Ce la faremo?
di
Pantelleria
genere
interviste
Mi accodo a chi mi ha preceduto anche se, per essere precisi, nel corso del tempo chi mi ha preceduto ha perlopiù offerto ai lettori di questo sito una disamina critica nei confronti di chi pubblica a ripetizione racconti più o meno sgrammaticati che narrano mirabolanti imprese con nonne, con zie, cugine, sorelle ed eventuali corrispettivi maschili, senza dimenticare gli amanti delle sconclusionate avventure con Fido o con Furia, forse memori -e nostalgici- delle gesta dell’On. Ilona Staller, protagonista della ben nota leggenda metropolitana che ormai da una trentina d’anni spopola tra le più pecorecce chiacchiere da bar.
Riflettevo sul fatto che la forza di questo sito è proprio quella di dare a chiunque la possibilità di esprimersi senza -che io sappia- alcun tipo di censura, spesso anche a chi non ha propriamente dimestichezza con i verbi, con la punteggiatura e con la grammatica in generale, oppure, a chi non dispone di molta verve narrativa scadendo talvolta nella banalità o, infine, a chi semplicemente non ha granché da raccontare.
Personalmente non mi trovo infastidito da queste categorie di contributi perché, credo, sia molto facile sentirsi superiore a qualcuno e sia altrettanto facile che qualcuno si senta superiore a noi come in una specie di gerarchia metafisica nella quale esiste un podio da quale guardare qualcuno dall’alto o dal basso. Quando viene pubblicato un racconto che per uno qualsiasi dei sopracitati motivi non mi piace o non mi prende, semplicemente, passo oltre e, come dicevo, l’assenza di una revisione da parte un ipotetico redattore è, per come la vedo io, un valore aggiunto piuttosto che un limite all’elevarsi della prosa. Non credo quindi che esista una sorta di “livello qualitativo” da mantenere alto che qualcuno tenti di compromettere pubblicando pensierini da Pierino arrapato.
Qualcuno ha proposto un limite, se non erro, giornaliero per la pubblicazione di racconti. Questa potrebbe essere una soluzione per chi effettivamente “spamma” contenuti a volte banali e ripetitivi che però, tutto sommato, suscitano fastidio nella misura dello spazio che occupano sulla homepage, costringendoci quindi a scorrere verso il basso; questo sistema a limite giornaliero non risolverebbe però il problema di quella che credo possa essere la vera piega (o piaga) che, temo, potrebbe prendere questo sito al pari di tanti altri dove autori amatoriali possono mettere nero su bianco le loro esperienze e fantasie, erotiche e non.
Non mi sembra di averne ancora sentito parlare, appunto, da chi mi ha preceduto ma posso sbagliarmi, qualcuno di voi avrà già capito, sto parlando ovviamente di chi si avvale dell’intelligenza artificiale per scrivere racconti, in questo caso racconti erotici.
Credo che bisognerebbe riflettere con cura su questo tema, che si, lo ammetto, mi sconforta assai.
C’è innanzitutto, a mio avviso, un problema potremmo dire etico nel servirsi di questi strumenti, quasi come se fosse una scorrettezza nei confronti di chi invece prova, seppur con tutti i suoi limiti, a creare qualcosa di proprio. Fortunatamente si riesce ancora a discernere, a riconoscere le parole uscite dalla penna (in questo caso da una tastiera) nelle mani di un essere umano da quelle prodotte da un algoritmo che sostanzialmente non inventa nulla ma mastica, digerisce tutto ciò che di pertinente riesce a trovare ed espelle da suo orifizio digitale un testo che al cervello umano può apparire ragionevolmente sensato.
Questo limite, diciamo, “non umano”, potrebbe però in futuro diventare molto meno netto, chi ha mai sentito parlare del test di Turing sa a cosa mi riferisco, raffinandosi a tal punto da far diventare un testo prodotto completamente o in parte da un’intelligenza artificiale indistinguibile da un testo scritto da un essere umano.
Ecco, questo credo che potrebbe davvero andare a destabilizzare il famoso “livello qualitativo” di cui ho sentito parlare dai detrattori dei simpatici tromba-nonne tanto vituperati; quando leggiamo di qualcuno che fa l’ammucchiata con mamma, sorella e l’allegra fattoria stiamo ascoltando le sue fantasie, più o meno recondite, più o meno malate, il giudizio aprioristico è esente, stiamo entrando in empatia con i pensieri di un’altra persona. Ci può eccitare, ci può annoiare, ci può far inorridire o indignare ma in ogni caso, il più delle volte, ci arricchisce. Una piccola parte della coscienza di quella persona ora appartiene anche a noi e potenzialmente al mondo intero. Credo che tutto ciò non possa succedere se leggiamo qualcosa prodotto da una macchina o da un algoritmo e mi auguro di non essere il solo a sentirsi quantomeno perplesso, per non dire sconfortato, se non addirittura depauperato nell’animo dopo aver letto uno di questi testi.
Qualcuno (spero di no) mi accuserà di luddismo da quattro soldi o magari semplicemente di essere spaventato dall’ineluttabilità del mondo che avanza e cambia, finendo per rifiutare l’avvenire anziché imparare a conoscerlo ed eventualmente dare il mio contributo per renderlo migliore.
Qualche tempo fa ho visto lo spot di una nota marca di cosmetici che invitava ad impegnarsi per “insegnare all’intelligenza artificiale ad essere più inclusiva”, dopo che tale sistema aveva prodotto l’immagine di un’avvenente donna caucasica alla richiesta di definire “la bellezza”, porto questo esempio non per esprimere un giudizio sul messaggio che semplicisticamente potrebbe emergere ma su quello, ben più inquietante, mascherato dal solito e un po’ stantio politicamente corretto.
Ognuno, compreso chi gestisce questo sito, a mio modesto parere, dovrebbe chiedersi se è davvero questo il futuro “artistico” che auspica sia per questa piccola comunità di sporcaccioni che per sé stesso e per chi verrà dopo.
Riflettevo sul fatto che la forza di questo sito è proprio quella di dare a chiunque la possibilità di esprimersi senza -che io sappia- alcun tipo di censura, spesso anche a chi non ha propriamente dimestichezza con i verbi, con la punteggiatura e con la grammatica in generale, oppure, a chi non dispone di molta verve narrativa scadendo talvolta nella banalità o, infine, a chi semplicemente non ha granché da raccontare.
Personalmente non mi trovo infastidito da queste categorie di contributi perché, credo, sia molto facile sentirsi superiore a qualcuno e sia altrettanto facile che qualcuno si senta superiore a noi come in una specie di gerarchia metafisica nella quale esiste un podio da quale guardare qualcuno dall’alto o dal basso. Quando viene pubblicato un racconto che per uno qualsiasi dei sopracitati motivi non mi piace o non mi prende, semplicemente, passo oltre e, come dicevo, l’assenza di una revisione da parte un ipotetico redattore è, per come la vedo io, un valore aggiunto piuttosto che un limite all’elevarsi della prosa. Non credo quindi che esista una sorta di “livello qualitativo” da mantenere alto che qualcuno tenti di compromettere pubblicando pensierini da Pierino arrapato.
Qualcuno ha proposto un limite, se non erro, giornaliero per la pubblicazione di racconti. Questa potrebbe essere una soluzione per chi effettivamente “spamma” contenuti a volte banali e ripetitivi che però, tutto sommato, suscitano fastidio nella misura dello spazio che occupano sulla homepage, costringendoci quindi a scorrere verso il basso; questo sistema a limite giornaliero non risolverebbe però il problema di quella che credo possa essere la vera piega (o piaga) che, temo, potrebbe prendere questo sito al pari di tanti altri dove autori amatoriali possono mettere nero su bianco le loro esperienze e fantasie, erotiche e non.
Non mi sembra di averne ancora sentito parlare, appunto, da chi mi ha preceduto ma posso sbagliarmi, qualcuno di voi avrà già capito, sto parlando ovviamente di chi si avvale dell’intelligenza artificiale per scrivere racconti, in questo caso racconti erotici.
Credo che bisognerebbe riflettere con cura su questo tema, che si, lo ammetto, mi sconforta assai.
C’è innanzitutto, a mio avviso, un problema potremmo dire etico nel servirsi di questi strumenti, quasi come se fosse una scorrettezza nei confronti di chi invece prova, seppur con tutti i suoi limiti, a creare qualcosa di proprio. Fortunatamente si riesce ancora a discernere, a riconoscere le parole uscite dalla penna (in questo caso da una tastiera) nelle mani di un essere umano da quelle prodotte da un algoritmo che sostanzialmente non inventa nulla ma mastica, digerisce tutto ciò che di pertinente riesce a trovare ed espelle da suo orifizio digitale un testo che al cervello umano può apparire ragionevolmente sensato.
Questo limite, diciamo, “non umano”, potrebbe però in futuro diventare molto meno netto, chi ha mai sentito parlare del test di Turing sa a cosa mi riferisco, raffinandosi a tal punto da far diventare un testo prodotto completamente o in parte da un’intelligenza artificiale indistinguibile da un testo scritto da un essere umano.
Ecco, questo credo che potrebbe davvero andare a destabilizzare il famoso “livello qualitativo” di cui ho sentito parlare dai detrattori dei simpatici tromba-nonne tanto vituperati; quando leggiamo di qualcuno che fa l’ammucchiata con mamma, sorella e l’allegra fattoria stiamo ascoltando le sue fantasie, più o meno recondite, più o meno malate, il giudizio aprioristico è esente, stiamo entrando in empatia con i pensieri di un’altra persona. Ci può eccitare, ci può annoiare, ci può far inorridire o indignare ma in ogni caso, il più delle volte, ci arricchisce. Una piccola parte della coscienza di quella persona ora appartiene anche a noi e potenzialmente al mondo intero. Credo che tutto ciò non possa succedere se leggiamo qualcosa prodotto da una macchina o da un algoritmo e mi auguro di non essere il solo a sentirsi quantomeno perplesso, per non dire sconfortato, se non addirittura depauperato nell’animo dopo aver letto uno di questi testi.
Qualcuno (spero di no) mi accuserà di luddismo da quattro soldi o magari semplicemente di essere spaventato dall’ineluttabilità del mondo che avanza e cambia, finendo per rifiutare l’avvenire anziché imparare a conoscerlo ed eventualmente dare il mio contributo per renderlo migliore.
Qualche tempo fa ho visto lo spot di una nota marca di cosmetici che invitava ad impegnarsi per “insegnare all’intelligenza artificiale ad essere più inclusiva”, dopo che tale sistema aveva prodotto l’immagine di un’avvenente donna caucasica alla richiesta di definire “la bellezza”, porto questo esempio non per esprimere un giudizio sul messaggio che semplicisticamente potrebbe emergere ma su quello, ben più inquietante, mascherato dal solito e un po’ stantio politicamente corretto.
Ognuno, compreso chi gestisce questo sito, a mio modesto parere, dovrebbe chiedersi se è davvero questo il futuro “artistico” che auspica sia per questa piccola comunità di sporcaccioni che per sé stesso e per chi verrà dopo.
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