I nostri saffici giochi proibiti - Continuo a scrivere (parte 2)

di
genere
pissing

Le mie suppliche non servono a niente se non a farti eccitare ancora di più. Ti imploro di farmi cagare. Ti dico che farò tutto quello che vuoi, devo cagare, non ce la faccio più. Tu non mi ascolti; in tutta risposta mi tiri uno schiaffo e subito dopo mi schiacci la faccia a terra.
Ora sono con le mani dietro la schiena, in ginocchio, il culo alzato e la faccia sul pavimento. Inizi a sputarmi sul culo e a lubrificarlo alla meglio. Un dito, due dita. Entrano facilmente, ce l’ho molto elastico e abbastanza allargato, cosa alla quale hai contribuito spesso nell’ultimo anno con i tuoi strap-on. Tre dita. Inizio a sentirle.
Ti supplico di usare almeno il lubrificante. Me lo concedi. Mi cospargi il buco di lubrificante e lo spalmi diligentemente all’interno con le dita. Sento distintamente che mi tocchi le feci, difatti quando estrai le dita sono tutte sporche di merda. Senza troppe gentilezze me le infili in bocca per fartele pulire, ridendo di gusto e constatando quanta merda abbia nel culo, poi fai altrettanto con il plug.
Sono pronta. Spero.
Sento il freddo pungente del plug appoggiato sul mio ano, poi pian piano inizi a farlo entrare. Mi sento dilaniata, quando arriva al punto più largo urlo dal dolore. Un tuo calcio nello stomaco mi zittisce. Piango in silenzio, ma intanto godo sempre di più, godo come la schifosa perversa quale sono.
È tutto dentro, mi sento riempita, colma. È una sensazione stranissima. Sento di dover cagare, mi sembra di star cagando ma è solo l’effetto del plug. Mi tocchi la figa, è fradicia.

Ora inizia la parte peggiore del tuo sadismo. Ti siedi sul divano, mi fai cenno di seguirti a gattoni. Sarò il tuo poggiapiedi.
Non ho idea quanto tempo sia passato. So solo che le ginocchia e le braccia mi fanno malissimo e mi sembra di esplodere. Di tanto in tanto mi tiri qualche calcio o ti fai leccare i piedi, cosa che adori. Poi torni a guardare il telefono per un tempo che mi pare interminabile. A volte mi strofini un piede sulla figa, eccitandomi ancora di più. Ti odio. No, non è vero. Ti amo. Ti amo alla follia.
Ti spogli, sei completamente nuda ora. Dio quanto sei bella. Mi ordini di leccarti la figa, sa di sudore e piscio, non ti sei lavata. Sai che mi dà fastidio, lo fai apposta. Lecco avidamente con la testa fra le tue gambe, mentre stai seduta comodamente sul divano. Tu gemi, godi, ti contorci dal piacere e mi tieni la testa afferrandomi i capelli. Continuo a leccarti finché non vieni, urlando; altri venti o forse trenta interminabili minuti di crampi.

Sospiri. Ti alzi, dicendo che dobbiamo provare il guinzaglio. Penso che tu me lo voglia solo mettere al collo ma hai altro in mente: frustate. Non so quante me ne arrivano, non me le fai manco contare. Vuoi solo godere sentendomi urlare e guardandomi contorcere dal dolore. Non posso vederla, ma mi sussurri all’orecchio che ho la schiena che sembra un quadro astratto da tutti i segni delle frustate.
Piango. Mi hai fatto davvero male stavolta. Ti guardo con gli occhi lucidi e ti chiedo se sono stata brava. Mi baci. Dolcemente, sensualmente, accarezzandomi la testa e il viso. È il tuo modo per dire sì. Ti chiedo se ora posso cagare, cercando di fare appello a tutta la mia tenerezza. Ridi. “Certamente troia”. Tremo.

Mi ordini di precederti in bagno, a gattoni, mentre mi porti al guinzaglio. Hai in mano la ciotola. Ho capito tutto sai?
Raggiungo velocemente il piatto della doccia, mi dici di cagare nella ciotola.
Mi tolgo il plug piano piano per cercare di avere controllo del mio sfintere ma è come togliere un tappo a una diga. Esplodo, letteralmente. Piscio e merda a quantità, ma riesco a centrare la ciotola almeno con la merda. È tantissima. Qualche stronzo solido e altra merda morbida. Dio, non penso di aver mai cagato così tanto in una volta sola in vita mia, ho quasi goduto.
Ti ringrazio per avermi fatto liberare. Immagino che ora mi ordinerai di mangiare la mia merda dalla ciotola e invece sai sempre sorprendermi. Mi ordini di uscire dalla doccia e di aspettare che la cena sia completa.
Ora ho capito tutto. Ti sistemi la ciotola sotto al culo e caghi, mentre il tuo piscio si unisce al mio sul piatto della doccia. Un unico stronzo, marrone scuro, molto duro e dall’odore nauseante. “Ora a quattro zampe cagna e mangia. Tutto.”

Sono a quattro zampe, con i gomiti a terra, la faccia sopra quella ciotola piena di merda, la mia e la tua. Addento, mastico, ingoio. Non posso usare le mani. Ho il mento, il naso, e le guance sporche di merda. Mi viene da vomitare ogni volta che deglutisco, ogni volta che respiro.
L’odore è forte, acre. Il gusto è amaro, cattivo, ma ormai mi sono abituata. Mi mancava, ero in astinenza. Fagocito tutto, sembro indemoniata, ma in cuor mio spero sia finita. No. Manca ancora mezza ciotola.
È a questo punto che ti viene in mente di farmi impazzire. Ti allontani per qualche istante, torni con il tuo ovetto vibrante e me lo infili nella figa senza troppi complimenti. Entra senza problemi, sono fradicia. Lo accendi.
Ora è ancora più difficile, sono scossa da orgasmi continui e in preda ai conati di vomito. Non capisco più nulla, continuo a mangiare merda arrivando a infilare direttamente la faccia nella ciotola. E qui arriva il bello. Non mi sono accorta che ti sei allontanata di nuovo; lo capisco solo quando sento qualcosa di familiare appoggiarsi al mio ano sporco di merda. Ti sei messa lo strap-on.
Inizi a scoparmi il culo, con ancora l’ovetto nella figa. È un orgasmo continuo. Non so quanto sei andata avanti. Sento tutto e non sento niente allo stesso tempo, sono dissociata a causa del piacere. Di tanto in tanto uno schiaffo, dolore. Un’altra scossa, è un altro orgasmo? No, è dolore, forte. Mi hai stretto un capezzolo. Ecco, ora arriva l’orgasmo.
Ti sento ansimare, stai esaurendo le energie. Ti accasci su di me, cinque, forse sei colpi forti nel culo. Urlo, di piacere.
Sono sfinita, distrutta, faccio letteralmente schifo. Ho la faccia piena di merda, la bocca impastata. L’odore nel bagno è nauseabondo, quello dei peggiori bagni pubblici a confronto è un piacevole aroma.
Ti sfili da dentro di me e mi togli l’ovetto, spento. Si è scaricato, non ricordo nemmeno quando. Mi guardi, ridi, mi baci. Tossisci per il sapore e l’odore di merda che emano, ma continui a leccarmi la faccia e a mangiare tutti i residui di merda che ho addosso. Mi guardi: “sei il mio cesso preferito”. Lo so. Mi accontento di questo. Sono felice.

Pochi minuti dopo mi stimolo il vomito. Otto scariche in tutto, c’era anche la cena. Vomito nel gabinetto finché non esce solo bile biancastro. Questa volta non hai voluto che ti vomitassi addosso, sei già soddisfatta così.
Laviamo il bagno e la doccia, disinfettiamo tutto, ci laviamo a vicenda limonando e coccolandoci sotto la doccia calda. Mi lavi il culo, la figa. Mi metti la crema antibiotica davanti e dietro, brucia, ma è fondamentale per evitare infezioni. Mi assisti in tutta la mia routine post giochi.
Ci buttiamo a letto, pulite come se non avessimo fatto nulla nelle quattro ore e mezza precedenti. Già, quattro ore e mezza da quando sono entrata.
È notte inoltrata, fuori c’è la nebbia, fitta.
Mi inviti a dormire da te, sono distrutta.
A letto ci coccoliamo, ci baciamo, mi accarezzi e mi baci su tutto il corpo. Ci addormentiamo così, nude, abbracciate. Vorrei dire innamorate, ma posso dire solo innamorata. Io. Di te.
Ti amo. Grazie.
scritto il
2025-02-01
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