapparti via mi lascia senza fiato?
Ti ho detto di sì, con coscienza, è una decisione che ho preso io in libertà, eppure mi viene voglia di urlare e spaccare tutto quello che ho davanti.
Vorrei prendermela anche con Te, batterti i pugni sul petto e chiederTi per quale motivo hai deciso di piombare nella mia vita e soffiare sulla brace che tengo con pazienza sotto controllo, col rischio di far divampare un incendio. Questo incendio brucerà tutto, fino alle fondamenta.
Ti detesto e ti voglio con la stessa incredibile intensità.
"Questo incendio non brucerà nulla, siamo di un’altra specie, la sua temperatura fonderà tutto, fino a liquefare il metallo, generando così una lega unica e preziosa".
Le Sue parole sono un balsamo per le mie insicurezze, sa che cosa dire, quando e come dirlo.

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Abbiamo deciso di incontrarci di persona, e l'appuntamento è fissato da lì ad una settimana… pensavo che sarebbero stati giorni di attesa tremendamente lunghi, se non fosse che Lui ha iniziato a trasformare la teoria di cui abbiamo discusso a lungo in primi assaggi di pratica.
La Sua prima richiesta per "caricare la molla" è stata quella di marchiare il mio seno con le sue iniziali, MF, e di conservarle addosso per tutto il giorno; una foto la mattina e una la sera per verificare lo stato della scritta, a seno nudo.
Dopo essermi marchiata, ho provato una grande calma da un lato, e dall' altro un senso di eccitazione a cui è stato impossibile resistere.
Ho recuperato i miei giochi nuovi di zecca, i primi in assoluto che posseggo e che ho comprato in un momento di incoscienza senza quasi accorgermene, e mi sono data piacere con il Suo nome sulle labbra. Il mio corpo ha richiesto di masturbarmi dietro, cosa che non faccio quasi mai, e ha risposto molto bene a sollecitazioni a cui è poco abituato, ho usato dietro il plug di mezzo e poi quello più grande e ho goduto delle sensazioni di pienezza che ne ho ricavato.
Gliene ho parlato lo stesso pomeriggio, ritengo che sia soddisfatto di me.

Nei giorni successivi mi è stato affidato un altro compito, indossare per un'ora il plug più piccolo mentre sono in ufficio, con la promessa di tenerlo aggiornato e di interrompere senza chiedere il permesso nel caso avvertissi disagio.
Ammetto che ho passato la notte ad immaginare che cosa avrei provato il giorno successivo.
Arrivata in ufficio sono andata in bagno, gli ho mandato una foto in cui tenevo il plug in mano, l'ho passato sulla mia eccitazione davanti e l'ho agevolmente infilato dietro. E come se niente fosse sono tornata a sedermi alla scrivania.
Nell'ora seguente ho chiacchierato con i colleghi, sono andata a prendere un caffè mentre Lo tenevo aggiornato sul mio stato. Sì è informato più volte su come stessi, se provassi disagio o fastidio, ma l'unica sensazione che ho provato è stata un'incredibile eccitazione, che gli ho trasmesso scrivendoGliene; ne abbiamo goduto insieme a distanza, e il fatto di averLo potuto eccitare mentre era alla guida ha intensificato le sensazioni meravigliose del momento.
Seduta in mezzo ad un open space, circondata da quindici persone, dondolando leggermente sulla sedia, con una sensazione di pienezza dietro e il mio sesso che pulsava e grondava umori... Ho avuto il timore di poter bagnare i jeans da tanto ero eccitata, un lago umido che scorreva lungo il mio interno coscia.
L'ora è trascorsa veloce, sono tornata in bagno per sfilare il plug e Gli ho condiviso una foto della mia eccitazione, un filo lucido tra le dita della mano che ho passato tra le gambe.

La successiva richiesta, direttamente il giorno dopo, è stata per me più complessa da realizzare, perché ho dovuto superare una certa dose di auto-imbarazzo; mi ha chiesto un audio in cui catturavo il mio orgasmo.
Un respiro profondo e mi sono impegnata nel compito che mi è stato assegnato.
“Mi sono immaginata il tuo corpo, le tue mani sopra e dentro di me, il tuo respiro sul mio seno, rabbrividisco di piacere solo a sfiorare questo pensiero.
Ho usato il plug di mezzo dietro e l'ho lasciato lì, quasi sempre fermo.
Con il plug grande mi sono accarezzata davanti e mi sono penetrata a lungo, lentamente e velocemente […] quindi ho usato la mano per accarezzarmi fino a venire.
Ero (e sono!) in un lago, non riesco a smettere di bagnarmi”
La richiesta è stata difficile, intanto perché era la prima volta in assoluto che mi registravo in un frangente di questo genere, e poi perché mi sono obbligata a riascoltarmi prima di condividere l’audio per verificare che si sentisse senza interferenze.

La stessa sera avevo programmato un’uscita al femminile con alcune amiche; poco prima di uscire di casa Gli ho chiesto se potessi marchiarmi il seno con le Sue iniziali, cosa che mi è stata concessa e che ho fatto con molto piacere.
Ho passato una bella serata, sentendoLo di tanto in tanto e con il pensiero che spesso andava alle Sue iniziali scarlatte su di me, creandomi un rossore sulle guance, facilmente mascherato da qualche bicchiere e dal caldo presente all’interno del locale.
Lui ha atteso che mi mettessi in macchina e arrivassi a casa senza problemi; l’ho trovato un gesto molto dolce e protettivo, e complice un po’ di alcool, ho deciso di inviarGli, al posto della foto della scritta semi-scolorita sul mio seno, un breve video con uno spogliarello: col cellulare di fronte a me ho slacciato lentamente i bottoni della camicia, ho sfilato l’indumento e abbassato le spalline del reggiseno, ho scoperto i seni e ho accarezzato col il pollice le sue iniziali.
Mi sono messa a letto, mentre scambiavamo battute, e invece che andare verso il sonno vista la tarda ora, mi sono eccitata moltissimo; Lui ne ha approfittato per un ultimo compito di giornata, mi ha chiesto di penetrarmi con qualcosa di grande e di inviarGli una foto dell’oggetto a cose fatte; avrebbe aperto la foto come regalo di buongiorno la mattina successiva.
È stato faticoso, ero in effetti stanca e un po’ brilla, ma non me la sono sentita di disattendere una Sua richiesta, per cui ho portato a termine il mio compito prima di cadere sfatta tra le lenzuola.

Uno degli aspetti che apprezzo davvero di questo nostro dialogo continuo è il discutere sempre della valenza di uno specifico compito; non sono richieste fatte tanto per fare, per soddisfare una fregola del momento, ma servono a Lui per capire dove sono i miei limiti, le mie insicurezze, i nodi da sciogliere con pazienza, e a me per prendere dimestichezza con il mio corpo e con tutti i moti della mia anima, che in questo momento sono davvero tanti, variegati e mutevoli.
Lui non vuole imbarazzo, vergogna o inibizione, devo imparare a fidarmi delle Sue parole, della Sua voce, del percorso lungo e ricco di ostacoli che vede nel mio presente e nel mio prossimo futuro.
Devo, e lo faremo insieme, imparare a conoscere tutte le reazioni del mio corpo, le porte chiuse nella testa, le richieste che mi fanno tremare i polsi e scatenare un moto di ribellione, e capire come e quando affrontare ogni singolo aspetto.

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Lui: “Domanda difficile: che cosa è un Padrone per te?”
Ho risposto: “Non ho mai avuto un Padrone, posso dirti che cosa penso possa essere, o chi vorrei fosse per me.
Per quel poco che ho visto fino a questo momento, vorrei che il mio Padrone, vorrei che Tu, fossi la persona a cui posso affidarmi in totale sicurezza, senza timore di mettere nelle tue mani tutto quello che sono. Vorrei fossi una presenza costante, solida, da seguire con fiducia e da cui trarre insegnamento per migliorarmi. Vorrei trovare la dimensione giusta per renderti orgoglioso, farti felice ed essere in grado di soddisfare ogni tua richiesta”
Lui: “Hai una visione perfettamente calzante; è quello che voglio e che desidero”

[…]

Lui: "Io ho già scelto te"
Io: “Questa cosa che hai scritto oggi mi fa venire da piangere”
Lui: “Non te lo aspettavi?”
Io: “Non lo so, forse no. È arrivata dritta come una freccia nel petto.
Mi dispiace... sono un po' scombussolata in questo momento ed è una cosa che non sopporto.
Non voglio sentirmi così, desiderosa di vicinanza e comprensione e rassicurazioni come se avessi cinque anni.
Tu sai che cosa dire e come dosare le parole, sembra un incastro troppo perfetto per essere vero.
Le cose a cui ho ripensato ieri sera mi hanno ricordato che una delle rare volte in cui ho dato fiducia, anzi in cui mi sono affidata veramente, è finita davvero molto male.
E la colpa non è sicuramente tutta dall' altra parte; per cui non capisco che cosa vedi tu in questo caos, quello che hai scritto non me lo merito, non l'ho guadagnato”
Lui: “Ti sei guadagnata, ti stai guadagnando e ti dovrai sempre guadagnare tutto, anche ogni tuo respiro che mi dedichi. Quello che tu definisci caos, in realtà per me è un perfetto ordine che conosco molto bene”
Poesia lieve sulla mia anima, una direzione che mi arrovello a comprendere e che ancora non riesco ad afferrare a pieno.



Dedicato al mio Padrone, Master Fisting
scritto il
2024-12-27
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