La streamer 1 - Il cazzo di Salvador

di
genere
corna

Teresa
Una mano si appoggia sulla mia spalla e la stringe appena. «Ehi, bellezza, sei sola?»
Allontano dalle mie labbra lo spritz che doveva chiudere la serata. Sospiro.
Sarà il solito sub5 segaiolo che si è ubriacato e adesso pensa di essere Ryan Gosling e di avere il diritto anche solo di rivolgermi la parola. Se fosse rimasta un altro quarto d’ora Manuela, questo coglione non avrebbe avuto il coraggio di importunarmi…
Appoggio sul bancone il drink e mi volto. «Senti, amico, io n—»
Occupa tutto il mio campo visivo, le spalle sono grosse quasi quanto i suoi pettorali, e la maglietta grigia a stento li contiene. Le braccia sono tronchi d’albero, il collo è talmente muscoloso che non si capisce dove inizia la testa. Sorride. È Thor sotto steroidi, solo con i capelli neri e la pelle olivastra dei sudamericani.
Mi ritrovo con il viso stirato in un sorriso che a stento non faccio scadere in quell’espressione idiota da troia degli anime arrapata con gli occhi incrociati…
Abbasso lo sguardo sul suo inguine, un giramento di testa mi coglie e boccheggio: l’aria è carica della mia eccitazione e del profumo legnoso che deve avere addosso lui.
Mi scopa in un bosco, contro un albero, le sue grandi mani mi bloccano, il suo cazzo grande quanto un braccio riempie la mia figa fino a farmela dolere.
Scuoto la testa, sbatto gli occhi: è ancora vestito, nel bar con me…
Lui ride e fa schioccare le dita all’altezza del volto. «Ehi, sono qui i miei occhi».
Sto ansimando, il cuore batte impazzito. Devo averlo dentro di me, che mi possiede con forza… «C-ciao…» sorrido, mi passo una mano su una ciocca di capelli e me li sposto, mostrando un orecchio e il collo. «Mi chiamo Teresa…»
Lui contempla le mie tette, il sorriso si allarga ancora di più. A tutti e due. «Il mio nome è Salvador». Torna a guardarmi in viso. «Sei sola?»
Deglutisco. Mi sembra di camminare su una corda tesa su un abisso: se sbaglio una parola lui non mi possederà e io morirò… Mi mordo le labbra. Che pensiero idiota: gli uomini pagano per vedermi godere… Mi ritrovo con le gambe non più accavallate e con le cosce discostate. «Sì, ed è una cosa che non mi piace affatto».
Salvador prende possesso dello sgabello accanto al mio. Alza una mano per chiamare il barista.
«Dimmi, Salvador,» riaccavallo le gambe e inizio a sobbalzare il piede: la coscia sbatte contro il mio ingine, «abiti qui vicino?»
Lui termina di ordinare il suo spritz e mi lancia un’occhiata. «Praticamente sono più le scale che il marciapiede».
Menomale: non mi va di dover spiegare al tizio che mi fotto cos’è tutta l’attrezzatura che ho in camera da letto…

***

Monica
Metto la freccia destra ed entro nel parcheggio davanti al condominio. La luce dei fari luccica su due file di cofani e bagagliai che occupano ogni posto libero… tranne quello!
Accelero e mi porto accanto. «Cazzo…» Il posto è occupato da una Smart infilata fino in fondo. «Ma fate apposta, stronzi?»
Due stop rossi si accendono poco più avanti. Si illumina anche il fanale della retromarcia e una Ford indietreggia. Esce quasi completamente, si ferma e rientra: non riesce a fare manovra, non ha spazio.
Appoggio la mano sul clacson ma mi trattengo dal premerlo. Inspiro a fondo, espiro chiudendo gli occhi. Lo faccio di nuovo. Il sistema che mi ha consigliato Rachele per contenere la mia rabbia funziona.
La Ford esce di nuovo sterzando verso di me, va avanti, torna indietro. Fa manovra peggio di me.
«Dai, cazzone, che voglio andare dal mio ragazzo…» Sorrido all’idea che questa sarà la sera che non dimenticheremo, io e Salvador. Me l’ha chiesto a lungo, ma non gli ho mai voluto dare il culo: con quel boa costrictor che ha in mezzo alle gambe, ho sempre avuto paura che mi facesse male, ma… ma al diavolo: questa sera glielo darò: voglio che possa godere del mio corpo completamente, e io scoprire cosa si prova a ritrovarsi quel braccio piantato nel culo!
Gli stop della Ford si accendono, la retromarcia si spegne e la macchina procede verso l’uscita. Alla buon’ora, eh…
Infilo la Ka nel posteggio e scendo. Accanto alla mia auto ce n’è un’altra che non ho mai visto prima, una 500 rossa. Quasi le facevo una bozza con la portiera. «Ti è andata bene». Metto le chiavi in tasca e attraverso la strada quasi deserta.
Un paio di studenti sono davanti alla portineria del condominio, uno ha i rasta e una maglietta con Bob Marley tutta sbiadita, la tipa accanto mi scocca un’occhiata, fa una smorfia, e poi torna a parlare con il suo ragazzo. Un paio di mesi fa, a quella, quasi mettevo le mani addosso quando l’ho trovata nell’appartamento di Salvador: “sono solo qui per scambiarci gli appunti”, aveva detto, mettendosi un quaderno a spirale davanti al petto nemmeno fosse stato uno scudo. Per sua fortuna è intervenuto il mio ragazzo, giurando che era vero, o le avrei cavato gli occhi.
Il cuore inizia a battere all’impazzata a quel pensiero, e devo ancora seguire l’esercizio che Rachele mi ha spiegato: inspirare dal naso, espirare dalla bocca; inspirare dal naso, espirare dalla bocca.
Mi incammino su per le scale, tenendomi al corrimano.
Il piano dove alloggia Salvador è illuminato dalle luci del corridoio, una cacofonia di musiche differenti proviene attutita da diverse porte, l’odore dolciastro di erba scivola fuori da un appartamento mentre un altro libera un ben più invitante profumo di torta al cioccolato. Attraverso il corridoio, chiedendomi cosa stia facendo il mio ragazzo: non l’ho chiamato, e spero di fargli una sorpresa. Gli avevo detto che questa sera dovevo studiare per il compito in classe di domani, ma è stato rimandato. Spero che non ci siano i suoi amici a giocare a Mario Kart, che non mi va di fare di nuovo notte a portare loro birre e sentirli ruttare e bestemmiare perché stanno perdendo a quel cazzo di gioco… Come si fa a perdere il proprio tempo con cose simili quando hai più di dodici anni?
Mi accosto alla porta e allungo la mano verso la manigl— Sgrano gli occhi: la porta è aperta e appena accostata. Trattengo il fiato. Che sia entrato qualcuno per svaligiare l’appartamento? Dov’è Salvador?
Avvicino la testa all’uscio, cercando di sentire qualcosa. Sì, qualcosa è dentro l’appartamento e…
Sono gemiti, quelli?
Sgrano gli occhi, un’ondata di calore mi sale al volto.
Gemiti di una donna che sta godendo?
L’odore di erba e cioccolato riempie i miei polmoni. Che stia guardando un porno? Salvador ha invitato i suoi amici e stanno guardando un video erotico? Bastardo… Lui che frega il suo grosso cazzo, lo tiene in mano e poi sborra eccitato mentre qualcuno si scopa Eva Lovia o qualche altra troietta… magari insieme ai suoi amici…
Scaccio quel pensiero. Magari è solo un film, o un’innocente serie tv, ormai c’è sesso pure in quelle per ragazzini, e lui è lì che si sta mangiando una pizza per godersi il venerdì sera. Sì, è così: e tra poco potrà godersi anche il mio corpo.
Sarà una bella sorpresa.
Apro silenziosamente la porta e la richiudo alle mie spalle. Per lo meno, non cigola.
L’appartamento è al buio ma lo conosco a memoria, saprei indicare la posizione di qualsiasi mobile, e poi Salvador è ordinato e non lascia in giro nulla, a differenza della mia coinquilina che sembra cresciuta in un disc—
Mi blocco. I gemiti continuano, dev’essere una scena di sesso piuttosto lunga…
L’unica luce accesa è quella della camera da letto. Sta guardando una serie tv sdraiato sotto le coperte…
Il cuore risuona nelle mie orecchie, la gola mi si è chiusa. Avanzo silenziosamente lungo il corridoio fino alla porta. Mi accosto al muro. Sulla parete davanti c’è lo specchio che Salvador usa per controllarsi prima di uscire di casa e vi si riflette la camera da letto.
Al centro c’è la schiena di una ragazza mora nuda. Il suo culo si muove verso l’alto, in mezzo alle sue cosce il cazzo di Salvador scivola in parte fuori dalla sua figa, bagnato di umori.
Le nocchie delle mie dita schioccano quando le stringo a pugno.

***

Teresa
Mi spingo con le cosce e la mia figa si muove sopra il cazzo di Salvador. Appoggio le mani sul suo petto muscoloso, e lo faccio uscire quasi del tutto, solo la sua grossa cappella e ancora dentro il mio corpo. Chiudo gli occhi, lascio defluire il fiato e scendo: le pareti della mia vagina si aprono ad accogliere di nuovo quel cazzo maestoso. Non trattengo un gemito di piacere.
Non ho mai scopato un cazzo simile, è meglio di qualsiasi dildo abbia mai provato…
Mi mordo un labbro… Chiedere a Salvador di lasciare la sua ragazza e mettersi con me, scoparmi durante le dirette… L’eccitazione mi divora, mi brucia il basso ventre. Far pagare il mio pubblico di segaioli per vedermi scopata da un cazzone simile…
Le mani di Salvador prendono i miei fianchi e mi impala ancora più a fondo sul suo sesso.
«Aspetta…» Adesso ti faccio mio, ragazzo. «Non venirmi dentro…»
Mi sollevo e lo faccio scivolare fuori da me. Il suo cazzo sembra non finire più. La sua cappella è bagnata dalla mia eccitazione, luccica sotto la luce del lampadario.
Lui se lo afferra: è talmente grosso che a stento resta in erezione, cedendo sotto il proprio peso. «Cosa vuoi fare?» La sua voce lascia intendere che la novità lo stuzzica.
Gattono all’indietro e mi porto con la testa all’altezza del suo inguine. A pensarci, non ci starebbe male nemmeno un 69, ma la prima volta voglio stenderlo con il sesso, voglio che cada ai miei piedi. Deve lasciare la troia che se lo scopa e venire con me.
È un mezzo fallito, devo ammetterlo, non ha altre qualità che un corpo fantastico ed un cazzo da sogno, ma lo voglio che mi scopi durante le dirette, e la sua ragazza ufficiale può andarsene a fare in culo.
Afferro il suo cazzo e lo scappello completamente. Un pesante afrore di eccitazione maschile mi travolge, mi colpisce come un pugno, e invece di sanguinare mi fa bagnare ancora più in mezzo alle gambe. Sollevo lo sguardo verso di lui, che sorride.
«Non vedo l’ora di succhiartelo, maschione…»
«Chupa, vadia…» Salvador mette una mano sulla mia testa e spinge il mio viso verso il suo cazzo. «Faça-me gozar em sua boca».
Stacco una mano dal cazzo e la porto alla mia figa gocciolante. Stringo le cosce e mi ditalino: sentirlo parlare in spagnolo mi eccita troppo. Protendo la lingua e lecco la cappella, dal basso verso l’alto, passando sul taglio. Ha il sapore della mia figa ed un altro più intenso, forte. Cazzo, quando vorrei scoparlo a sangue…

***

Monica
Mi stringo le cosce, maledicendomi. Perché mi sto eccitando? Perché vorrei infilarmi una mano nelle mutande e massacrarmi la fregna guardando quella troia scoparsi il mio ragazzo? Lui che la mette sotto, la scopa, le sborra dentro…
Il cuore mi si stringe a sentirlo parlare in portoghese a quella… Gli occhi mi bruciano e la gola mi si chiude…
«Cazzo…» sibilo, e mi avvio all’ingresso senza il minimo rumore. Ne fanno già abbastanza loro due.
Metto la mano sulla maniglia e tiro su con il naso. Lancio un’occhiata alla porta della camera illuminata: goditelo a fondo, troia, perché ti aspetto di sotto e te la faccio pagare…

***

Teresa
La mia mano scivola sulla pelle dell’asta del cazzo. La mia figa ha spurgato come mai mi era successo prima, ho il cuore che batte contro le costole come se volesse saltarmi via dal petto. Questo stronzo ha un corpo meraviglioso, gli addominali sembrano finti e la pelle scura lo rende ancora più arrapante.
La mano che ha messo sulla mia testa mi accarezza i capelli, e spero che non mi spinga la testa perché non sono sicura di riuscire a mettermi in bocca tutta la sua nerchia. Mi ricorda uno strapon che ho comprato anni fa per usarlo in occasione di una collaborazione con un’altra streamer e con a cui volevo sfondarle il culo, ma mi ha sempre intimorito usarlo su di me…
Salvador ansima. «Teresa… Non fermare la tua lingua, minha doce putinha…»
L’afrore di sesso mi riempie la mente, la cappella odora di virilità fino a stordirmi. La mano che sta massacrando la mia fica si muove con maggiore impeto della mia lingua sul cazzo di Salvador. Chiudo gli occhi, un senso di calore risale lungo il mio corpo. Ansimo: sto per venire…
La mano di Salvador si abbassa per davvero e mi trovo buona parte della cappella in bocca, mi ritrovo da aprire più che posso la mandibola per non rigargliela con i denti.
«Sim, vadia, beba minha porra!» Salvador trema, sembra avere un attacco epilettico; il suo cazzo pare diventare più caldo e uno spruzzo caldo e colloso mi finisce in fondo alla bocca, poi un altro e un altro ancora. Deglutisco la sborra del brasiliano: non fosse per tutta la saliva che mi si è formata in bocca mi resterebbe in gola tanto è densa.
Metto una mano sulle labbra e tossisco, passo il dorso per pulirle.
Salvador ha gli occhi chiusi e sembra dormire come un bambino di un metro e novanta la mattina di Natale, abbandonato sul letto sfatto. Io, invece, ero a tanto così dall’orgasmo… Non importa, se la cosa mi ha permesso di farlo mio.
Mi sdraio accanto a lui e lo abbraccio. Incredibile come un ragazzo tanto dotato possa essere un amante così pessimo. Troppe donne se lo sono scopato senza dirgli nulla a riguardo.
La sua ragazza si accontenta di qualcosa di simile? Povera fallita…
Stringo le braccia attorno al suo petto: le dita si toccano appena per le punte. In effetti, nessuna gli direbbe nulla, ad uno con una muscolatura simile. Si incazzerà mai? Quelle braccia potrebbero strappare le piante dal terreno… Capisco il motivo per cui nessuna si è mai lamentata… QQ
Avvicino il volto al suo e le labbra sfiorano le sue.
Lui apre gli occhi di scatto e mi fissa. Sgrana gli occhi e si ritrae nemmeno fossi un animale sbavante. «Cosa stai facendo?»
«Vo-volevo baciarti».
Raggiunge il bordo del letto, una smorfia in volto. «Cosa? Che schifo! Hai succhiato il mio cazzo».
Davvero? Questo stronzo mi sborra in bocca senza nemmeno chiedermi il permesso e poi mi tratta come un’appestata. Stringo la mano che mi prude, non voglio fare la fine delle piante sradicate.
Lui sembra non rendersene nemmeno conto. La smorfia diventa il sorriso da figlio di puttana che ha tirato fuori al bar. «Dai, adesso dammi il culo». Afferra il suo cazzo e se lo mena: la sborra sull’asta, a quanto pare, non gli fa schifo quanto dovrebbe farlo a me. «La mia ragazza non me lo dà mai, ha paura che gli faccio male».
Non posso darle torto: ritrovarsi quel braccio nel culo dev’essere simile ad un fisting anale. Se fino a cinque minuti fa potevo farci un pensierino, dopo la sua scenata non ho intenzione di provarlo nemmeno io. Scendo dal letto. «Guarda, mi piacerebbe ma adesso devo andare». Prendo le mutandine dal pavimento e le indosso. «Domani ho un impegno presto e…»
Salvador si gira su un fianco, il cazzo gli si appoggia per la punta sul lenzuolo. Sotto la cappella scoperta in parte si allarga una macchia di umidità. Mette la testa sulla mano per tenersi sollevato e sorride ancora. «Dammi il tuo numero, così ti chiamo».
Scordatelo. Infilo la maglietta e gli faccio l’occhiolino. «Non preoccuparti, torno spesso nel bar qui sotto».
Lui sorride. Non so se è scemo o se ne ha scopate così tante che una in più o una in meno gli importa poco. Probabilmente, non si ricorda nemmeno il nome di tutte quelle che si è portato a letto nell’ultimo mese. Il mio, comunque, può anche scordarselo.
Non si alza nemmeno dal letto quando gli lancio un bacio e me ne vado.
Che coglioni, mi sono giocata uno dei bar che fa il migliore spritz di tutta Bologna…

***

Monica
Sollevo lo sguardo dallo schermo dello smartphone. Dalle scale scende una ragazza bionda con indosso una giacchetta di pelle. Non è lei: i capelli sono troppo corti e del colore sbagliato.
Il naso fa rumore quando inspiro al pensiero di loro due a scopare… Quanto tempo passerà a godersi il cazzo di Salvador quella troia? Chissà se il mio amore prova qualcosa di differente nella sua figa rispetto a ciò che vive quando si scopa la mia… Magari qualcosa di più intenso o…
Deglutisco, la saliva sembra passare per un imbuto. Le darà il culo? No, ti prego… Continua a chiedermelo e non ho mai avuto il coraggio… Non lasciarmi per un’altra perché si fa inculare!
Il video di moda sullo schermo ha perso ogni attrattiva, cosa può importarmene delle Steve Madden se Salvador mi la—
Il suono di tacchi risuona lungo la rampa delle scale. Provengono dal piano di sopra, dove abita il mio amore! Una ragazza alta e mora scende i gradini, borbottando qualcosa sottovoce: sembrano imprecazioni. Guarda nella borsetta, ravanandone il contenuto. Ne estrae una scatola, fa cadere una mentina sul palmo di una mano e se la porta alla bocca.
È lei, ha l’odore della sborra del mio amore addosso, non posso sbagliarmi.
Mi avvicino alla scala e mi affaccio alla tromba: la ragazza raggiunge il piano terra e si dirige all’uscita.
Scendo gli scalini due alla volta e adesso è all’esterno. Controlla ai due lati della strada e attraversa.
Esco anch’io.
La testa della ragazza è sopra il tettuccio delle auto del parcheggio, si muove verso la posizione dove ho lasciato la mia. Stai a vedere che è la proprietaria della 500 rossa accanto alla mia… avrei dovuto darle una sportellata quando sono scesa.
Lascio passare un’auto e attraverso anch’io la strada. Mi metto accanto ad un suv e sbircio. Sì, si avvicina alla mia Ka, ma passa oltre e sale sulla Mini gialla appena oltre.
Resto immobile, mi chiedo cosa fare. Le luci della Mini si accendono e fa retromarcia.
Stringo le chiavi dell’auto in tasca: non posso fare nulla, ora, se non seguirla.

CONTINUA…
scritto il
2024-12-31
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