Un collega speciale

di
genere
etero

Erano passati 4 anni da quando mi ero messa con Luca, un rapporto bello e soddisfacente, lui impiegato presso un ufficio di una ditta tessile, io impiegata in una ditta meccanica, nel reparto commerciale.
L’incontro una sera in un disco-pub della nostra città, poi l’amore travolgente, avevo 28 anni ero veramente presa da quel bel ragazzo.
Adesso ero felicemente appagata della mia situazione economica e affettiva, quasi da non accorgermi di nessun altro intorno a me, 32 anni portati benissimo, bella, mora, bel seno e un culetto che era stato oggetto del desiderio fin dai tempi della scuola.
“Pam, ma a cosa pensi?” stavo guardando nel vuoto, risposi distrattamente a Luca, “Va bè, vado a casa!” lui viveva ancora in famiglia, io avevo un bel appartamento in periferia, non era contento di andarsene, “Vorrei restare, ma domani mattina devo essere presto al lavoro!” erano le solite scuse per non dividere la notte con me che invece ne avevo tanto bisogno.
Il giorno seguente arrivai presto al lavoro, dopo 10 anni di lavoro presso il mio ufficio mi ero fatta una posizione invidiabile, ero molto professionale, sempre vestita di tutto punto, molto discreta e puntuale.
Arrivai al distributore del caffè, dietro al quale ecco spuntare Franco, un mio collega, gran bel uomo, con lui c’era stata un piccola esperienza bollente alcuni anni fa durante una cena natalizia, dopo la cena ci spostammo tutti in un bar, seduti a ridere e bere, quella sera ero lanciata e a forza di bere ero ridotta davvero come uno straccio.
Franco mi accompagnò in bagno, “Sei veramente ridotta male!” mi disse ridendo, feci due passi barcollando, lui mi prese per un braccio accompagnandomi fino dritto in bagno, “Non puoi entrare qua!” gli dissi con voce rauca, “Non ti preoccupare, capiranno!”.
Entrammo nel bagno, lui chiuse la porta a chiave, “Dai girati che devo fare pipì” lui si girò, ma appena alzai la gonna eccolo che allunga le mani sul mio sedere, “Ma che fai?” mi spinse contro il muro e iniziò a farmi un ditalino da dietro, ero così ubriaca che mi lasciai andare e lui continuò facendomi godere come una maiala.
Mi toccava il culo, passò il dito sul mio buchetto e mi infilò il medio anche li, era rude ma mi piaceva, “Fai piano, mi fa male!” lo baciai mentre le sue dita erano dentro davanti e dietro, mi chinai sentendo il suo cazzo duro, lo tirò fuori e io glielo presi in bocca, era una gran mazza e feci fatica a succhiarlo tutto, i toni erano bollenti “Dai Pam, succhialo per bene!” continuai a succhiarlo mentre la mia mano correva sul clitoride, fu un pompino lungo, poi eccolo venire nella mia bocca, il getto copioso mi uscì dalla bocca cadendo sulle cosce.
Mi ricomposi e lui pure, mi baciò sulle labbra, “Pam, ho voglia di scopare!” io non volevo, anche se la mia patata diceva il contrario, “Stai calmo Franco! Non qui!”.
Da quella volta non successe più nulla anche se Franco ci aveva provato in tutti i modi, io avevo conosciuto Luca dopo poche settimane e il gioco si interruppe li.
“Ciao Pam, che faccia sbattuta che hai stamattina, hai fatto sesso sfrenato?”, era sempre il solito, bello e sfrontato, “No al contrario, alle 10 ero a letto, da sola!” mi offrì un caffè, dopo le solite battutine tornai dritta al lavoro.
Quella sera dopo la palestra ero in doccia, e la mia amica Lucia mi guardò con invidia, “Hai un corpo Pam che è fantastico, non capisco come mai tu sia sempre vestita in quel modo da segretaria seria!” quella frase mi fece male detta da lei, ma non aveva tutti i torti, mi guardai allo specchio ed aveva ragione, era ora di dare una rinfrescata al guardaroba.
Sempre quella sera con Luca ebbi una discussione pesante, le solite cose, lui non voleva crescere, era rimasto il solito bambinone, le nostre discussioni lo stancavano e prese le sue cose e andò via.
Rimasi sul divano a riflettere, ero stanca e delusa, dovevo iniziare a cambiare qualcosa della mia vita.
Mi svegliai alla mattina con strani pensieri, l’aria primaverile mi faceva rinascere, mi lavai e truccai, poi dalle scatole tirai fuori vecchi abiti succinti che non indossavo più.
Li provai e sembravano davvero nuovi, ci stavo bene dentro, eccomi pronta con una bella minigonna, con gli autoreggenti, una bella camicetta nera.
Arrivai al lavoro con sprint e voglia di farmi ammirare, ma ero turbata dal pensiero di non apparire troppo zoccola, “Ma chi se ne frega!” pensai, passando per il bagno decisi di togliere il perizoma e restare senza, ero stravolta da pensieri sessuali.
Passai apposta davanti all’ufficio di Franco, “Ehi Pam! Entra un attimo!” entrai decisa e lo salutai “Ciao Fra, cosa stai facendo?” mi guardò come se fossi un extraterrestre, “Cosa hai fatto, hai cambiato look?” era sempre un ottimo osservatore, “Si, ho cambiato un po’ genere, ti piace?” scosse la testa “Certo sei sempre bellissima!”.
Tornai al mio ufficio, dopo poco suonò il telefono, “Pam, sono Franco, cosa ne dici di un pranzo insieme oggi?” restai un attimo a pensare “Va bene, quando sei pronto passa di qua!” “Ok voglio anche mostrarti una cosa!” riattaccai ero curiosa di cosa volesse farmi vedere e partirono immeditati forme di pensiero sessuali.
Verso le 12.30 eccolo arrivare “Pronta?” presi la borsetta e arrivammo nel parcheggio, la nuova monovolume di Franco era una cosa bellissima, facendo l’agente esterno per la ditta prendeva parecchi soldi ed era molto bravo nel suo lavoro.
Notai che aveva solo i sedili anteriori, “Come mai sei senza i sedili dietro?” , “Sto spostando parecchie cose e ho bisogno di spazio!” fece un giro sulla strada principale per poi dirigersi in periferia, “Dove mi porti?” chiesi divertita, “Voglio mostrarti il mio casolare, tu hai sempre detto di no ai miei inviti!”, era vero mi aveva più volte invitato, insieme alle mie colleghe, ma avevo sempre trovato scuse di ogni tipo.
Arrivammo in campagna, una bella veduta del casolare in lontananza “E’ quello!” entrammo nel giardino girando sul retro, avvicinò la macchina al portone di casa, “Dopo bisogna che mi aiuti, ho delle cose da caricare!” aprì il portellone laterale della macchina prendendo un sacco con martello e chiodi vari.
“Sei sempre indaffarato immagino!”, lui aprì il portone “Si, sono sempre qua quando ho un attimo di tempo, vorrei trasferirmi qua appena possibile!” entrammo e il salone davanti a noi era largo con un super tavolone per cene con tanti invitati.
Mi fece vedere il bagno, la cucina e poi mi disse “Adesso viene il bello!” mi portò in un corridoio dove sul lato destro c’erano tante nicchie, “Queste sono zone dove mettevano il vino!” mi colpì il fatto che erano riempiti con oggetti medioevali di tortura, “Cos’è la casa del martirio?” lui rise “Erano qui quando ho comprato la casa, le ho sistemate e lasciate qui!”.
Mi vennero i brividi, lui accese qualche candela qua e la, “Vado fuori a fumare una sigaretta!” andai con lui, quando girandosi davanti alla macchina disse “Ho due domande da farti!” lo guardai “Dimmi!” si appoggiò al portone, “Sono due supposizioni, su di te!”, lo guardai incuriosito “Continua!”.
“Facciamo così, se ho ragione pagherai dazio!!” ero divertita, ma anche eccitata, i giochetti mi piacevano un sacco, “Ok continua pure!” rimase zitto una attimo e disse “Penso che tu e Luca abbiate dei problemi e questa è una, la seconda che secondo me non porti le mutandine sotto!”.
Lo guardai con aria divertita, “Il primo punto è vero, ho dei problemi con Luca, non andiamo molto d’accordo… Il secondo è sbagliato!” , feci una risata, “Voglio controllare!” disse lui, “Ma cosa ti salta in mente?” la mia patata intanto era già tutta bagnata.
“Dai tirati su la gonna, se mi sbaglio pagherò dazio!”, mi guardai intorno e nessuno poteva vederci, allungai le mani, “Ehi, girati voglio vedertelo fare sul culo!” mi girai, alzai la gonna aderente e il mio culetto nudo venne fuori come una piccola forma di gelatina che ballonzola.
“Lo sapevo, ero sicuro!” si avvicinò e posò le sue calde mani sul mio sederino scoperto, “Adesso cara Pam, pagherai due dazi!”, con voce tremolante ed eccitata chiesi “Cosa vuoi che faccia?”, mi spinse con la mano sulla schiena verso la macchina aperta, “Mettiti alla pecorina!”.
Mi inginocchiai dentro alla macchina, lui mi toccò il sedere e poi passò alla patata, “Sei tutta bagnata!” si lo ero, un lago di goduria, incominciò a toccarmi come tanti anni prima, un dito fece capolino nella mia fighetta rasata, eccolo entrare ed uscire, poi ecco la sua lingua sul mio ano, leggera colpetti ripetuti che mi facevano solletico e venire brividi ovunque.
“Cosa vuoi farmi?” chiesi dolcemente smaliziata, “Voglio scoparti Pam!”, era quello che volevo sentirmi dire, “Dai, tiralo fuori, voglio sentirti!” lui si slacciò i pantaloni, ed eccolo li il bestione, mi girai sempre a carponi, lo leccai, poi lui mi bloccò la testa e di fece largo dentro alla mia bocca che a stento riusciva ad inghiottirlo.
Eccolo scoparmi la bocca, “Si Pam, che lingua meravigliosa! Sei una maga nei pompini!” era proprio eccitato, mi girai e lui mi spinse la schiena in giù, il mio culetto era aperto verso il cielo, “Che bella che sei!” ecco la punta bussare sulla mia patatina vogliosa, fece fatica ad entrare, ero abituata ad altri calibri, il suo era grosso davvero, spinse con decisione “Eccolo! Tieni!” entrò del tutto, mi svuotò la mente e mi riempì tutta la patatina.
“Si, si, dai!” erano le mie esclamazioni, sentivo le sue palle picchiare contro la mia fighetta fradicia, i rumori erano quelli dei film porno, colpi a ripetizione mi riempivano come poche volte mi era capitato, “Si, ti sto scopando Pam, lo senti?” era invaghito, “Si, scopami, sono tua, riempimi!” certe frasi non le avevo mai dette, ma con lui era tutto diverso.
Incominciò a giocare con il mio buchetto, il dito entrava e usciva, brividi e scosse si ripetevano ad ogni inserimento, mi stava davvero scopando per bene e gli orgasmi provati non li contavo più, eccolo divertirsi togliendolo e inserendolo a suo piacimento, mi girai a pancia in su, mi sollevò le gambe e lo inserì guardandomi dritto negli occhi, “Sei fantastica!” mi ripeteva.
Prese a giocare con le mie poppe, i capezzoli duri erano strizzati da lui con i suoi denti, “Fai piano!” gli dissi e diventò più leggero e dolce, sentivo il suo cazzo duro riempirmi, poi la domanda “Prendi la pillola?” non esitai “Si, vienimi dentro!” altre spinte veloci ed ecco i primi spruzzi, eccolo ansimare, “Si, vengo, ti sto riempiendo la figa!” in effetti era un fiume in piena, “Si dai riempimi!”.
Lo tirò fuori ancora bello duro, lo presi in bocca per pulirlo tutto, il suo sperma incominciò ad uscire dalla mia patatina bagnandomi le cosce, mi prese per un braccio e dolcemente mi fece strada verso il bagno, mentre camminavamo mi trastullava da dietro giocando con figa e culo, la sua mano mi riempiva.
Rimasi sola in bagno, mi lavai per bene, e appena finto eccomi fuori, lui era appoggiato al tavolo “Pam, chiama in ufficio e digli che sei malata!” mi misi a ridere, “Dai, andiamo adesso, ci saranno altre occasioni, “No cara, devi pagare il secondo dazio, ricordi?” si faceva interessante, io ero ancora con la gonna alzata e lui con il bastone fuori che aspettava altre coccole.
Feci una rapida telefonata, lui mi spogliò del tutto, mi baciò dolcemente, “Cosa ne dici se facciamo un gioco un po’ perverso?” ero titubante, ma completamente assuefatta dalle sue maniere, “Cosa vuoi fare?” prese un fazzoletto e mi bendò gli occhi, mi accompagnò lungo il corridoio, mi venne subito in mente le nicchie con gli strumenti di tortura.
“Dove mi porti?” passarono due secondi di silenzio, “Adesso sei la mia schiava, farai quello che voglio!” ero in preda a forti brividi, la sottomissione non l’avevo mai provata, “Ti disturba se ti tratterò come una schiava e ti parlerò in modo volgare?”, altri brividi “No, fai di me ciò che vuoi, Porco!”.
Mi allungò le braccia e delle manette mi fermarono i polsi, ero in posizione eretta, un po’ piegata in avanti, lui si accasciò sotto di me, mi leccava sapientemente la figa, poi si mise dietro e in quel momento sentii colare liquido freddo sulle mie chiappe, “Ma cosa..” “Non ti preoccupare è olio!” sentivo spalmare questo olio ovunque, sulle poppe, sulle cosce, sulle chiappe e tutte le gambe, “Posso scattarti alcune foto?” rimasi un po’ incerta, ma dei segni di riconoscimento non ne avevo “Certo fai pure!”.
Ero tutta oliata, lui si inserì tra le mie gambe e con guizzo mi penetrò potente la mia fighetta indolenzita, “Si, sfondami!”, eccolo colpirmi, me lo affondava potente, “Ti piace troia?” le parolacce mi facevano impazzire “Si, porco, mi piace, forza scopami!” scivolava dentro piacevole e intenso.
Mi slacciò le manette e mi accompagnava nella seconda nicchia, “Sdraiati a pancia in giù!” mi sdraiai su un tavolo in legno e mi legò nuovamente i polsi e stavolta anche le caviglie tenendomi le gambe belle larghe, si inserì nuovamente nella mia patatina, “Ti piace Pam? Sei davvero una donna eccitante!” mugolai qualcosa mentre mi scopava forte e potente.
Continuava senza problemi, io pensai che Luca sarebbe già venuto da un po’, ero in suo possesso, incominciò a colpirmi con schiaffi potenti le chiappe, “Hai un culetto strepitoso!” e in effetti era vero.
Mi slegò, “Ci sono ancora molti giochi?”, lui disse di si e stavolta mi inginocchiai su una sedia alta, posizione supina con il collo legato ad un collare bello grande e le mani legate dietro la schiena con un altro paio di manette, mi legò anche le caviglie, ero veramente bloccata.
Sentivo il mio corpo raccolto, ma il culetto e la patatine erano esposte verso di lui in maniera esagerata, poi un forte colpo alle chiappe con qualcosa di freddo “Ahhi! Ma che fai?” mi stava sculacciando con una paletta di legno, “Sei una bambina cattiva!” mi diede altri colpetti.
Poi ecco il suo grosso cazzo eccitato entrare davanti, mentre un dito mi sfondava il culo, “Schiava, adesso ti faccio il culo!”, i pensieri erano confusi, mi tornò in mente quella volta con Luca che ci aveva provato ma dovette smettere per il male che mi provocava, addirittura stavolta aveva un cazzo enorme per il mio buchetto.
Esitai “No ti prego, mi fa troppo male dietro!” continuava a stantuffarmelo con il dito, “Allora ci hai già provato, vero bambina cattiva?”, “Si ci ho provato, ma mi fa troppo male, tu hai un cazzo esagerato!” lui mi continuò a fottere davanti, poi lo tolse, era forse il momento?
Sentì la sua lingua insistere sul mio buchetto, poi ecco la cappella sfregarsi sulla figa e poi impuntata sul mio buchetto, “No, Fra, no!” mi mise una mano sulla schiena, “Stai tranquilla o sentirai più male!”, “Non hai ca..” non feci tempo a finire la frase ed ecco un lampo tremendo di dolore, il mio anello era invaso dalla sua cappella, “Oddio, che male! Fra, toglilo!” lui restava fermo e il dolore si attenuava, mi accarezzava la patata e la schiena “Sei mia, troia, la tua bocca, la tua figa, e adesso anche il tuo bel culetto stretto!”.
Adesso spingeva, ecco entrare per davvero il suo enorme cazzo, i miei urli in quella casa di campagna non potevano essere uditi da nessuno, e allora urlavo “Mi spacchi il culo, toglilo! Mi stai sfondando!” ma lui si eccitava ancora di più e adesso mi stantuffava l’ano come una furia.
Colpi lenti, poi potenti, veloce, lento, mi stava massacrando il mio bel buchetto, non volevo immaginare quanto fosse largo adesso, però incominciava a piacermi, sentivo brividi ogni colpo e ed ero già venuta un paio di volte, non mi era mai capitato e mai lo avrei pensato.
Lo tirò fuori e lo mise nella fighetta, un po’ di riposo per il mio culo, però fu una sola passata ed eccolo di nuovo nel culo “Fra, mi spacchi, fai piano! Mi fa male nel culo!”, lui mi tirò per i capelli e lo infilò fino alle palle nel mio culo, “Troia, lo senti? Dimmi dove ce l’hai?” “Si lo sento, anche troppo, è dentro al culo!” rimase fermo “Dove?” ripeteva “Si, nel culo, me lo sfondi!”.
Altri colpi veementi poi un brivido caldo, il suo sperma mi riempì anche il culo, “Ti sto venendo nel culo!” sentivo un caldo tremendo, “Si da bravo, riempi il culo alla tua schiava!”, lo tirò fuori e sentì che si allontanava, “Cosa fai non mi sleghi?” rimasi così mentre sentivo il suo liquido uscire copioso e scivolare sulla figa.
Era seduto e mi disse che mi stava fotografando, dal mio buchetto continuava ad uscire sperma, pulsava e buttava fuori, poi un fazzoletto mi pulì delicatamente, era lui che mi asciugava il culetto.
Mi slegò, mi girai toccandomi il buco sfondato “Mi hai fatto davvero male!”, mi guardò dolcemente e mi baciò “Hai goduto un po?” feci un sorrisino da troia, “All’inizio neanche un po’, era troppo il dolore, sentivo solo un enorme cazzo che mi bruciava, poi ho iniziato a godere, come una maiala!” mi allungò una mano dietro e giocava di nuovo con il culo, “Hai un culo eccezionale, stretto e bollente!”.
Mi diede due schiaffi sulle chiappe, mi girò e mi leccò di nuovo tra le chiappe, “Ehi maialino, non avrai mica voglia…” fece un verso divertito, “Quel tuo bel culo, lo scoperei in ogni momento!”.
Ero indolenzita, ma non so perché ma me lo sarei fatta sfondare ancora, “Sai, stavo pensando che se vuoi potremo giocare ancora un po’, sono solo le tre!”, lui mi guardò, “Ma cosa vuoi che ti faccia? Ormai abbiamo fatto tutto!”.
Mi avvicinai da pantera e lo baciai, “Se fai piano e dolcemente, puoi scoparmi un’altra volta nel culo!”, vidi il suo membro ingrossarsi alla mia dichiarazione, “Sei sicura?” rimasi immobile “Si, sono sicura tu lo vuoi?” mi prese e mi sdraiò sul tavolone, mi girò sul fianco e mi mise in punta sul tavolo, “Voglio farlo così!” mi disse.
“Ok, ma devi essere delicato!” mi leccò e poi prese l’olio mi massaggiò dolcemente, sentivo il dito entrare leggermente, “Ok, mettimelo dentro! Sono pronta!” lo impuntò, feci un sospiro rilassata ed eccolo entrare dritto e potente, “Ahh, si, piano, piano!” fece con calma e adesso il mio culetto era pronto e rilassato, tornò a spingere leggero, ma non mi dava soddisfazione.
Aspettai qualche secondo e poi mi scosse l’idea di provocarlo, però sapevo a cosa andavo incontro, ero libera stavolta, potevo deciderlo di toglierlo se mi avrebbe fatto male.
“Fra, non sento niente, non ti piace più il mio culetto?” era la frase che lo fece scatenare, mi menò colpi esagerati, finalmente stavo godendo, mi girai con le gambe giù dal tavolo, lui lo tolse, io allargai bene le chiappe con le mani, “Dai, porcellone, sfondami il culo!” lui si posizionò alto e in un colpo mi sfondò davvero, “Si, Siiii! Sfondami, godo!” mi disse che usciva un po’ di sangue, “Mi hai rotto il culo! Lo sento!” mise un piede sul tavolo e spingeva come un matto “Ti rompo il culo troia!”.
Lo tirò fuori e mi venne sulla schiena, stavolta era meno, ma sempre calda bollente.
Ci facemmo una doccia bollente, abbracciati, mi baciava, mi coccolava, provai inutilmente a fargli un pompino, ormai era stanco anche lui, mi toccò le poppe e poi mi girò nuovamente contro il muro, mi baciò dolcemente sul collo, poi la schiena.
Arrivò sulle chiappe allargandole, l’acqua calda mi dava sollievo sul buchetto massacrato di cazzo, mi leccò di nuovo “Ma sei fissato!” rise “Saluto questo bel buchetto!”.
Uscimmo dalla doccia e ci riposammo su un materasso di fortuna, quando ci svegliammo lui era di nuovo eccitato, “Stavolta Fra, andiamo a casa!” lui mi chiese dolcemente di prenderglielo in bocca, lo feci contro voglia, ma quel cazzo mi aveva dato soddisfazioni infinite, lo leccai con calma e lo succhiai fino a che mi venne in bocca, lo guardai negli occhi e feci scendere lo sperma nella gola, era l’ultimo atto di un pomeriggio di fuoco.
Mi riportò a casa e mi diede appuntamento per il giorno dopo.
di
scritto il
2010-06-06
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