Dominato da mia madre Quinto capitolo

di
genere
incesti

Mi fece alzare e naturalmente notò il mio cazzo dritto
“ Bene, ho uno schiavetto con una buona dotazione” mi disse riferendosi ovviamente alle mie misure. In effetti, non potevo certo considerarmi un mini dotato e avevo un cazzo di dimensioni più che discrete “Ora servimi la cena” aggiunse poi
“ Subito, signora” risposi. Avevo già preparato la tavola e portai i cibi a tavola ma feci l’errore di mettermi seduto senza prima chiedere il suo permesso e la sua reazione fu tremenda. Prima si alzò guardandomi storto e io già tremavo per quello sguardo poi mi prese un braccio per farmi rialzare per poi darmi un ceffone violentissimo che mi mandò addirittura per terra
“ Chi ti ha dato il permesso di metterti seduto? Pensi che essere uno schiavo sia soltanto farti venire duro il cazzo? Beh, hai sbagliato di grosso. Essere uno schiavo significa dipendere del tutto dalla padrona, obbedire a ogni suo ordine, tremare dinanzi a lei e infine non fare nulla senza il suo permesso. Invece tu hai osato metterti seduto accanto a me” Ero lì a terra, tremante e dolorante per quel tremendo ceffone ma avevo capito di aver sbagliato
“ Mi perdoni, padrona, ancora non sono abituato” piagnucolai strisciando ai suoi piedi. Glie li baciai con trasporto
“ Ti abituerai se davvero vuoi essere il mio schiavo. Altrimenti ti do un’ultima chance di smettere subito, in questo istante e ricomincerò a trattarti da figlio invece che da schiavo. Ma se resterai io non ti farò sconti e sarò ancora più spietata. Dovrai imparare a comprendere la differenza tra schiavo e cliente. Quelli che ricevo sono clienti, mi pagano profumatamente e mi fanno la lista della spesa. Al massimo inseriscono alcuni paletti. Ma uno schiavo non ha questa possibilità e deve accettare tutto quello che gli faccio altrimenti può anche andarsene” Scossi la testa
“ Voglio essere il suo schiavo, padrona, vivere per lei, servirla e obbedirle. E se lei decidesse di picchiarmi non potrò far altro che accettare” Mi afferrò di nuovo per un braccio per farmi rialzare
“ Perché? Cazzo, perché? Sei un bel ragazzo, fatti una fidanzata e piantala con questi desideri” Era ovvio che stava facendo del tutto per farmi desistere
“ Perché non riesco più ad andare con una ragazza normale. Appena me ne capita una faccio il paragone con lei. Lei è un milione di volte più bella, un milione di volte più sensuale e…” Stavo per dirle che l’amavo ma mi trattenni. Perché non si trattava di un amore filiale ma di amore verso una dea meravigliosa. Lei non disse nulla ma si avvicinò al tavolo e poi versò il cibo che mi avevo preparato per me in terra
“ Molto bene. Allora mangia, schiavo. E fallo senza aiutarti con le mani che le voglio dietro la schiena” Lo feci, in silenzio e sempre più eccitato mentre lei seduta al tavolo mangiava lentamente. Ero ai piedi di mia madre, della mia padrona, col cazzo sempre più duro senza però comprendere esattamente le mie sensazioni. Di sicuro c’era che mi eccitavo nel sottomettermi a lei. Ma avrei desiderato anche qualcos’altro? Sarebbe stato magnifico, era inutile mentire a me stesso. Desideravo anche baciare quella bocca stupenda, toccare quel corpo strepitoso, forte e tonico per poi baciarne ogni centimetro quadrato. E infine avrei desiderato che lei mi scopasse, una, due, mille volte. Ma sapevo anche che mia madre differenziava in modo netto i suoi schiavi dai suoi fidanzati e quindi per me c’erano poche speranze. Ma era già tanto essere diventato il suo schiavo. Era un grande onore che avrei dovuto meritarmi ogni momento da lì in poi.

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Jonathan1957@tiscali.it
scritto il
2024-12-04
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