Figli di una pornostar

di
genere
incesti

La porta d’ingresso sbatte, come sempre a quest’ora.
Mi asciugo le mani con il canovaccio ruvido ed esco dalla cucina, l’odore del pranzo si è spanso anche in corridoio. Mio fratello mi fissa, getta a terra la sua cartella. Ha il suo solito sguardo abbattuto.
Accenno un sorriso, anche se so che non servirà a nulla. «Com’è andata, a scuola?»
«Mi prendi in giro?» mugugna lui, «Continuano a chiamarmi “figlio di puttana” anche i ragazzini delle prime classi delle superiori».
Mi mordo le labbra. Mio fratello ha 21 anni, è stato rimandato tre volte a causa dei suoi pessimi voti dopo che ha scoperto che nostra madre era una pornostar famosa. Quando poi il pettegolezzo si è sparso, la nostra vita è diventata un inferno.
Uso la voce più dolce che ho. «Vieni, è pronto a tavola».
Mio fratello non dimostra i due anni in più di me, almeno a livello di comportamento. «Adesso non mi va». Allontana lo sguardo da me, lo fissa su una piastrella sbreccata del pavimento. «Ho altro da fare».
Sospiro senza farmi sentire da lui. So cosa vuole fare, anche se non vuole ammetterlo. Ormai lo fa ogni giorno da più di un anno. «Il computer puoi usarlo mentre mangiamo».
Lui annuisce, muove appena la testa. Va in camera da letto e torna con il suo portatile. Ha visto giorni migliori, tre tasti non funzionano bene e una serie di righe colorate restano fisse sul monitor. Un paio di volte alla settimana lo disinfetto.
Lo mette sul tavolo accanto a lui.
Gli poso davanti il piatto di carne e verdure lesse. La cottura non ha fatto scomparire i segni neri dell’appassimento.
Lui non se ne accorge nemmeno. Solleva il monitor del portatile, lo accende e clicca sul collegamento al centro del desktop. Si apre il browser, la pagina è quella che raccoglie tutti i video di nostra madre in un sito di porno.
Contemplo di nuovo il suo fotoritratto, quant’era bella, che seni grossi sfoggiava. Naturali, come quelli che adornano il mio petto. I miei clienti li amano. Loro non sanno chi mi ha partorita. Buona parte di loro, almeno. Mio padre lo sa, ed è uno dei miei più fedeli habitué.
Ogni video visto da mio fratello ha la scritta “Seen” in sovraimpressione sulla miniatura. Buona parte possono fregiare quello stato. Ormai ne mancano meno di 200 da controllare.
Lui ne avvia uno ancora non visionato.
Sullo schermo appare nostra madre nuda, splendida, sdraiata su un letto bianco. Un uomo, un attore che non credo abbiamo mai visto prima, si avvicina a lei. È muscoloso, è castano. Non ha nessuna somiglianza con mio fratello.
Solo il cazzo è simile, un mostro più lungo di una spanna, grosso quanto il mio polso, eretto e pronto a essere venerato.
Nostra madre non si fa pregare. Apre le gambe e l’uomo entra nello stesso buco da cui siamo usciti noi due. Inizia a scoparla, le prende le tette e la chiama “bitch” tra un gemito e l’altro. Nostra madre sembrerà splendere quando raggiungerà l’orgasmo. Papà dice che sono bella come lei quando mi fa venire.
Il mio pranzo sta diventando freddo, ma non riesco a smettere nemmeno io di guardare nostra madre posseduta da un superdotato. Le mie tette sembrano diventate di pietra, la figa si sta allagando.
La cosa non succede solo a me.
Mio fratello tira fuori il suo cazzo, ventisette centimetri di carne che nemmeno lui riesce a racchiudere con le dita di una mano. Pende leggermente da una parte, una vena scivola lungo sulla parte superiore dimenandosi come le anse di un fiume.
Inizia a menarselo rapito dalla scena sullo schermo, la pelle scivola indietro e la cappella compare all’estremità. Una goccia trasparente esce dal taglio del meato e pende sul pavimento.
La mia eccitazione divampa fino a diventare un incendio, l’afrore di maschio copre anche quello dei piatti, mi riempie la mente, scacciando qualsiasi altro pensiero. Inspiro a fondo, impregno la mia anima dell’odore di mio fratello arrapato da nostra madre.
Gli metto una mano sulla spalla, lui sussulta, mi guarda, sorrido. «Non segarti su nostra madre».
Lui si guarda il cazzo, la mano che lo afferra, la cappella rossa all’aria come se si chiedesse cosa ci fanno lì. Ormai è talmente abituato che non ci fa più nemmeno caso.
«Ci penso io, non preoccuparti». Mi inginocchio accanto a lui, prendo il suo cazzo e lo sollevo. Ormai lo faccio quasi tutti i giorni da mesi, da quando l’ho sorpreso a scaricare il desiderio che nostra madre gli insinuava mentre cercava di scoprire chi fosse suo padre. Lo bacio sulla punta, lecco la goccia che brilla sul meato.
Ho lo stile di mia madre, ho visto anch’io i suoi video, ho imparato tutto. Ma lo uso con i miei clienti, almeno con quelli che pagano bene. Papà apprezza sempre, sostiene che sono brava quanto lei. Il cazzo di mio fratello, invece, mi eccita troppo… non riesco nemmeno ad avere la dignità di una troia, mi ritrovo ridotta ad animale infoiato.
Lo prendo in bocca, devo aprirla come un serpente quando inghiotte un uovo. Le prime settimane avevo dolore in tutti i muscoli delle mandibole, ora riesco a farmelo entrare per un quarto tra le fauci. La mia lingua comincia a scivolare sul suo filetto, a stuzzicarlo.
Muovo la testa avanti e indietro, le mie mani scivolano lungo l’asta, la strizzano, la contorcono.
Mio fratello geme, ansima. Si appoggia allo schienale della sedia, lascia andare le braccia lungo i fianchi come se fosse svenuto. Ha due grosse palle che gli pendono sotto il suo imponente cazzo, ma non ha i coglioni di mettermi le mani sulle tempie, bloccarmi e fottermi la bocca come la cagna che voglio essere per lui.
Faccio uscire la cappella dalle labbra, la lingua che la lecca per un ultimo assaggio del suo sapore salato. Mi piace come mio fratello si lavi poco nelle zone intime, mi eccita il suo odore maschile così intenso.
Il cazzo si erge come un obelisco innalzato alle divinità del sesso e della perdizione, bagnato alle sommità dalla mia saliva. Mio fratello lo afferra e lo tiene dritto: ormai sa cosa sta per succedere.
Lascio calare i miei pantaloni, non indosso mai né scarpe né mutande quando sono a casa, so anch’io cosa succede sempre a mezzogiorno. Esco dai jeans e mi avvicino a lui. Mi tocca mettermi in punta di piedi per superare con l’inguine la punta del cazzo, che scivola insinuandosi tra le grandi labbra. Le prendo con le mani, le apro e mi impalo sul cazzo di mio fratello.
La cappella dilania il mio buco, prorompe nella figa bagnata, la riempie come nessun altro ha mai fatto, colma tutto il mio essere, il cazzo è così grosso che mi manca il fiato. Mi sollevo, scivola fuori in parte, bagnato dai miei umori, l’odore della mia eccitazione si aggiunge a quello di mio fratello, scendo di nuovo e spinge nella mia passera, stira le pareti. Mi tortura la figa, mi strazia la mente.
La sedia geme sotto i miei movimenti, alzo la maglietta e le mie grosse tette rotolano davanti a mio fratello, che le ammira come se fosse la prima volta, il suo cazzo diventa ancora più grosso, più duro, la mia figa fa ancora più fatica a contenerlo.
«Prendimi…» Ansimo, mi manca il respiro quando scivolo lungo quel palo di carne, è troppo anche per la sorella, per la figlia di una delle pornostar più famose e richieste quand’era in vita. Mi appoggio con le mani alle sue spalle. «…prendimi le tette!»
Mio fratello sorride, la punta della sua lingua scorre tra le sue labbra. Le sue mani si chiudono sulle mie bocce, le stringono come gli artigli di un rapace. Inizia a sollevarle a turno, a torcerle.
«Conti… continua così, figlio di puttana!»
Non riesco a smettere, non voglio smettere. Dalla mia gola si solleva un ringhio di piacere, il mio cuore batte contro le costole, gocce di sudore sbocciano dalla mia pelle. Il buco del culo mi si apre e chiude a scatti. La mia testa scatta indietro, devo tenermi a mio fratello per non cadere dalle sue gambe.
Le sue dita artigliano le mie tette. «Sto…» ansima, boccheggia, «Sto per venire…»
La testa mi gira, ondate di calore partono dal mio sesso e mi bruciano. «Riempimi! Riempimi, stronzo!»
Il cazzo sembra ingrossarsi dentro di me, dimenarsi. Mio fratello esplode nella mia figa, la sborra schizza a fiotti contro la mia cervice, il suo seme riempie la mia vagina e cola lungo l’asta del suo cazzo.
Mi stringo a lui, mi manca il fiato, mi sento vuota e al tempo stesso troppo colma.
Le gambe mi tremano, i muscoli mi bruciano alzandomi e lasciando fuoriuscire il suo cazzo semieretto. Dalla mia passera che fatica a chiudersi piove uno scroscio di sborra e umori sull’inguine di mio fratello, sulle sue palle, sulla sedia lercia.
Mi appoggio al tavolo per non cadere, la cucina si inclina da una parte, poi dall’altra. L’attore sullo schermo del portatile sta scopando a pecora nostra madre, sbatte il suo inguine contro le sue chiappe e lei grida di essere una “slut, fuck me, I am a dirty slut!” Lui geme, urla, gode, spinge la donna sul letto, il cazzo si libera dal corpo dell’amante. Dal culo di nostra madre esce una colata bianca che scende fino al sesso arrossato.
Non ho mai trovato il coraggio di farmi inculare da mio fratello. Ho paura che mi distrugga, e non solo per modo di dire.
Barcollo fino a capotavola e mi crollo sulla panca, la tovaglia scivola sulla figa e qualche goccia di sborra la imbratta. Prendo la forchetta e sollevo un po’ di verdura: è fredda, ha un aspetto gelatinoso. Sono troppo stanca per scaldarla di nuovo, per lamentarmi.
Mio fratello mi guarda. Non riesco mai a capire come si senta dopo che sua sorella l’ha scopato, ma non si nega mai l’opportunità di fottersi la copia più giovane della sua attrice porno preferita. Mi fissa le tette. Un accenno di sorriso si forma sulle labbra, il suo cazzo lordo di umori si solleva di un pollice dalla sedia su cui si era accasciato.
Annuisco. «Mangia, adesso».
Lui afferra la forchetta, torna a concentrarsi su nostra madre che viene fottuta in bocca. Un gloc-gloc-gloc esce dagli altoparlanti del portatile, accompagnando il movimento dell’inguine dell’attore. Un’espressione delusa prende forma sul viso di mio fratello: non è nemmeno questa la scopata che ha ingravidato nostra madre nove mesi prima che nascesse lui. Non so come faccia a capirlo, ma mi fido.
Non mi guarda, non tocca il cibo. «Lo troverò mai?»
Sospiro. «Non mollare, fratello mio: ce la farai, troverai tuo padre. Lo conosceremo».
Lui si volta verso di me. Gli occhi gli brillano, ma non è per la felicità. «Ne sei sicura?» singhiozza.
Gli tocco un braccio con la mano. Annuisco. «Certo, poi andremo da lui…»
…e mi farò scopare anche dal suo grosso cazzo come ha scopato quella troia di nostra madre. Una nuova ondata di calore mi riempie le tette.
Magari, mentre aspetto il primo cliente del pomeriggio, potremmo controllare un altro video.

FINE
scritto il
2025-02-10
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