La nipotina porcellina - parte terza
di
vaevictis
genere
incesti
Era ormai assodato che ad entrambi piacesse da morire avere rapporti sessuali tra di noi. Lei amava la verga matura (di cui non era mai sazia) e io impazzivo per quella carne fresca e giovane sulla quale maramaldeggiare. Da bravo insegnante, mi prendevo cura che la mia discepola imparasse con costrutto i dettami dell'esperto maestro. Devo ammettere che la studentessa apprendeva le nozioni con grande facilità e dimostrava grande interesse e passione per la materia, arrivando a bruciare le tappe. Io avevo la coscienza definitivamente a posto; aveva cominciato lei, dimostrava grande piacere, se non avesse gradito se ne sarebbe andata e nessuno la obbligava ad accoppiarsi con uno di venti anni più anziano. Quindi io passavo all'incasso e mi godevo i miei dividendi con la mia giovane puttanella di cui potevo disporre, stando sempre attento a farla godere e a non essere brutale. Era lei piuttosto ad agire in modo forsennato ed indiavolato; nonostante la giovane età, la nipotina era una specie di ninfomane e non era mai abbastanza sazia del mio cazzo adulto. Diciamo che ormai le nostre frequentazioni seguivano un canovaccio abbastanza prestabilito, che tuttavia poteva subire interessanti variazioni sul tema. Era bello quando, prima di iniziare un pompino, contemplava il mio cazzo indurirsi. Io stavo nudo in piedi e lei inginocchiata dinanzi a me. Si avvicinava col suo viso a pochi centimetri dal mio cazzo ed estasiata ammirava quel serpente rosa gonfiarsi di libidine. Man mano automaticamente il salsicciotto aumentava magicamente di volume e la nipotina si gustava questo miracolo sorridente e mordendosi le labbra vogliosa di cazzo con uno sguardo incendiario. Poi solitamente cominciava a brandirlo tra le sue mani e cominciava a giocare con la cappella. Con le unghie solleticava il glande ripetutamente e lo scappellava con virulenza arrivando con le mani fino alla base del cazzo. Poi con le unghie, sempre rosso fuoco, agiva sulla parte inferiore della verga, su e giù, su e giù, su e giù...facendomi andare in estasi. Poi da copione ingoiava il mio cazzo ficcandoselo con ingordigia in gola e attaccava a ciucciare come una forsennata il gelato. Me lo leccava molto sapientemente e non lesinava un centimetro quadro, facendo giochini con la sua lingua sulla cappella. Il tutto era condito da un filmino porno che nel frattempo passava sullo schermo del mio televisore, che serviva da spunto o da incentivo ad emulare i professionisti. Apriva le fauci e il mio cazzone pompava nella sua bocca, mentre lei strabuzzava gli occhi di goduria ed emetteva strani gorgoglii di libidine. Poi ogni tanto la porcellina si dilettava a mordermi con i suoi denti bianchissimi (risaltati dalla sua pelle scurissima) la cappella e poi mi guardava con occhi birichini. Dopo averlo leccato per benino, le insegnai anche a praticare la spagnola. Infilava il cazzone tra le sue giovani tette belle tornite e poi se lo strusciava agitando le sue poppe su e giù per il mio cazzo ebbro di libidine. Mi dilettavo nel guardare il mio bel cazzo rosa insinuato tra quelle due giovani e sode tette scure; mi sembrava un hot dog tra due fette di pane scuro. Ansimante provava grande interesse per quella pratica che con sua somma soddisfazione e meraviglia la prima volta le riverso' tra le sue giovani tette un litro di sborra calda. Assistette incredula alla quantità di liquido bianco che continuava a fuoriuscire dal mio uccello (quasi fosse un rubinetto) e che imbianco' per la prima volta le sue poppe nere. Finito di eiaculare, cominciò a strusciarsi il mio cazzo fra le tette e a spalmarsi dappertutto lo sperma sul suo petto. La ragazzina godeva come una pazza e pretendeva sempre essere sfondata dal mio cazzo maturo. Prima però esigevo sempre una condizione alla quale mai avrei rinunciato; cioè di iniziare ogni nostro amplesso con una bella leccata da parte mia al suo giovane corpo. Impazzivo passare con la mia vogliosa lingua su quella pelle scura, profumata e delicata come la seta, soffermandomi con grande ingordigia sui capezzoli, sulle sue stupende chiappe da urlo e soprattutto sulla sua figa, sulla quale amavo banchettare. Delle volte ci piaceva rompere la routine tuffandoci in spericolata 69, spesso culminati con una bella sborrata tra le sue fameliche fauci, che non sprecavano una goccia del prezioso nettare. Poi cominciai anche a farle sperimentare, da buon maestro, la pecorina, dal momento che la ragazzina dimostrava grande dimestichezza nell'arte della cavalcata. La disponevo a 90 gradi sul lettone e poi la penetravo da dietro con dolcezza. Prima le appoggiavo la cappella sulla sua giovane figa e giochicchiavo a strusciarmelo contro. Poi lo adagiavo sulla fessura e spingevo piano piano, a colpetti, facendo finta di inserirlo e poi lo estraendolo di continuo. Poi, al momento giusto (quando lei eccitata mi tirava una delle sue occhiate di fuoco) spingevo con decisione e il mio cazzo entrava nella sua figa come una lama nel fodero, come un coltello caldo nel burro. Lei chiudeva gli occhi, spalancava la bocca dal piacere e ad ogni mia pompata rispondeva con risolini di piacere e contorcendo il suo corpo dalla libidine. Il mio stantuffare era sempre molto dolce e ritmato, ma nello stesso tempo deciso e la nipotina mi implorava di non smettere mai e di continuare all'infinito, aggiungendo che era la mia troia e voleva sentirlo penetrare fino in gola. Il cazzo mi si indurisce anche adesso mentre racconto quanto sia porca quella giovane ragazza. Poi, quando capivo che stavo per venire, la facevo girare e le facevo ingoiare il cazzo, riversandole in bocca tutto il carico di sborra bianca che usciva di continuo a fiotti. Il suo volto nero era letteralmente coperto di sperma e con la lingua si leccava i baffi e faceva le bollicine con le labbra. Se siete interessati al piccante seguito, non esitero' a raccontare la quarta puntata.
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