Maura, parte seconda
di
Pantelleria
genere
etero
Dopo quell’episodio riprese la quotidianità di sempre : qualche parola di cortesia incrociandoci nel cortile del palazzo, qualche cenno di saluto dal marciapiede al suo balcone; coglievo comunque un velo di imbarazzo nei miei confronti. Lo capivo, non sono mai stato un rovina famiglie e in generale non ho mai voluto avere a che fare con donne impegnate, ho sempre finito per immedesimarmi nel marito o nel compagno di turno lasciando il compito a qualcun altro, perché, soprattutto in questi casi, qualcun altro c’è sempre. E’ come accorgersi di qualcosa di anche solo vagamente prezioso lasciato abbandonato, per esempio, sulla panchina di un parco : se decidi di prenderlo hai la certezza che il proprietario, qualora tornasse a cercarlo, non potrà riaverlo. D’altra parte però, se decidi di non prenderlo, è molto probabile che lo prenderà la prossima persona che passerà di li facendosi molti meno scrupoli di te. Dilemmi esistenziali : nobiltà d’animo o vigliaccheria?
Una fredda e limpida mattina di dicembre, di ritorno da un intervento ad una pompa di calore, nel prendere il mazzo di chiavi per entrare nella sede mi accorsi che la chiave contrassegnata di blu, quella che apriva la porta, si era sfilata dall’anello, visibilmente deformato. Probabilmente si era impigliata nella fodera dei pantaloni, mi infilai quindi la mano in tasca e invece che la chiave trovai un buco, maledizione, istintivamente mi accucciai per cercarla sul marciapiede quando fui investito da una doccia di acqua gelida.
“Ma che cazzo è” . Esclamai ad alta voce.
Invece di spostarmi, stupidamente, alzai la testa per capire da dove provenisse ricevendola direttamente in faccia, pensai subito a qualche inquilino dei piani superiori che aveva avuto la brillante idea di lavare il balcone o di innaffiare qualche pianta, un moto istantaneo di rabbia mi pervase.
-Oddio! Scusami Samuele, non ti avevo proprio visto, caspita, scusami davvero!-
Mi asciugai l’acqua dagli occhi poi, ancora accucciato, spostandomi come meglio potevo finii per cadere su un fianco. Misi a fuoco l’immagine e vidi Maura con con le mani al volto e, appesa al filo sopra di me, una vestaglia completamente zuppa d’acqua che continuava rilasciare goccioloni sul marciapiede. Il fatto che fosse lei la responsabile non aveva comunque placato per niente la mia rabbia, fui sollevato di appurare che non fosse acqua dei pavimenti o peggio urina di cane.
-Cazzo Maura, i panni si strizzano prima di stenderli, porca puttana sono completamente bagnato..-
Sbottai
-Hai ragione scusami scusami scusami.. non ci ho proprio pensato, e poi non ti ho visto, guardo sempre se ci sei quando esco sul balcone e.. ma cosa ci fai in terra? Ti sei fatto male? E’ colpa mia? Oh madonna che disastro..-
La sua sincera preoccupazione mi fece calmare un poco, in fondo si era trattato di uno stupido incidente, io ero accucciato e lei, dalla sua posizione, non aveva potuto vedermi.
-No, non mi sono fatto male, sto bene, ho perso la chiave della porta e la stavo cercando qui a terra. Stacci attenta la prossima volta però, cristo.-
Le dissi in tono più calmo ma comunque risentito.
-E ora non puoi nemmeno entrare? Dai vieni su che con questo freddo ti prendi qualcosa, ti asciugo i vestiti col phon e ti preparo qualcosa di caldo -
Il suo sguardo era davvero dispiaciuto mentre me lo diceva. Se in fin dei conti mi sembrava il minimo che potesse fare, l’idea di dovermi togliere i vestiti davanti a lei, per quanto mi allettasse, avrebbe dato sicuramente adito a una situazione imbarazzante in cui non mi sarei voluto cacciare. Ma oggi si meritava questo trattamento di riguardo? Probabilmente no. Al diavolo, pensai, accettai tacitamente, anche perché mi stava già dopo pochi minuti venendo freddo, mi alzai, andai al portone e aspettai che aprisse.
La casa era calda e un senso di sollievo mi colse non appena Maura chiuse la porta, mi guardava in silenzio e scuoteva la testa lasciando trasparire il suo senso di colpa.
- Dai togliti questi vestiti, vado a prenderti degli asciugamani puliti, poi ti metto su un tè, o preferisci una tisana? -
Mentre lo diceva allungò una mano toccandomi una spalla, poi strinse il tessuto e un po’ d’acqua fuoriuscì bagnandole i polpastrelli, che poi ritrasse sfregandoli tra di loro. Continuò :
- Cavolo.. ti ho proprio inzuppato -
Ci risiamo con la sagra dei doppi sensi, un sorriso mi comparì spontaneamente sul volto, seguito dal suo, che aveva inteso ciò che io avevo inteso.
- Devo proprio spogliarmi qui? -
Chiesi, tra il serio e il faceto. Il viso di Maura si contrasse in una smorfia di autentica sorpresa. Tutto normale per lei?
-Che c’è? Ti vergogni di me? Se vuoi puoi andare in bagno ma ci metterò un po’ ad asciugarti i vestiti, vuoi rimanere chiuso là tutto il tempo?-
Chiese sorniona. Io colsi la sfida e cominciai a sfilarmi gli scarponi, poi mi slacciai la cintura e feci cadere i pantaloni, guardandola negli occhi.
-Oh bravo, almeno mi godo lo spettacolo -
Aggiunse sogghignando. Poi si diresse, presumo, verso la camera per andare a prendere gli asciugamani, nel frattempo continuai il mio spogliarello rimanendo in mutande e calzettoni. Decisi di essere quello che, per una volta nella vita, prende l’oggetto prezioso dimenticato sulla panchina. Maura tornò, vedendomi in piedi in mutande davanti al portone non riuscì a trattenere una rumorosa risata.
-Oh, ecco il nostro pulcino bagnato, tieni-
Così dicendo mi mise in mano un paio di asciugamani piegati, erano morbidi e profumati. Poi, non vedendo una mia particolare reazione, continuò :
-Beh, vuoi rimanere bagnato allora? Non vorrai mica che ti asciughi io? Fino a un minuto fa ti facevi problemi a spogliarti davanti a me.. -
Il tono della sua voce si era fatto più basso e mentre pronunciava quelle parole mi squadrava dalla testa ai piedi, quasi come se non vedesse un uomo nudo da chissà quanto tempo. Pensai che potesse essere proprio così, poi decisi di spingermi ancora oltre:
-Asciugami tu, me lo devi, è il minimo che tu possa fare..-
Replicai con tono insolente, squadrandola come aveva appena fatto con me. Era vestita come l’ultima volta : canottiera, felpa con la cerniera, pantaloni da casa aderenti e pantofole. La scorsi distintamente mordersi il labbro inferiore mentre si compiaceva della mia sfrontatezza, quasi pensasse “ce ne hai messo di tempo”.
-E va bene, sentiti lusingato di farti asciugare da una donna avvenente come me-
Rise di gusto, era bella, poi prese un asciugamano, lo spiegò e inizio ad asciugarmi la schiena usando la mano destra con movimenti lenti e circolari, nel mentre guardandomi come a studiare una mia reazione e gonfiando il labbro inferiore con la lingua, in pochi secondo la tensione sessuale andò alle stelle e mi ritrovai con un’erezione poderosa che faceva capolino dai boxer di cotone. Presi delicatamente la mano sinistra di Maura e la toccai strofinando il pollice sul suo palmo, guardandola negli occhi e poi guardando di nuovo le nostre mani, come ad assicurarmi di stare facendo qualcosa che voleva anche lei. Poi, vedendo il suo sguardo che dalle mani si soffermava sempre più spudoratamente sulla punta del mio cazzo che si intravedeva, ormai lasciando un’evidente traccia di liquido lucente sui peli della pancia, portai lentamente la sua mano verso di me e la appoggiai sul pacco, guidandone i movimenti con la mia. Maura non disse niente ma iniziò a massaggiarmi e a stringere dolcemente, come se stesse accarezzando un animale, nel mentre si mordeva e leccava le labbra; presi coraggio e di scatto mi avvicinai al suo volto succhiandole la lingua, Maura rispose al bacio e iniziammo a baciarci a bocca aperta leccandoci le lingue in maniera oscena, nel frattempo avevo infilato la mia mano nelle sue mutande e avevo cominciato a sfregare il suo clitoride, come immaginavo di pelo ce n’era molto anche se non avevo ancora potuto vederne il colore. Maura me lo tirò fuori e iniziò una vera e propria sega, non avevamo ancora smesso di baciarci, entrambi ancora in piedi nell’atrio dell’appartamento, io in mutande e lei vestita ma con i fuseaux calati alle cosce.
Sfilai la mano dalle sue mutande e feci per spingerla in direzione del soggiorno ma lei oppose resistenza, quasi perdendo l’equilibrio, costretta come era dagli elastici implacabili di pantaloni e mutande.
- Che c’è, non ti va più? Vuoi che ci fermiamo?-
Chiesi, con la voce rotta dall’eccitazione
-No, voglio che continuiamo così, non voglio tradire mio marito e poi… -
Emise un gemito rauco
-.. poi sto per venire, dio quanto sono eccitata, mi fai impazzire così..-
Concluse.
-Anche tu mi fai impazzire, ti leccherei ovunque, ti scoperei fino a domani.. -
Replicai affannato. Poi ripresi a masturbarla e a baciarla con desiderio.
-Si, si continua così, oh cazzo, oh cazzo vengo, vengo vengo vengo -
Gemiti soffocati le strozzavano il respiro mentre scosse di piacere le percorrevano il corpo, aumentò involontariamente il ritmo e l’intensità della sega finché un liquido bollente mi bagnò la mano con cui le davo piacere e inevitabilmente capitolai sentendo montare l’orgasmo. Una serie di fiotti di sperma iniziarono a zampillare dal mio cazzo atterrando sul pavimento in finto parquet, Maura ancora gemeva. Smisi di masturbarla e mi leccai la mano guardandola mentre gli ultimi spasmi dell’orgasmo appena provato ci abbandonavano a ondate sempre più flebili.
-Pazzo sei, ecco cosa sei, sei un pazzo.. guarda cosa mi hai fatto fare -
Fu la prima cosa che riuscì a dire, portandosi una mano sul sesso fradicio del suo piacere. Sul pavimento sotto di lei una pozza di umori e davanti a me goccioloni di sperma, il frutto del nostro piacere, del nostro desiderio reciproco era inequivocabilmente concreto.
-E guarda cosa hai fatto fare a me..-
Aggiunsi con un sorriso
Una fredda e limpida mattina di dicembre, di ritorno da un intervento ad una pompa di calore, nel prendere il mazzo di chiavi per entrare nella sede mi accorsi che la chiave contrassegnata di blu, quella che apriva la porta, si era sfilata dall’anello, visibilmente deformato. Probabilmente si era impigliata nella fodera dei pantaloni, mi infilai quindi la mano in tasca e invece che la chiave trovai un buco, maledizione, istintivamente mi accucciai per cercarla sul marciapiede quando fui investito da una doccia di acqua gelida.
“Ma che cazzo è” . Esclamai ad alta voce.
Invece di spostarmi, stupidamente, alzai la testa per capire da dove provenisse ricevendola direttamente in faccia, pensai subito a qualche inquilino dei piani superiori che aveva avuto la brillante idea di lavare il balcone o di innaffiare qualche pianta, un moto istantaneo di rabbia mi pervase.
-Oddio! Scusami Samuele, non ti avevo proprio visto, caspita, scusami davvero!-
Mi asciugai l’acqua dagli occhi poi, ancora accucciato, spostandomi come meglio potevo finii per cadere su un fianco. Misi a fuoco l’immagine e vidi Maura con con le mani al volto e, appesa al filo sopra di me, una vestaglia completamente zuppa d’acqua che continuava rilasciare goccioloni sul marciapiede. Il fatto che fosse lei la responsabile non aveva comunque placato per niente la mia rabbia, fui sollevato di appurare che non fosse acqua dei pavimenti o peggio urina di cane.
-Cazzo Maura, i panni si strizzano prima di stenderli, porca puttana sono completamente bagnato..-
Sbottai
-Hai ragione scusami scusami scusami.. non ci ho proprio pensato, e poi non ti ho visto, guardo sempre se ci sei quando esco sul balcone e.. ma cosa ci fai in terra? Ti sei fatto male? E’ colpa mia? Oh madonna che disastro..-
La sua sincera preoccupazione mi fece calmare un poco, in fondo si era trattato di uno stupido incidente, io ero accucciato e lei, dalla sua posizione, non aveva potuto vedermi.
-No, non mi sono fatto male, sto bene, ho perso la chiave della porta e la stavo cercando qui a terra. Stacci attenta la prossima volta però, cristo.-
Le dissi in tono più calmo ma comunque risentito.
-E ora non puoi nemmeno entrare? Dai vieni su che con questo freddo ti prendi qualcosa, ti asciugo i vestiti col phon e ti preparo qualcosa di caldo -
Il suo sguardo era davvero dispiaciuto mentre me lo diceva. Se in fin dei conti mi sembrava il minimo che potesse fare, l’idea di dovermi togliere i vestiti davanti a lei, per quanto mi allettasse, avrebbe dato sicuramente adito a una situazione imbarazzante in cui non mi sarei voluto cacciare. Ma oggi si meritava questo trattamento di riguardo? Probabilmente no. Al diavolo, pensai, accettai tacitamente, anche perché mi stava già dopo pochi minuti venendo freddo, mi alzai, andai al portone e aspettai che aprisse.
La casa era calda e un senso di sollievo mi colse non appena Maura chiuse la porta, mi guardava in silenzio e scuoteva la testa lasciando trasparire il suo senso di colpa.
- Dai togliti questi vestiti, vado a prenderti degli asciugamani puliti, poi ti metto su un tè, o preferisci una tisana? -
Mentre lo diceva allungò una mano toccandomi una spalla, poi strinse il tessuto e un po’ d’acqua fuoriuscì bagnandole i polpastrelli, che poi ritrasse sfregandoli tra di loro. Continuò :
- Cavolo.. ti ho proprio inzuppato -
Ci risiamo con la sagra dei doppi sensi, un sorriso mi comparì spontaneamente sul volto, seguito dal suo, che aveva inteso ciò che io avevo inteso.
- Devo proprio spogliarmi qui? -
Chiesi, tra il serio e il faceto. Il viso di Maura si contrasse in una smorfia di autentica sorpresa. Tutto normale per lei?
-Che c’è? Ti vergogni di me? Se vuoi puoi andare in bagno ma ci metterò un po’ ad asciugarti i vestiti, vuoi rimanere chiuso là tutto il tempo?-
Chiese sorniona. Io colsi la sfida e cominciai a sfilarmi gli scarponi, poi mi slacciai la cintura e feci cadere i pantaloni, guardandola negli occhi.
-Oh bravo, almeno mi godo lo spettacolo -
Aggiunse sogghignando. Poi si diresse, presumo, verso la camera per andare a prendere gli asciugamani, nel frattempo continuai il mio spogliarello rimanendo in mutande e calzettoni. Decisi di essere quello che, per una volta nella vita, prende l’oggetto prezioso dimenticato sulla panchina. Maura tornò, vedendomi in piedi in mutande davanti al portone non riuscì a trattenere una rumorosa risata.
-Oh, ecco il nostro pulcino bagnato, tieni-
Così dicendo mi mise in mano un paio di asciugamani piegati, erano morbidi e profumati. Poi, non vedendo una mia particolare reazione, continuò :
-Beh, vuoi rimanere bagnato allora? Non vorrai mica che ti asciughi io? Fino a un minuto fa ti facevi problemi a spogliarti davanti a me.. -
Il tono della sua voce si era fatto più basso e mentre pronunciava quelle parole mi squadrava dalla testa ai piedi, quasi come se non vedesse un uomo nudo da chissà quanto tempo. Pensai che potesse essere proprio così, poi decisi di spingermi ancora oltre:
-Asciugami tu, me lo devi, è il minimo che tu possa fare..-
Replicai con tono insolente, squadrandola come aveva appena fatto con me. Era vestita come l’ultima volta : canottiera, felpa con la cerniera, pantaloni da casa aderenti e pantofole. La scorsi distintamente mordersi il labbro inferiore mentre si compiaceva della mia sfrontatezza, quasi pensasse “ce ne hai messo di tempo”.
-E va bene, sentiti lusingato di farti asciugare da una donna avvenente come me-
Rise di gusto, era bella, poi prese un asciugamano, lo spiegò e inizio ad asciugarmi la schiena usando la mano destra con movimenti lenti e circolari, nel mentre guardandomi come a studiare una mia reazione e gonfiando il labbro inferiore con la lingua, in pochi secondo la tensione sessuale andò alle stelle e mi ritrovai con un’erezione poderosa che faceva capolino dai boxer di cotone. Presi delicatamente la mano sinistra di Maura e la toccai strofinando il pollice sul suo palmo, guardandola negli occhi e poi guardando di nuovo le nostre mani, come ad assicurarmi di stare facendo qualcosa che voleva anche lei. Poi, vedendo il suo sguardo che dalle mani si soffermava sempre più spudoratamente sulla punta del mio cazzo che si intravedeva, ormai lasciando un’evidente traccia di liquido lucente sui peli della pancia, portai lentamente la sua mano verso di me e la appoggiai sul pacco, guidandone i movimenti con la mia. Maura non disse niente ma iniziò a massaggiarmi e a stringere dolcemente, come se stesse accarezzando un animale, nel mentre si mordeva e leccava le labbra; presi coraggio e di scatto mi avvicinai al suo volto succhiandole la lingua, Maura rispose al bacio e iniziammo a baciarci a bocca aperta leccandoci le lingue in maniera oscena, nel frattempo avevo infilato la mia mano nelle sue mutande e avevo cominciato a sfregare il suo clitoride, come immaginavo di pelo ce n’era molto anche se non avevo ancora potuto vederne il colore. Maura me lo tirò fuori e iniziò una vera e propria sega, non avevamo ancora smesso di baciarci, entrambi ancora in piedi nell’atrio dell’appartamento, io in mutande e lei vestita ma con i fuseaux calati alle cosce.
Sfilai la mano dalle sue mutande e feci per spingerla in direzione del soggiorno ma lei oppose resistenza, quasi perdendo l’equilibrio, costretta come era dagli elastici implacabili di pantaloni e mutande.
- Che c’è, non ti va più? Vuoi che ci fermiamo?-
Chiesi, con la voce rotta dall’eccitazione
-No, voglio che continuiamo così, non voglio tradire mio marito e poi… -
Emise un gemito rauco
-.. poi sto per venire, dio quanto sono eccitata, mi fai impazzire così..-
Concluse.
-Anche tu mi fai impazzire, ti leccherei ovunque, ti scoperei fino a domani.. -
Replicai affannato. Poi ripresi a masturbarla e a baciarla con desiderio.
-Si, si continua così, oh cazzo, oh cazzo vengo, vengo vengo vengo -
Gemiti soffocati le strozzavano il respiro mentre scosse di piacere le percorrevano il corpo, aumentò involontariamente il ritmo e l’intensità della sega finché un liquido bollente mi bagnò la mano con cui le davo piacere e inevitabilmente capitolai sentendo montare l’orgasmo. Una serie di fiotti di sperma iniziarono a zampillare dal mio cazzo atterrando sul pavimento in finto parquet, Maura ancora gemeva. Smisi di masturbarla e mi leccai la mano guardandola mentre gli ultimi spasmi dell’orgasmo appena provato ci abbandonavano a ondate sempre più flebili.
-Pazzo sei, ecco cosa sei, sei un pazzo.. guarda cosa mi hai fatto fare -
Fu la prima cosa che riuscì a dire, portandosi una mano sul sesso fradicio del suo piacere. Sul pavimento sotto di lei una pozza di umori e davanti a me goccioloni di sperma, il frutto del nostro piacere, del nostro desiderio reciproco era inequivocabilmente concreto.
-E guarda cosa hai fatto fare a me..-
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