Gelosia retroattiva Pt. 2

di
genere
sentimentali

Abbiamo appena finito. E’ stato carino ma niente di speciale, d’altronde il sesso è l’atto meno originale che esista fin dai tempi della comparsa dell’uomo sulla terra, forse anche da prima.

Ti guardo, accoccolata sul mio petto, vista così sei bellissima, sei talmente bella che riesci a smorzare quell’esigenza che ultimamente, appena espulso il seme, impelle in me di trovare una scusa per cacciare di casa la partner di turno o di levare le tende nel caso mi trovi a casa sua o da qualche altra parte. Eppure non sei neanche così bella, oggettivamente.

Non ho avuto molte donne dopo Eva, non perché non ne abbia avuto la possibilità, il motivo è che quello che prima trovavo intrigante e talvolta sensuale in loro ora fondamentalmente mi infastidisce, quello che normalmente viene chiamato “il gioco della seduzione” intendo. Mi infastidisce il loro modo di ridere alle stupide battute che faccio, spesso calco volutamente la mano sulla stupidità della battuta stessa per vedere fino a che punto riescono a spingersi, dopodiché perdo interesse e ripiego su una birra o su qualcosa di più forte, mi infastidisce il fatto che ogni cosa fatta o detta da una donna, per quanto possa sembrare naturale, non è mai fatta o detta a caso, c’è sempre un secondo fine, dal più innocente al più becero. Dal canto mio sono praticamente fuori da questo gioco, lo trovo patetico, ho smesso da tempo di spendere soldi, energie e sorrisi per fare colpo su donne che probabilmente dopo la prima notte passata insieme mi avranno già stancato, per cosa poi? Bene che mi vada un orgasmo. Meglio la birra.
Intendiamoci, le donne mi piacciono ancora molto ma credo che la batosta subita mi abbia messo decisamente sulla difensiva, è come aver acquisito una sorta di sgradito super potere che mi permette di smascherare ogni vezzo femminile anche se abilmente padroneggiato e questo mi porta a credere forse nemmeno alla metà delle cose che mi vengono dette da una donna durante il suddetto gioco.

Stranamente, però, per qualche meccanismo malato, questa mia bolla di inaccessibilità e di silenzioso giudizio risulta attraente per il “gentil sesso”, chissà cosa ci vedono.

Ripenso a come ero prima di conoscere Eva, non sono mai stato un completo sprovveduto, sia chiaro, ma da innamorato ho sempre preso per buono tutto (o quasi) quello che diceva o faceva la donna al centro dei miei desideri, confidando nel vecchio adagio che recita che la buona fede sia presunta e quella cattiva vada dimostrata. A volte ho fatto bene, altre meno bene, tutto sommato però sono sempre riuscito a vivere la mia vita sentimentale e sessuale con serenità, ora invece mi sento come un cane che d’istinto è diffidente verso le persone vestite di nero perché probabilmente una persona vestita di nero l’ha preso a calci in culo e a bastonate. Io sono diventato diffidente nei confronti delle donne, non mi fido di loro, sento puzza di costruito e artefatto lontano un chilometro. Per me ogni donna nasconde in se una Eva e per quanto possa essere sbagliato generalizzare più passa il tempo più mi accorgo che la speranza di sbagliarmi perde di luminosità.

E poi ci sei tu, accoccolata sul mio petto, ci vediamo da un po’ ormai, quanto sarà? Due, tre mesi? Faccio fatica anche a ricordare come ci siamo conosciuti. Non abbiamo mai parlato del nostro passato ma non per scelta, io non ho chiesto e tu non hai detto, tu non hai chiesto e io non ho detto.
Mi piacerebbe tanto innamorarmi di te, giuro, mi piace il tuo odore, il tuo corpo e perfino la tua voce, cosa rara di questi tempi. Mentre penso questo penso anche che non succederà mai perché non mi fiderò mai di te, anche se razionalmente so che non sei Eva.

Io non credo che tu sia realmente interessata se ti parlo di tubature o macchinari industriali, per quanto possa apprezzare lo sforzo che fai per farmelo credere. Non credo che tu voglia davvero sapere come è andata la mia giornata, lo capisco dalle domande che mi fai, banali e soprattutto non pertinenti, non credo che tu sia realmente d’accordo con me quando dici che sei d’accordo con me, lo dici per evitare che io inizi a spiegarti perché dovresti essere d’accordo con me, la verità è che non ti interessa nemmeno avere un’opinione su quello che ti sto dicendo. Non ti credo quando dici di non essere d’accordo con me, lo fai giusto per darti un tono o per partito preso.

Almeno c’è il sesso, no? Quello sulla carta va veramente alla grande, però.. io non credo alle facce che fai quando godi, mi infastidiscono i tuoi urletti portati al parossismo. Io non credo ai tuoi orgasmi, non ti credo quando mi dici che sei venuta 2, 3 o chissà quante volte e sinceramente non me ne frega più di tanto. Non ti credo quando mi dici che ti fa male mentre ti sto scopando nel culo, chissà quanti ne avrai presi, anche più grossi del mio. Non ti ho creduto quella volta che mi hai detto che non avevi mai ingoiato, ma chi te lo ha chiesto? Ma c’è veramente bisogno di tutta questa pagliacciata?
Quanto ti disprezzo mentre ti sbatto il cazzo in faccia, in quel momento per me sei l’ultima delle troie, anche se non te lo dico, anche se dopo essere venuto mi sento un po’ in colpa per averlo pensato, fino alla prossima volta.

A mio modo ti voglio bene, mi fai tenerezza e spesso penso che meriteresti di meglio, ma ormai non sono più sicuro di sapere davvero cosa sia meglio e cosa sia peggio.

A mio modo ti amo con la stessa intensità con cui ti odio e con cui odio me stesso per essere diventato così.


Spero di guarire.

scritto il
2018-07-28
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