Racconto amorale
di
Simone
genere
pulp
Mia madre invitava spesso degli uomini in casa. E così continuai a vedere la televisione insieme a mia sorella, senza neppure girarmi per vedere chi erano quei due che entrarono in stanza insieme a lei. Era tardi, ed avevo paura che la mamma si ricordasse di mandarci a letto, ma speravo che se noi stavamo in silenzio, senza far alcun rumore, lei neppure si accorgeva di noi.
Quando voltai la testa la prima volta vidi mio padre spingersi colla carrozzina verso la sua stanza, non disse una parola, anche lui ormai era abituato a quello che faceva la mamma.
Ma il film era appena cominciato, ed io non volevo assolutamente perdere l’inizio, perché altrimenti rischiavo di non capire bene la storia. Mi concentrai e feci segno a Laura di stare zitta per non far arrabbiare la mamma.
Purtroppo loro erano molto rumorosi, e non facevano che ridere ogni due minuti, e così non riuscivo a sentire la televisione. Avrei voluto alzare l’audio, ma sapevo che era ancora troppo rischioso farlo. Quando poi cominciarono a essere più silenziosi, capii che ormai il pericolo era passato. Allora mi voltai per la seconda volta, per vedere se avevo ragione.
Uno di loro aveva sbottonato la camicetta di mamma e le stava succhiando una tetta, l’altro invece l’aveva tirato fuori e la mamma glielo toccava.Siccome c’era la pubblicità, io e Laura rimanemmo per qualche minuto a guardarli.
Quello che succhiava la tetta si stufò presto, e anche lui lo tirò fuori, allora la mamma per farlo contento prese in bocca il suo coso, però così smise di toccare l’altro signore, che divenne un po’ triste, ma presto trovò il modo per essere contento anche lui. Infatti, mise le mani sotto la gonna di mamma e le abbassò le mutandine, poi si prese il coso in mano e lo infilò dentro a mamma.
Ma finalmente la pubblicità finì e noi tornammo a vedere il film. Sembrava andare tutto bene, oramai loro facevano poco o niente rumore, solo la mamma faceva un po’ di casino con certi sue strane grida, che quando ero piccolo pensavo che soffriva, ma ora lo so che non è così, e non ci faccio più caso.
Ma all’improvviso sentimmo un rumore fortissimo, io capii subito che si trattava di uno sparo, perché ne sento tanti nei film. Allora andammo tutti in camera di mio papà. Quando la mamma lo vide, si mise a piangere fortissimo. I due signori si avvicinarono a papà, lo toccarono e lo misero sul letto. Poi dissero a mamma che non c’era più niente da fare per lui, e che però non valeva la pena di rovinarsi la serata per un tipo inutile come quello, anzi era meglio così, perché si era tolto dalle palle.
Ma la mamma continuava a piangere e non la voleva smettere.Allora quelli si arrabbiarono, e dissero che non volevano andarsene via se prima non si divertivano bene. Così tutti e due lo tirarono fuori di nuovo e costrinsero mia madre a leccargli il coso a turno. Nel frattempo dicevano tante parolocce e ridevano, e uno disse a Laura di sbrigarsi a crescere così poteva diventare più brava di mamma. Poi presero mamma e la buttarono sul divano, le ordinarono di toccarsi un po’ lì sotto, e lei obbedì. A un certo punto loro dissero che ormai era abbastanza bagnata, e potevano pure buttaglielo dentro.
La rivoltarono e da dietro glielo misero dentro.Mentre spingevano dentro il loro coso, davano dei colpi forti alla mamma, che faceva fatica a non cadere dal divano.
Quando finirono, chiesero se c’era qualcosa da bere.Mamma si alzò lentamente, e reggendosi ogni tanto a qualcosa andò in cucina a prendere delle birre. Ci misero poco a berle tutte quante, e poi, siccome dissero che oramai ce l’avevano moscio, infilarono le bottiglie dentro mamma.
Erano molto contenti, e ridevano molto.Ma poi si fece tardi anche per loro, e dovevano andare a lavoro, così cominciarono a rivestirsi. Però uno disse che prima di andare via doveva fare pipì, perché con tutta quella birra, gli scappava tanto. Allora si avvicinò a mamma, che era rimasta sul divano, e le fece la pipì a dosso. L’altro si mise a ridere, e gli disse che era proprio fatto ormai.
Quando se ne andarono, mamma rimase sdraiata sul divano bagnato.Si vedeva che era molto stanca, e infatti si addormentò presto. Io portai Laura a letto, e poi anch’io andai a dormire. La mattina dopo arrivò la polizia e ci portò via.
Quando voltai la testa la prima volta vidi mio padre spingersi colla carrozzina verso la sua stanza, non disse una parola, anche lui ormai era abituato a quello che faceva la mamma.
Ma il film era appena cominciato, ed io non volevo assolutamente perdere l’inizio, perché altrimenti rischiavo di non capire bene la storia. Mi concentrai e feci segno a Laura di stare zitta per non far arrabbiare la mamma.
Purtroppo loro erano molto rumorosi, e non facevano che ridere ogni due minuti, e così non riuscivo a sentire la televisione. Avrei voluto alzare l’audio, ma sapevo che era ancora troppo rischioso farlo. Quando poi cominciarono a essere più silenziosi, capii che ormai il pericolo era passato. Allora mi voltai per la seconda volta, per vedere se avevo ragione.
Uno di loro aveva sbottonato la camicetta di mamma e le stava succhiando una tetta, l’altro invece l’aveva tirato fuori e la mamma glielo toccava.Siccome c’era la pubblicità, io e Laura rimanemmo per qualche minuto a guardarli.
Quello che succhiava la tetta si stufò presto, e anche lui lo tirò fuori, allora la mamma per farlo contento prese in bocca il suo coso, però così smise di toccare l’altro signore, che divenne un po’ triste, ma presto trovò il modo per essere contento anche lui. Infatti, mise le mani sotto la gonna di mamma e le abbassò le mutandine, poi si prese il coso in mano e lo infilò dentro a mamma.
Ma finalmente la pubblicità finì e noi tornammo a vedere il film. Sembrava andare tutto bene, oramai loro facevano poco o niente rumore, solo la mamma faceva un po’ di casino con certi sue strane grida, che quando ero piccolo pensavo che soffriva, ma ora lo so che non è così, e non ci faccio più caso.
Ma all’improvviso sentimmo un rumore fortissimo, io capii subito che si trattava di uno sparo, perché ne sento tanti nei film. Allora andammo tutti in camera di mio papà. Quando la mamma lo vide, si mise a piangere fortissimo. I due signori si avvicinarono a papà, lo toccarono e lo misero sul letto. Poi dissero a mamma che non c’era più niente da fare per lui, e che però non valeva la pena di rovinarsi la serata per un tipo inutile come quello, anzi era meglio così, perché si era tolto dalle palle.
Ma la mamma continuava a piangere e non la voleva smettere.Allora quelli si arrabbiarono, e dissero che non volevano andarsene via se prima non si divertivano bene. Così tutti e due lo tirarono fuori di nuovo e costrinsero mia madre a leccargli il coso a turno. Nel frattempo dicevano tante parolocce e ridevano, e uno disse a Laura di sbrigarsi a crescere così poteva diventare più brava di mamma. Poi presero mamma e la buttarono sul divano, le ordinarono di toccarsi un po’ lì sotto, e lei obbedì. A un certo punto loro dissero che ormai era abbastanza bagnata, e potevano pure buttaglielo dentro.
La rivoltarono e da dietro glielo misero dentro.Mentre spingevano dentro il loro coso, davano dei colpi forti alla mamma, che faceva fatica a non cadere dal divano.
Quando finirono, chiesero se c’era qualcosa da bere.Mamma si alzò lentamente, e reggendosi ogni tanto a qualcosa andò in cucina a prendere delle birre. Ci misero poco a berle tutte quante, e poi, siccome dissero che oramai ce l’avevano moscio, infilarono le bottiglie dentro mamma.
Erano molto contenti, e ridevano molto.Ma poi si fece tardi anche per loro, e dovevano andare a lavoro, così cominciarono a rivestirsi. Però uno disse che prima di andare via doveva fare pipì, perché con tutta quella birra, gli scappava tanto. Allora si avvicinò a mamma, che era rimasta sul divano, e le fece la pipì a dosso. L’altro si mise a ridere, e gli disse che era proprio fatto ormai.
Quando se ne andarono, mamma rimase sdraiata sul divano bagnato.Si vedeva che era molto stanca, e infatti si addormentò presto. Io portai Laura a letto, e poi anch’io andai a dormire. La mattina dopo arrivò la polizia e ci portò via.
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