Il Vecchio Torchio - Capitolo 4

di
genere
gay

Per contattarmi, critiche, lasciarmi un saluto o richiedere il racconto in PDF, scrivete a william.kasanova@hotmail.com

Sembra essere passata una vita da quando Sara mi ha vista dal giardino ed è scomparsa sotto la finestra al momento in cui la porta della mia stanza ha cominciato ad aprirsi lentamente. I cardini non cigolano mentre ruotano sotto la spinta delicata della rossa, ma il mio cuore batte troppo violentemente perché io possa comunque sentirli.
Stordita dalle emozioni degli ultimi minuti, non ho potuto fare altro che sedermi sul letto, stanca come se avessi passato l’intera giornata a camminare su e giù per le montagne attorno al lago di Garda, ma quando la ragazza fa il suo ingresso mi ritrovo a balzare in piedi come una molla, quasi la sua vista mi abbia ridato non solo l’energia persa ma anche altre ancora.
Lei, a quell'impeto di eccitazione, non può nascondere un sorriso, ma al tempo stesso pone un dito davanti alle sue labbra e mi indica di non fare rumore. – Fai piano, Nadia – mi sussurra, e al suono del mio nome pronunciato da lei sento il mio cuore sciogliersi.
Accosta la porta chiudendola quasi completamente, poi si avvicina a me. Ad ogni centimetro che ci divide diminuisce, più la mia mente sembra riempirsi maggiormente di ovatta, uno stordimento che non credo di aver mai sperimentato in vita mia, il desiderio e la paura mischiarsi nelle mie viscere come fumo che danza nel vento che preannuncia una tempesta.
Sento il bisogno di dire qualcosa, qualsiasi cosa, solo ed esclusivamente per non sembrare un’idiota davanti a quella splendida dea, ma sembra che non riesca nemmeno a ricordarmi come si emette un singolo gemito. La cosa, comunque, ha poca importanza: un attimo dopo le labbra di Sara sono un’altra volta a contatto con le mie, una scossa attraversa il mio stomaco che si ribalta, nella mia pancia pare vibrare una gelatina, la mia figa sembra passare dall’umido al secco al torrente in pieno, le mie gambe tremano. Chiudo gli occhi mentre le mani della rossa iniziano ad esplorare il mio corpo, muovendosi sulla mia schiena, tra i miei capelli biondi. Diversi odori diventano lampanti nella mia mente come fari nella notte: il profumo della pelle di Sara, il suo sesso eccitato, i suoi feromoni… Inspiro profondamente: in quel bouquet di note femminili, uno ben più brutale, aggressivo, profondo, mi colpisce, mi stordisce, mi possiede la mente. Il mio cuore ha un balzo quando capisco che è la sborra di Luca che cola dal corpo della sorella.
All’improvviso, il pensiero del seme colloso e caldo che gocciola dalla ragazza che mi sta limonando mi sprona e da passiva, in quel bacio, mi trovo a scivolare con la mia lingua nella bocca di Sara, le mie mani le stringono le chiappe quasi con il vigore che aveva usato Luca pochi minuti fa. I miei capezzoli diventano duri, come la punta di due frecce che sembrano volersi conficcare nelle tette morbide e generose della mia amante.
- Voglio fare l’amore con te… - mi ritrovo a sussurrare in un suo orecchio, quasi senza esserne nemmeno cosciente.
Sara non risponde ma le sue labbra si spostano sul mio collo, iniziando a baciarlo e a mordicchiarlo. Al pari delle parole che ho pronunciato, stordita dal desiderio, una mia mano si muove di sua volontà sul cavallo dei pantaloncini in jeans della rossa. Mentre lo massaggio, la sensazione di umido dell’inguine traspare attraverso il tessuto e mi è facile percepirla, aumentando ancora più la mia eccitazione.
- Fammi leccare la sborra di tuo fratello…
Sara smette di baciarmi e toccarmi, alzandosi dal mio collo e fissandomi. Il timore di essermi spinta troppo oltre con quella richiesta si dissipa in un istante quando, nella semioscurità della stanza, riesco a scorgere l’espressione di complicità della mia amante.
- Pensavo di essere porca io… - dice, incapace di impedire alla propria voce di lascia trasparire il divertimento che la mia proposta ha instillato in lei, mentre si sbottona i jeans e li lascia cadere sul pavimento, per la seconda volta quella sera. Si siede sul letto e poi si sdraia in diagonale.
Io non posso trattenermi, come un uomo che non vede una figa da anni, di fiondarmi tra le sue gambe, inginocchiandomi. Afferro le sue mutandine, bagnate per la scopata di pochi minuti fa, e le abbasso: un profumo di sesso femminile e maschile, che fino ad un istante prima era appena accennato, adesso sembra colpirmi con una forza simile a quella di un pugno, insinuandosi nelle mie narici e invadendo la mia mente, obnubilando ogni mia facoltà cognitiva. Mi fiondo letteralmente sulla figa di Sara, la mia lingua che si infila tra le sue labbra ancora bollenti e umide, il sapore della sua femminilità che sembra quello del gelato più buono che abbia mai assaggiato. Un ciuffo di pelo rosso fa da cuscinetto alla mia fronte.
La mano di Sara, che ha già cominciato ad ansimare sotto il primo cunnilingus della mia vita, appoggia una mano sulla mia nuca. – Fammi godere, troietta… - sussurra tra i singulti e i sospiri, al ritmo della mia lingua impazzita, - …e potrei gratificarti della bega di Luca.
Il mio assalto al bocciolo di Sara mi ricompensa dopo pochi minuti: mentre la rossa si contorce, una mano che si stringe una grossa tetta, la sua figa sembra scaldarsi e, al contempo, bagnarsi come mai avevo immaginato, il sapore e il profumo di donna che sconvolge i miei sensi. L’imboccatura del suo utero si dilata ed emette continuamente delle grosse gocce di rugiada che mi precipito a suggere prima che scivolino oltre le labbra e si sperdano nel perineo.
Sono sconvolta dal desiderio, devastata dal bisogno di godere anch’io, di essere scopata, posseduta, montata fino a esserne disgustata, avere Luca che fotte ogni mio singolo buco, violentemente, il suo cazzo che sprofonda dentro di me, la sua grossa cappella che divarica i muscoli della mia fica fino a farmi male, riempire il mio culo come se mi impalasse con un braccio, usi il mio corpo per il suo piacere… Voglio la sua sborra dentro e sopra di me, il suo seme che sazi il mio desiderio, la mia fame di godere.
La figa di Sara inizia ad esprimere un profumo diverso, meno fruttato e più deciso, forte. Ormai, sotto l’azione della mia lingua che esplora ogni singolo punto del suo sesso, è bagnata al punto tale che fuoriesce un fiume di liquido che ha cominciato ad essere striato di bianco. Un sospetto infetta la mia mente, e quell’idea sembra avere su di me lo stesso effetto che il mio cunnilingus sta producendo sulla rossa; quando lo suggo, il trasudo ha un sapore ben più maschio di quello che ho gustato fino a quel momento: Sara sta spurgando la sborra di suo fratello, tutto quello che lui ha spruzzato nella sorella ora sta colando fuori.
Provo a leccare, ma un senso di urgenza, come se ne andasse della mia vita, come se sia l’unico modo per calmare quel fuoco che si è acceso nelle mie viscere possa essere spento prima che divampi impazzito, penetro la ragazza con un paio di dita con ben poca grazia. Sara inarca la schiena, lanciando un grido di piacere e sorpresa, e arcuando le falangi dopo aver conficcato il medio e l’indice della mano sinistra per tutta la lunghezza, inizio ad asportare dall’utero della mia amante tutto il seme che riesco a prendere, ruotando continuamente la mano.
Sara stringe i miei capelli nel pugno che si chiude negli spasmi del piacere, quasi strappandomeli, ma non riesco quasi nemmeno ad accorgermene. – Cazzo, sì! – boccheggia, contorcendosi sul letto come se un attacco di tetano l’abbia colpita. – Nadia! Na…dia!
Io sono troppo intenta a leccare e gustarmi la sborra di Luca edulcorata dall’ambrosia della ragazza per accorgermi subito dell’orgasmo, involontario, che ho causato a Sara: solo quando si irrigidisce, sollevando il bacino dal letto, la sua figa che sembra essere diventata una piccola fontana di piacere, mi distolgo e contemplo la ragazza che sembra soffrire, imprecando tra i gemiti, fino a crollare sul materasso, distrutta. Inclina la testa da una parte e, con un sospiro, sembra svuotarsi come un pallone bucato.
Resto un istante confusa, leccandomi le labbra e le dita che ho introdotto nella ragazza, indecisa sul da fare, ma complice l’attrazione che provo verso di lei e il bisogno di godere anch’io, trovo improvvisamente dentro di me un coraggio che non credevo di possedere e salgo sul letto. Mi siedo sopra il suo ventre piatto, le apro la camicetta e libero i suoi grossi seni, abbassandole il reggipetto.
Anche se è quasi buio, non posso non restare affascinata da tanto ben di dio, due tette grandi fin quasi ad essere eccessive, morbide al tatto e ben sode alla pressione. Cazzo, quanto vorrei averne due così anch’io, non posso vietarmi di pensare. Dopo diversi attimi passati a contemplarle, affondo il viso tra le due, trovandomi avvolta tra le poppe di Sara, il calore che mi accoglie e il battito impazzito del suo cuore che mi dà il benvenuto.
Inizio a baciare i due seni, a succhiare i capezzoli come non facevo probabilmente da quando avevo meno di un anno, gustandomi quasi più a livello di anima quella sensazione magica. Muovo il culo e le gambe per liberarmi dei pantaloni e delle mutandine, poi comincio a sfregare il mio inguine contro quello di Sara, le nostre rispettive fighe che scivolano una contro l’altra facilmente, quasi senza attrito a causa dell’umidità che si è formata su entrambe per l’eccitazione e, nel suo caso, per quanto le ho fatto colare io stessa.
È la prima volta in tutta la mia vita che ho mi spingo oltre a qualche bacio con una ragazza che mi piace molto e non sono anche solo leggermente ubriaca. Il mio cuore batte come un tamburo impazzito, il profumo della pelle di Sara mi fa impazzire e non riesco a pensare a nulla che a godere usando il suo corpo caldo e sudato sotto di me. Le labbra delle nostre fighe sembrano quelle della bocca e si stanno baciando in un contatto bagnato e rovente come mai ho provato; non è solo una questione fisica, e questa viene potenziata, elevata a potenza dall’idea di cosa sto facendo con lei, di quel senso di follia che sembra appena oltre la possibilità di vivere un’esperienza mai provata prima ma che è sempre stata un tarlo che si aggirava nel lato più oscuro della mia anima.
Non posso credere di farlo davvero nonostante la consapevolezza dei nostri inguini che si strusciano e le nostre passere che limonano tra di loro, gli umori della rossa tettona e la sborra di suo fratello che si mischiano con quello che cola dalla mia fica, la mucosa e il mio clitoride che scivolano sui rispettivi della mia amante. La mia mente sembra perdere contatto con la realtà, come se la mia coscienza si stia accasciando su un fianco, sospinta dall’eccitazione che risale lungo il mio corpo, indurendo i miei capezzoli, scaldando il mio stomaco come se avessi bevuto un paio di tazze di the.
Metto una mano sulla tempia di Sara, bloccandola sul letto, mentre quella libera stringe un suo seno, lei ancora stordita dall’orgasmo, ansimante, mentre la rete del letto geme ad ogni mio movimento contro la figa della ragazza… Cazzo, il pensiero che, tecnicamente, potrei essere intenta a violentarla mi attraversa la mente come un fulmine che illumina per un istante la tempesta di desiderio che mi sta stravolgendo: invece di fermarmi, l’idea sembra anzi aumentare la mia eccitazione e incrementare il mio flusso di umori che stanno, ormai, colando tra le gambe della puttana che sto fottendo.
La blocco ancora più contro il materasso, stringo ancora più saldamente il suo seno e stringo i denti, mentre non riesco ad impedirmi di ansimare epiteti nei confronti di Sara.
- Voglio fotterti, puttana! – ringhio, la velocità del mio strofinare che aumenta ancora più, il mio cuore che sembra uscire dal mio petto, le mie tette dure come sassi, dolorose, il mio buco del culo che si chiude e riapre a scatti come un occhio che sbatte per una luce intensa improvvisa.
Lo sento arrivare, crescere, montare dentro di me, ma quando l’orgasmo deflagra mi investe con una forza che sembra portarmi allo svenimento, la mia mente che perde davvero il contatto con la realtà, crollo sul corpo di Sara, il mio che si dibatte nel piacere, le nostre tette che sembrano incastrarsi, il loro calore che si mischia e si unisce, i nostri capelli come se vogliano annodarsi tra loro. I miei occhi sono spalancati, una mia mano si posa sul viso di Sara ed un paio di dita scivolano tra le sue labbra, la mia figa bollente scossa da movimenti convulsi che si propagano alle gambe, la mia ambrosia che gocciola sul sesso di Sara.
Mi sento mancare, come quando si fa uno sforzo troppo intenso e il corpo sembra dividersi dalla mente, e scivolo intorpidita sopra la mia amante, abbracciandola. Il profumo della sua pelle è una nota appena percettibile nella cappa di sesso che riempie la stanza.
Sara sfiora la mia fica con un paio di dita, che scivolano tra le sue labbra, per poi ritrarsi. Ma non è Sara, che sta sorridendo oltre la mia spalla destra.
- Pensavo fossi solo una stronza che approfitta del proprio lavoro per soggiornare gratis, - mi ammonisce una voce maschile dietro di me, dura ma non quanto lo era nell’occasione in cui ha litigato con sua madre, la sera scorsa, - ma vedo che sei anche una troia che si fotte la figlia della titolare.
Il senso di intorpidimento che aveva cominciato a infondersi nei miei muscoli e nel mio cervello evapora all’istante: per quanto vorrei sedurre e scoparmi Luca, essere posseduta da lui come lui ha scopato sua sorella, farmi trovare nuda sopra Sara, lorde entrambe dell’altrui umore sessuale, il culo di fuori come una cagna, è quanto avrei voluto di meno.

Continua...

Per contattarmi, critiche, lasciarmi un saluto o richiedere il racconto in PDF, scrivete a william.kasanova@hotmail.com
scritto il
2022-05-13
2 . 5 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Il Vecchio Torchio - Capitolo 3

racconto sucessivo

Il Vecchio Torchio - Capitolo 5
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.