Il ritorno della figlia americana Primo episodio
di
Valerio sissy
genere
incesti
Valeria mi guardò a lungo, indecisa probabilmente su cosa dirmi e poi sbottò
“ E quindi, per tutta l’estate non ci vedremo perché dovrai stare appresso alla tua bambina?”
“ Non è una bambina, ha compiuto diciotto anni. E comunque cosa avrei dovuto fare secondo te?”
“ Non lo so Matteo. Ad esempio dirle che hai una compagna e che staremo tutti insieme” rispose Valeria con una punta d’ironia
“ Ma dai, lo sai che io sono abbastanza libero e quindi del tempo per stare insieme lo troveremo. Ma come padre devo starle vicino. Ha vissuto gli ultimi otto anni negli USA e non conosce nessuno in Italia a parte me e a 18 anni non la posso mica lasciare con una baby sitter. La porterò un po’ in giro, andremo al cinema, a prenderci un gelato, non lo so. Ma quando mi ha detto che voleva trascorrere le vacanze estive qui in Italia prima di andare nel college, mi sono sentito in dovere di dirle che sarei stato felice di trascorrere l’estate insieme. Anche per conoscerci. Io me la ricordo bambina e adesso dovrebbe essere una ragazza, quasi una donna” Valeria scosse la testa non del tutto convinta ma io non potevo fare nient’altro. Nicole, mia figlia, sarebbe venuta in Italia la prossima settimana e io avevo il dovere di starle accanto e per una volta tanto fare il padre. L’avevo avuta che ero giovanissimo, appena diciotto anni, con Eleonora, la mia fidanzatina di allora. Uno sbaglio al quale però Eleonora non volle riparare. Voleva tenersi a tutti i costi la bambina e io non potei fare altro che accettare il fatto che sarei diventato genitore di una bambina che non potevo permettermi di mantenere considerando la mia giovane età. Ma Eleonora fu irremovibile e nacque Nicole. Per i primi anni mi aiutarono i miei genitori a dare il mantenimento alla bambina ma poi iniziai a lavorare ed ebbi modo di cavarmela da solo grazie al fatto che mio padre mi fece entrare in società con lui nel suo salone di concessionario di automobili. Un lavoro che rendeva bene e che mi permetteva di avere un buon tenore di vita. E comunque, quando ormai Nicole aveva ormai una decina di anni, Eleonora conobbe un ricco americano che la portò con sé negli Stati Uniti e non volle più un soldo da parte mia, forse per rompere del tutto i collegamenti tra noi due e perché il suo uomo, diventato in seguito suo marito, non aveva bisogno della mia elemosina e aveva deciso di tirar su la bambina senza il mio aiuto. Da quel momento, per circa otto anni, avevo sentito mia figlia solo sporadicamente per telefono. Probabilmente non mi ero mai sentito padre al 100% anche se mi faceva piacere sentirla una volta ogni tanto e quella era l’occasione giusta per avere un riavvicinamento con Nicole. Non avevo nemmeno idea di come fosse diventata ma avrei scoperto tutto la settimana prossima quando sarei andato a prenderla all’aeroporto.
Mi guardai allo specchio. Non ero male. Avevo un bel viso maschio, una barba ben curata e bei capelli neri che portavo sempre abbastanza corti. Il mio unico problema era l’altezza visto che raggiungevo a malapena il metro e 70, misura che comunque rientrava ampiamente nella normalità anche se avrei pagato per avere una decina di centimetri in più. In compenso ero ben proporzionato e in fondo le ragazze non mi erano mai mancate e sopperivo a quei pochi centimetri in meno con una dotazione piuttosto consistente che aveva sempre lasciato soddisfatte le mie amanti. Era comunque il giorno dell’arrivo di mia figlia e mi ero vestito in modo casual. Un paio di jeans, scarpe da tennis e una polo bianca a mezze maniche. Presi la macchina e mi diressi all’aeroporto con un po’ di anticipo. Volevo fare le cose con calma, trovare un parcheggio, prendermi un caffè e poi attendere l’arrivo di Nicole senza andare di corsa. Per il lavoro non avevo problemi. La mia concessionaria andava alla grande e la mia presenza era necessaria solo in poche situazioni e ciò mi rendeva abbastanza libero e senza vincoli di orario.
L’aereo che proveniva da Los Angeles atterrò in perfetto orario ovvero alle 17 italiane e guardai l’orologio. Erano ormai le 17.15 e immaginai che mia figlia stesse aspettando i bagagli. Intanto, cominciavano ad uscire i primi passeggeri di quel volo intercontinentale ma di una ragazzetta da sola nemmeno l’ombra. Poi vidi una figura dirigersi verso di me. Non poteva essere lei, non doveva. E invece quella persona mi abbracciò appassionatamente. Era un abbraccio forte che quasi mi lasciò senza fiato
“ Daddy, sei proprio tu?” La guardai incredulo
“ Nicole?”
“ Certo papà, sono io la tua Nicole” La osservai. Era una ragazza… Bellissima, altissima e tremendamente sexy. Aveva un pantaloncino corto di jeans completamente scosciato che metteva in evidenza due gambe chilometriche, un top azzurro che conteneva a malapena due tette straordinarie e ai piedi delle zeppe. Il viso poi era meraviglioso. Ricordavo che aveva un bel volto ma da adulta era diventato perfetto. Labbra carnose, occhi verdi e lunghi capelli neri lisci. Avrebbe fatto impallidire diverse modelle famose anche se pensai che malgrado la sua prorompente bellezza non fosse adatta per le passerelle in quanto aveva un seno troppo abbondante e le curve al posto giusto. E che curve. Non riuscivo ancora a credere che quella ragazza fosse proprio mia figlia. Non sarebbe stato facile per me trascorrere l’estate con lei.
“ E quindi, per tutta l’estate non ci vedremo perché dovrai stare appresso alla tua bambina?”
“ Non è una bambina, ha compiuto diciotto anni. E comunque cosa avrei dovuto fare secondo te?”
“ Non lo so Matteo. Ad esempio dirle che hai una compagna e che staremo tutti insieme” rispose Valeria con una punta d’ironia
“ Ma dai, lo sai che io sono abbastanza libero e quindi del tempo per stare insieme lo troveremo. Ma come padre devo starle vicino. Ha vissuto gli ultimi otto anni negli USA e non conosce nessuno in Italia a parte me e a 18 anni non la posso mica lasciare con una baby sitter. La porterò un po’ in giro, andremo al cinema, a prenderci un gelato, non lo so. Ma quando mi ha detto che voleva trascorrere le vacanze estive qui in Italia prima di andare nel college, mi sono sentito in dovere di dirle che sarei stato felice di trascorrere l’estate insieme. Anche per conoscerci. Io me la ricordo bambina e adesso dovrebbe essere una ragazza, quasi una donna” Valeria scosse la testa non del tutto convinta ma io non potevo fare nient’altro. Nicole, mia figlia, sarebbe venuta in Italia la prossima settimana e io avevo il dovere di starle accanto e per una volta tanto fare il padre. L’avevo avuta che ero giovanissimo, appena diciotto anni, con Eleonora, la mia fidanzatina di allora. Uno sbaglio al quale però Eleonora non volle riparare. Voleva tenersi a tutti i costi la bambina e io non potei fare altro che accettare il fatto che sarei diventato genitore di una bambina che non potevo permettermi di mantenere considerando la mia giovane età. Ma Eleonora fu irremovibile e nacque Nicole. Per i primi anni mi aiutarono i miei genitori a dare il mantenimento alla bambina ma poi iniziai a lavorare ed ebbi modo di cavarmela da solo grazie al fatto che mio padre mi fece entrare in società con lui nel suo salone di concessionario di automobili. Un lavoro che rendeva bene e che mi permetteva di avere un buon tenore di vita. E comunque, quando ormai Nicole aveva ormai una decina di anni, Eleonora conobbe un ricco americano che la portò con sé negli Stati Uniti e non volle più un soldo da parte mia, forse per rompere del tutto i collegamenti tra noi due e perché il suo uomo, diventato in seguito suo marito, non aveva bisogno della mia elemosina e aveva deciso di tirar su la bambina senza il mio aiuto. Da quel momento, per circa otto anni, avevo sentito mia figlia solo sporadicamente per telefono. Probabilmente non mi ero mai sentito padre al 100% anche se mi faceva piacere sentirla una volta ogni tanto e quella era l’occasione giusta per avere un riavvicinamento con Nicole. Non avevo nemmeno idea di come fosse diventata ma avrei scoperto tutto la settimana prossima quando sarei andato a prenderla all’aeroporto.
Mi guardai allo specchio. Non ero male. Avevo un bel viso maschio, una barba ben curata e bei capelli neri che portavo sempre abbastanza corti. Il mio unico problema era l’altezza visto che raggiungevo a malapena il metro e 70, misura che comunque rientrava ampiamente nella normalità anche se avrei pagato per avere una decina di centimetri in più. In compenso ero ben proporzionato e in fondo le ragazze non mi erano mai mancate e sopperivo a quei pochi centimetri in meno con una dotazione piuttosto consistente che aveva sempre lasciato soddisfatte le mie amanti. Era comunque il giorno dell’arrivo di mia figlia e mi ero vestito in modo casual. Un paio di jeans, scarpe da tennis e una polo bianca a mezze maniche. Presi la macchina e mi diressi all’aeroporto con un po’ di anticipo. Volevo fare le cose con calma, trovare un parcheggio, prendermi un caffè e poi attendere l’arrivo di Nicole senza andare di corsa. Per il lavoro non avevo problemi. La mia concessionaria andava alla grande e la mia presenza era necessaria solo in poche situazioni e ciò mi rendeva abbastanza libero e senza vincoli di orario.
L’aereo che proveniva da Los Angeles atterrò in perfetto orario ovvero alle 17 italiane e guardai l’orologio. Erano ormai le 17.15 e immaginai che mia figlia stesse aspettando i bagagli. Intanto, cominciavano ad uscire i primi passeggeri di quel volo intercontinentale ma di una ragazzetta da sola nemmeno l’ombra. Poi vidi una figura dirigersi verso di me. Non poteva essere lei, non doveva. E invece quella persona mi abbracciò appassionatamente. Era un abbraccio forte che quasi mi lasciò senza fiato
“ Daddy, sei proprio tu?” La guardai incredulo
“ Nicole?”
“ Certo papà, sono io la tua Nicole” La osservai. Era una ragazza… Bellissima, altissima e tremendamente sexy. Aveva un pantaloncino corto di jeans completamente scosciato che metteva in evidenza due gambe chilometriche, un top azzurro che conteneva a malapena due tette straordinarie e ai piedi delle zeppe. Il viso poi era meraviglioso. Ricordavo che aveva un bel volto ma da adulta era diventato perfetto. Labbra carnose, occhi verdi e lunghi capelli neri lisci. Avrebbe fatto impallidire diverse modelle famose anche se pensai che malgrado la sua prorompente bellezza non fosse adatta per le passerelle in quanto aveva un seno troppo abbondante e le curve al posto giusto. E che curve. Non riuscivo ancora a credere che quella ragazza fosse proprio mia figlia. Non sarebbe stato facile per me trascorrere l’estate con lei.
3
voti
voti
valutazione
4
4
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Io e mia madre in quarantena Terza parteracconto sucessivo
Io e mia madre in quarantena FINALE
Commenti dei lettori al racconto erotico