I nostri saffici giochi proibiti

di
genere
pissing

“Ho voglia di cagarti in bocca, mi sto già toccando. Vieni?”
La maggior parte dei nostri giochi inizia così, con te che mi scrivi per soddisfare le tue sporche e perverse fantasie.
Chi ti credi di essere? Pensi di avere potere su di me? Pensi che obbedirò come una cagna e che verrò a farmi usare come una latrina umana? Ho una dignità io.
Ma chi voglio prendere in giro… Io non ho una dignità, la dignità è limitante. Io voglio essere tua, non mi interessa come. Io ti amo e lo so, lo so che tu non ricambi. Come potresti in fondo? Per te le donne sono solo uno sfizio, un ripiego, lo sono sempre state… me lo hai detto tu stessa.
E poi questa perversione è ciò che ci ha fatto legare, no? Dopo quelle prime timide confessioni, quei primi baci e quelle prime scopate nel tuo letto, abbiamo iniziato a esplorare assieme questo mondo che ci schifava ma al contempo ci intrigava.
Quanto tempo è passato ormai? Due anni? Due anni in cui quasi ogni nostro amplesso è un tripudio di perversione e disgusto, almeno per chi dovesse giudicarci.
Mi hai reso tua succube, la tua schiava, il tuo cesso personale. E dio se amo tutto questo. Dio se amo te.
“Arrivo padrona… non vedo l’ora.”

Entro a casa tua. È già successo tante volte ma sono sempre agitata come la prima volta che ho leccato il tuo culo sporco di merda: eccitazione e repulsione solo all’idea di quello che stai per farmi. Tu sei lì, in piedi, dea trentaduenne di bellezza proletaria: mutandine, una maglietta stinta di un festival e nessuna traccia di reggiseno per coprire la tua quarta che fa invida alla mia povera seconda. Hai i capezzoli turgidi, probabilmente per il climatizzatore a tutta potenza, li vedo… vorrei morderli subito.
Ti abbraccio. Mi sei mancata, tanto.
Ci baciamo. Le nostre lingue si intrecciano mentre le nostre labbra giocano a rincorrersi. Ti bacerei per ore, vorrei urlarti il mio amore ma non lo accetteresti… quindi te lo dimostrerò in altri modi, come piace a te.
Le nostre mani iniziano a danzare sui nostri corpi: ci tocchiamo il volto, la schiena, i capelli, il seno, il culo. Poi tu decidi che ne hai abbastanza di romanticherie e con la mano stretta al collo mi spingi contro il muro. Sei più alta di me, alzo lo sguardo per guardarti negli occhi iniettati di perversa lussuria. Qualche morso sul collo, qualche schiaffo in faccia, uno sputo in bocca, altri baci. Mi sfili il crop top, io ti sfilo la maglietta. Madonna il tuo seno… è così bello. Provo a chinarmi per succhiarti i capezzoli ma tu hai altri piani per me.
Mi fai girare con le mani al muro e mi liberi dall’ingombro del reggiseno e degli shorts, scoprendo con piacere che non portavo le mutandine. Ridi e mi insulti, sfiorandomi la figa già fradicia. Ti sfili le mutandine anche tu, appallottolandole e infilandomele senza troppi complimenti in bocca a mo’ di gagball. Sanno di piscio e sudore, hanno il tuo gusto, sanno di te.
Iniziano gli schiaffi. Dieci, venti, trenta, quaranta e infine cinquanta. Le hai contate. Ho il culo in fiamme e la figa che pulsa, ad ogni decina ti fermavi e per scoparmi con due dita uno dei miei pertugi a tua scelta. Sono alla tua mercé.

I preliminari sono finiti. Mi dici che ora vuoi svuotarti, ti rispondo che son qui per questo.
“Andiamo in bagno.”
Annuisco. Tremo. Ti seguo.
Ormai conosco la procedura, non c’è bisogno che tu mi dia ordini. Mi sdraio nella doccia, ci sto comodamente in quei due metri circa di lunghezza. Mi passeggi accanto, posso ammirarti in tutta la tua maestosità. Le gambe sode e e muscolose, il tuo magnifico culo a pesca, il tuo seno divino, quell’accenno di pancetta che ti rende leggermente in carne come piace a me.
Ti metti in squat sopra la mia faccia, con la figa all’altezza della bocca. Prima mi fai bere, certo. Spalanco la bocca in un sorriso e attendo il tuo nettare dorato. Non ci vuole molto. La mia bocca si riempie presto di piscio fino all’orlo, cola dai lati bagnandomi le guance e creando una pozza sotto i capelli. Ti fermi, vuoi che ingoi. Alzo leggermente la testa e mando giù, ha un gusto acre ma ormai ci sono abituata, tiro fuori la lingua per farti vedere quanto sono stata brava, provando a compiacerti. Per risposta un altro getto, giusto per riempirmi la bocca di nuovo. Mando giù altre quattro volte prima di svuotarti completamente.
Ora però arriva il momento per cui sono venuta. Ti giri al contrario dandomi la schiena, mantenendo lo squat. Il tuo buco del culo è allineato con la mia bocca. Respirando posso già sentire l’odore di merda che si mischia a quello del piscio sul piatto della doccia.
Inizi a spingere. Vedo con la coda dell’occhio il buco che inizia a dilatarsi. Fai con calma, vuoi farmi impazzire. Pochi attimi dopo la sento, sta uscendo, è morbida senza essere sciolta, la consistenza perfetta. Spalanco la bocca per accogliere tutta tua merda, si deposita all’entrata della gola ma è così tanta che fuoriesce come una montagnetta.
Ho i conati di vomito, sento il gusto amaro della merda con la lingua, devo respirare col naso ma ad ogni respiro l’odore amplifica il gusto. Tu sei in piedi che ridi e mi riempi di insulti. Lesbica mangiamerda, cesso, schifo vivente. Ogni insulto è un brivido fra le gambe. Mi tocco, sono fradicia. Cerco di tenere tutta la tua merda in bocca il più possibile ma prima voglio toccarmi, lo necessito. Tu però non sei d’accordo e mi fermi la mano con un piede. Prima devo ingoiare.
Mi siedo. Tengo la merda con le mani per non farla cadere anche se un po’ mi è già finita sul seno. Comincio a masticare e a mandare giù a piccoli pezzi. Ormai la bocca si è abituata al gusto e io mi sono allenata tanto anche con la mia per fare bella figura con te. La prima volta che mi hai cagato in bocca ho vomitato quasi istantaneamente, poi col tempo sono riuscita a mandare giù qualche piccolo pezzo prima di vomitare. Sembrano secoli di distanza quei momenti, ora mastico con voracità e ingoio poco per volta, tutto e incessantemente.
Ho finito. Ho le labbra, le guance e la bocca sporca di merda ma ho mandato giù tutto. Respiro affannosamente. Conati, molto forti, ma resisto. Tu sorridi e mi accarezzi spalmandomi quella poca merda rimasta in faccia. Mi dici che sono stata molto brava e che sono il miglior cesso del mondo. Non potevi farmi un complimento migliore.
Mi chiedi se devo cagare pure io ma non mi scappa, però devo pisciare. Mi ordini di pisciarti in faccia, non me lo faccio ripetere due volte. Ti lavo completamente con il mio getto biancastro, ne bevi anche un pochettino. Basta squat, mi siedo sulla tua faccia con la figa sulla tua bocca. Le ginocchia mi fanno comunque male appoggiate sul piano della doccia ma la tua lingua mi fa passare ogni male. Sono in estasi, perdo la cognizione del tempo e mi lecco le labbra per assaporare gli ultimi pezzettini di merda non ancora ingoiati. Esplodo in un orgasmo potente, un orgasmo di quelli che solo tu sai darmi.
Ci inginocchiamo, ci baciamo. Ormai la merda piace anche a te, peccato non averne oggi. Ma fa niente, mi consoli e mi dici che sarà per la prossima volta.
Manca ancora una cosa però. Devo vomitare tutta la merda ingoiata. È la parte che preferisci, farti vomitare addosso. Mi infilo due dita in gola e comincio come a sditalinarmela. Poco dopo un getto giallastro-marrone ti inonda le tette: merda, piscio, cibo e bile. Vomito altre tre volte fino ad essere completamente vuota. Ho le lacrime agli occhi. Tu hai i conati, ti alzi in piedi e mi vomiti in faccia. Ci sdraiamo in quella palude di piscio, vomito e tracce di merda abbracciate, limonando come forsennate e scopandoci le fighe con le dita. Veniamo entrambe e ci accasciamo.

Dopo aver lavato quello schifo ed esserci fatte una lunga e scrupolosa doccia per ripulirci e toglierci quegli odori da addosso, in cui non manchiamo di scoparci ancora un po’, procedo con la routine post giochi: gargarismi con colluttorio antibatterico, fermenti lattici, antibiotico intestinale e antimicrobico. Dovrò andare avanti per giorni. Ma sono felice, è un sacrificio che faccio volentieri per te e per soddisfare le nostre perversioni.
Ci fumiamo una sigaretta post doccia in balcone, fantastichiamo sui prossimi giochi, parliamo del più e del meno, di amici, di università e di politica.
Io sono quasi assente. Vorrei solo dirti quanto sono innamorata di te ma so che non potrebbe funzionare mai. Ne abbiamo già parlato. Al massimo posso essere questo, la tua scopamica, il tuo giocattolo, il tuo cesso. Così sia. Tutto pur di vederti felice. Tutto pur di stare con te. Usami. Non desidero altro. Ti amo.


Non so perché ho voluto raccontare tutto questo. Uno sfogo? Un’infantile speranza che tu possa leggere? Una semplice confessione delle mie peggiori perversioni? Non lo so.
Se volete giudicare, giudicate. Me ne infischio.
Se volete masturbarvi, donne, uomini o persone non binarie che siate, masturbatevi. Sarò solo più eccitata.
Fatene quello che volete.
scritto il
2024-07-12
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