Paride 2000
di
Simone
genere
etero
Paride 2000
Questa storia inizia nei bagni delle signore di un importante studio legale di Roma, sito nel quartiere Prati. Da alcuni giorni Silvia accusava degli strani malesseri consistenti in mal di testa e nausee. E a causa di ciò aveva cominciato a trascurare un po' la cura della propria persona. In particolare aveva smesso di truccarsi e di depilarsi. Ma un venerdì, guardandosi nello specchio della suddetta toilette, decise che avrebbe dovuto farsi forza e dedicare una intera serata a ridonare splendore al proprio corpo.
"Accidenti faccio proprio schifo! Ma sta sera mi devo depilare a tutti i costi. Porca miseria sembro una scimmia. Mi faccio il servizio completo: gambe, ascelle e inguine"
"Ma perché tu ti depili pure là ?"Chiese un po' stupita Carla, che ultimamente era diventata la fidata depositaria delle più intime confidenze della collega.
"Certo che me la depilo! Guarda che io lì sono una cosa veramente esagerata. Ho veramente troppi peli sulla passera"
"Ma non posso crederci. È solo una tua fissazione"
"Se vuoi ti faccio vedere quanto sono pelosa"
"Va bene, voglio proprio vedere questa foresta amazzonica che avresti tra le gambe"
E poiché Silvia non soffriva di molti pudori riguardo al suo corpo, non ebbe la minima difficoltà a calarsi i pantaloni e a mostrare all'amica il rigoglioso e folto vello che copriva il suo pube
."Allora, avevo ragione a dire che è proprio brutto tutto sto pelo?"
"Be' certo ammetto che un è po' abbondante però non è brutto a vedersi come dici tu. Piuttosto, io sono veramente brutta lì "
"Perché che avresti che non va?"
"Ho le labbra troppo grosse e mi sembra pure che una sia più grande dell'altra""Dai fammi vedere, sono proprio curiosa"
Ma mentre le due giovani segretarie stavano confrontando i propri genitali, entrò nella toilette Fabiola, bella e ritrosa praticante dello studio legale, la quale nel vedere quella scena s'irrigidì un po'.Notando l'impaccio della ragazza, Silvia cercò di spiegare la situazione per dissipare eventuali dubbi. Tuttavia, nonostante il chiarimento, l'espressione di Fabiola continuava a tradire un certo disagio.
"Come mai quella faccia? Eppure te lo abbiamo spiegato come stanno le cose."
"Sì certo……"
"E allora che c'è? Possibile che non ti confidi mai? Da quando sei qui non ci hai mai detto niente di te. "
"Ecco il fatto è che anch'io non sono molto sicura della mia……."
"Perché che ha che non va?"
"L'odore"
"L'odore?"
"Sì mi sembra troppo forte e sgradevole. Eppure io mi lavo speso, ma non serve a niente. E quando sto con un uomo non mi rilasso mai del tutto e ovviamente cerco sempre di evitare certi contatti……"
"Per cui in vita tua non te la sei mai fatta leccare?"
"Sì e non solo, perché cerco di evitare anche di farmi toccare li' "
"E ma allora, scusa se sono un po' brusca, tu hai un bel problema, cara"
Ovviamente, data l'intimità che si era venuta a creare tra le ragazze, anche Fabiola fu convinta a dare prova delle sue affermazioni riguardo al proprio sesso.
Sicché ben presto nacque una discussione su quale delle tre avesse la fica più disprezzabile. Ma poiché ognuna era irremovibilmente convinta che fosse la propria quella peggiore, la questione sembrava assolutamente non risolvibile.
Fu così che a Silvia venne in mente una idea per porre fine alla loro strana contesa.
"Ragazze, secondo me l'unica è chiedere a un uomo di fare da giudice e far quindi stabilire a lui chi ce l'ha più brutta"
"Sarebbe una soluzione, però bisogna trovare l'uomo giusto per questo compito e non mi sembra una cosa facile"
"Ma io già l'ho in mente l'uomo adatto!"
"E chi è?"
"Davide!"
"Davide?" Domandò Fabiola imbarazzatissima
"Sì proprio lui"
"No lui no!"
"Ma se è l'unico abbastanza malleabile da poter fare sta cosa, senza pericolo"
"Forse…..non so……Ma dopo come farei…. No ragazze non si può. Lasciamo stare"
Se Silvia non avesse conosciuto i veri motivi dell'opposizione di Fabiola, forse non avrebbe insistito e questa storia sarebbe finita qui. Ma la giovane e scaltra segretaria aveva capito abbastanza bene la timida praticante, per cui insistette sicura di agire per il bene di tutte e tre, ma soprattutto di quello della più ritrosa..
Davide aveva da poco ottenuto l'abilitazione e stava trasferendo la sua roba nella sua nuova scrivania lontana dalle giovani segretarie dello studio. Anche se avrebbe dovuto essere contento del trasloco, questo cambiamento lo rendeva un po' triste e già sentiva la mancanza delle chiacchiere delle ragazze a cui con piacere spesso partecipava. Mentre era piegato per dipanare la matassa dei cavi del computer, il suo culetto rappresentò una tentazione troppo forte per Silvia, che non si fecce sfuggire l'occasione di mollare una bella pacca.
"Quante volte ti ho detto che non la sopporto sta cosa!"
"Ma perché, che male c'è? Hai un culetto così carino!"
"E se anch'io facessi la stessa cosa con te?"
"Ma io sono una donna e lo posso fare, tu invece sei un uomo…."
"Ah proprio bello sto ragionamento e soprattutto comodo"
"Spetta un po'……fai sentire…….mmmh hai Roma. Quanto mi piace sto profumo!"
Silvia avvicinò il naso al collo di Davide ed estasiata aspirò, non tralasciando però di far scivolare di nuovo la sua mano sul fondoschiena di Davide, che questa volta non protestò perché troppo intento a godersi la piacevole sensazione, che gli procurava il respiro della ragazza sul suo collo molto sensibile. Tuttavia il nostro neo avvocato non era ancora abbastanza malleabile, per cui la giovane segretaria passò a sollecitare un'altra zona molto sensibile di Davide.
"Che fai stasera?" Chiese Silvia, incollando le labbra all'orecchio del suo interlocutore.
"Esco con Cristina"
"Ma che aspetti a farla finita con quella lì. Quante volte ti ho detto che non fa per te. E poi non ti accorgi che ti sta usando. Adesso ha bisogno di te perché passa un brutto periodo, ma appena starà meglio ti lascerà, senza pensarci un attimo"
Sebbene tali parole fossero dure e capaci di ferire, Silvia le pronunciò quasi sospirando, sicché il fiato che uscì dalla sua bocca accarezzò in modo estremamente sensuale il padiglione dell'orecchio di Davide, il quale provò ad obbiettare qualcosa ma non ci riuscì.
"Non fare lo scemo, sta sera manda a spasso la tua cara Cristina. Io, Carla e Fabiola abbiamo deciso di uscire insieme a vedere il Favoloso mondo di Amélie, vieni con noi, ci divertiremo tantissimo, puoi starne certo".
Detto questo, Silvia strinse tra le sue labbra il lobo dell'orecchio di Davide, che non provò più a resistere e si arrese completamente alle dolci attenzioni di una lingua che sembrava conoscere ogni suo punto debole. La ragazza guardò soddisfatta quell'imbarazzante rigonfiamento dei pantaloni che era la migliore testimonianza della sua vittoria.
"Allora esci con noi sta sera?"
"Sì, sì……"
Rispose Davide con un tono di voce che palesemente implorava la fanciulla di portare a termine ciò che aveva abilmente iniziato. Ma Silvia, ottenuto il suo scopo, non raccolse l'implorazione e si accomiatò incurante dello stato di eccitazione della sua vittima.
"Ah… mi raccomando, Davide, prima di venirci a prendere torna a casa a cambiarti, te l'ho detto tante volte che giacca e cravatta t'invecchiano terribilmente. Scegli qualcosa di più sportivo e ovviamente non metterti addosso più di due colori, intesi? Allora a sta sera" .
Uscirono dal cinema Adriano completamenti affascinati dalla Montmartre del film e per rimanere in tema decisero di finire la serata al Rive Gauche, noto pub del quartiere S. Lorenzo. Silvia costrinse Fabiola a ordinare un southern comfort invece dell'alexander che aveva scelto, mentre a Davide fu imposto, con la scusa che doveva guidare, di limitarsi ad una birra. Il whisky dapprima cominciò a scendere nella gola della ragazza come un aspro veleno che le faceva storcere la sua boccuccia deliziosa, ma poi magicamente prese a scorrere caldo e vellutato, donando al palato e al corpo una piacevole sensazione di calore.
"Ne voglio un altro…."
"Fabiola, ne hai già bevuti tre, adesso basta. Piuttosto perché non ce ne andiamo via di qui? Andiamo a casa mia, ché sta sera quella rompiballe con cui divido l'appartamento è partita per farsi il week-end al paesello "
Ci misero poco ad arrivare a Piazza Bologna, dove abitava Silvia. La padrona di casa invitò i suoi ospiti a mettersi a loro agio e di non formalizzarsi, lei stessa diede l'esempio togliendosi le scarpe e sbottonandosi i pantaloni, che ultimamente le stavano un po' stretti a causa di un certo gonfiore che da alcuni giorni le era venuto e che faceva parte di quegli strani malesseri di cui si è detto all'inizio della storia.
Venne a crearsi un atmosfera rilassata, che favoriva molto l'intimità e la confidenza. Silvia e Carla cominciarono a parlare di sesso, per cercare di preparare il terreno alla richiesta che avrebbero dovuto rivolgere a Davide, ma fu il contributo di Fabiola che si rivelò determinante per l'evoluzione di quella strana serata, evidentemente il whisky aveva sortito i risultati sperati.
Interrompendo la piacevole conversazione, la timida ragazza trovò finalmente il coraggio di raccontare del disagio e delle insicurezze che le impedivano di avere una sana vita sessuale. Sebbene tutta la faccenda stesse virando un po' troppo verso il patetico per i suoi gusti, Silvia pensò che dopo tutto questo non era un male, notò, infatti, che finalmente Davide sembrava mostrare un certo interesse per Fabiola. C'è da dire che la timida Fabiola al nostro Davide fino ad allora era apparsa come una ragazza un po' scostante e la sua scarsa socialità era stata interpretata come il frutto di una malcelata superbia. Ma ora grazie alla sua confessione ogni espressione di fredda severità era sparita del suo viso che ora si mostrava tenero e grazioso. E come si sa, se è vero che ci sono uomini che non sanno resistere davanti a un bel paio di gambe, è altrettanto vero che ci sono uomini che non sanno resistere davanti alle lacrime di una dolce fanciulla, e purtroppo per lui Davide apparteneva alla seconda categoria.
Sicché quegli occhi tristi, resi rossi e lucidi dalle lacrime poco trattenute, immancabilmente conquistarono il nostro giovane, tant'è che a questo punto si potrebbe ben dire, rubando le parole del poeta, che il suo animo gentil non poté più far riparo all'amore.
Davide, stringendo tra le braccia Fabiola, cercò di consolarla e di convincerla che non doveva farsi nessun problema perché era bellissima e chiunque avrebbe voluto far l'amore con lei. Ma la ragazza si ostinava a non credere a ciò che le veniva detto e con un incredibile furore, che stupì tutti, pretese che le fosse dimostrato non a parole ma con i fatti che era veramente così desiderabile. Pentita per essersi lasciata ad andare a quella imbarazzante confessione, era in collera con se stessa e il comportamento di Davide le era sembrato dettato solamente dalla compassione. Non avendo calcolato un reazione così emotiva da parte di Fabiola, Silvia pensò di aver combinato un bel guaio e maledisse se stessa per il gioco, che aveva cercato di condurre. Ma per fortuna Davide in quegli occhi arrossati, che ora lo guardavano con ira riuscì a vedere una fragilità e una vulnerabilità, che la rendevano ancor più adorabile. Incantato quindi dal fascino della ragazza, cominciò a baciarla e ad accarezzarle teneramente il viso. Poi la sua mano scese irresistibilmente attratta dalle forme della ragazza. Appena il niveo e delizioso seno rispose al tocco delle sue dita, continuò a stimolarle i piccoli e dolci capezzoli con la bocca. Vedendo che nonostante l'insolita situazione la ragazza si stava rilassando, ne approfittò per insinuarsi nelle candide mutandine. Fabiola per un attimo si irrigidì e cercò di fare resistenza, ma con ferma decisione Davide vinse i timori della ragazza. E finalmente riuscì ad accedere a quel tesoro di cui si dice che ogni uomo possiede la chiave. La sua mano esplorò prima alla ricerca della propria soddisfazione e poi cominciò anche a donare piacere, ma come avvertì gli umori vaginali si fermò. Nuovamente sprofondata nella vergogna e nell'imbarazzo, Fabiola chiuse gli occhi quando vide Davide annusarsi la mano. L'odore era certamente intenso, ma niente affatto sgradevole, anzi gli procurò una sensazione di estasi e di eccitazione, nella quale per alcuni istanti Davide si perse. E più egli annusava e più gli sembrava di subire una trasformazione. Non era più un essere umano, ma un animale completamente dominato dall'odore della femmina in calore. Ubbidendo quindi ai suoi ancestrali istinti, spogliò con foga la ragazza, che non riusciva a capire come il suo odore anziché disgusto avesse potuto provocare una tale eccitazione. Tuttavia anche lei si eccitò molto, sentendosi l'oggetto di un desiderio sessuale così forte e selvaggio. Davide la costrinse a stendersi sul il divano, dove solo pochi minuti prima erano seduti a conversare e poi le ficcò cazzo nella fica con tutta la frenesia sessuale di cui era preda. Sebbene a Fabiola sembrò quasi che l'avessero trafitta, in un modo che non aveva mai provato prima, ben presto il dolore divenne parte integrante del piacere che stava provando. L'eccitazione aumentò sempre più, ed ogni sensazione le sembrava assolutamente nuova, avendo solo i racconti di qualche amica come unico riferimento. Non avrebbe mai pensato che si potesse godere così tanto e quando venne, per la prima volta in vita sua, non era neppure sicura se ciò che aveva provato fosse quell'orgasmo che rappresenta il culmine del piacere sessuale e di cui fino ad allora aveva solo sentito parlare.
Davide pensò che non aveva visto niente di più bello di quel grazioso viso, che sembrava aver conquistato una calma e una pace tanto agognate. L'Accarezzò dolcemente finché non la vide addormentarsi. Ora che i suoi sensi erano stati placati, era tornato in sé e si domandò dove fossero finite Silvia e Carla.
Sentì allora delle voce provenire dalla cucina, cercò di rivestirsi e andò a raggiungere le ragazze.
"Allora, abbiamo finito finalmente? Un altro po' e momenti veniva tutto il palazzo a vedere cosa stava succedendo!"
"Sì…sì….sfottete….sfottete…."
"Noi prenderti in giro? Anzi noi si stava invidiando Fabiola, l'hai fatta urlare dal piacere, te ne rendi conto? E noi due come delle cretine a reggerle il moccolo, e che moccolo! E ma è proprio vero: l'acqua cheta……"
Davide premette un po' troppo sull'accelerato nel riaccompagnare alle rispettive case Fabiola e Carla. L'ironia di Silvia gli era sembrata insopportabile, e non poteva finire così, questa volta doveva reagire. Tornato quindi dove abitava Silvia, incollò il dito al citofono e fece letteralmente cadere dal letto la ragazza, che aveva appena cominciato ad addormentarsi.
"Chi cazzo è?"
"Silvia, aprimi per favore, ho dimenticato una cosa"
" Che palle! O.k. entra."
Sebbene fosse ancora un po' assonnata notò subito lo sguardo sospetto di Davide, ma era tuttavia sicura che Davide non avrebbe mai osato niente nei suoi confronti. "Ebbene che ti sei dimenticato?"
" Di scoparti"
"Cazzo dici, Davide?"
"Ne ho le palle piene dei tuoi giochetti. Non puoi continuare a stuzzicarmi, sapendo che non corri nessun pericolo perché tanto io sono troppo fesso. Ma ora basta mi devo pigliare una rivincita"
Silvia fu talmente sorpresa dal comportamento di Davide, che fu del tutto incapace di reagire immediatamente. Sicché senza neanche rendersene conto si ritrovò sbattuta a pancia in giù sul divano. Quando provò a reagire era troppo tardi, la mano di Davide, stringendole il collo in una morsa tremenda, le impediva di opporsi validamente. Sicché si arrese, e provò l'umiliazione di essere in balia di un'altra persona. Inoltre fu tradita anche dal proprio corpo che cominciò a provare piacere e la sua umiliazione fu allora completa. Soddisfatto della propria prestazione, Davide contemplò la bellezza del corpo che aveva appena goduto. Provò il desiderio accarezzare il folto pelo pubico di Silvia e allungò la mano.
"Violentarmi un volta non ti è bastato? Vuoi continuare?"
"Non ti ho violentato, perché hai goduto. E poi è così bella la tua fica"
"Stronzo, certo che mi hai violentata……che ho goduto non significa niente. Io non volevo e tu te ne sei fregato. Adesso smettila di toccarmi."
Davide non riusciva proprio a sentirsi uno stupratore, pensò certo che era stato un po' violento, ma il fatto che lei avesse goduto per lui era una prova sicura che in fondo la ragazza era stata consenziente. Non diede quindi alcun peso alla grave accusa e continuò a parlare tranquillamente.
" Non riesco proprio a capire come fai a dire che la tua fica è brutta. Non sai quanto detesto le fiche depilate. Mi sembrano innaturali, finte. Invece il sesso deve essere più naturale possibile, bisogna farsi dominare solo dai propri istinti, dalla natura…."
"Ma che cazzo dici ? Ma che ne sai tu cosa vuol dire veramente essere in balia della natura. Pensi solo che voglia dire dare retta al tuo coso quando diventa duro. Che ne sai tu che vuol dire ritrovarsi a nove anni a perdere sangue improvvisamente, senza saper perché, chiusa nel bagno della scuola a piangere dalla paura. E adesso vattene, sparisci…."
Quando Silvia uscì dalla doccia, fu investita da un dolore acuto proveniente "da sotto", come diceva da bambina, arrossendo. Avrebbe voluto trovare il coraggio per andare dal dottore e scoprire così la causa dei suoi malesseri, ma il ricordo della malattia che aveva ucciso sua madre continuava ad atterrirla. Infine si promise che avrebbe resistito ancora una settimana, e poi se i dolori non fossero scomparsi sarebbe andata certamente a farsi visitare
Questa storia inizia nei bagni delle signore di un importante studio legale di Roma, sito nel quartiere Prati. Da alcuni giorni Silvia accusava degli strani malesseri consistenti in mal di testa e nausee. E a causa di ciò aveva cominciato a trascurare un po' la cura della propria persona. In particolare aveva smesso di truccarsi e di depilarsi. Ma un venerdì, guardandosi nello specchio della suddetta toilette, decise che avrebbe dovuto farsi forza e dedicare una intera serata a ridonare splendore al proprio corpo.
"Accidenti faccio proprio schifo! Ma sta sera mi devo depilare a tutti i costi. Porca miseria sembro una scimmia. Mi faccio il servizio completo: gambe, ascelle e inguine"
"Ma perché tu ti depili pure là ?"Chiese un po' stupita Carla, che ultimamente era diventata la fidata depositaria delle più intime confidenze della collega.
"Certo che me la depilo! Guarda che io lì sono una cosa veramente esagerata. Ho veramente troppi peli sulla passera"
"Ma non posso crederci. È solo una tua fissazione"
"Se vuoi ti faccio vedere quanto sono pelosa"
"Va bene, voglio proprio vedere questa foresta amazzonica che avresti tra le gambe"
E poiché Silvia non soffriva di molti pudori riguardo al suo corpo, non ebbe la minima difficoltà a calarsi i pantaloni e a mostrare all'amica il rigoglioso e folto vello che copriva il suo pube
."Allora, avevo ragione a dire che è proprio brutto tutto sto pelo?"
"Be' certo ammetto che un è po' abbondante però non è brutto a vedersi come dici tu. Piuttosto, io sono veramente brutta lì "
"Perché che avresti che non va?"
"Ho le labbra troppo grosse e mi sembra pure che una sia più grande dell'altra""Dai fammi vedere, sono proprio curiosa"
Ma mentre le due giovani segretarie stavano confrontando i propri genitali, entrò nella toilette Fabiola, bella e ritrosa praticante dello studio legale, la quale nel vedere quella scena s'irrigidì un po'.Notando l'impaccio della ragazza, Silvia cercò di spiegare la situazione per dissipare eventuali dubbi. Tuttavia, nonostante il chiarimento, l'espressione di Fabiola continuava a tradire un certo disagio.
"Come mai quella faccia? Eppure te lo abbiamo spiegato come stanno le cose."
"Sì certo……"
"E allora che c'è? Possibile che non ti confidi mai? Da quando sei qui non ci hai mai detto niente di te. "
"Ecco il fatto è che anch'io non sono molto sicura della mia……."
"Perché che ha che non va?"
"L'odore"
"L'odore?"
"Sì mi sembra troppo forte e sgradevole. Eppure io mi lavo speso, ma non serve a niente. E quando sto con un uomo non mi rilasso mai del tutto e ovviamente cerco sempre di evitare certi contatti……"
"Per cui in vita tua non te la sei mai fatta leccare?"
"Sì e non solo, perché cerco di evitare anche di farmi toccare li' "
"E ma allora, scusa se sono un po' brusca, tu hai un bel problema, cara"
Ovviamente, data l'intimità che si era venuta a creare tra le ragazze, anche Fabiola fu convinta a dare prova delle sue affermazioni riguardo al proprio sesso.
Sicché ben presto nacque una discussione su quale delle tre avesse la fica più disprezzabile. Ma poiché ognuna era irremovibilmente convinta che fosse la propria quella peggiore, la questione sembrava assolutamente non risolvibile.
Fu così che a Silvia venne in mente una idea per porre fine alla loro strana contesa.
"Ragazze, secondo me l'unica è chiedere a un uomo di fare da giudice e far quindi stabilire a lui chi ce l'ha più brutta"
"Sarebbe una soluzione, però bisogna trovare l'uomo giusto per questo compito e non mi sembra una cosa facile"
"Ma io già l'ho in mente l'uomo adatto!"
"E chi è?"
"Davide!"
"Davide?" Domandò Fabiola imbarazzatissima
"Sì proprio lui"
"No lui no!"
"Ma se è l'unico abbastanza malleabile da poter fare sta cosa, senza pericolo"
"Forse…..non so……Ma dopo come farei…. No ragazze non si può. Lasciamo stare"
Se Silvia non avesse conosciuto i veri motivi dell'opposizione di Fabiola, forse non avrebbe insistito e questa storia sarebbe finita qui. Ma la giovane e scaltra segretaria aveva capito abbastanza bene la timida praticante, per cui insistette sicura di agire per il bene di tutte e tre, ma soprattutto di quello della più ritrosa..
Davide aveva da poco ottenuto l'abilitazione e stava trasferendo la sua roba nella sua nuova scrivania lontana dalle giovani segretarie dello studio. Anche se avrebbe dovuto essere contento del trasloco, questo cambiamento lo rendeva un po' triste e già sentiva la mancanza delle chiacchiere delle ragazze a cui con piacere spesso partecipava. Mentre era piegato per dipanare la matassa dei cavi del computer, il suo culetto rappresentò una tentazione troppo forte per Silvia, che non si fecce sfuggire l'occasione di mollare una bella pacca.
"Quante volte ti ho detto che non la sopporto sta cosa!"
"Ma perché, che male c'è? Hai un culetto così carino!"
"E se anch'io facessi la stessa cosa con te?"
"Ma io sono una donna e lo posso fare, tu invece sei un uomo…."
"Ah proprio bello sto ragionamento e soprattutto comodo"
"Spetta un po'……fai sentire…….mmmh hai Roma. Quanto mi piace sto profumo!"
Silvia avvicinò il naso al collo di Davide ed estasiata aspirò, non tralasciando però di far scivolare di nuovo la sua mano sul fondoschiena di Davide, che questa volta non protestò perché troppo intento a godersi la piacevole sensazione, che gli procurava il respiro della ragazza sul suo collo molto sensibile. Tuttavia il nostro neo avvocato non era ancora abbastanza malleabile, per cui la giovane segretaria passò a sollecitare un'altra zona molto sensibile di Davide.
"Che fai stasera?" Chiese Silvia, incollando le labbra all'orecchio del suo interlocutore.
"Esco con Cristina"
"Ma che aspetti a farla finita con quella lì. Quante volte ti ho detto che non fa per te. E poi non ti accorgi che ti sta usando. Adesso ha bisogno di te perché passa un brutto periodo, ma appena starà meglio ti lascerà, senza pensarci un attimo"
Sebbene tali parole fossero dure e capaci di ferire, Silvia le pronunciò quasi sospirando, sicché il fiato che uscì dalla sua bocca accarezzò in modo estremamente sensuale il padiglione dell'orecchio di Davide, il quale provò ad obbiettare qualcosa ma non ci riuscì.
"Non fare lo scemo, sta sera manda a spasso la tua cara Cristina. Io, Carla e Fabiola abbiamo deciso di uscire insieme a vedere il Favoloso mondo di Amélie, vieni con noi, ci divertiremo tantissimo, puoi starne certo".
Detto questo, Silvia strinse tra le sue labbra il lobo dell'orecchio di Davide, che non provò più a resistere e si arrese completamente alle dolci attenzioni di una lingua che sembrava conoscere ogni suo punto debole. La ragazza guardò soddisfatta quell'imbarazzante rigonfiamento dei pantaloni che era la migliore testimonianza della sua vittoria.
"Allora esci con noi sta sera?"
"Sì, sì……"
Rispose Davide con un tono di voce che palesemente implorava la fanciulla di portare a termine ciò che aveva abilmente iniziato. Ma Silvia, ottenuto il suo scopo, non raccolse l'implorazione e si accomiatò incurante dello stato di eccitazione della sua vittima.
"Ah… mi raccomando, Davide, prima di venirci a prendere torna a casa a cambiarti, te l'ho detto tante volte che giacca e cravatta t'invecchiano terribilmente. Scegli qualcosa di più sportivo e ovviamente non metterti addosso più di due colori, intesi? Allora a sta sera" .
Uscirono dal cinema Adriano completamenti affascinati dalla Montmartre del film e per rimanere in tema decisero di finire la serata al Rive Gauche, noto pub del quartiere S. Lorenzo. Silvia costrinse Fabiola a ordinare un southern comfort invece dell'alexander che aveva scelto, mentre a Davide fu imposto, con la scusa che doveva guidare, di limitarsi ad una birra. Il whisky dapprima cominciò a scendere nella gola della ragazza come un aspro veleno che le faceva storcere la sua boccuccia deliziosa, ma poi magicamente prese a scorrere caldo e vellutato, donando al palato e al corpo una piacevole sensazione di calore.
"Ne voglio un altro…."
"Fabiola, ne hai già bevuti tre, adesso basta. Piuttosto perché non ce ne andiamo via di qui? Andiamo a casa mia, ché sta sera quella rompiballe con cui divido l'appartamento è partita per farsi il week-end al paesello "
Ci misero poco ad arrivare a Piazza Bologna, dove abitava Silvia. La padrona di casa invitò i suoi ospiti a mettersi a loro agio e di non formalizzarsi, lei stessa diede l'esempio togliendosi le scarpe e sbottonandosi i pantaloni, che ultimamente le stavano un po' stretti a causa di un certo gonfiore che da alcuni giorni le era venuto e che faceva parte di quegli strani malesseri di cui si è detto all'inizio della storia.
Venne a crearsi un atmosfera rilassata, che favoriva molto l'intimità e la confidenza. Silvia e Carla cominciarono a parlare di sesso, per cercare di preparare il terreno alla richiesta che avrebbero dovuto rivolgere a Davide, ma fu il contributo di Fabiola che si rivelò determinante per l'evoluzione di quella strana serata, evidentemente il whisky aveva sortito i risultati sperati.
Interrompendo la piacevole conversazione, la timida ragazza trovò finalmente il coraggio di raccontare del disagio e delle insicurezze che le impedivano di avere una sana vita sessuale. Sebbene tutta la faccenda stesse virando un po' troppo verso il patetico per i suoi gusti, Silvia pensò che dopo tutto questo non era un male, notò, infatti, che finalmente Davide sembrava mostrare un certo interesse per Fabiola. C'è da dire che la timida Fabiola al nostro Davide fino ad allora era apparsa come una ragazza un po' scostante e la sua scarsa socialità era stata interpretata come il frutto di una malcelata superbia. Ma ora grazie alla sua confessione ogni espressione di fredda severità era sparita del suo viso che ora si mostrava tenero e grazioso. E come si sa, se è vero che ci sono uomini che non sanno resistere davanti a un bel paio di gambe, è altrettanto vero che ci sono uomini che non sanno resistere davanti alle lacrime di una dolce fanciulla, e purtroppo per lui Davide apparteneva alla seconda categoria.
Sicché quegli occhi tristi, resi rossi e lucidi dalle lacrime poco trattenute, immancabilmente conquistarono il nostro giovane, tant'è che a questo punto si potrebbe ben dire, rubando le parole del poeta, che il suo animo gentil non poté più far riparo all'amore.
Davide, stringendo tra le braccia Fabiola, cercò di consolarla e di convincerla che non doveva farsi nessun problema perché era bellissima e chiunque avrebbe voluto far l'amore con lei. Ma la ragazza si ostinava a non credere a ciò che le veniva detto e con un incredibile furore, che stupì tutti, pretese che le fosse dimostrato non a parole ma con i fatti che era veramente così desiderabile. Pentita per essersi lasciata ad andare a quella imbarazzante confessione, era in collera con se stessa e il comportamento di Davide le era sembrato dettato solamente dalla compassione. Non avendo calcolato un reazione così emotiva da parte di Fabiola, Silvia pensò di aver combinato un bel guaio e maledisse se stessa per il gioco, che aveva cercato di condurre. Ma per fortuna Davide in quegli occhi arrossati, che ora lo guardavano con ira riuscì a vedere una fragilità e una vulnerabilità, che la rendevano ancor più adorabile. Incantato quindi dal fascino della ragazza, cominciò a baciarla e ad accarezzarle teneramente il viso. Poi la sua mano scese irresistibilmente attratta dalle forme della ragazza. Appena il niveo e delizioso seno rispose al tocco delle sue dita, continuò a stimolarle i piccoli e dolci capezzoli con la bocca. Vedendo che nonostante l'insolita situazione la ragazza si stava rilassando, ne approfittò per insinuarsi nelle candide mutandine. Fabiola per un attimo si irrigidì e cercò di fare resistenza, ma con ferma decisione Davide vinse i timori della ragazza. E finalmente riuscì ad accedere a quel tesoro di cui si dice che ogni uomo possiede la chiave. La sua mano esplorò prima alla ricerca della propria soddisfazione e poi cominciò anche a donare piacere, ma come avvertì gli umori vaginali si fermò. Nuovamente sprofondata nella vergogna e nell'imbarazzo, Fabiola chiuse gli occhi quando vide Davide annusarsi la mano. L'odore era certamente intenso, ma niente affatto sgradevole, anzi gli procurò una sensazione di estasi e di eccitazione, nella quale per alcuni istanti Davide si perse. E più egli annusava e più gli sembrava di subire una trasformazione. Non era più un essere umano, ma un animale completamente dominato dall'odore della femmina in calore. Ubbidendo quindi ai suoi ancestrali istinti, spogliò con foga la ragazza, che non riusciva a capire come il suo odore anziché disgusto avesse potuto provocare una tale eccitazione. Tuttavia anche lei si eccitò molto, sentendosi l'oggetto di un desiderio sessuale così forte e selvaggio. Davide la costrinse a stendersi sul il divano, dove solo pochi minuti prima erano seduti a conversare e poi le ficcò cazzo nella fica con tutta la frenesia sessuale di cui era preda. Sebbene a Fabiola sembrò quasi che l'avessero trafitta, in un modo che non aveva mai provato prima, ben presto il dolore divenne parte integrante del piacere che stava provando. L'eccitazione aumentò sempre più, ed ogni sensazione le sembrava assolutamente nuova, avendo solo i racconti di qualche amica come unico riferimento. Non avrebbe mai pensato che si potesse godere così tanto e quando venne, per la prima volta in vita sua, non era neppure sicura se ciò che aveva provato fosse quell'orgasmo che rappresenta il culmine del piacere sessuale e di cui fino ad allora aveva solo sentito parlare.
Davide pensò che non aveva visto niente di più bello di quel grazioso viso, che sembrava aver conquistato una calma e una pace tanto agognate. L'Accarezzò dolcemente finché non la vide addormentarsi. Ora che i suoi sensi erano stati placati, era tornato in sé e si domandò dove fossero finite Silvia e Carla.
Sentì allora delle voce provenire dalla cucina, cercò di rivestirsi e andò a raggiungere le ragazze.
"Allora, abbiamo finito finalmente? Un altro po' e momenti veniva tutto il palazzo a vedere cosa stava succedendo!"
"Sì…sì….sfottete….sfottete…."
"Noi prenderti in giro? Anzi noi si stava invidiando Fabiola, l'hai fatta urlare dal piacere, te ne rendi conto? E noi due come delle cretine a reggerle il moccolo, e che moccolo! E ma è proprio vero: l'acqua cheta……"
Davide premette un po' troppo sull'accelerato nel riaccompagnare alle rispettive case Fabiola e Carla. L'ironia di Silvia gli era sembrata insopportabile, e non poteva finire così, questa volta doveva reagire. Tornato quindi dove abitava Silvia, incollò il dito al citofono e fece letteralmente cadere dal letto la ragazza, che aveva appena cominciato ad addormentarsi.
"Chi cazzo è?"
"Silvia, aprimi per favore, ho dimenticato una cosa"
" Che palle! O.k. entra."
Sebbene fosse ancora un po' assonnata notò subito lo sguardo sospetto di Davide, ma era tuttavia sicura che Davide non avrebbe mai osato niente nei suoi confronti. "Ebbene che ti sei dimenticato?"
" Di scoparti"
"Cazzo dici, Davide?"
"Ne ho le palle piene dei tuoi giochetti. Non puoi continuare a stuzzicarmi, sapendo che non corri nessun pericolo perché tanto io sono troppo fesso. Ma ora basta mi devo pigliare una rivincita"
Silvia fu talmente sorpresa dal comportamento di Davide, che fu del tutto incapace di reagire immediatamente. Sicché senza neanche rendersene conto si ritrovò sbattuta a pancia in giù sul divano. Quando provò a reagire era troppo tardi, la mano di Davide, stringendole il collo in una morsa tremenda, le impediva di opporsi validamente. Sicché si arrese, e provò l'umiliazione di essere in balia di un'altra persona. Inoltre fu tradita anche dal proprio corpo che cominciò a provare piacere e la sua umiliazione fu allora completa. Soddisfatto della propria prestazione, Davide contemplò la bellezza del corpo che aveva appena goduto. Provò il desiderio accarezzare il folto pelo pubico di Silvia e allungò la mano.
"Violentarmi un volta non ti è bastato? Vuoi continuare?"
"Non ti ho violentato, perché hai goduto. E poi è così bella la tua fica"
"Stronzo, certo che mi hai violentata……che ho goduto non significa niente. Io non volevo e tu te ne sei fregato. Adesso smettila di toccarmi."
Davide non riusciva proprio a sentirsi uno stupratore, pensò certo che era stato un po' violento, ma il fatto che lei avesse goduto per lui era una prova sicura che in fondo la ragazza era stata consenziente. Non diede quindi alcun peso alla grave accusa e continuò a parlare tranquillamente.
" Non riesco proprio a capire come fai a dire che la tua fica è brutta. Non sai quanto detesto le fiche depilate. Mi sembrano innaturali, finte. Invece il sesso deve essere più naturale possibile, bisogna farsi dominare solo dai propri istinti, dalla natura…."
"Ma che cazzo dici ? Ma che ne sai tu cosa vuol dire veramente essere in balia della natura. Pensi solo che voglia dire dare retta al tuo coso quando diventa duro. Che ne sai tu che vuol dire ritrovarsi a nove anni a perdere sangue improvvisamente, senza saper perché, chiusa nel bagno della scuola a piangere dalla paura. E adesso vattene, sparisci…."
Quando Silvia uscì dalla doccia, fu investita da un dolore acuto proveniente "da sotto", come diceva da bambina, arrossendo. Avrebbe voluto trovare il coraggio per andare dal dottore e scoprire così la causa dei suoi malesseri, ma il ricordo della malattia che aveva ucciso sua madre continuava ad atterrirla. Infine si promise che avrebbe resistito ancora una settimana, e poi se i dolori non fossero scomparsi sarebbe andata certamente a farsi visitare
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