Maura, parte prima
di
Pantelleria
genere
etero
La prima volta che la vidi la scorsi quasi distrattamente intenta a stendere il bucato sul suo terrazzo, avevo appena affittato il nuovo locale dove a breve avrei trasferito la mia piccola ditta di manutenzione condizionatori. Il locale era al piano terra di un condominio e il balcone di quella signora affacciava proprio sopra l’entrata principale. Mi stavo concedendo una breve pausa dal trasloco, fumando una sigaretta, il grosso furgone che avevo preso a noleggio era ancora pieno a metà e il solo pensiero di caricarmi sulle spalle tutti gli scatoloni e mobili rimasti mi faceva annebbiare la mente. Con lo sguardo perso nel nulla osservavo l’andirivieni di quella signora che stendeva intimo di pizzo ed altri capi femminili tra i pantaloni da uomo già stesi. Ricordo che mi colpirono proprio le sue mutande, sensuali ma non volgari e non propriamente di piccola taglia, mutande da signora di mezza età, da donna che anche se un poco appesantita non vuole rinunciare a sentirsi ancora desiderabile. Quasi non mi accorsi che mi stava guardando, perso come ero nei miei pensieri, alzai un braccio in segno di saluto e lei rispose con un sorriso ed un cenno del capo. Mi ritrovai subito a fantasticare, a immaginare quelle mutande a contatto le sue parti più intime e a domandarmi se l’avesse pelosa e conclusi che quasi sicuramente, considerato il suo “stile”, non poteva che essere così, immaginavo un bel pelo corvino incorniciato da cosce e glutei abbondanti.
Il tempo passava e capitava abbastanza spesso di incrociarla mentre usciva dal portone oppure che la vedessi stendere come la prima volta, cominciammo anche a scambiare qualche parola, lei mi chiedeva come procedesse l’attività e io le chiedevo informazioni generiche sulla sua vita : appresi che era una casalinga, sposata con un camionista, una figlia grande all’università e, mi parve di capire, tanto tempo libero. Trassi quest’ultima conclusione sulla base del fatto che ad ogni nostro breve scambio di battute non perdeva occasione per ribadire quanto avesse bisogno di trovarsi qualcosa da fare per le immediate prossime ore, in attesa della cena o di qualche altro evento che le scandisse le giornate. Conclusi inoltre che doveva essere per la maggior parte del tempo da sola. Non le chiesi l’età per educazione ma ad occhio e croce non doveva avere più di 54/55 anni, la classica donna della porta accanto, mora di capelli, mediterranea di carnagione, sicuramente bella da giovane ma sfiorita per colpa del tempo e – pensai- per colpa delle poche attenzioni che un marito più altrove che a casa con lei le aveva potuto riservare, probabilmente colmate dal cibo e da qualche bicchiere di bianco bevuto davanti a un quiz in televisione.
Una mattina, poco prima che aprissi, scorsi una figura che sembrava cercare il campanello, poi la vidi avvicinarsi e cominciare a bussare sul vetro satinato della porta. Aprii, la Signora visibilmente scossa mi chiedeva se potessi cacciare un gabbiano che non voleva saperne di sloggiare da suo balcone e le faceva paura, mi disse che doveva stendere e che non poteva aspettare i comodi di “uno stupido uccello”. Naturalmente non potei fare a meno di accogliere la richiesta di aiuto e la seguii, salendo nel suo appartamento. Una casa curata ma sobria, forse un poco troppo maniacalmente in ordine come spesso succede a quelle persone che si aspettano da un momento all'altro l’arrivo di qualcuno, in questo caso del marito. Scacciai il gabbiano con una scopa e l’occhio mi cadde inevitabilmente sul cesto mezzo rovesciato dei panni ancora da stendere, tra i quali scorsi subito l’intimo che già mi aveva fatto fantasticare, probabilmente il mio sguardo vi si soffermò troppo a lungo, mi vidi dall’esterno impalato come un mammalucco con la scopa in mano ad osservare morbosamente le mutande della Signora finché non alzai lo sguardo e vidi lei che mi guardava dal soggiorno, un velo di imbarazzo permeò l’aria, tanto che si sentì in dovere di dire qualcosa per rompere il silenzio :
- Quello stupido uccello voleva rubarmi le mutande.. -
Disse, poi si rese subito conto del doppio senso che la frase appena pronunciata poteva suscitare e scoppiammo in una risata liberatoria.
- Uccello di nome e di fatto, sicuramente un buongustaio! -
Aggiunsi io, sempre ridendo, da dove mi era uscita quella battuta infelice? La sua risata si chiuse in un sorriso e io mi diedi mentalmente dell’idiota, provai a rimediare :
-Mi scusi, non volevo essere volgare, non intendevo dire che..-
-Non ti scusare, ho anche io il senso dell’umorismo eh.. e poi senza volerlo mi hai fatto un complimento. Non ci siamo mai presentati ora che ci penso, io sono Maura, e dammi del tu!-
Mi interruppe, dopotutto era stata brava a mettermi a mio agio, un’altra persona avrebbe potuto prenderla molto peggio.
-Io Samuele, piacere..-
Mi presentai a mia volta, l’imbarazzo non mi aveva ancora abbandonato.
-E bravo Samuele, bello, gentile e pure spiritoso.. Già che sei qui perché non mi aiuti a stendere, poi ti preparo un caffè, ti va?-
Mi domandò. Quando udii la parola “bello” l’imbarazzo finalmente si sciolse del tutto, un guizzo di orgoglio maschile mi diede la forza di guardarla di nuovo in volto.
-Beh, se non è disturbo, comunque la aiuto volentieri-
Risposi
-Ti avevo chiesto di darmi del tu, le mutande comunque le stendo io, casomai ti sentissi un gabbiano..”
Rise di nuovo come poco prima, non solo aveva il senso dell’umorismo, si poteva dire che stessimo flirtando? Decisi di osare :
- Oggi non mi sento un gabbiano, ma quel pizzo è molto bello se mi posso permettere.-
-Sarà pure bello il pizzo ma non farti strane idee, sono pur sempre una donna sposata..-
Replicò.
-Certo, scusi, cioè scusa, non intendevo che.. ok, metto la lingua a posto, cioè, insomma, mi taccio-
Ecco di nuovo l’imbarazzo, forse avevo osato troppo, mi sentii arrossire.
- E’ la giornata dei doppi sensi? Stavo scherzando, volevo stuzzicarti, in realtà fa sempre piacere a una donna ricevere complimenti, specialmente da un giovanotto carino come te, anche se avrei preferito riceverli su di me e non sulle mie mutande, ma cosa vuoi.. gli anni passano per tutti! Dai passami quei pantaloni che abbiamo finito, poi vado a farti il caffè-
Rise ancora, questa volta in modo velatamente malinconico, il suo sguardo era rivolto verso il basso. Non riuscivo a capire dove volesse andare a parare, voleva che le facessi ancora complimenti o era solo un modo gentile per farmi capire di restare al mio posto?
Non risposi, Maura tornò in casa e mise su il caffè, da lontano la sentii dire di accomodarmi.
Dal divano la vidi arrivare con un vassoio, le tazzine colme ondeggiavano sopra e l’aroma del caffè la precedeva; mi chiese se volessi lo zucchero o una crema che aveva fatto lei stessa con caffè e zucchero e prese posto accanto a me ma con una distanza che mi sembrò eccessiva, accavallando le gambe, il suo tallone nudo che si era sfilato dalla pantofola di tela colse la mia attenzione. Poi fu lei a rompere il silenzio :
- Ti ho messo a disagio prima? E’ il mio modo di scherzare, so di sembrare aggressiva a volte e non pretendo certo che tu faccia i complimenti a me che.. beh, potrei essere tua madre, oddio forse tua madre no ma poco ci manca! -
Mi disse mentre mescolava il suo caffè prendendone un poco con il cucchiaino e poi facendolo ricadere nella tazza, osservando ogni goccia con di nuovo lo sguardo di malcelata malinconia. Tentai di risolvere con assertività :
- Non mi hai messo assolutamente a disagio, anzi, però capisci che sono un estraneo in casa tua e tu sei, come hai detto, una donna sposata, non vorrei essere fuori luogo, capisci? Altrimenti in tutta sincerità di complimenti da farti ne avrei parecchi..-
-Addirittura parecchi? Ormai mi hai fatto venire la curiosità.. I complimenti non fanno mica crescere le corna. Dai sentiamo queste lusinghe, ma ti avverto che se lo dici solo per farmi piacere me ne accorgo subito-
Rispose con un sorriso quasi materno.
- Beh, penso che tu sia una bellissima donna che fa girare la testa anche a quelli della mia età.. e se lo vuoi sapere sei molto più bella di mia madre-
Mi lanciai, mantenendo ancora un tono scherzoso, non ero ancora sicuro che stesse flirtando con me o quantomeno non avevo ancora percepito un segnale inequivocabile che mi permettesse di iniziare a farlo io.
-Sei molto carino a dire così, ma non serve.. -
Si fermò quasi assorta poi bevve l’ultimo sorso di caffè, continuò :
- Lo so che quelli della tua età, e non solo, vanno dietro alle ragazzine dei social, tutte dieta e palestra e io.. beh, prima di sposarmi ero proprio un bel bocconcino ma ora, un po’ gli anni e un po’ che sono sempre chiusa in questa casa – sospirò - mi sento un rudere, con questo culone…. -
Mi disse con lo sguardo rivolto verso il basso, accarezzandosi la gamba e il gluteo, per poi stringere delicatamente un lembo di quest’ultimo tra pollice e indice, quasi a volermene mostrare la poca tonicità. Sentii un brivido arrivarmi direttamente tra le gambe.
-E’ bellissimo il tuo culo.. -
Mi uscì spontaneamente, mi resi conto di averlo detto solo dopo averlo fatto. Maura si girò di scatto verso di me con un’espressione più confusa che persuasa, poi si umettò le labbra con la lingua.
-Dici sul serio? Pensi davvero che sia bello?-
Mi domandò
-Lo penso davvero, se non fossi sposata ti farei una corte spudorata..-
Fu Maura ad arrossire questa volta, la vidi avvampare velocemente dal collo fino alle guance, si passò di nuovo la lingua sulle labbra. La pantofola cadde a terra lasciando il piede nudo.
-E cosa altro ti piace di me?-
Sussurrò
-Mi piace quello tutto che vedo, le tue gambe, il tuo profumo, i tuoi occhi, il tuo piede.. -
- Il mio piede?-
Maura appoggiò la tazzina sul tavolino davanti al divano e si protese nella mia direzione, appoggiandosi con la mano alla seduta del divano in pelle, l’aria si stava facendo rovente.
-Si, anche il tuo piede, ho un debole per i piedi delle belle donne..-
Si guardò il piede divertita allargando un po’ le dita, senza smalto. Poi mi chiese :
-Sei feticista?-
-Sono feticista del corpo femminile, e se è il corpo come è il tuo.. -
Replicai, ormai lo sentivo duro nelle mutande e percepivo anche chiaramente la sua eccitazione.
-Sei proprio bravo a fare i complimenti, lo devo ammettere.. e devo pure ammettere che mi stanno facendo un certo effetto, mi hai fatto venire un caldo.. -
Così dicendo abbassò la cerniera della felpa che indossava, svelando una generosa scollatura, non potei fare a meno di rimanere catturato da quella porzione dei suoi seni cinti solo da una canottiera rosa, sui quali qualche vena e qualche neo sottolineavano la discrepanza tra l’abbronzatura ormai quasi svanita e la pelle candida sottostante; Maura ne enfatizzava i confini scorrendo l’indice sotto l’elastico.
-E quindi cosa ci faresti con un corpo come il mio? -
La sua mano scese fino a sfiorarsi delicatamente il pube fasciato da fuseaux neri
-Lo adorerei come se fossi una dea, lo bacerei, lo leccherei dappertutto..-
-Proprio dappertutto?-
La vidi spostare la mano, lentamente, sempre più in giù, per arrivare a massaggiarsi tra le cosce, sempre meno discretamente.
-Dappertutto-
Replicai io, definitivo. Passarono interminabili istanti in cui uno dei due avrebbe sicuramente fatto una mossa, stavo per farla io quando squillò il telefono. Maura si risveglio di colpo dalla trance dell’eccitazione e mi disse:
-Devo rispondere, sarà mio marito, mi chiama sempre a quest’ora prima di andare a pranzo.
Dal canto mio, restai qualche minuto sul divano cercando di far scemare un’erezione fastidiosa che ormai appariva completamente fuori luogo, mentre con lo sguardo seguivo Maura che usciva in balcone con il cordless all’orecchio cercando di sistemarsi con l’altra mano, quasi a voler celare il suo turbamento al marito che non la poteva comunque vedere. Non riuscivo a concentrarmi sulla loro conversazione, poco dopo capii che sarebbe andata per le lunghe, mi alzai e salutai Maura con un cenno attraverso i vetri della potra-finestra del soggiorno. Lei ricambiò vistosamente imbarazzata, poi uscii dall’appartamento e me ne tornai di sotto.
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