Le mie mansioni da Segretaria

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Ero stata appena “assunta” all’ufficio contabilità dell’università, attraverso il programma di collaborazione 150 ore, pagano abbastanza bene devo dire, anche se al momento della domanda avrei pensato/sperato di finire in qualche biblioteca a sistemare libri, non in un ufficio davanti file excel, numeri e percentuali.

Il primo giorno era filato abbastanza in fretta, a conoscere i nuovi colleghi e fare il giro del palazzo. Oggi invece devo incontrare il direttore, che deve affidarmi il mio compito effettivo. Da quello che ho capito lavoreremo molto insieme essendo stato proprio lui a richiedere l’assunzione di un collaboratore part-time.

Vengo accompagnata davanti al suo ufficio, busso. «Avanti, prego!» mi fa da dietro la porta e io entro. Il direttore era seduto alla scrivania, giacca e cravatta, pelato, avrà avuto sulla quarantina o giù di li. Stava parlando al telefono e continuò la telefonata fissando ogni tanto il computer, ogni tanto me. Io chiusi la porta, come da suo cenno e aspettai in piedi davanti alla scrivania.

Finita la telefonata si alzò, mi strinse la mano «Piacere signorina! Sono il direttore, un piacere conoscerla, si sieda pure», «Piacere mio signor direttore» gli risposi sorridendo.

«Allora cara Fra, ho letto la sua scheda, la ritengo molto adatta per questo ufficio. Studentessa di secondo anno in lettere con esperienze pregresse in archivistica...»
«Si esatto, l’anno scorso ho fatto sempre la collaborazione universitaria ma alla biblioteca di economia»
«Sisi, l’incarico nel mio ufficio sarà un po’ diverso. Non si preoccupi, le dico subito che non dovrà star dietro ai problemi di contabilità a cui forse ieri l’hanno iniziata i miei colleghi, niente affatto. Lei mi farà da collaboratrice personale, insomma mi farà da segretaria»
«Ah, capisco... non sono esperta del campo...» ero da un lato sollevata, da un lato sorpresa. La segretaria?
«Ma non si preoccupi! Deve solo tenermi l’agenda in ordine, ricordarmi di appuntamenti importanti, rispondere al telefono, portarmi il caffè e altre piccole stupide cosucce»
«Certamente, non credo dovrebbero esserci problemi, presumo di saper fare tutte queste cose!» ero abbastanza sorridente.

Il direttore di alzò e iniziò a camminare a passo lento nella stanza. «Vede quella» indicò una piccola scrivania in vetro nell’angolo dietro di me «quella sarà la sua postazione “secondaria”, dove si occuperà della sue mansioni “secondarie”, come rispondere al telefono, di cui dopo le spiegherò il funzionamento non si preoccupi, e tenere in ordina l’agenda, questa agenda» e mi indicò un grosso librone, una grande agenda con indicate addirittura le fasce orarie. Molto bella e interessante come formato, inutile per i miei impegni, però per un direttore...
«Signorina, l’agenda deve essere tenuta sempre ordinata! Le consiglio all’inizio di operare con delle matite comunque...» e prese in mano un piccolo cuscino, stretto, rosso con alcuni ricami floreali, che già all’inizio mi aveva incuriosita « questo invece costituirà la sua postazione “primaria” dove si occuperà della sue mansioni primarie» sghignazzò nel dirmelo. Io ero confusa

«Mi scusi ma non capisco. Quali sarebbero le mie mansioni primarie, signor direttore? E in che modo un cuscino potrebbe aiutarmi?»
«Signorina, prima le ho parlato di caffè e di “cosucce”. Ecco il caffè è uno stimolante, che mantiene svegli e sul pezzo, ma alla lunga può agitare e rendere nervosi. Ecco che c’è bisogno di staccare un attimo, di svuotare la mente, di rilassare le membra. Capisce? Lei ha detto di saper fare tutto, saprà fare anche questo?»
Lui si era avvicinato, io seduta lo fissavo dal basso verso l’alto. Il suo volto era serio. “Behh... come dovrei aiutarla a rilassarsi signore?” Mi prese il mento con la mano destra, mi accarezzò la faccia «Apra la bocca signorina!» io esegui e lui mi mise il pollice in bocca «Ha capito signorina? Ha capito come dovrà rilassarmi?»

Io ero impietrita. Quel cuscino serviva per stargli inginocchio mentre gli cucciavo l’uccello? Cioè il mio lavoro da segretaria sarebbe consistito nel fare pompini al mio capo?

«Ma direttore, io non credo che...»«Signorina, ci pensi. Quello che propongo è un lavoro facile e abbastanza rilassante, per me e per lei. Le eviterò le scocciature che avrebbe al piano di sotto, davanti a tutti quei numeri, lei una letterata. Guadagnerà 1500 euro per rispondere a qualche telefonata, segnare un paio di appuntamenti e succhiare il cazzo del suo capo. Niente di difficile. So che l’anno scorso, alla biblioteca di economia era molto diligente su quest’ultimo punto» mi fissava sghignazzando come un pervertito.

«Si io...» ero rossa dalla vergogna, come cazzo faceva a saperlo! «Accetto la sua proposta signore!»
Cosa? Fra ma stai bene? Così tutto d’improvviso, la tua foga da magnacazzi si è risvegliata vedo.

«Perfetto! Mi fa molto piacere signorina. Dicevo del cuscino, certe volte voglio che me lo si lecchi lentamente, per ore... questo le servirà per non farsi troppo male... comunque leggerà tutto nel contratto» «Ma io ho firmato già un contratto» «Si si, lo so, ma quello è il contratto della collaborazione universitaria, questo invece è un contratto “privato” tra noi due, che regola nel dettaglio il suo ruolo di segretaria, adesso glielo detto, ma prima... si alzi e si spogli signorina»

«Posso leccarglielo o scrivere anche da vestita sign...» mi zittì subito «Signorina, si alzi e si spogli, le ho detto, dopo aver letto il contratto tutto sarà chiaro» io ovviamente ubbidii (dopotutto avevo accettato di passare il prossimo mese e fargli pompini, quindi vedermi nuda è il minimo)

Tirò fuori una polaroid e scattò «questa serve per me... vedo che ha un ottimo corpo, delle gambe slanciate, e un seno piccolo e sodo» e intanto mi passava le mani gelide addosso, risalendo dalle cosce fino al petto e poi giù alla vagina « e una fighetta calda e umidiccia... mi fa molto piacere, vedremo poi più avanti come utilizzarla» io stavo morendo dalla vergogna (cosa mi era saltato in mente di accettare)

«Ora si sieda alla sua postazione secondaria e inizi a scrivere sul foglio che le ho dato, mi raccomando la calligrafia. Ma tanto immagino che voi studentesse di lettere siate brave in questo» non aveva torto «gambe divaricate! voglio vederla bene da sotto il vetro»

Lui rimase in piedi e iniziò lentamente a dettare...

--- IL CONTRATTO DA SEGRETARIA ---

1) La segretaria deve rivolgersi al Signor Direttore con l’appellativo di “Signore”. Ad ogni domanda o richiesta la segretaria dovrà rispondere “Si, Signore!”. I “No” devono essere giustificati da fattori esterni su cui la segretaria non ha controllo. Ogni altro appellativo deciso dal Signore sarà valido.

2) Il Signore può appellarsi alla segretaria come egli meglio desidera. Signorina, troia, cagna, poggiapiedi, ecc... A fini pratici nel seguente contratto essa sarà definita “Sottomessa”.

3) Le 150 ore di sottomissione saranno distribuite in 10 settimane, con 15 ore di sottomissione settimanale divise in 3 giorni. Retribuzione oraria di 10 euro. In questi giorni la sottomessa sarà a totale disposizione del suo Signore. Le ore perse saranno recuperate con la formula che ogni minuto perso (ad esempio in ritardi) comporterà 1,5 minuti extra (non retribuiti) che la sottomessa sconterà come punizione, in ginocchio senza cuscino.

4) Nei giorni di sottomissione la sottomessa deve presentarsi alle ore 8:30 presso l’ufficio del Signore. All’arrivo del Signore la sottomessa dovrà essere pronta, in ginocchio al centro della stanza ad accogliere il Signore. Segue, sempre in ginocchio, l’esposizione degli impegni della giornata.

5) La sottomessa è tenuta ad ubbidire ad ogni richiesta di abbigliamento mossa dal Signore. L’abbigliamento standard deve prevedere minigonne/abiti corti e l’assenza di biancheria intima sottostante. La sottomessa è tenuta ad arrivare in ufficio indossando un perizoma, che dovrà essere prontamente sfilato e deposto sulla scrivania del Signore.
La sottomessa deve indossare scarpe con tacco, minimo di 8 cm, salvo richieste specifiche del Signore.

6) La sottomessa, in quanto segretaria, deve eseguire mansioni dette “secondarie” che consistono in: tenere ordinata l’agenda e fare un debriefing mattutino degli impegni, scrivere bozze di email, rispondere al telefono, portare pratiche in altri uffici, portare il caffè al signore a sua richiesta.

7) La sottomessa, in quanto tale, deve eseguire mansioni dette “primarie”. La sottomessa viene elevata allo status di “sborratoio”, il cui unico scopo è fornire piacere al Signore, di ingoiare il suo sperma, di ubbidire ad ogni richiesta mettendo tutto il proprio corpo a disposizione del piacere del signore. Perciò ai fini della sottomissione ogni parte del corpo della sottomessa viene considerata da ora in avanti come una figa, il cui unico scopo è accogliere lo sperma del Signore. È a discrezione del Signore la cessione della sottomessa ad altri. Il mancato ingoio dello sperma comporta una punizione di 10 minuti (extra, non retribuiti) in ginocchio sui ceci per ogni goccia di sperma non ingerita. La mancata ubbidienza ai desideri sessuali comporta una punizione di fustigazione (di una parte del corpo della sottomessa a scelta) per 30 minuti (extra, non retribuiti).

8) È diritto del Signore punire la sottomessa, in ogni circostanza e nella misura che esso riterrà più opportuna

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La prima settimana di sottomissione sta procedendo abbastanza bene. Entro in ufficio, 8:30 spaccate, timbro il cartellino che il Signore mi ha dato (serve per tenere traccia in modo preciso delle mie ore, per evitare che io bari con i ritardi). Appoggio la borsetta sulla scrivania di vetro e mi sfilo il perizoma. È un piccolo perizoma, nero in pizzo, abbastanza provocante. Il Signore non ha lasciato specifiche sul perizoma, è a me che eccita lasciare sulla sua scrivania una mutandina provocatrice.

Indosso delle décolleté color oro, tacco 10, una minigonna aderente senza tasche beige e una camicetta bianca in satin, che prontamente tolgo per rimanere con le tette al vento. Ieri il Signore mi ha ordinato di attenderlo in ginocchio senza camicetta (vorrà sicuramente sborrarmi addosso).

Sono le 8:36, leggo l’agenda degli impegni giornalieri, memorizzo i vari punti e mi metto in posizione, al centro della sala inginocchiata sul piccolo cuscino, tette al vento, sguardo verso la porta ad aspettare il Signore.

Ore 8:45, finalmente entra «Buongiorno Signore! », lui mi passa accanto ignorando il mio saluto. Mi ha abituata. Le sottomesse devono sempre salutare, però i padroni non sono tenuti a farlo dato che ai loro occhi esse non sono altro che oggetti. Voi quando entrate in casa salutate i tavoli? Ecco e allora il Signore non saluta me. Rimango in silenzio, lui mi si avvicina a lato e mi indica con l’indice verso il basso. Io eseguo l’ordine, mi chino e gli bacio le punte delle scarpe. Lui poi mi da una pacca sulla testa, questo è il segno per iniziare ad esporre l’agenda.
«Ore 10:00 video conferenza con i membri della commisione..., ore 11:00 riunione con... ecc... » sono abbastanza brava per quanto riguarda la memoria, sul debriefing mattutino non mostro mai particolari problemi, ne tanto meno sul dopo. Nessun uomo si è mai lamentato della mia boccuccia e già alle superiori correva tra i corridoi l'appellativo “Figa di burro”.

Il Signore in tutto questo tira fuori da una busta due flute e una bottiglia di spumante «Cagnetta, è da una settimana che mi servi, diligentemente devo dire, è venuto il momento di festeggiare. Dimmi qual è il tuo scopo qui?»
«Ubbidirle Signore!»
«E poi?»
«Ingoiare il suo sperma Signore!» ero entusiasta nel dirlo.
«Perfetto, inizia pure la tua mansione primaria»

Lui era davanti a me, gli sbottono i pantaloni e inizio lentamente a massaggiargli le palle mentre prendo la punta della cappella in bocca. Appena è abbastanza duro inizio con più vigore, a fare su e giù. La mia bocca è una figa e il suo scopo è essere penetrata dal cazzo del mio Signore. Lascio la presa con le mani che tengo dietro la schiena a tenere le punti dei tacchi. Solitamente al mio lavoro di bocca seguiva direttamente il Signore ad afferrarmi la testa iniziando a scoparmi la faccia. Oggi invece no.

A un certo punto mi ferma. E inizia a masturbarsi. Ecco lo sapevo vuole venirmi addosso, vuole venirmi sulle tette. «China il capo mentre mi sego troia!» eseguo, vorrà sborrarmi sui capelli, come il primo giorno, dopo avermi dettato i comandamenti del suo contratto. Quel giorno avevo subito anche la mia prima punizione. Una goccia di sperma caduta per terra, mi ero rifiutata di leccarla e per punizione 10 minuti in ginocchio sui ceci, con mani e piedi legati, bendata, lasciata sola in ufficio senza sapere quanto tempo fosse passato, da sola con il mio dolore alle ginocchia e la vergogna di non avergli ubbidito.

Invece no. Si allontana, si avvicina alla scrivania e proprio mentre sta per venire afferra il flute e ci sborra dentro. «Cagnetta! Ora brindiamo»
Mi fa alzare e preparare i bicchieri per il brindisi. Il suo lo riempio di spumante, il mio invece è già pronto. Non mi ero mai resa conto della quantità di sborra che il Signore era in grado di emettere, il bicchiere era pieno fino a metà.

«Sborratoio! Brindiamo a questa prima settimana di collaborazione. Cin!»
«Grazie Signore di questo onore. Cin!» E inizio a bere, tutto quello sperma. Non vuole che io mi ingozzi, che faccia troppo veloce. Devo sorseggiare lentamente, assaporare il sapore e poi deglutire. Vuole sentire il rumore che fa la mia gola nel deglutire i piccoli sorsetti del suo sperma.

Finito il brindisi è già ora della video conferenza e io mi metto nell’opportuna posizione. In ginocchio, sotto la scrivania tra le sue gambe. Con la lingua inizio a pulire, leccando lentamente il suo cazzo. Devo pulirlo dalle tracce di sperma rimaste e massaggiarlo per rilassarlo della scocciature della riunione. Nel frattempo sulle ginocchia tengo un quadernetto in cui appunto i punti salienti della riunione, sono pur sempre una segretaria anche mentre ho il cazzo del mio Signore in bocca.

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FRA
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2025-03-04
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