La schiava dell avvocatessa
di
mistermaster
genere
dominazione
storia di dominazione lesbo.
amelia era una ragazza stupenda con un fondoschiena da paura sempre notata dai ragazzi ai quali non aveva mai dato spago, una di quelle alla "ce l ho solo io".. le sue esperienze sessuali si contavano con una mano avendolo fatto solo con il suo ragazzo delle superiori che era il classico stronzo che va con tutte all insaputa della sua ragazza. da quella deludente storia non ebbe piu alcuna relazione.
all etá di 24 anni viveva a roma in un appartamento di quelli con stanze in affitto che condivideva con 2 cinesine ed una studente universitaria. amelia lavorava in un call center ma a causa della misera paga si vide costretta a cercarsi un altro lavoro. cercando tra gli annunci vide "studio legale cerca giovane segretaria. contattare avv. luisa c****** al num ******"... chiamó e fissarono un colloquio. il giorno seguente si recó in via ***** dove c era un palazzo di 4 piani; sul citofono erano applicate 4 tabelle di un dentista un dietologo un commercialista e un avvocato. suonó all ultimo piano dove c era lo studio legale ed una voce femminile molto squillante disse "chi é?"
"sono qui per il colloquio"
"ok sali"
il portone si aprí e prese l ascensore dato che 4 piani di scale erano troppi da fare con i tacchi. arrivata su la attendeva sull uscio una bella donna alta sull 1,70 mora con bei capelli lunghi. la donna sulla 40ina era molto elegante e bella con un viso poco segnato dall etá. si presentarono ed entrarono. oltre la porta un piccolo salotto adibito a sala d aspetto con una porta che dava nello studio. si sedettero e l avvocatessa disse "non ho bisogno del curriculum qui devi solo stare alla tua scrivania a rispondere al telefono e passarmi le chiamate" poi aggiunse " sei una bella ragazza mi raccomando di vestirti sempre bene. la paga é di 800euro e si lavora dalle 8 alle 20. ci stai?"
amelia accettó. sembrava un buon prezzo per rispondere solo a telefono. era sabato e lei iniziava lunedi cosi lasciato lo studio ando a fare shopping per essere bella il suo primo giorno di lavoro. i primi giorni andavano bene anche se la sua boss era molto autoritaria dandole ordini senza per favore o grazie. dopo qualche settimana di lavoro verso l orario di chiusura la donna si avvicinó a lei dicendo "tra una settimana scade il tuo contratto e una mia amica preme per far lavorare una sua nipote quindi faró un colloquio con lei e vedremo". amelia rincalzó con voce autoritaria "quindi mi sta licenziando solo per far contenta la sua amica?". la donna fece uno scatto verso di lei afferrandola per i capelli dicendo "brutta troietta come ti permetti di alzare la voce con me? tu non sei nessuno capito?".. amelia rimase immobile mentre la donna si giró e andó via; non reagí neanche talmente umiliata da quel gesto.. i giorni passavano e lei cercava sempre di evitare il suo sguardo obbedendo sempre agli ordini di luisa la stronza come la chiamava lei senza farsi sentire. l altra ragazza era venuta per il colloquio ed era brutta goffa e grassa di certo nulla a che vedere con amelia. l ultimo giorno di lavoro quello in cui scadeva il contratto venne convocata da luisa probabilmente era l annuncio del licenziamento. amelia era ben felice di andarsene da li ma con gran sorpresa luisa le disse "ecco ti ho rinnovato per altri 6 mesi". amelia non capiva e di certo non voleva continuare a lavorare per lei cosi disse "e la sua amica?"
"no macché" rispose luisa "non hai visto che brutta quella ragazza? qui mi servono quelle belle e di classe come te".. conta solo l immagine per lei pensó amelia e di certo non amava i modi di quella donna cosi le disse "guardi la ringrazio ma non posso accettare. lei si é comportata male con me".. la donna le dette un occhiata e con la faccia furiosa andó verso di lei la prese per i capelli e con una mano sotto il mento le stringeva le guance dicendo "brutta troia forse ancora non hai capito!! tu non vai da nessuna parte sei di mia proprietá" e con un colpo secco le infila la lingua in bocca cominciando a pomiciarla con foga. amelia era pietrificata non riusciva a muoversi poi luisa allentó la presa e le disse con faccia premurosa come una padrona guarda il suo cane "lo so a volte esagero ma la colpa ê tua. io sono la tua padrona e tu mia schiava non puoi contraddirmi o rispondermi male e tu lo sai".. continuó a baciarla mentre la adagiava appoggiata alla scrivania. le sbottona la camicetta e prende a baciarle il collo. amelia stava subendo un abuso dal suo capo che continuava a slinguazzarla ma non riusciva a muovere un dito. luisa le tolse il reggiseno e leccava i suoi capezzoli palpandole le tette non molto grandi ma ben fatte. poi la fece girare e con un colpo secco le tira giu gonna e mutandine; in pochi minuti era nuda con indosso solo i suoi tacchi. trovó la forza di dirle "no adesso basta non puó fare questo" ma la padrona la afferró di nuovo per i capelli trascinandola dietro la scrivania. prese da un cassetto un paio di manette e le legó i polsi dietro la schiena; poi la spinse con la faccia sul tavolo e inizió a sculacciarla sempre piú forte dicendo "ti ho giá detto di non rispondermi brutta troia. devi obbedire!". amelia aveva il viso coperto di lacrime e si lasció andare sperando che quella tortura finisse. luisa vide che ormai la sua schiava non provava piu a ribellarsi e smise di sculacciare dicendo "brava visto che hai capito?". luisa si siede sulla sua poltrona mentre accarezza con premura il grande culo di amelia tutto rosso per gli schiaffi. ansimava e piangeva e luisa le diceva "shh non piangere dai. era necessario. ma ora hai capito. vero che hai capito?" amelia annuiva singhiozzando. luisa prese a baciare i grossi glutei di amelia per soffermarsi poi sul suo ano. lo baciava e leccava cercando di penetrarlo con la lingua e fu con immensa gioia che vide che era vergine. le disse "mmm brava hai conservato la verginitá del tuo culetto. scommetto l hai fatto solo per darlo a me da brava schiava quale sei". prese dal cassetto un leccalecca a sfera rosso fragola lo scartó e...
continua...
amelia era una ragazza stupenda con un fondoschiena da paura sempre notata dai ragazzi ai quali non aveva mai dato spago, una di quelle alla "ce l ho solo io".. le sue esperienze sessuali si contavano con una mano avendolo fatto solo con il suo ragazzo delle superiori che era il classico stronzo che va con tutte all insaputa della sua ragazza. da quella deludente storia non ebbe piu alcuna relazione.
all etá di 24 anni viveva a roma in un appartamento di quelli con stanze in affitto che condivideva con 2 cinesine ed una studente universitaria. amelia lavorava in un call center ma a causa della misera paga si vide costretta a cercarsi un altro lavoro. cercando tra gli annunci vide "studio legale cerca giovane segretaria. contattare avv. luisa c****** al num ******"... chiamó e fissarono un colloquio. il giorno seguente si recó in via ***** dove c era un palazzo di 4 piani; sul citofono erano applicate 4 tabelle di un dentista un dietologo un commercialista e un avvocato. suonó all ultimo piano dove c era lo studio legale ed una voce femminile molto squillante disse "chi é?"
"sono qui per il colloquio"
"ok sali"
il portone si aprí e prese l ascensore dato che 4 piani di scale erano troppi da fare con i tacchi. arrivata su la attendeva sull uscio una bella donna alta sull 1,70 mora con bei capelli lunghi. la donna sulla 40ina era molto elegante e bella con un viso poco segnato dall etá. si presentarono ed entrarono. oltre la porta un piccolo salotto adibito a sala d aspetto con una porta che dava nello studio. si sedettero e l avvocatessa disse "non ho bisogno del curriculum qui devi solo stare alla tua scrivania a rispondere al telefono e passarmi le chiamate" poi aggiunse " sei una bella ragazza mi raccomando di vestirti sempre bene. la paga é di 800euro e si lavora dalle 8 alle 20. ci stai?"
amelia accettó. sembrava un buon prezzo per rispondere solo a telefono. era sabato e lei iniziava lunedi cosi lasciato lo studio ando a fare shopping per essere bella il suo primo giorno di lavoro. i primi giorni andavano bene anche se la sua boss era molto autoritaria dandole ordini senza per favore o grazie. dopo qualche settimana di lavoro verso l orario di chiusura la donna si avvicinó a lei dicendo "tra una settimana scade il tuo contratto e una mia amica preme per far lavorare una sua nipote quindi faró un colloquio con lei e vedremo". amelia rincalzó con voce autoritaria "quindi mi sta licenziando solo per far contenta la sua amica?". la donna fece uno scatto verso di lei afferrandola per i capelli dicendo "brutta troietta come ti permetti di alzare la voce con me? tu non sei nessuno capito?".. amelia rimase immobile mentre la donna si giró e andó via; non reagí neanche talmente umiliata da quel gesto.. i giorni passavano e lei cercava sempre di evitare il suo sguardo obbedendo sempre agli ordini di luisa la stronza come la chiamava lei senza farsi sentire. l altra ragazza era venuta per il colloquio ed era brutta goffa e grassa di certo nulla a che vedere con amelia. l ultimo giorno di lavoro quello in cui scadeva il contratto venne convocata da luisa probabilmente era l annuncio del licenziamento. amelia era ben felice di andarsene da li ma con gran sorpresa luisa le disse "ecco ti ho rinnovato per altri 6 mesi". amelia non capiva e di certo non voleva continuare a lavorare per lei cosi disse "e la sua amica?"
"no macché" rispose luisa "non hai visto che brutta quella ragazza? qui mi servono quelle belle e di classe come te".. conta solo l immagine per lei pensó amelia e di certo non amava i modi di quella donna cosi le disse "guardi la ringrazio ma non posso accettare. lei si é comportata male con me".. la donna le dette un occhiata e con la faccia furiosa andó verso di lei la prese per i capelli e con una mano sotto il mento le stringeva le guance dicendo "brutta troia forse ancora non hai capito!! tu non vai da nessuna parte sei di mia proprietá" e con un colpo secco le infila la lingua in bocca cominciando a pomiciarla con foga. amelia era pietrificata non riusciva a muoversi poi luisa allentó la presa e le disse con faccia premurosa come una padrona guarda il suo cane "lo so a volte esagero ma la colpa ê tua. io sono la tua padrona e tu mia schiava non puoi contraddirmi o rispondermi male e tu lo sai".. continuó a baciarla mentre la adagiava appoggiata alla scrivania. le sbottona la camicetta e prende a baciarle il collo. amelia stava subendo un abuso dal suo capo che continuava a slinguazzarla ma non riusciva a muovere un dito. luisa le tolse il reggiseno e leccava i suoi capezzoli palpandole le tette non molto grandi ma ben fatte. poi la fece girare e con un colpo secco le tira giu gonna e mutandine; in pochi minuti era nuda con indosso solo i suoi tacchi. trovó la forza di dirle "no adesso basta non puó fare questo" ma la padrona la afferró di nuovo per i capelli trascinandola dietro la scrivania. prese da un cassetto un paio di manette e le legó i polsi dietro la schiena; poi la spinse con la faccia sul tavolo e inizió a sculacciarla sempre piú forte dicendo "ti ho giá detto di non rispondermi brutta troia. devi obbedire!". amelia aveva il viso coperto di lacrime e si lasció andare sperando che quella tortura finisse. luisa vide che ormai la sua schiava non provava piu a ribellarsi e smise di sculacciare dicendo "brava visto che hai capito?". luisa si siede sulla sua poltrona mentre accarezza con premura il grande culo di amelia tutto rosso per gli schiaffi. ansimava e piangeva e luisa le diceva "shh non piangere dai. era necessario. ma ora hai capito. vero che hai capito?" amelia annuiva singhiozzando. luisa prese a baciare i grossi glutei di amelia per soffermarsi poi sul suo ano. lo baciava e leccava cercando di penetrarlo con la lingua e fu con immensa gioia che vide che era vergine. le disse "mmm brava hai conservato la verginitá del tuo culetto. scommetto l hai fatto solo per darlo a me da brava schiava quale sei". prese dal cassetto un leccalecca a sfera rosso fragola lo scartó e...
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