La mia padrona è una trans, tredicesimo episodio
di
Valerio sissy
genere
dominazione
Nel frattempo Padrona Lucrezia era tornata in camera. Evidentemente si era lavata perché aveva un asciugamano intorno alla vita e per il resto era completamente nuda, con quelle tette che sembravano scolpite sul suo corpo. Era incredibile come una persona non nata donna potesse avere un corpo così femminile, con le curve al posto giusto. Appena entrata mi ero messo in ginocchio ma mi fece segno di rialzarmi e ovviamente lo feci. Mi afferrò il viso tra le sue mani e poi mi baciò dolcemente ma con possesso. E infatti capii che le appartenevo completamente. Avrebbe potuto farmi qualsiasi cosa e io avrei accettato
“ Quanto è bella, signora padrona” le dissi appena ci distaccammo. Lei sorrise
“ Lo so. E se anche non me ne rendessi conto lo capirei dal tuo pisellino sempre sull’attenti in mia presenza. Come succede a tutti i miei schiavetti”
“ Lei ha un potere enorme”
“ So anche questo e devo dire che mi piace molto”
“ Lei è una dea”
“ Ci vado molto vicina” Era sicura dei propri mezzi e questo me la faceva vedere ancora di più una divinità scesa in terra
“ E io sono molto orgoglioso che lei mi consideri una specie di suo ragazzo”
“ Devi essere orgoglioso. Potrei avere qualunque maschio e ho scelto te” La guardai estasiato. Avevo voglia di essere suo ma potevo prendere una decisione? Sperai che lei potesse gradire e delicatamente le tolsi l’asciugamano che aveva attorno alla vita facendo balzare ai miei occhi quel cazzo enorme seppure a riposo visto che aveva eiaculato pochi minuti prima. Lei sembrava gradire e proseguii. Mi inginocchiai ai suoi piedi e lo presi in bocca. Era meraviglioso! Non per l’atto in sé stesso ma perché lo reputavo il culmine della mia sottomissione nei suoi confronti. Lo baciai in ogni centimetro quadro e dopo un po’ vidi che cominciava ad ergersi maestoso. Padrona Lucrezia mi lasciava fare anzi, afferrò la mia testa per gestire meglio i miei movimenti e ben presto la sua erezione divenne potentissima. Per me era come uno scettro del comando. Glie lo accarezzai lascivamente poi alzai la testa verso di lei che troneggiava maestosa
“ Io vorrei… Io vorrei essere suo, signora padrona” Mi sorrise e mi accarezzò sulla testa, come si fa con un cane
“ E’ un onore che meriti, Leonardo. Ci sono due modi per inculare un maschio. Il primo è farlo con disprezzo, come ho fatto con mio fratello, per fargli comprendere che sono io che comando e che tutto mi è concesso con lui. Il secondo è farlo come voglio fare con te. Voglio che tu sia mio e che tu mi appartenga. Sappi che sarà molto doloroso. Ma sono sicura che soffrirai per me”
“ Soffrirò per lei. Ma sono sicuro che sarà bellissimo”
“ Adesso abbonda con la vaselina. Inserisci prima un dito e poi due all’interno dell’ano e spalma bene all’interno delle pareti anali” Feci quanto mi aveva detto. Già con due dita iniziavo a sentire dolore, figuriamoci quando mi sarebbe entrato dentro quel cazzo enorme. Strinsi però i denti e dopo diversi minuti sentivo che le dita scivolavano abbastanza bene dentro
“ Sono pronto, mia padrona” le dissi. Lei mi baciò di nuovo mordicchiandomi il labbro inferiore mentre il mio cazzo ormai era sul punto di eiaculare, tanto era il piacere che provavo con quei baci. Mi fece mettere nella stessa posizione con la quale aveva inculato suo fratello ma il suo comportamento era completamente differente. Con me era molto più dolce. Mi accarezzava e mi baciava sul collo e sulle orecchie per poi voltarmi la testa e cercare le mie labbra, Il suo sapore era meraviglioso e assaggiavo il suo rossetto come se fosse la pietanza più buona che esistesse al mondo. Sentivo il suo enorme cazzo che si appoggiava sul mio sedere e poi iniziò la penetrazione. Non avevo mai sentito un dolore simile ma non volevo urlare anche se ne avevo una gran voglia. Volevo che lei fosse fiera di me e mi morsi il labbro inferiore. Ma man mano che entrava in me il dolore aumentava
“ Rilassati altrimenti sentirai ancora più dolore”
“ Fa tanto male, signora padrona”
“ Lo so ma so anche che tu ce la farai. Per amor mio. Adesso spingerò di più e ti sembrerà di essere diviso in due ma poi vedrai che comincerai a prenderci l’abitudine. Voglio che tu sia mio”
“ Voglio essere suo, voglio essere un oggetto di sua proprietà” le dissi cercando di non pensare a quel dolore che sembrava tranciarmi in due. Malgrado le sue spinte fossero leggere, la sua dotazione era davvero troppo grossa per uno come me ancora vergine. Era ormai entrato del tutto e mi abbandonai a lei. Non sentivo piacere ma solo dolore mentre lei cominciava invece ad aumentare la spinta
“ Ecco, così, adesso sei mio, mi appartieni e farò di te quello che voglio”
“ Sì signora padrona” sussurrai. E malgrado quell’enorme dolore mi sentivo felice per quelle parole. Mi afferrò per i fianchi spingendo sempre di più e finalmente lo sentii sussultare dentro di me. Era finalmente venuta! Con delicatezza lo estrasse e mi voltò
“ Come ti senti?” Le lacrime mi scendevano lungo le guance ma abbozzai ugualmente un sorriso
“ Sento dolore dappertutto ma mi sento felice di essere stato suo. Vorrei esserlo per sempre” Mi baciò per l‘ennesima volta
“ Lo sarai fino a che io vorrò. E’ la mia decisione quella che conta. Ma se sarai lo schiavo che io desidero potrò farti rimanere per tanto tempo” Mi inginocchiai ai suoi piedi
“ Farò di tutto per accontentarla. Sempre, per ogni cosa lei mi ordinerà io sarò a sua disposizione” Sentii la sua mano accarezzarmi i capelli
“ Adesso che devi fare?” Alzai lo sguardo verso di lei e annuii
“ Devo pulirla, signora padrona” Avvicinai la mia bocca verso il suo cazzo smisurato che era ancora leggermente duro e feci uscire la lingua per pulirlo, così come mi spettava. Aveva ragione che sarei diventato completamente dipendente da lei e dal suo cazzo enorme. Leccarlo era meraviglioso, era assaggiare il potere di un essere superiore al quale tutto è dovuto. Lo ripulii per bene ma Padrona Lucrezia non aveva ancora terminato. Iniziò a pisciarmi in bocca e bevvi tutto assaporando quel nettare meraviglioso, il nettare di una dea assoluta. Mi fece alzare e mi venne di fronte. Il mio cazzo era ormai allo stremo per il desiderio. Era dall’inizio di quella serata che ce l’avevo dritto e lei comprese
“ Hai voglia di venirtene, vero?”
“ Sì signora padrona. Non credo di poter resistere ancora per molto. Ma so che la decisione spetta a lei” Sorrise afferrandomelo in mano
“ Puoi venire. La tua padrona ti dà il permesso” Era quello che aspettavo da ore e glie ne venni in mano. Era un’infinità di sperma, la riprova del piacere che provavo nell’assoggettarmi completamente a lei che mi guardava sorridendo, sempre più conscia del potere sessuale che aveva nei miei confronti. Stavo per leccare il mio sperma ma lei mi fermò
“ Non leccarlo!” mi impose e avevo compreso che avrebbe dovuto farlo un altro, un altro che voleva umiliare per ridurlo ancor di più schiavo.
Per commentare, scrivete a
jonathan1957@tiscali.it
“ Quanto è bella, signora padrona” le dissi appena ci distaccammo. Lei sorrise
“ Lo so. E se anche non me ne rendessi conto lo capirei dal tuo pisellino sempre sull’attenti in mia presenza. Come succede a tutti i miei schiavetti”
“ Lei ha un potere enorme”
“ So anche questo e devo dire che mi piace molto”
“ Lei è una dea”
“ Ci vado molto vicina” Era sicura dei propri mezzi e questo me la faceva vedere ancora di più una divinità scesa in terra
“ E io sono molto orgoglioso che lei mi consideri una specie di suo ragazzo”
“ Devi essere orgoglioso. Potrei avere qualunque maschio e ho scelto te” La guardai estasiato. Avevo voglia di essere suo ma potevo prendere una decisione? Sperai che lei potesse gradire e delicatamente le tolsi l’asciugamano che aveva attorno alla vita facendo balzare ai miei occhi quel cazzo enorme seppure a riposo visto che aveva eiaculato pochi minuti prima. Lei sembrava gradire e proseguii. Mi inginocchiai ai suoi piedi e lo presi in bocca. Era meraviglioso! Non per l’atto in sé stesso ma perché lo reputavo il culmine della mia sottomissione nei suoi confronti. Lo baciai in ogni centimetro quadro e dopo un po’ vidi che cominciava ad ergersi maestoso. Padrona Lucrezia mi lasciava fare anzi, afferrò la mia testa per gestire meglio i miei movimenti e ben presto la sua erezione divenne potentissima. Per me era come uno scettro del comando. Glie lo accarezzai lascivamente poi alzai la testa verso di lei che troneggiava maestosa
“ Io vorrei… Io vorrei essere suo, signora padrona” Mi sorrise e mi accarezzò sulla testa, come si fa con un cane
“ E’ un onore che meriti, Leonardo. Ci sono due modi per inculare un maschio. Il primo è farlo con disprezzo, come ho fatto con mio fratello, per fargli comprendere che sono io che comando e che tutto mi è concesso con lui. Il secondo è farlo come voglio fare con te. Voglio che tu sia mio e che tu mi appartenga. Sappi che sarà molto doloroso. Ma sono sicura che soffrirai per me”
“ Soffrirò per lei. Ma sono sicuro che sarà bellissimo”
“ Adesso abbonda con la vaselina. Inserisci prima un dito e poi due all’interno dell’ano e spalma bene all’interno delle pareti anali” Feci quanto mi aveva detto. Già con due dita iniziavo a sentire dolore, figuriamoci quando mi sarebbe entrato dentro quel cazzo enorme. Strinsi però i denti e dopo diversi minuti sentivo che le dita scivolavano abbastanza bene dentro
“ Sono pronto, mia padrona” le dissi. Lei mi baciò di nuovo mordicchiandomi il labbro inferiore mentre il mio cazzo ormai era sul punto di eiaculare, tanto era il piacere che provavo con quei baci. Mi fece mettere nella stessa posizione con la quale aveva inculato suo fratello ma il suo comportamento era completamente differente. Con me era molto più dolce. Mi accarezzava e mi baciava sul collo e sulle orecchie per poi voltarmi la testa e cercare le mie labbra, Il suo sapore era meraviglioso e assaggiavo il suo rossetto come se fosse la pietanza più buona che esistesse al mondo. Sentivo il suo enorme cazzo che si appoggiava sul mio sedere e poi iniziò la penetrazione. Non avevo mai sentito un dolore simile ma non volevo urlare anche se ne avevo una gran voglia. Volevo che lei fosse fiera di me e mi morsi il labbro inferiore. Ma man mano che entrava in me il dolore aumentava
“ Rilassati altrimenti sentirai ancora più dolore”
“ Fa tanto male, signora padrona”
“ Lo so ma so anche che tu ce la farai. Per amor mio. Adesso spingerò di più e ti sembrerà di essere diviso in due ma poi vedrai che comincerai a prenderci l’abitudine. Voglio che tu sia mio”
“ Voglio essere suo, voglio essere un oggetto di sua proprietà” le dissi cercando di non pensare a quel dolore che sembrava tranciarmi in due. Malgrado le sue spinte fossero leggere, la sua dotazione era davvero troppo grossa per uno come me ancora vergine. Era ormai entrato del tutto e mi abbandonai a lei. Non sentivo piacere ma solo dolore mentre lei cominciava invece ad aumentare la spinta
“ Ecco, così, adesso sei mio, mi appartieni e farò di te quello che voglio”
“ Sì signora padrona” sussurrai. E malgrado quell’enorme dolore mi sentivo felice per quelle parole. Mi afferrò per i fianchi spingendo sempre di più e finalmente lo sentii sussultare dentro di me. Era finalmente venuta! Con delicatezza lo estrasse e mi voltò
“ Come ti senti?” Le lacrime mi scendevano lungo le guance ma abbozzai ugualmente un sorriso
“ Sento dolore dappertutto ma mi sento felice di essere stato suo. Vorrei esserlo per sempre” Mi baciò per l‘ennesima volta
“ Lo sarai fino a che io vorrò. E’ la mia decisione quella che conta. Ma se sarai lo schiavo che io desidero potrò farti rimanere per tanto tempo” Mi inginocchiai ai suoi piedi
“ Farò di tutto per accontentarla. Sempre, per ogni cosa lei mi ordinerà io sarò a sua disposizione” Sentii la sua mano accarezzarmi i capelli
“ Adesso che devi fare?” Alzai lo sguardo verso di lei e annuii
“ Devo pulirla, signora padrona” Avvicinai la mia bocca verso il suo cazzo smisurato che era ancora leggermente duro e feci uscire la lingua per pulirlo, così come mi spettava. Aveva ragione che sarei diventato completamente dipendente da lei e dal suo cazzo enorme. Leccarlo era meraviglioso, era assaggiare il potere di un essere superiore al quale tutto è dovuto. Lo ripulii per bene ma Padrona Lucrezia non aveva ancora terminato. Iniziò a pisciarmi in bocca e bevvi tutto assaporando quel nettare meraviglioso, il nettare di una dea assoluta. Mi fece alzare e mi venne di fronte. Il mio cazzo era ormai allo stremo per il desiderio. Era dall’inizio di quella serata che ce l’avevo dritto e lei comprese
“ Hai voglia di venirtene, vero?”
“ Sì signora padrona. Non credo di poter resistere ancora per molto. Ma so che la decisione spetta a lei” Sorrise afferrandomelo in mano
“ Puoi venire. La tua padrona ti dà il permesso” Era quello che aspettavo da ore e glie ne venni in mano. Era un’infinità di sperma, la riprova del piacere che provavo nell’assoggettarmi completamente a lei che mi guardava sorridendo, sempre più conscia del potere sessuale che aveva nei miei confronti. Stavo per leccare il mio sperma ma lei mi fermò
“ Non leccarlo!” mi impose e avevo compreso che avrebbe dovuto farlo un altro, un altro che voleva umiliare per ridurlo ancor di più schiavo.
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